Archive for gennaio, 2013

gennaio 14, 2013

18 e 19 gennaio: al Teatro Miotto di Spilimbergo le selezioni per “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

“Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

alberto cesa

Venerdì 18 e sabato 19 gennaio, presso il Teatro Miotto di Spilimbergo (PN) alle ore 21.15,

 avranno luogo le selezioni territoriali riservate agli artisti partecipanti al concorso “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”. Alla prima delle due sessioni, denominata “Spilimbergo 1” (venerdì 18), parteciperanno Luna e Un Quarto, Figli di un Puff e Progetto Corde. Nella seconda, “Spilimbergo 2” (sabato 19), saliranno sul palco I Salici, Il Giardino dei Gatti Bianchi e Tryo Yerba. I migliori due gruppi di ogni serata, secondo il giudizio espresso da una autorevole giuria appositamente convocata (sulla cui composizione seguirà un ulteriore comunicato), acquisiranno il diritto a esibirsi durante Folkest 2013 in luogo e data da definire.  insieme con i gruppi vincitori delle altre selezioni territoriali a carattere nazionale: si è già svolta quella di Arezzo (6 dicembre 2012) che ha visto l’affermazione di Serio E Faceto e Macchia Libbr; si terranno invece nei mesi di febbraio e marzo quelle di Verona 1 (con la partecipazione di Abacà, Daniele Arzuffi, Gabriele Bombardini), Verona 2 (Dualis, Maria Devigili, Quenia), Loano (Folhas, Raffaele Antoniotti, The Mandolin Brothers), Coreno Ausonio (Ninfe della Tammorra, Orchestra Minima Mysticanza, Onda Nueve String Quartet).

gennaio 13, 2013

La tragedia del Mattmark e la canzone popolare

Valle di Saas, Canton Vallese: sono le 17.15 del 30 agosto 1965 quando una massa di due milioni di metri cubi si stacca dal ghiacciaio di Allalin e precipita sul cantiere allestito per la costruzione della diga di Mattmark. 88 lavoratori perdono la vita. Gli alloggi vengono completamente sotterrati dall’immensa massa di ghiaccio. Pochi istanti prima della tragedia i lavoratori sentono il sinistro scricchiolio della lingua di ghiaccio che si stacca e istintivamente corrono verso le baracche alla ricerca di un rifugio. Ma la loro è una corsa verso la morte. Rimangono sepolti sotto 50 metri di ghiaccio. Il recupero delle salme è estremamente difficile.

Delle 88 persone rimaste uccise 56 sono italiani, molti originari della provincia di Belluno, 24 svizzeri, 3 spagnoli, 2 austriaci, 2 tedeschi e un apolide. Osvaldo D. è fortunato, se la cava con qualche ferita lieve: stavo caricando un veicolo quando ho sentito il ghiaccio precipitare, poi il nulla, racconterà più tardi al giornale della Federazione dei Lavoratori dell’edilizia e del legno (Flel). La tragedia di Mattmark suscita scalpore in tutta Europa. E’  la più  grave catastrofe della storia svizzera dell’edilizia. Da tutto il mondo giungono dichiarazioni di solidarietà. I sindacati italiani inviano telegrammi di condoglianze. Il 9 settembre il consigliere federale Hans-Peter Tschudi commemora le vittime in una messa funebre a Saas Grund. La Catena della solidarietà e il Soccorso operaio svizzero raccolgono numerose donazioni. Anche la Flel e il Canton Vallese intervengono mettendo a disposizione dei contributi per far fronte all’emergenza.

