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aprile 22, 2023

Il sole lassù – Racconti e Poesie – Gloria Berloso

Gloria Berloso

Il 1971 è stato un anno incredibile per tanti ragazzi della mia generazione. Devo dire che io sono stata anche fortunata nel riuscire a raggiungere obbiettivi che vedevo lontani e a fare progetti che altri non avrebbero fatto. In quell’anno avevo vissuto alcuni mesi a Parigi, avevo 15 anni e non temevo niente e nessuno. Ho sempre viaggiato da sola e non sono mai stata ostacolata dai miei genitori che nutrivano fiducia ed apprezzavano le mie scelte.
Nel ’71 c’è stata una esperienza in una rock band, io cantavo e suonavo un po’ il flauto. Prendevo il treno per raggiungere il paese dove facevamo le prove, il bassista e il pianista erano bravissimi ma mi spaventai non poco quando mi dissero che dovevamo andare a suonare al palazzetto dello sport di Udine per aprire il concerto di una band famosa. Fu una delle rare volte che rinunciai a qualcosa che mi piaceva molto, forse avevo visto oltre ed in effetti qualcosa successe nel 1972.

Sicuramente la rivoluzione culturale ha giocato molto. Ho usato la parola “fortunata” perché la mia libertà l’ho conquistata da sola ma con intelligenza e senza scontri particolari in famiglia. Sono cresciuta anche più in fretta grazie ad eventi che hanno segnato il mio percorso. Le letture sono state determinanti, divoravo i libri di notte già a 11 o 12 anni tenendo il transistor sotto il cuscino per ascoltare le canzoni. Devo aggiungere che anche il cinema ha avuto un forte impatto su di me, a volte facevo carte false per entrare. I miei amici d’allora se lo ricordano ancora! Io credo che rifarei tutto ma a 15 anni hai anche l’incoscienza che ti permette di superare i pericoli. A Parigi ho visto le barricate ma non ho mai avuto paura. Anzi, quello che ho visto mi ha aiutato ad essere una combattiva e a lottare per le giuste cause o almeno quelle che credevo fossero giuste.

A volte penso che vorrei tornare indietro solo per rivedere coloro che mi hanno dato la forza di amare questa vita, di apprezzarne gli insegnamenti e rivivere le emozioni, allora molto forti. Era proprio il 1971, quando incontrai per la prima volta la voce di Janis che urlava Cry Baby in un negozio fantastico di Parigi, comprai quel disco ed insieme andammo a salutare Jim Morrison al Père Lachaise. Ancora oggi, guardando il disco che ha ancora il bollino con il prezzo in franchi, mi chiedo se è stato un caso essere stata testimone di un piccolo pezzettino di storia!

La bella musica viene dal cuore. Quando non ci sono idee, allora si fa ricorso alla tecnica. Ma la tecnica è quasi la prostituta della musica. Quando senti una bella canzone puoi piangere, sentire forti emozioni, ma la musica è anche saper far ridere. Molti musicisti se lo dimenticano. La prima e più importante cosa che vorrei cambiasse nella gente è l’atteggiamento negativo verso gli altri. In mezzo al dolore e all’inquietudine, il Poeta trova una speranza di rinascita attraverso la musica che é anche a mio avviso forse la medicina terapeutica più vera e reale. La musica risveglia, ti fa pensare, ti emoziona, ti turba, t’innamora , ti guarisce e soprattutto non ti abbandona mai.

In un momento particolarmente difficile per l’umanità attuale, dove l’odio, la gelosia e il potere hanno preso il sopravvento, ci si può domandare come certe canzoni scritte in epoche diverse e situazioni particolari possano resistere nel tempo. Io me lo chiedo sempre dato che la cultura del quieto vivere, dell’amore e della pace sta cambiando. Mi viene in mente una canzone di Neil Young, Down By The River, che racconta di un omicidio per amore. Young la scrisse negli anni ’60 sotto allucinazioni che sul palco si dilatavano ad ogni concerto. Il grave fenomeno culturale in Italia che oggi viene erroneamente classificato femminicidio per l’altissimo numero di donne uccise dai loro compagni di vita, è realtà. Forse, molti di questi assassini non hanno mai ascoltato una canzone ma solo suoni disturbati e parole senza senso, perché uccidere per amore non ha alcun significato, perché per un omicida è così difficile restare solo, prima e dopo.

In questo mondo totalmente impazzito che insegue guerre, razzismo di ogni tipo, paranoie, solo il diverso per scelta è sano, e riesce a scrivere canzoni belle e profonde.

Noi siamo tutti esseri umani che, attraverso qualche legame mistico, siamo nati per condividere lo stesso limitato periodo su questo pianeta, una piccola oasi verde nella vastità dell’universo. Perché, allora, viviamo tra guerre e conflitti di ogni genere? Se tutti potessimo tenere a mente l’immagine dei vasti cieli, credo che saremmo sulla strada verso la risoluzione di guerre e conflitti. Quando i nostri occhi sono puntati verso l’eternità, riusciamo a capire che i conflitti dei nostri piccoli ego sono veramente meschini e di poca importanza.

La questione di come cambiare in meglio ha generato innumerevoli teorie, credenze e imperi editoriali. Senza dubbio l’autodisciplina e lo sforzo possono consentirci trasformazioni positive, come accade per esempio facendo una regolare attività fisica. Ma spesso la volontà è difficile da mantenere e il nostro autocontrollo può perdersi in un momento cruciale perché non abbiamo affrontato le cause interne che sono alla base del nostro comportamento. La rivoluzione umana è il lavoro di trasformazione della nostra vita a partire dalla sua essenza più profonda. Significa individuare e affrontare tutto ciò che inibisce la piena espressione del nostro potenziale positivo e della nostra umanità.

Ci sono giorni in cui nel mondo c’è meno gioia, meno luce, meno bellezza. Ci sono giorni come oggi in cui si sente la mancanza di un essere, della sua umanità, della sua musica, del suo cuore, del suo sorriso, della sua bontà. Ci sono giorni in cui si dice a se stessi che niente sarà più come prima. Fortunatamente, abbiamo ancora la musica, i nostri ricordi, le nostre risate, la nostra complicità, le nostre canzoni.

L’universo è anche dietro le parole, anonime figure inafferrabili di una canzone perché quando si parla d’amore bisogna ascoltare, un’ottima abitudine per non farsi morire!

Se si potesse tornare indietro, rifarei tutto il viaggio con la lentezza che ha sfiorato tutta la mia vita da quando sono nata in un freddo dicembre di tanti anni fa nella clinica dei frati di San Giusto a Gorizia. Talvolta faccio fatica a ricordare tutte le storie belle che ho vissuto, soprattutto il grande amore donato, i viaggi incredibili e le persone incontrate. Il luogo più incredibile che ho conosciuto è stato il deserto e sento oggi la consapevolezza di tornarci per confondermi con i suoi granelli di sabbia. Le storie brutte, quelle che hanno lacerato il cuore e il fisico, non possono essere lasciate sole perché sono state assegnate da una potenza che va oltre quella linea rossa che nel mio immaginario ho sempre dipinto nei miei quadri. Dopo la morte delle persone che amavo di più al mondo e quando ho incontrato l’amore di Ricky, ero sicura di aver oltrepassato quella linea ma così non è stato.

A me è stato assegnato un compito da svolgere in un tempo ancora da scoprire.

