(Recensione di Gloria Berloso)
Per la prima volta in un decennio, ANOHNI presenta una serie di concerti con i Johnsons, attingendo dal suo nuovo album My Back Was A Bridge For You To Cross e da canzoni del suo repertorio.
ANOHNI a Ravenna sabato 15 giugno, unico concerto in Italia, era affiancata da nove musicisti, tra cui Julia Kent (violoncello), Maxim Moston (violino), Mazz Swift (violino), Doug Wieselman (polistrumentista), Leo Abrahams (chitarrista), Gael Rakotondrabe (pianoforte), Sam Dixon (basso), Chris Vatalaro (batteria, voce), Jimmy Hogarth (chitarrista/produttore) e Johanna Constantine (danza).
La sua voce unica, delicata ma anche arrabbiata quando si deprime per le promesse non mantenute per i diritti civili viene dolcemente accompagnata dai suoni a volte deboli, a volte profondi, a volte incisivi e dai colori dell’arcobaleno. Una scenografia veramente molto bella. Con ‘It Must Change’, Anohni dichiara una protesta profondamente sentita con obiettivi tra il personale e il politico. È lei la voce senza tempo, emozionante, attuale con quella sofferenza che racconta il nostro mondo, che spera che il bigottismo imperante finisca. È lei la voce coraggiosa che parla e rappresenta quella parte di umanità incompresa. È lei con la voce vibrante che spiega la “trasformazione”.
Con la canzone “Scapegoat”, co-scritta da ANOHNI e da Jimmy Hogarth, articola la crisi vissuta da coloro che sono coinvolti in cicli di persecuzione, intrecciando le intenzioni di un colpevole con una voce onnisciente, forse quella della Natura stessa. Il testo è diretto: “Sei così uccidibile .. scomparibile // Questo non abbiamo bisogno di proteggerlo // Questo è un omaggio per le nostre armi // Porta questo in un posto // È meglio che tu faccia a modo tuo // Porta tutto il mio odio nel tuo corpo”. ANOHNI si riferisce alternativamente a vittime di violenza sessuale, rapimento, omicidio, violenza con armi da fuoco, tortura e bullismo. L’autrice afferma che alcuni corpi umani sono considerati sacrificabili dalle nostre famiglie, comunità e società. Nella strofa finale, ANOHNI afferma: “Non importa chi sei, o da dove vieni // Non importa cosa hai da dare, o perché vuoi vivere // Sei il mio capro espiatorio // Non è personale”. Un assolo di chitarra incalzante comanda il finale della canzone. Con l’affermazione “It’s not personal”, ANOHNI offre che la specificità interiore delle vittime del capro espiatorio esiste al di là dell’intuizione e della portata di qualsiasi autore. In contrasto con gli scenari crudeli descritti nel testo, appare un filmato che ritrae un mondo femminile in cui una giovane donna immagina di vivere una vita gioiosa, libera dalla paura.
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Ora che me ne sono quasi andato
Un frammento di ghiaccio sulla mia lingua
Nella notte del giorno
Ha un sapore così buono, è stato così giusto
Per la prima volta nella mia vita
Il ghiaccio freddo sulla mia lingua
Si dirige verso l’oblio
Come è dolce la vista, la vista del portale
Sulla mia strada verso il nero e il blu
Non potevo crederci fino a stasera
Questo luogo fatto di luce
Mi sono fatto una casa
Non so cosa sia sbagliato
Non so cosa sia giusto
Il mio posto è qui come quello degli animali
E il sapore dell’acqua sulla mia lingua
Era fresco e buono
Non l’ho mai saputo prima
Ti amo molto di più
Photo by Gloria Berloso
Ravenna, 15 giugno 2024
Pala De Andrè
Concerto ANOHNI
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