Elektrowatt sotto pressione

All?inizio la tragedia viene ricondotta ad una catastrofe naturale. I titoli dei giornali parlano di forza della montagna e di destino, morte e distruzione. Poco dopo iniziano però a farsi strada le prime riflessioni sull’efficacia delle misure di sicurezza adottate. Nel documento Vittime del lavoro l’Unione sindacale svizzera (Uss) scrive: dovremo pur chiederci se sono state adottate tutte le misure necessarie. Il ghiacciaio di Allalin è  sempre stato noto per la sua instabilità; eppure gli alloggi dei lavoratori sono stati costruiti proprio sotto il ghiacciaio, in una zona ad alto rischio. Il 17 settembre parte l’inchiesta ufficiale e vengono ordinate le prime perizie. La committente, l’Elektrowatt Ag, finisce sotto pressione. L’ombra della responsabilità  grava però anche sull’Istituto nazionale svizzero dell’assicurazione infortuni (Insai, oggi Suva) e sulle autorità vallesane competenti per il rilascio delle autorizzazioni.
La Flel solleva domande critiche, ma al tempo stesso non vuole formulare accuse precipitose contro l’azienda committente. Poco dopo la tragedia la direzione dei lavori decide la continuazione della costruzione della diga anche nella zona a rischio. La Flel reagisce esprimendo delle riserve, si astiene però da un’aperta opposizione. Le voci di critica si moltiplicano invece all’estero, soprattutto in Italia. Le cause della tragedia che è costata la vita a 88 persone vengono identificate nelle lacune delle misure di sicurezza. Le numerose iniziative volte a raccogliere donazioni fanno inoltre avanzare il sospetto che le famiglie delle vittime vengano lasciate alla mercé della miseria. La Flel e l’Uss correggono la loro rotta e pubblicano lunghi articoli sui diritti assicurativi e pensionistici dei migranti. Contemporaneamente lanciano anche il dibattito sui rischi di infortunio e malattia legati al mondo del lavoro.

La vergogna dell’assoluzione

I tempi dell’inchiesta penale sono lunghissimi. Dopo quattro anni il processo penale non è ancora stato avviato. Il quotidiano Tages-Anzeiger accusa le autorità vallesane di non essere all?altezza di un caso così complesso. In effetti la prima udienza viene fissata solo sei anni e mezzo dopo la tragedia. Il 22 febbraio 1972 diciassette imputati  tra cui direttori, ingegneri e 2 funzionari Suva , sono chiamati a rispondere delle loro azioni di fronte al Tribunale distrettuale di Visp. Gli occhi della stampa mondiale sono puntati sul processo. Il capo d’accusa è omicidio colposo. La pena massima richiesta dal procuratore pubblico  è peril solo il pagamento di multe da mille a 2 mila franchi. L’opinione pubblica è incredula e accoglie la notizia con severe critiche. Una settimana dopo il tribunale assolve tutti gli imputati: la catastrofe non era prevedibile. Nella motivazione della sentenza il tribunale spiega che una valanga di ghiaccio rappresenta una possibilità  troppo remota per essere presa ragionevolmente in considerazione.
Forti ondate di critiche si levano in tutto il Paese e anche all’estero. Le sentenze sono considerate ingiuste dall’intera opinione pubblica. Anche il presidente della Flel Ezio Canonica commenta la decisione del tribunale: troppo spesso i cosiddetti lavoratori di seconda classe vengono duramente colpiti da infortuni sul posto di lavoro; non possiamo che reagire con una severa protesta. Il 18 marzo 1972 migliaia di migranti scendono in strada a Ginevra. Chiedono giustizia per le vittime di Mattmark e denunciano il disprezzo per la vita dei lavoratori. Ezio Canonica presenta un?interpellanza al Consiglio nazionale, denunciando la prassi dei blandi controlli della Suva e anche la volontà di risparmiare costi e tenere bassi i premi, a prezzo della salute e della vita dei lavoratori.

Fatale fiducia nella scienza

Nell’agosto del 1972 il segretario della Flel Karl Aeschbach pubblica un rapporto dettagliato sulle cause della catastrofe di Mattmark. Aeschbach giunge alla conclusione che gli ingegneri, data la loro specializzazione unilaterale, non possedevano le conoscenze necessarie per individuare i veri pericoli. Erano inoltre stati ignorati i timori dei lavoratori. La tragedia era infine stata causata da una serie di omissioni, come ad esempio la mancata sorveglianza fotogrammetrica del ghiacciaio. Aeschbach scrive: la catastrofe di Mattmark è stata una vera e propria catastrofe naturale; il numero delle vittime non sarebbe però stato così  alto se non fossero intervenuti anche una serie di fattori umani. Aeschbach cita in particolar modo la strategia di profitto dei costruttori, intenzionati a terminare la diga prima dell’arrivo dell’inverno. Sul banco d’accusa non finisce allora solo l?azienda costruttrice, ma anche l’avidità di profitto, la fiducia nella scienza e il delirio d’?onnipotenza di un’intera epoca.
Contro la sentenza viene presentato un ricorso al Tribunale cantonale di Sion. Alla fine del mese di settembre 1972 i tre giorni di udienza si concludono ancora una volta con l’assoluzione di tutti gli imputati. Anche la seconda istanza conferma dunque la tesi dell?imprevedibilità della catastrofe. E ancora una volta la reazione della stampa italiana è molto dura. La decisione con cui i familiari dei ricorrenti vengono obbligati a pagare la metà delle spese processuali suscita una profonda ondata d’indignazione: le famiglie delle vittime si ritrovano a dover versare al canton Vallese 3 mila franchi. Il codice di procedura penale vallesano prevede infatti che la metà delle spese processuali siano a carico della parte soccombente. L’effetto simbolico è devastante. La Svizzera entra nell’immaginario collettivo come un Paese arrogante e crudele.