La finestra dei miei sogni

Partirò al tramonto amore mio

quando gli ultimi raggi di sole

illumineranno la linea rossa

l’orizzonte ormai vicino, sempre più vicino

Ascolterò una musica vera artista mio

l’arte pura che viene dall’Anima

che illumina la vita e incanta gli angeli

un codice per portare la pace dentro me

Racconterò l’ultima storia amico mio

una vita scoperchiata dal destino

che la saggezza ha tenuto salda

un’àncora da togliere prima della partenza

Chiuderò la finestra dei miei sogni

la porta rimarrà senza la chiave

è sempre rimasta aperta amore mio

dopo la partenza

Quando il tempo non passa mai, mi nutro di libri, ascolto musica o cerco disperatamente una via per inviare un pensiero ad un amico che si trova in una situazione critica. Sono trascorsi più di cinquant’anni dal mio percorso di quindicenne e in questi anni ’20 viviamo in un’epoca che non nulla è più facile: sottoposti a limiti, a burocrazia, a carenze ospedaliere, a paure, e messi dinanzi alla morte senza un minimo di sentimento. Ma esistono ancora la gentilezza, la generosità, l’apertura mentale? C’è da chiedersi se domani le persone sapranno rispondere ai tuoi bisogni reali. Se stiamo male rimaniamo soli; se stiamo bene continuiamo a combattere una battaglia per resistere ma sempre in solitudine. Quasi ci vergogniamo di lottare e chiedere quell’aiuto necessario per stare meglio. Ci si vergogna di uscire dalla porta di casa, di parlare con gli anziani. Ci si vergogna di allungare la mano per accarezzare i capelli dei bambini o di appoggiarla sulla spalla di chiunque vediamo in difficoltà. La vita non è facile affrontarla tutti i giorni allo stesso modo e la notte non è una coperta che ti riscalda il cuore!

I pensieri vagano. Molto spesso non arrivano a destinazione, non vengono letti, ascoltati e interpretati in senso buono, eppure la strada che attraversa la vita, abbiamo imparato a percorrerla per comunicare.

Il sole lassù è di tutti ed illumina la strada in qualsiasi direzione essa vada. Possiamo salirla o discenderla, svoltare a sinistra o a destra, andare avanti o tornare indietro ma quando ci perdiamo tra le parole, dobbiamo fermarci e chiederci chi siamo.

Oltre la linea rossa

Consegnate al vento quello che gli spetta

Perché spazzerà via la polvere sulla vostra anima

Trascinate i rami lungo il fiume in piena

Perché formeranno una zattera per risollevarvi

Portate i pensieri sulla montagna più alta

Perché cadranno a valle più lievi e morbidi

Tenete forte la corda legata al passato

Perché il presente non ha un ponte solido

Premete il petto di chi sa sentire dolore

Perché le lacrime non possono essere lasciate sole

Afferrate la culla del desiderio più remoto

Perché è arrivato il momento di partire

Ascoltate le favole che sembrano finte

Perché invece sono vestite di verità

Cercate la linea rossa dell’orizzonte

Perché quando sarete oltre troverete la libertà

Per la maggior parte degli esseri umani la vita non è rosea. Spesso il carico è troppo pesante e ha optato per sfocare sfumature e contorni. Tuttavia, nel corso del tempo ci ricordiamo solo frammenti o eventi amichevoli vestiti con una luce più attraente.

La Morte del Pensiero

C’è un vento forte che urla alla vita
e si porta via i nostri pensieri
per aggiungerli nel flusso dell’indifferenza
Il male distribuisce penitenze
Il bene conosce solo amore…

C’è un pensiero gentile che sceglie la via
che si percorre lentamente per trovare la felicità
per plasmarla nella conoscenza della mente
L’allegria è il motore dei sensi
La tristezza è la morte del pensiero

La bellezza non è nei vestiti che indosso, né nel viso, né nel modo di pettinarmi i capelli. La bellezza sta negli occhi, perché sono la porta d’ingresso del cuore, il luogo in cui risiede l’amore. Ed è spesso con le lacrime che vedo passare il cuore. Tutte le donne sono belle e devono amarsi così come sono e ad avere una giusta stima di se stesse.

Il tempo è ancora più fermo con il buio pomeridiano che accompagna la pioggia.

I miei libri mi fanno compagnia, c’è tanta vita racchiusa lì dentro e penso alle mani che li sorreggevano e agli occhi che li ha letti prima di me.

Nel mondo della musica ho conosciuto tante belle persone dalle quali ho ricevuto stima ma anche affetto. In un rapporto di lavoro spesso nascono forti amicizie proprio per quella sensibilità che gli artisti hanno dentro sempre ed io non lo dimenticherò mai.

La bella musica viene dal cuore quando sa farti emozionare ma anche saper farti ridere.

Incontro alla vita

E verranno altre primavere, i nostri profumi sempre uguali

E verranno altre canzoni, le nostre canzoni un po’ improvvisate

E verranno altri giorni dove andremo incontro alla vita

Noi ci siamo, noi viviamo, noi respiriamo, sempre

In mezzo al dolore e all’inquietudine, la poesia trova una speranza di rinascita attraverso la musica che è anche a mio avviso forse la medicina terapeutica più vera e sincera. La musica risveglia, ti fa pensare, ti emoziona, ti turba, t’innamora , ti guarisce e soprattutto non ti abbandona mai.

La guerra vera è contro chi ha seguito l’Arte come fonte di vita. Dicono che sia l’influenza a cambiare il mondo, in realtà sono gli uomini ad aver deciso di intraprendere un cammino pericoloso di difesa. Dove sia la direzione giusta ancora non si sa, d’altronde ogni guerra non è servita a niente se non ad impoverire il popolo. Ce l’ho messa tutta per resistere e qualche cosina la lascerò ancora, strada facendo, finché il cuore rimarrà nei suoi spazi liberi.

Solo chi ama vive e muore una volta sola, chi non ama muore ogni giorno o al massimo sopravvive.

“Abbiamo coltivato la musica in vita, non lasciate che l’abbandono se la porti via”

Ogni donna è una artista che porta sulle spalle i sogni degli altri e dei suoi, lo deve al mondo, agli occhi che la contemplano, la giudicano, la criticano o la adulano. Molto si aspetta da lei, e indipendentemente dal risultato, diventa insoddisfatta e pensa sempre che ci sia una variante migliore, un’immagine più efficiente, un linguaggio più poetico o una risorsa più efficace che la fa sentire spesso insoddisfatta di se stessa. Offre solo i suoi sogni al momento e rimane con la sete di intraprendere la consegna successiva, con la certezza che questo sarà sicuramente un lavoro migliore.

Viva le donne che amano l’arte. Viva la bellezza nuda.

Il mio corpo insegna che devi lasciarti trasportare da ciò che la tua mente decide in piena libertà. Lo specchio che ritrae la mia bellezza è all’interno di me stessa. Il mio cuore nonostante le spaccature di tanti anni di dolori e mancanze non si è rotto e continua ad alimentare per fortuna, il cervello. Poco importa se esiste facebook per ricevere i like, continuo ad amare ogni forma d’arte che arriva, s’identifica con me e resiste nello spirito e nelle Anime più belle.

Talvolta mi chiedo se la povertà intellettuale sia figlia della ricchezza, quella ricchezza che ti permette tutto ma che chiude la finestra alla vera essenza della vita reale.

Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi. Forse domani morirò, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani.

Il coraggio di andare avanti e di affrontare chi crede di avere il potere per distruggere le persone, non solo con la morte, ce l’ho avuto anch’io, non chiedendo mai niente a nessuno. Ed è vero, bisogna avere il coraggio anche di sopravvivere al dolore perché le storie non possono essere falsate, non possono essere raccontate per rendere beneficio a chi non lo merita.

Sentirmi viva

Amarti non è stato mai impossibile

nel mio giorno più amaro

nella notte più solitaria

sentirmi viva insieme a te

Amarti in un giorno qualunque

nel mio tempo più lontano

gli occhi tuoi su di me

i colori della vita riflessi nella mia mente

Sentirmi viva per esserti accanto

nella luce che incanta la mia pelle

le tue mani su di me

fra i capelli che morbidamente rispondono

Sentirmi viva per ridiscendere la scala

per accompagnarti verso la vita

farti sentire il profumo di un amore

fra le braccia che mi stringono forte

Amarti è davvero così piacevole

sentire le tue labbra che mi sfiorano

ascoltare la tua voce in ogni stagione

cogliere l’attimo per sentirmi viva

La morte ha rubato una perla dallo scrigno dei tesori più preziosi in vita?