Indignazione in Italia

Nel Parlamento italiano le voci critiche vedono nella sentenza una conferma dei pregiudizi elvetici contro i migranti. Il giornale protestante Nuovi Tempi lancia un appello alle chiese svizzere, affinché prendano le dovute distanze dalla scandalosa sentenza. Con grande sdegno il giornale ricorda che negli ultimi dieci anni un alto numero di  lavoratori italiani hanno perso la vita in Svizzera. I tre grandi sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil protestano uniti contro una sentenza che definiscono inaccettabile. Il Governo italiano si dichiara pronto a farsi carico delle spese processuali tramite il fondo del consolato per la tutela giuridica costituito presso l’Ambasciata italiana a Berna. La giustizia vallesana non prende neanche in considerazione una remissione delle spese a favore delle famiglie delle vittime.

(fonte certa)

Una canzone sulla tragedia di Mattmark è stata scritta e pubblicata da Luigi Grechi nel bellissimo LP Accusato di libertà, 1976

Testo di Mattmark

Fa più caldo stasera
fra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

Guarda lì sul tuo letto
quella foto di Rita
Questa sera mi sembra
proprio che rida

Lei che era sempre
così timida e seria
Ma guardala un po’
porca miseria…

L’hai lasciata da un pezzo
per venire quaggiù
Per mandarle ogni mese
qualcosa di più

Ma il più non bastava
già da molti anni
Lei rideva di meno
e stirava più panni

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Sta in festa Giuseppe
che è l’ultima volta
Sta in festa Giuseppe
che il nemico ti ascolta

E il nemico lì fuori
è la grande montagna
Mattmark è il suo nome
vento caldo la bagna

E fu l’ultimo canto
a coprire quel tuono
Che vi tolse anche il tempo
di chiedere perdono

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

 

gennaio 13, 2013

Cultura ed arte: ” Le sculture di ghiaccio a Londra” e “La città ad Harbin in Cina”

Il tema di quest’anno a Londra è la missione NASA su

Marte

The Ice Sculpting Festival è uno dei festival invernali più importanti di Londra, che si svolge nella zona di Canary Wharf, nell’East End. Il festival è iniziato l’11 gennaio e finisce oggi 13 gennaio: è una gara internazionale tra squadre di scultori, che quest’anno provengono da Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Ungheria, Spagna, Svezia, Olanda, Lituania, Belgio e Portogallo.

Il tema dell’edizione 2013 è la missione della NASA su Marte, dal titolo “The Wonders Of The Universe and Infinity”. Nelle gare di coppia gli scultori devono trasformare un blocco di ghiaccio alto circa due metri, mentre nella gara singola il blocco di ghiaccio è di un metro. Entrambe le gare sono a tempo. Durante il festival si sono anche altre attività per i visitatori: per esempio c’è la possibilità di giocare a scacchi di ghiaccio, fare corsi di scultura di ghiaccio e laboratori per bambini. Alla fine del festival ci sarà uno spettacolo con le luci laser che illumineranno le varie sculture realizzate dagli artisti.

BRITAIN - ART - ICE

Il Festival internazionale della scultura di ghiaccio e di neve si svolge ogni anno dal 1984 nella città di Harbin, una grande città industriale nel nordest della Cina, al confine con la Siberia. In occasione del festival viene costruita un’intera città fatta di sculture di ghiaccio, illuminate con luci colorate.  Il festival andrà avanti per un mese circa, anche se la città ghiacciata solitamente rimane aperta finché le temperature lo permettono.