Bisogna ricominciare ad esistere per poter ricordare, trovare le radici strappate da un destino malvagio e sperare di ricostituire insieme il senso della vita.

La vita è così: un po’ strana, un po’ bizzarra, un po’ affascinante. Ti prende, ti sorprende, ti trascina nelle armonie dei suoni e dei colori, ti rapisce e ti restituisce, ti lascia e ti tradisce.

Le storie le cuciamo addosso. Ogni tanto quando il filo si strappa le storie escono dalla cucitura.

Bassa marea

Il mare è profondo come il pensiero

La schiuma è leggera come l’aria

Il mio pensiero si ferma leggero

C’è bassa marea quest’oggi

E il vento spinge le onde alle ginocchia

Nella magia dei colori del mio mare

Si apre un vortice di ricordi

L’autunno e la mia mente si fondono in un quadro

La cornice resta appesa al passato

La schiuma disegna l’orizzonte

I colori del cielo trascurano il passaggio della nave

Sto perdendo la rotta dell’immaginazione

L’acqua raffredda le mie speranze

La rinascita rimane ancorata al futuro

La vita assomiglia ad una vela

La linea rossa si stacca dal mare

Lo sguardo segue la sua curva sopra le terre lontane

Le onde raccolgono le mie orme

Sembrano volermi portare oltre

L’immaginazione racchiude il pensiero più bello

È bassa marea e la terra sorride ancora al cuore

Il porto è sempre stato un luogo più affascinante di altri. Lo è stato quando andavo sulle rive a mangiare i sardoni con mio nonno Silvio, quando tornavano i pescatori solitari in “Sacheta”, quando portavo la mia mamma a respirare aria buona negli ultimi suoi giorni di vita e lo è stato quando ero con il mio amore.

Non sai cos’è l’amore fino a quando non hai amato un amore che hai dovuto perdere. Non sai cos’è l’amore se non sai come le labbra fanno male fino a quando non hai baciato e hai dovuto pagare il costo finché non hai combattuto con il tuo cuore e hai perso. Non sai cos’è l’amore. So quanto ho perso! Sono giunta al pensiero di ricordare come le labbra che hanno il sapore di lacrime perdono il loro gusto per il bacio. Non sai come il cuore arde per amore, sapendo che non può vivere ma non muore mai.

Finché non hai affrontato ogni alba con occhi insonni non sai cos’è l’amore.

La luna mi ha sussurrato queste parole:

quando vedrete il mio amore, ricordate che la luce è nei suoi occhi.

Sempre con te, la tua musica nell’universo della mia mente.

Non possiamo tornare più indietro

Vorrei guardare oltre l’oceano di stelle

Per sentire la leggerezza del tuo corpo inesistente

Vorrei parlare sopra le nuvole

Per scendere nel centro della Terra

Vorrei capire dove sei nascosto

Per svelare questo segreto alla mia anima

Vorrei cogliere un cuscino di petali

Per far riposare il tuo capo dolorante

Vorrei prendere una casa in cima al sole

Per scaldare le tue mani infreddolite

Vorrei raccontare la nostra storia

Per non tornare più indietro

Perché tu sei andato in anticipo perdendoti nel vento

Perché io sono rimasta dentro un libro di ricordi

Perché io e te abbiamo vissuto

E non possiamo tornare più indietro

Se non dopo, quando?

dopo averti insegnato l’amore

dopo averti amato tanto

dopo essermi sentita in alto

dopo essermi fatta una storia vera

se non dopo, quando?

quando sarò liberata dai miei pensieri

il mio passato ed il mio presente esistono

per me non ci sarà mai pace

per me ogni giorno è incerto

per me ogni battito è un segnale

per me non ci sarà verità

se non dopo, quando?

Tutto scorre, il pensiero, l’acqua, la gioventù, l’amore, la vita. Quando siamo seduti e quando stiamo in piedi, quando siamo svegli e quando ci addormentiamo. Molti di noi hanno visto strade deserte, alcuni si sono perduti o hanno visto crollare il mondo.

Per amare ci vuole coraggio di tentare, di ricominciare umilmente o il coraggio di finire, di troncare ciò che amore può sembrare, ma che non è in realtà. La forza, dunque, di essere sempre sé stessi, senza temere l’altrui giudizio, senza paura di uscire dal reticolato in cui possiamo sentirci protetti, ma dove siamo solamente prigionieri di noi stessi e degli altri.

Un pezzo della mia vita se n’è andato, non ho mai sognato celebrazioni.

Ho sempre cercato una ragione perché il muro del silenzio non ha fine.

Credo che durante il nostro cammino in vita siano fondamentali alcuni valori fondamentali: l’amore ed il rispetto. Non sono un’artista perché non spetta a me considerarmi tale e non sono nemmeno una scrittrice di fama. Di una cosa però sono certa, che in tanti anni di amore e passione per la musica e il rispetto per chi questo lavoro lo sa fare veramente, ho capito che in mezzo a tanta confusione di ruoli ed immagine, ci sono alcune grandi e belle persone! Ho capito soprattutto che conta molto raccontare, far sapere che tu esisti ma devi anche far capire che molte persone diventano un punto di riferimento attraverso una poesia, una melodia, una canzone giusta e il lavoro immenso che dedico affinché questo possa accadere. Le persone alle quali penso sono speciali, alcune le conosco e sono amiche, c’è una stima reciproca che ci fa crescere insieme, e forse invecchiare in sintonia.

A volte penso un nuovo capitolo della mia vita ed eccoli tornare, inesorabili i pensieri e allora cerco di gioire raccogliendo anche solo briciole di felicità, piccole, apparentemente forse banali perché sappiamo che prima o poi quel Dolore mi coglierà sul più bello!

Il Dolore aumenterà, entrerà nella pelle, attraverserà le vene, raggiungerà gli occhi, la bocca, le orecchie, la mente ma servirà a capire che l’Amore rimarrà intangibile ed eterno! Non esiste amore senza una musica; non esiste il senso della vita senza un uomo che sappia darti tutto ciò di cui senti il bisogno per vivere in un mondo che devi continuamente combattere per sconfiggere il male.

Sono una foglia dello stesso albero e sono legata a un filo misterioso.

Il legame va oltre il tempo e lo spazio e vite già vissute che se non realizzate tornano, come in un magico cerchio, a cercare l’amore che le completi. Il cerchio continua fino a quando tutto si fonde in armonia e ognuno riconosce, dopo il lungo esilio, se stesso negli occhi dell’altro.

Il vento dell’ovest ti ha portato via

chissà dove tra le stelle più luminose

aspetto la notte per cercarti nell’universo

aspetto il giorno per ascoltare le vibrazioni del tuo passaggio

il mio cuore stretto in una morsa

batte a ritmo più lento ma resisterà

il nostro amore ha vinto oggi e per l’eternità.

Io non mi sono mai sentito poetessa. In realtà, ho scritto e scrivo ancora poesie o perlomeno tento di farlo. È come girare continuamente su se stessa e poi trovare il punto da raggiungere. Parlo essenzialmente di quello che mi è mancato di più.

Non vivo poeticamente ma accetto semplicemente la presenza della vita. Chi sono non lo so e nemmeno m’importa molto. Cerco a volte di dare un senso ai piccoli momenti d’allegria che nascono quasi sempre dalle sonorità che ascolto o produco con la voce e gli strumenti che conosco meglio. E quando trovo un pizzico d’allegria la tramuto in pura felicità. Diventa magia e ringrazio d’essere viva per poter comunicare con gli altri attraverso la Musica.

Pezzi di vita

Ci sono momenti che vorresti riscrivere pezzi della tua vita

Altri che vorresti solo ricordare

Altri ancora che vorresti cancellare, ma non puoi

Ci sono istanti che vorresti assorbire tutta l’aria che hai intorno

Altri che vorresti respirare piano

Altri che vorresti restituire l’aria a chi non ce l’ha più

Ci sono attimi che vorresti volare in alto

Altri che vorresti sollevarti solo un po’ da terra

Altri che vorresti guardare in faccia il tuo orizzonte

Ci sono sensazioni che vorresti provare per sempre

Altre che vorresti nascondere al tuo istinto

Altre che vorresti celare e basta

Ci sono vibrazioni che vorresti far entrare nel corpo di un altro

Altre che vorresti restassero solo nel tuo

Altre che vorresti far percepire al mondo intero

Ci sono onde che vorresti captare ovunque

Altre che vorresti allontanare dalla tua lunghezza

Altre che vorresti solo sfiorare per timidezza

Ci sono pensieri che vorresti esprimere a chi sa ascoltare

Altri che vorresti fossero solo nella tua testa

Altri che vorresti ascoltare da chi ti insegna la vita

Ci sono parole che vorresti usare per raccontare

Altre che vorresti restituire a chi ti ha fatto del male

Altre che vorresti colorare per sentirti più forte

Ci sono giorni che vorresti essere tutto

Altri che vorresti nascondere anche il tuo viso

Altri che vorresti immaginare di creare un’altra vita

Vorrei

vorrei sottrarti quegli occhi immensi

vorrei leggerti dentro

il mio sapere si colmerebbe di te

è inutile illudersi che il tempo cambierà

sotto le nostre palpebre resta il suo passaggio …

vorrei donarti gli occhi miei

vorrei tu potessi esplorarli

il tuo sapere si riempirebbe d’amore

perché qualcuno s’è perso nel tempo

sotto le nostre palpebre non rimane traccia …

Pensando all’amore immagino l’inizio della giornata e ringrazio di avermi concesso il privilegio di aver attraversato un pezzo di vita con lui. So che non c’è più ma vedo i suoi occhi che guardano i miei, sento le sue risate e i suoi silenzi, sento il suo camminare in punta di piedi per non svegliarmi. Ogni giorno appena sveglia, il profumo del suo caffè mi ridona una sensazione di beatitudine assoluta. Perfino il cane lo percepisce, guardandomi.

Ogni notte sono sdraiata a letto. Tengo l’Amore vicino nei miei sogni, pensando a tutte le cose che abbiamo detto e che si staccano dalle cuciture della memoria.

Non è mai finita, tutto il mio sangue per la dolcezza delle sue risate

Non è mai finita, lui è la lacrima che pende nella mia anima per sempre

La tua lontananza ci unisce

I giorni sono un deserto

di notte invoco il mattino, allora tutto risorge e ovunque ti rivedo.

Il tuo profilo riappare ad ogni angolo.

Il tuo nome risponde anche se non ti chiamo.

Le cose materiali, testimoni quotidiane della nostra esistenza, riflettono il tuo amore.

Così la giornata è piena del tuo respiro.

Sei presente a tutte le ore.

Vivi sempre con me, forse più di prima.

E ti sento al mio fianco

come nelle mattinate di sole in cui abbiamo benedetto la vita

e come nelle sere d’angoscia in cui abbiamo pianto insieme.

Forse una nuvola ha oscurato il nostro cielo

ma sorridevi e ritornava il sereno.

Ed ora il ricordo di una tua parola mi rischiara tutta la giornata.

Forse qualche volta non ci siamo intesi.

Spesso l’esistenza passa nello sforzo di capirsi meglio.

Ed ora comprendo anche i tuoi silenzi.

Forse qualche offesa ci ha divisi.

Si ferisce sempre chi si ama.

Ed ora la tua lontananza ci unisce.

Ci sono stati molti giorni di Natale che ho spaccato legna, non c’è nulla di più divertente e sano perché mi libera la mente da un dicembre che vorrei cancellare dal calendario ma il passato fa parte del presente ed in futuro ci sarà sempre un dicembre.

Nella mia esistenza molte cose mi sono state negate involontariamente ma altre, fondamentali, mi sono state sottratte volontariamente.

Ho sempre avuto il senso di giustizia e mi piacciono le verità. Per anni mi hanno fatto credere una storia o più storie. Accadeva sempre a dicembre. Ma una notte sotto l’albero virtuale della vita, una luce mi ha illuminato ed ho scoperto d’essere stata ingannata, perdendo così i contatti con persone con le quali avevo forti legami. Attraverso la mia continua ricerca del sapere ma anche della verità ho scoperto tragicamente lo scambio di persone date per morte, la malattia mentale di una di esse e il dolore di altre.

Una tragica e impensabile realtà che mi ha scioccato non poco.

Avevo perso per decenni ogni legame con quelle persone senza capire il perché. Ma la mia memoria non contiene segreti e l’intuito mi ha sempre regalato una risposta a tutto.

Ma mai come oggi, mi ritrovo a pensare a quel proverbio africano secondo cui “ci vuole un intero villaggio per far crescere un bambino”. Un modo per dire che dovremmo sentirci tutti un po’ più responsabili di quanto accade intorno a noi.

Non basta indignarsi per i morti per sentirsi migliori.

Occorre intervenire prima, partecipando alla cura dei vivi con amore.

Se solo una canzone potesse tramutare la morte in vita, canterei sempre quella più bella.

Nessuno conosce il tempo per vivere e non conosce il tempo per morire.

Adoro stare alla finestra per respirare l’aria buona e sentire il profumo di tutto ciò che è vita. La solitudine sceglie il silenzio che non è una virtù ma uno stato d’animo.

1971
1971

Un profumo, un suono, una fotografia riportano alla mente persone che hanno rappresentato tanto nella mio percorso terreno; ed io ho lasciato che la vita se le portasse via, lontano, in altri luoghi o in altre dimensioni. Ne sono sicura perché lo sento nel profondo, oltre il mio guscio materiale. Sento la mancanza anche delle persone che conosco virtualmente, mai incontrate nella vita ma attraverso i racconti di chi le ha realmente conosciute, i loro ricordi. Molte persone avrei voluto incontrarle e forse influire positivamente sulle loro vite, ma so che doveva essere così: ognuno deve seguire il disegno già stabilito da chi è alla radice dell’albero di cui noi siamo solo foglie tremanti nel vento.

L’amore è un bisogno di affogarsi, una tentazione di profondità. In questo assomiglia alla morte. Nell’amare si scende fino alle radici della vita, fino alla freddezza fatale della morte. Nell’abbraccio non ci sono raggi in grado di trapassare, e le finestre si aprono fino allo spazio infinito, affinché possiamo precipitarvi. C’è molto di felicità e di infelicità negli alti e bassi dell’amore, e il cuore è troppo stretto per queste dimensioni.

Il vento profuma del tuo sorriso

Il vento scompiglia i miei capelli
che oramai scendono lungo le spalle
il profumo dell’ovest arriva in conca
ma sento un brivido di nostalgia
un raggio di sole entra e si appoggia sul mio viso
che tristezza non rivedere più il tuo sorriso

Le montagne abbracciano il mio sguardo verso il cielo
che riflette il colore del mio immaginario senza tempo
non posso guardare i prati verdi
che tu regalavi ai nostri occhi
una nuvola passa e lascia cadere gocce di pioggia sul mio viso
che amarezza non poter darti il mio sorriso

La città che ho lasciato non si ricorda di me
e ruba la mia storia per seppellirla nel nulla
io forse sono sabbia
perché ovunque penetrerò per farmi sentire
il sentiero che ho percorso mi ha portato lontano
che gioia ripercorrerlo per tornare da te

Il Vento

Il vento ha portato via i profumi

il cielo copre i miei piccoli sogni

non è mai stata primavera

ogni respiro racconta

ogni lacrima bagna le radici dell’amore

il raccolto basterà alla sopravvivenza?

Una canzone è la nostra seconda voce ed ha un valore aggiunto per chi può e vuole ascoltare tutte le voci, senza muri e senza barriere.