In questo periodo nella città di Harbin la temperatura è intorno ai meno venti gradi centigradi. Il villaggio di ghiaccio si estende per 750 mila metri quadrati e il ghiaccio usato è intorno ai 180 mila metri cubi, con 150 mila metri cubi di neve. Per l’edizione di quest’anno, i lavoratori impiegati a costruire la struttura sono stati oltre settemila.

Oltre a girare la città di ghiaccio e assistere agli spettacoli pirotecnici, i visitatori possono scendere per i lunghi scivoli di ghiaccio. Durante il festival ci sono anche gare di scultura di ghiaccio e neve: artisti provenienti da tutto il mondo costruiscono le proprie opere con seghe elettriche, martelli e scalpelli.

CHINA-LEISURE-ICE FESTIVAL

Per chi il freddo lo sopporta è uno spettacolo assicurato!

gennaio 10, 2013

“E’ UN UOMO” EVENTO-SPETTACOLO DA UN’IDEA DI PIER MAZZOLENI

GIOVEDì 17 GENNAIO 2013 – BUSSOLENGO (VERONA)

VENERDì 18 GENNAIO – GAMBOLO’ (PAVIA)

PROSEGUE

IL TOUR TEATRALE DI

 

“E’ UN UOMO”

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Ha debuttato il 20 dicembre a Bergamo in un caloroso e affollato Auditorium di Piazza della Libertà, nel cuore della sua città d’origine: giovedì 17 gennaio alle ore 21 Pier Mazzoleni (www.piermazzoleni.it) sarà a Bussolengo (Verona) al Teatro Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, e il giorno successivo, venerdì 18 gennaio sempre alle 21 a Gambolò (Pavia) all’Auditorium comunale per due nuove tappe del tour teatrale “E’ un Uomo”.

Affiancato dai musicisti Alberto Sonzogni e Dudù Kouate, in un’alternanza tra pianoforte e momenti recitati Pier Mazzoleni porta sul palco la figura di uomo “nudo”, solo con le sue emozioni, le esperienze, gli amori, le speranze, i sogni e i ricordi.

La formula Canzone in palcoscenico, coniata da Mazzoleni, si propone di portare in scena la quotidianità osservata minuziosamente con gli occhi dell’autorecantante-musicista e interprete-narratore di alcuni testi.

Prossima data: 20 febbraio Asola (Mantova) Cinema San Carlo. Il calendario è in aggiornamento con altre date in via di definizione.

 

Una produzione di Associazione Oltremusica, “E’ un uomo” è un evento la cui “teatralità” è a cura di Silvia Barbieri, regista e autrice Rai.

In scaletta, canzoni tratte dai tre album di Pier Mazzoleni “L’isola canzoni d’autore” (Splasch/ IRD), “La tua vera identità” (Mc Harmony), “La tua strada” (Odd Times Records/ Egea), più due inediti dell’autore.

In un’ora e mezza di spettacolo, lo spettatore viene preso per mano e accompagnato verso riflessioni ora cantate e ora recitate, non banali e non assolute; lo si fa principalmente con il repertorio di canzoni d’autore presentate in una chiave essenziale e istrionica, con arrangiamenti duttili e al tempo stesso non pesanti.

I testi vanno ascoltati e assaporati lenti, come un vino di buona gradazione.

La produzione testuale di Mazzoleni è ricca di spunti e metafore, che lasciano spazio a diverse interpretazioni. Gli arrangiamenti musicali sono creativi e il gioco di luci sottolinea certi momenti.

Gli strumenti in campo sono la cornice adatta. Oltre a quelli noti, sul palco la presenza di alcuni strumenti musicali non convenzionali (la fisarmonica, il flauto africano, il liuto berbero/ xalam, l’Udu, le campane tibetane, le percussioni etniche usate anche come rumori), cala l’ascoltatore in una magica atmosfera che i due pianoforti tendono ad arricchire.

musicisti che lo accompagnano, Alberto Sonzogni e Dudù Kouate, da tempo suoi collaboratori, sono parte di mondi anche differenti tra loro e, proprio per questo, integrano vicissitudini e antitesi che sono una delle chiavi di lettura dello spettacolo.