Perché noi siamo

Tu suoni la tua chitarra mentre cerchi i miei occhi

io giro il mio viso dall’altra parte

penso che cerchi un altro sguardo

ma intorno a me non c’è nessuno

solo fumo, solo musica e ci sei tu

ti guardo, sento le corde che entrano

capisco che siamo solo noi

penso ad uno scherzo

tu continui a pizzicare le corde mentre cerchi i miei occhi

si è vero, è la nostra serata

siamo in tre, io, te e la musica che ci avvicina

amo questa magia e mi piace il tuo suono

non siamo poeti, non siamo cantanti, non siamo amanti

noi siamo un pezzo di vita sbrindellata

un po’ artisti, quelli della strada

che catturano chi crede nella solitudine

e a loro rubiamo l’anima per poi restituirla

con la purezza che ci fa vivere così

perché noi siamo

“Sei volato lontano lontano..con un sogno sulle labbra con le stelle fra le dita. Un giorno, quando gli alberi rifioriranno respirerò il tuo profumo. Non smetterò mai d’amarti anche se quel tuo sorriso non lo rivedrò mai più”

Questo mattino d’agosto

il vento alza le piume, ne ho trovata una

si è posata sul davanzale, voleva entrare

in questo mattino d’agosto, con leggerezza

non sento profumi, non vedo azzurri,

immagino il volo di un uccello libero

sopra le montagne di un mondo lontano

il mio pensiero svanisce

torna il vento e si porta via la piuma

questa è realtà

So cosa vuol dire perdere l’amore della tua vita in un modo tragico, un dolore che ti devasta perché arriva inaspettato. Spesso non riusciamo a percepire il disagio interiore di chi crediamo una corteccia ma in realtà non possiamo capire nemmeno la capacità in noi di salvare una vita.

Per chi conosce ancora l’importanza di un fiore e dei nostri sorrisi, per chi ama i prati, i papaveri, le margherite, le stelle e la luna, per chi ama correre contro il tempo e sogna sempre pensando all’amore comprende che le canzoni dell’amore sono state pensate per la gente che ama, e le canzoni dell’odio per chi non potrà mai capirlo.

Ho passato la mia vita a cercare tutto ciò che è ancora non cantato. Nel libro del sogno d’amore, tutte le pagine sono i miei giorni, e tutte le mie luci invecchiano con me.

Essere ancora qui a dividere emozioni è un dono ed ogni emozione deve essere coltivata per riavere la forza di andare avanti.

Sognatori

(testo di Ricky Mantoan)

Mi meraviglio, e sogno

La mia terra natale, il mio nome

Vorrei uscire da questa nebbia montana

Vorrei essere fuori da questi tempi pericolosi

Per un po’

Sono seduto, sui gradini fuori casa

Riflettendo, sulla mia debolezza

Vorrei viaggiare con la fantasia

Come un quadro che scappa dalla sua cornice

Volando via

Cammino, senza una mappa

Cantando, questa strana vecchia canzone

Non so dove sto arrivando I ricordi tristi non possono trattenermi

Voglio vivere Il tuo sorridere, e i tuoi occhi

Sono la mia ragione, per credere

Posa le tue mani sul mio cuore gelato

Stendi il tuo corpo giù contro il mio

Portami a casa

Come gabbiani, sulla spiaggia del mare

Stiamo cercando, la nostra terra

Tuffa le tue dita nella schiuma del mare dell’est

Sembriamo bambini che ridono sotto il cielo

Nel sole

Nel sole

Nel sole

Sono rimasta a combattere per ogni respiro di chi ho visto morente nella speranza di riprendere la strada insieme. Con la morte hanno vinto loro iniziando un viaggio di non ritorno ma l’Anima di chi ho amato viaggia un po’ nel mio cuore che batte ancora. L’amore che sento oggi non andrà mai via e ringrazio le stelle, la luna, il sole e la musica di aver avuto la possibilità di guarire le mie cicatrici.

Non voglio e non devo nascondere le mie lacrime, l’enorme tristezza e non intendo vivere nelle paure di perdere ancora.

“Se senti la canzone che canto capirai, ascolta. Sei tu ad avere la chiave per amare e per avere paura nella tua mano tremante, solo una chiave li apre entrambi ed è proprio sotto il tuo controllo” (Get Together)

Vuoto a perdere

La bellezza è un dipinto e chi vuole guardare lo può anche ammirare

Non si può gioire solo quando i colori appaiono del colore preferito

Bisogna mescolare il bianco ed il nero, il rosso e il blu, il verde e il giallo

Gli occhi distinguono i colori ma non i pensieri di chi è inosservato

I pensieri non hanno colore ma possono essere belli o brutti

La musica non ha colore ma può essere bella e brutta

La scrittura non ha colore ma può essere bella o brutta

I desideri non hanno colore ma possono essere belli e brutti

La morte non ha colore ma può essere bella o brutta

La vita non ha senso se mancano i colori della speranza

Il colore della cecità è il nero

Il colore della sordità è il bianco

I nero e il bianco mescolati danno il grigio

E’ questo il colore di colui che non guarda e non vuole sentire

La speranza risponde che non ha senso di esistere se mancano i pensieri

I pensieri vanno ascoltati ma anche ricordati

I pensieri si possono materializzare diventando colorati

Non ci possono essere regole in questa trasformazione ma solo dimensioni

Il nostro amore ha vinto

Il vento dell’ovest ti ha portato via

chissà dove tra le stelle più luminose

aspetto la notte per cercarti nell’universo

aspetto il giorno per ascoltare le vibrazioni del tuo passaggio

il mio cuore stretto in una morsa

batte a ritmo più lento ma resisterà

il nostro amore ha vinto oggi e per l’eternità

Forse non si sa che è un fatto biologico che le aquile possono vivere settant’anni o poco meno. Ma quando raggiungono trenta o quaranta, sentono di avvicinarsi alla morte perché i loro artigli e becco non sono più forti per distruggere la carne con cui si nutrono. E quando si sentono di poter morire, volano verso la cima di una montagna per ricostruire il becco e gli artigli. Aspettano mesi lì, fino a quando non escono di nuovo per vivere altri trenta o quarant’anni. Come l’aquila ho sentito la necessità di volare altrove per ricostruire la mia interiorità e riflettere di come poter cambiare me stessa ma anche aiutare gli altri. Dicono che quando si raggiunge una certa età, ci si aggrappa all’impossibile.

La verità è che il sogno impossibile è sempre possibile.

Ci si risveglia da un brutto sogno, ci si addormenta per sempre per ritrovarsi insieme.

Pensando al mio amico Gianfranco e le sue canzoni: la musica ti prende come il mare e ti stringe forte il cuore, la terra diventa grande al lume di una lampada ma la vediamo piccola agli occhi del ricordo, c’è la rabbia per una vita di stenti e ci sono i sogni nella mente dei padri che hanno vissuto in un tempo senza tempo, i padri che si addormentano con accanto il loro destino. E’ vero, ognuno di noi è un quadro di problemi insormontabili, contadini, zappatori, poeti, professori, impiegati, maestri, artisti, scrittori, lavoratori di braccia e di mente. In fondo sono canzoni che rispecchiano un sogno che si arrampica con il cuore per cucire la terra ed il cielo.

Pensando al mio grande compagno di viaggio, di sogni e d’amore: la terra promessa Ricky l’ha trovata, e sono sicura che sia come lui la sognava.

La sua canzone è un omaggio a coloro che da ventenne amava.

Un sogno lontano diventato realtà quando il destino lo ha chiamato a suonare con i suoi miti. The Promised Land la cantavamo spesso davanti al caminetto mentre Ricky mi raccontava le storie vissute con Skip Battin, il suo eterno amico diventato il fratello che non aveva mai avuto.

Pensando a chi mi ha amato tanto e non c’è più. Una canzone racconta una vita, a volte un sogno. Non è importante chi la canta ma come la racconta e la vive.

Solo verità, amore e onestà.

Man mano che se ne vanno gli amici, gli amori, svaniscono anche i ricordi in breve tempo.

La morte però non ha niente a che fare con la tempesta di sentimenti buoni o cattivi che girano nell’aria che respirano i viventi che si nutrono di lacrime versate per qualcuno in fondo che nemmeno si conosce o si è conosciuto. Credo onestamente che nella nostra vita non si possano avere solo idoli da amare ma sia necessario amare le cose belle, tutta la musica creata e donata da donne e uomini diversi tra loro, con storie proprie vissute anche all’ombra del successo.

Rispetto, ci vuole molto rispetto anche per la morte.

Oggi il vento

oggi il vento ha perso la sua forza
l’acqua nel cielo si è fermata ad ovest
il riflesso grigio della cima del Sabotino
entra ed illumina i miei fogli bianchi
rimasti sul tavolo per troppo tempo
oggi forse vi sporcherò di verità.
e tra le mie stelle vedrò il tuo sorriso

Deriva

Come una zattera alla deriva nel mare dell’ignoto

Mi sento ogni giorno al risveglio senza il tuo buongiorno

Come un drappo senza bastone nell’aria di un temporale

Mi sento ogni notte prima di addormentarmi senza il tuo amore

La nostra zattera di pace e di bellezza ha solcato il mare profondo

Abbiamo guardato oltre quell’orizzonte lontano senza voltarci

La nostra storia vissuta e bellissima ha tagliato il passato

Abbiamo sognato senza uscire dal quadro appena dipinto

Come un disco che gira sul piatto senza la puntina

Mi sento ogni momento del giorno senza la tua musica

Come una bobina che torna indietro senza uno strappo

Mi sento ogni volta mentre penso alla tua voce e le tue mani

La vita

L’anima dell’estate è irraggiungibile

Il sole è basso e il cielo pesante

A volte li guardo finché non affondano nel mare

Quando aspetto

La vita è un cambiamento

novembre 24, 2022

Ricky Mantoan – “LEGEND” –

LEGEND è il titolo dell’album che uscirà il 25 novembre 2022 su tutte le piattaforme musicali.

Prodotto da Gloria Berloso; distribuito da TuneCore a 100 negozi principali.

Copertina “LEGEND”

RICKY MANTOAN

Riccardo Mantoan, conosciuto più semplicemente come Ricky, francese di nascita perché nato nel dopoguerra in una piccola cittadina dell’Isère. La famiglia si trasferì in Italia in un paese del Canavese, quando Ricky compì l’età scolare e già a quella età, circa a 5 anni, iniziò a pizzicare la chitarra di papà rovesciandola perché la suonava con la mano sinistra con maggior naturalezza nonostante le ripetute sgridate da parte dei familiari e dei maestri d’allora. Il suo talento e la genialità creativa gli aprì una strada anche nell’uso di tutti gli strumenti a corde, spesso destrorsi perché all’epoca per mancini non si trovavano. Per tutto il percorso di vita nella musica ha sempre suonato le sue chitarre con le corde capovolte tranne qualche rara eccezione. La prima chitarra elettrica mancina la potè acquistare nel 1968 con l’aiuto della madre. Nel 1974 riuscì a ordinare in America una rara pedal steel guitar mancina, la ZB DM10 che arrivò a Milano dopo un anno in una cassa, smontata e senza istruzioni. Ricky imparò a suonare tutti gli strumenti da solo. La sua creatività lo portò a comporre musica fin dagli anni settanta e a scrivere testi in inglese per la sua country rock band dal 1978 al 2016. Negli anni novanta Ricky s’innamorò di uno degli strumenti più antichi della storia della musica, l’arpa celtica. Dalla seconda metà degli anni novanta iniziò a creare delle melodie dal sapore rinascimentale con l’arpa, la pedal steel guitar e la chitarra acustica. Negli ultimi anni antecedenti la sua prematura scomparsa diventarono gli strumenti preferiti nel comporre musica per la sua compagna Gloria, con la quale registrò un’ampia produzione di canzoni scritte da entrambi o di musicisti a loro molto cari.

Gli arrangiamenti di Ricky sono un vero gioiello quindi anche in “Legend”, album con un percorso articolato e scelto da Gloria Berloso per far comprendere meglio all’ascoltatore, la bellezza artistica dell’artista che spazia dal folk al classico, dal country al blues.

Il suono apparirà fin da subito puro.

Skip Battin e Ricky Mantoan nel 1983 a Burolo







Ricky Mantoan aveva un aspetto sofferto quando prendeva possesso del palcoscenico, il suo passo era lento, un po’ incerto, sedeva sullo sgabello davanti la sua Pedal Steel e iniziava a suonare una musica dolce, melanconica, liquida quasi al rallentatore. Poi imbracciava la sua Guild Starfire rossa del 1968 e portava il pubblico in visibilio. Ricky non ha mai voluto sbalordire ma la sua ecletticità e la sua sensibilità hanno fatto lui intuire molte più cose di quelle che il suo intelletto fosse in grado di assorbire e di spiegare a sé stesso, e gli ha ispirato un desiderio di esprimere queste cose attraverso ciò che ha sostituito la sua intelligenza: le sue chitarre e la sua arpa”.




Track listing songs – (composer and lyricist)
Codice d’identificazione


01 Traccia 1 Speed of the Sound of Loneliness (Prine)
ISRC: TCAGP2262240

02 Traccia 2 Legend (Mantoan)
ISRC: TCAGP2262268

03 Traccia 3 Tecumseh Valley (Van Zandt)
ISRC: TCAGP2262328

04 Traccia 4 Gloria (Mantoan)
ISRC: TCAGP2262398

05 Traccia 5 Solitude (Mantoan)
ISRC: TCAGP2262444

06 Traccia 6 Land in the Blues (Mantoan)
ISRC: TCAGP2262491

07 Traccia 7 Sad Country Lady (Mantoan)
I
SRC: TCAGP2262526

08 Traccia 8 The Promised Land (Mantoan)
ISRC: TCAGP2262576



“Speed of the Sound of Loneliness” è una canzone scritta da John Prine. È stata pubblicata come brano nell’album German Afternoons di Prine del 1986. La canzone ha guadagnato ulteriore fama con un duetto registrato da Prine e dalla cantante americana Nanci Griffith nell’album Other Voices. La canzone è stata interpretata da molti ed appare anche nell’album Silhouetted In Light di Gene Clark e Carla Olson. Ricky e Gloria l’hanno registrata il 10 dicembre 2016.


Legend“ è un brano composto da Ricky Mantoan nel maggio del 1998. Decisamente una nuova dimensione più intima e profonda con l’arpa celtica e la pedal steel guitar. Un vero e proprio percorso di vita nel quale infondere la propria umana esperienza. “Legend” dà il titolo all’Album.


Tecumseh Valley” è una canzone scritta da Townes Van Zandt nell’aprile del 1969. La canzone tra le altre è considerata un capolavoro della canzone d’autore americana. Il testo molto triste ed impregnato di malinconia ha attirato l’attenzione di Ricky e Gloria ed hanno elaborato una serie di arrangiamenti con la Rickenbacker. Registrata il 10 dicembre 2016 ma rimasta incompiuta per l’improvvisa scomparsa di Ricky,
Gloria è riuscita a rielaborarla lasciando gli spazi dove si può ascoltare la voce di Ricky.


Gloria” è una canzone di Ricky Mantoan registrata nello studio di Borgomasino tra il 17 e il 18 maggio del 2013. Brano autobiografico dedicato alla sua compagna, composto con basso Fender Precision, chitarra acustica Ibanez Concord, mandolino Ibanez, pedal steel guitar ZB D10 del 1975 e chimes. La canzone ha raggiunto numerosi ascolti in tutto il mondo.