Partner dell’evento l’Associazione Prometeo www.associazioneprometeo.org/ di Massimiliano Frassi che si occupa di lotta alla pedofilia, di infanzia negata, di abusi sui minori: buona parte dell’incasso della vendita biglietti sarà devoluta a questa importante realtà che da tanti anni opera nel territorio bergamasco.

 

Indirizzi:

17 gennaio Bussolengo (Verona), Teatro Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, Piazza Nuova n.3

18 gennaio Gambolò (Pavia) Auditorium comunale, Via Garibaldi

Info biglietti:

Posto unico, 11€

I biglietti si possono prenotare scrivendo alla mail concerti@piermazzoleni.it, o si possono acquistare la stessa sera del concerto presso la biglietteria del teatro.

Crediti:

Produzione di Associazione Oltremusica

Regia di Silvia Barbieri

Musiche e testi originali di Pier Mazzoleni

Adattamento dei testi recitati di Silvia Barbieri

Scenografie di Silvia Barbieri e Pier Mazzoleni

Curatore artistico Pier Mazzoleni

Fotografie di Giovanni Rabaglio

Sul palco Pier Mazzoleni, Alberto Sonzogni, Dudù Kouate

 

“Un’arte può progredire verso la maturità solo mostrando i primi passi, i secondi passi, tutti i suoi passi.

Il progresso di un’arte implica l’artista.”

(Estratto da “Presentazione di uno spettacolo” di Etienne Decroux)

gennaio 5, 2013

EPIFANIA

Michelangelo Buonarroti, Epifania , un disegno

Roma, Italia, intorno al 1550-1553 dC

Questo fumetto è disegnato con il gesso nero su 26 fogli di carta ed è più di due metri di altezza. E ‘stato utilizzato per un dipinto incompiuto dal biografo di Michelangelo, Ascanio Condivi (circa 1525-1574), che è ora in Casa Buonarroti, Firenze.

Un cartone animato è un disegno preparatorio finale sulla stessa scala come il dipinto finito o altra opera d’arte. La parola deriva da quello italiano per un grande foglio di carta: cartone . Questo è uno dei due soli sopravvissuti cartoni di Michelangelo.

Il vecchio Michelangelo, poi nella sua metà degli anni ’70, ha numerose modifiche alle figure, come ad esempio nella posizione della testa del Gesù Bambino.Il cartone animato è registrato in studio di Michelangelo dopo la sua morte nel 1564. E ‘stato erroneamente descritto poi come Epifania (l’adorazione di Cristo appena nato dai tre re). Il soggetto rimane misterioso, ma la posizione di Cristo fra le gambe di sua madre (osservato a destra dal Battista Infant) suggerisce che uno dei suoi temi era la sua incarnazione miracolosa.

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Dono di John Malcolm Wingfield

 

PD 1895-9-15-518

Stanza 90

La composizione mostra la Vergine Maria , con il Bambino Gesù seduto tra le sue gambe. Una figura maschio adulto a destra, probabilmente San Giuseppe , viene spinto via da Maria. Di fronte a lui è il bambino di San Giovanni Battista . La figura adulta in piedi a sinistra di Maria è identificato, come lo sono altre figure appena visibili sullo sfondo. Michelangelo ripetutamente modificato la composizione e le sue forme, come emerge in alterazioni del Cartoon. La composizione è stato originariamente pensato per essere dei Re Magi , che può essere il motivo per il titolo, ma ora è inteso come un riferimento ai fratelli di Cristo menzionati nei Vangeli (spiegata da San Epiphanias -un’altra possibile fonte per i figli il titolo, come Giuseppe da un precedente matrimonio, e, quindi, di Maria figliastri, lasciando il loro matrimonio non consumato, da cui la spingeva via Giuseppe e Maria, sempre vergine ).  Il fumetto è in mostra nella Galleria 90 del Museo.

M. Hirst, Michelangelo ei suoi disegni (New Haven-London, Yale University Press, 1988)

M. Royalton-Kisch, H. Chapman e S. Coppel, disegni di antichi maestri dal M , scarico. cat. (Londra, The British Museum Press, 1996)

J. Wilde, disegni italiani nel Depa-2 (Londra, The British Museum Press, 1953)

JA Gere e N. Turner, disegni di Michelangelo in th , scarico. cat. (Londra, The British Museum Press, 1975)