Solitude” e un brano scritto da Ricky e registrato il 4 maggio 1998 con arpa celtica, chitarra acustica e pedal steel guitar da brividi. La sua voce straziante a tratti, ricorda che i tempi felici sono andati e che il mondo va avanti e non ferma la sua corsa.


Land in the Blues” è stata composta nell’inverno del 2013. In questa straordinaria performance ha usato la chitarra acustica. La sua voce calda imprime la malinconia che si esprime in un blues senza tempo. Le armonie vocali sono impreziosite da Dario Zara, bassista del Branco Selvaggio e compagno di avventure in molte performances.


Sad Country Lady” è una delle canzoni più significative di Ricky, composta prima del 1980 in onore di Emmylou Harris e Gram Parsons. In questa unica e stupenda performance dal vivo a San Daniele del Friuli il 14 aprile 1983 è accompagnato da Skip Battin, celebre componente dei Byrds e Flying Burrito Brothers.


The Promised Land” è una delle canzoni più importanti di Ricky Mantoan che dedica a quei compagni di viaggio prima sognati poi condivisi. Un percorso di vita interrotto dalla semplicità della vita quotidiana ma sempre in mezzo alla Musica scritta e rielaborata da Ricky.




LEGEND”


Track 1,3,4
Ricky Mantoan
Gloria Berloso


Track 2,5
Ricky Mantoan


Track 6
Ricky Mantoan
Dario Zara


Track 7
Ricky Mantoan
Skip Battin


Track 8
Ricky Mantoan
Gloria Berloso
Dario Zara


Ricky Mantoan: Arpa, pedal steel guitar, acoustic guitar, electric guitar, mandolino, harmonica, drums & vocal


Gloria Berloso: vocal, chimes, autoharp,
vocal harmonies


Dario Zara: vocal harmonies, bass


Skip Battin: vocal harmonies, acoustic guitar







Prodotto da Gloria Berloso

gloriaberloso@yahoo.it

www.ilblogfolk.wordpress.com

Ringraziamento a Dario Zara, Skip Battin, Heinz-Dirk Zimmermann, Thomas Aubrunner

Dedicato a Ricky Mantoan, John Prine, Townes Van Zandt

Family Tree e discografia di Ricky Mantoan pubblicate da Heinz-Dirk Zimmermann

settembre 18, 2022

“Madame Guitar” Festival internazionale di chitarra acustica dal 22 settembre al 25 settembre 2022

“Madame Guitar” è un festival internazionale di chitarra acustica. È stato ideato nel 2006 e sempre organizzato dall’associazione culturale senza fini di lucro Folk Club Buttrio, il cui presidente Marco Miconi ne è anche il direttore artistico. Si tiene annualmente a Tricesimo, alla periferia nord di Udine (in Friuli, Italia) nel quarto weekend di settembre. Da giovedì 22 settembre fino domenica 25 settembre si esibiranno vari chitarristi di primo piano da tutto il mondo nei vari generi, blues, jazz, canzone d’autore, flamenco, tango, rock, etnica, country, fado. Quest’anno per problemi di forza maggiore dovuti a manutenzione del teatro Garzonio, i concerti serali saranno svolti all’Auditorium “Mons. Pigani” di Remugnano (Reana del Rojale).
Madame Guitar si caratterizza per pluri-concerti (gratuiti) nella piazza Garibaldi o (con biglietto) al Teatro. Oltre ai concerti, ci sono seminari di chitarra, una mostra di liuteria con una decina dei migliori liutai italiani ed una di dischi da collezione, la presentazione di novità discografaiche o editoriali sulla chitarra, incontri in municipio o ‘a tavola’ con i musicisti partecipanti, per la gioia del pubblico, a stretto contatto con i propri beniamini.
Dal 2011 al festival stanziale settembrino si è aggiunta una fase ‘promozionale’ estiva denominata “Aspettando Madame Guitar”, con una serie di concerti di vari chitarristi in altrettante località della regione Friuli ed anche nelle vicine Austria e Slovenia.
Il Festival, unico in Regione, rappresenta un fiore all’occhiello per la cittadina di Tricesimo e dei suoi dintorni che possono così ospitare artisti famosi e far conoscere le bellezze della terra tricesimana e la bontà dei tanti e rinomati ristoranti locali.
“Madame Guitar” prende il nome dal titolo di una canzone del grande ed indimenticabile Sergio Endrigo.

Il programma:

Giovedì 22 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano-Reana del Rojale

NAMVULA (GAMBIA-INGHILTERRA)

FRASER FIFIELD & GRAEME STEPHENS (SCOZIA)

HANNAH RARITY & HEATHER CARTWRIGHT (SCOZIA)

Venerdì 23 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano

CHORO DE RUA (BRASILE-ITALIA)

MICHELE PIRONA TRIO (FRIULI)

BAIA TRIO (PIEMONTE)

Sabato 24 settembre 2022 inizio h. 10:00 fino h. 12:00 Tricesimo – Via San Antonio

SEMINARIO DI ‘CHORO BRASILIANO’ CON CHORO DE RUA

15:00 Tricesimo – Piazza Ellero

REDNAKS (ITALIA)

MARCO MANUSSO (ITALIA)

SOUND FROM THE GROUND (ITALIA-ZAMBIA)

Sabato 24 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano

OSVALDO DI DIO (ITALIA)

MOONLIT STATION (FRIULI)

ABDO BUDA MARCONI TRIO (SIRIA-ITALIA)

Domenica 25 settembre 2022 inizio h.11:00 Tricesimo – Parco di Villa Ciceri

DAL TRAMONTO ALL’ALBA – OMAGGIO A NEIL YOUNG

PAOLO MALISANO E MAURIZIO FANIN (FRIULI)

Domenica 25 settembre 2022 inizio h.15:00 Tricesimo – Piazza Ellero

JIM BRUNO (USA)

PAOLA SELVA & GIOVANNI FERRO

HUSSY HICKS Q. (AUSTRALIA)

GRAN FINALE: TUTTI INSIEME PER “MADAME GUITAR”

Sabato 24 e Domenica 25 settembre
dalle 10.00 alle 18.30

MOSTRA DI LIUTERIA
Tricesimo – Via San Antonio

INFORMAZIONI UTILI

Indirizzo Auditorium Comunale Mons. Pigani

Via Jacopo Tomadini REANA DEL ROJALE località RemugnanoUD

Sito Madame Guitar www.madameguitar.com

Tel. +39 348 813 8003

In caso di pioggia

I concerti saranno spostati all’AUDITORIUM COMUNALE
luglio 6, 2022

UN PREMIO PRESTIGIOSO IN FRIULI ALLA MEMORIA DI ALBERTO CESA

Ciao Alberto Cesa, compagno e maestro. A lui è dedicato un premio in Friuli perché Alberto Cesa non c’è più. Quello che per molti può essere considerato il maestro torinese della musica popolare ci ha lasciato la sera del giorno dell’Epifania nel 2010, lo stesso anno che è mancato la persona a me più cara al mondo. Grazie a questa tragica coincidenza che è nata la mia amicizia con Ita Cesa, sorella di Alberto.

Alberto Cesa
Alberto Cesa

In trentacinque anni, la carriera di Alberto Cesa con i Cantovivo è stata caratterizzata da un lavoro di ricerca e studio con un denominatore comune: la coerenza delle parole legate ai fatti, dove la musica e l’arte non sono mai state condizionate dal business e dalle regole del mercato.

I Cantovivo nascono da un’idea di Alberto e Donata Pinti nel 1974, l’anno della rivoluzione dei garofani in Portogallo, come a lui piaceva ricordare. Dal 1979, anno di pubblicazione dell’album “Leva la gamba” vincitore del Grand Prix International du Disque di Montreux, le pubblicazioni di Alberto e dei Cantovivo sono state di un’importanza fondamentale per la storia del folk italiano ed europeo. Più di 2000 concerti in Italia e nel mondo, come i tour proprio in Portogallo, a Cuba, in Germania, con la musica che univa non solo cultura e divertimento, tradizione ed attualità ma anche passione e lotta. Quante sono le persone che lo hanno visto in occasione di Feste Popolari, Teatri, Circoli, Scuole e Stadi! Quante quelle che grazie a lui hanno conosciuto Victor Jara, Carlos Puebla, Josè Afonso, hanno cantato l’emigrazione italiana (“Partono gli Emigranti”), la guerra civile spagnola (“El ejercito del Ebro”) i diritti dei lavoratori (“Grandola Villa Morena”), la lotta palestinese (“Palestina”), la resistenza vietnamita (“Il piccolo An”), il dramma del golpe cileno (“El Martillo”), la rinascita zapatista (“Basta y Hasta”), la tradizione partigiana (“Bella Ciao”).

Nel 1999, in occasione dei 25 anni di attività, esce la prima edizione dei “Fogli Volanti” dove scrive storie di lotta e di esclusione sociale che si intrecciano con ballate emozionanti e canzoni divertenti, riassumendo nel migliore dei modi Alberto come artista e come uomo. Questa edizione speciale la conservo con estrema cura.

Oggi Alberto non c’è più ma grazie al suo impegno, parafrasando proprio Victor Jara de El Martillo, se un martello e una campana sono caduti, tantissime altre persone hanno raccolto e raccoglieranno martelli e campane per avvisare delle ingiustizie e mille voci si alzeranno per cantare canzoni di lotta e di pace.

Grazie maestro e compagno Alberto.

Quest’anno sono tornata finalmente al Folkest, il quarantaquattresimo per la storia dove si svolge il Premio Alberto Cesa con i finalisti di una lunga e accurata selezione tra i migliori musicisti iscritti di tutta Italia. I gruppi finalisti del Premio Alberto Cesa 2022 Andrea Bitai, Claudia Buzzetti and The Hootenanny, Duo Pondel, La Serpe d’oro, Passamontagne duo, Tupa Ruja a Spilimbergo hanno presentato il loro repertorio e una canzone in lingua friulana (obbligatoria per regolamento) nella piazza antistante la splendida Torre Orientale.

Nella serata del 4 luglio il premio è stato assegnato al gruppo laziale dei Tupa Ruja da una giuria composta da Alessandro D’Alessandro (musicista), Elisabetta Malantrucco (Radio Rai), Rebeka Legovic (TV Koper), Michele Gazich (musicista), Maurizio Bettelli (musicista ed autore), Ottavio Nieddu (Fondazione Andrea Parodi), Felice Liperi (critico musicale) e Luciano Trevisan (produttore musicale) che ha motivato la scelta così:

«Riconoscendo al gruppo un originale eclettismo nei suoni e nella ricerca di nuovi territori musicali, in attesa che si manifesti in una nuova semplicità. Particolarmente felice
la rilettura del brano in lingua friulana».



Tupa Ruja . Premio Alberto Cesa 2022

ottobre 24, 2021

Nonna, nonna…chi erano i beatnick?

Chi bazzicava o viveva nel Greenwich Village ha imparato che i beatnik erano soprattutto artisti.

E che artisti!!!

Il Greenwich Village aveva una scena musicale e di cabaret all’avanguardia. Il “The Village Gate“, il “Village Vanguard” e “The Blue Note” ospitavano regolarmente alcuni dei più grandi nomi del jazz. Il Village ebbe anche un ruolo importante nello sviluppo della scena musicale folk degli anni ’60. I club musicali includevano “The Bitter End“, “Cafe Au Go Go“, “Cafe Wha?“, “The Gaslight Cafe“, “The Bottom Line“, e “Gerde’s Folk City“.

Mike Porco avrebbe oggi 107 anni, era nato il 23 ottobre.

Mike era il proprietario e gestore originale di Gerde’s Folk City,

Aprendo ufficialmente il 26 gennaio 1960, Gerde’s Folk City ha generato diverse ondate di generi musicali che vanno dalla musica folk al rock ‘n’ roll; dal folk rock al punk; dal blues al rock alternativo, portando al mondo una vasta gamma di musica da Pete Seeger ai 10,000 Maniacs.

Il cantante e poeta Logan English si è esibito nella serata di apertura, insieme a Carolyn Hester. Da The Weavers a Sonny Terry e Brownie McGhee, Judy Collins e Rev. Gary Davis, molti musicisti che hanno formato la base della musica contemporanea si sono esibiti lì. Doc Watson fece la sua prima esibizione da solista al Gerde. La prima esibizione ufficiale di Simon & Garfunkel e Peter, Paul & Mary come trio fu al Folk City.

Mike ingaggiò una costellazione di artisti discografici per suonare al Folk City di Gerde. Bob Dylan vi suonò il suo primo concerto professionale l’11 aprile 1961, sostenendo John Lee Hooker. (Bob chiese a Mike di fargli da tutore legale quando firmò la sua primissima tessera di cabaret. Nella sua autobiografia del 2004, Chronicles, Bob Dylan si riferì a Mike Porco come “il padre siciliano che non ho mai avuto”).

Logan English fu determinante per assicurare a Bob Dylan la sua prima apparizione. La sua vedova Barbara Shutner ha ricordato:

“Mio marito Logan English ed io abbiamo incontrato Bob Dylan a casa di Bob e Sid Gleason … Una sera eravamo tutti seduti e Woody Guthrie disse qualcosa come ‘Suona qualcosa’ a questo ragazzo seduto sul divano. Il ragazzo era Bob Dylan, e cantò ed era semplicemente bellissimo. Così Logan disse, ‘Sto lavorando al Gerde’s. Sono l’MC. Ti faremo suonare lì”. Così quel lunedì sera Bob Dylan entrò e fece il suo primo set”.

L’apparizione di Bob Dylan del 29 settembre 1961 fu recensita sul New York Times da Robert Shelton, dopo di che crebbe la reputazione di Dylan. La fotografia qui sotto è quella di Bob sul palco la sera in cui Bob Shelton lo recensì sul New York Times. Si può vedere la sua scaletta incollata alla chitarra.

“Bob Dylan finì “Blowin’ in the Wind” in una sola seduta al Commons, un caffè di MacDougal Street di fronte al Gaslight. Più tardi quella stessa sera, Bob portò la canzone al Folk City, dove, tra un set e l’altro, la suonò per Gil Turner, che presentava gli hootenannies (spettacoli) del lunedì sera del club. Gil ne rimase folgorato e convinse Bob a insegnargliela sul posto. La ripassarono un paio di volte nel seminterrato. Poi, quando lo spettacolo riprese, Gil attaccò una copia del testo al microfono e annunciò: “Signore e signori, vorrei cantare una nuova canzone di uno dei nostri grandi cantautori. È appena uscita dalla matita, ed eccola qui”. (da “Dylan A Biography”)

Gerde’s Folk City fu dove Bob Dylan incontrò per la prima volta Joan Baez e dove debuttò con “Blowin’ in the Wind”.

Rob Stoner, Joan Baez, Bob Dylan ed Eric Andersen sul palco del Gerde’s Folk City, 130 West 3rd Street, 23 ottobre 1975

Tante aspiranti star si sono fatte le ossa da Gerde e tanti altri artisti di una vasta gamma di generi hanno lavorato al Folk City. Migliaia di clienti di Folk City hanno assistito ad alcuni degli spettacoli più storici che il villaggio abbia mai visto.

Il 23 ottobre 1975, ci fu un triplo spettacolo di musicisti. Dylan e compagnia vennero a sapere che era il compleanno di Mike Porco e decisero: “Quale posto migliore” per dare il via alla Rolling Thunder Revue. Inoltre, potevano tutti rendere omaggio a Mike nel giorno del suo compleanno. Dylan ha aspettato e ascoltato e ha passato ore da Gerde prima che arrivasse il suo turno di suonare. La festa, come potete immaginare, è andata avanti fino alle prime ore del mattino. Ancora oggi, tutti i presenti condividono bei ricordi di “quella volta che Dylan è tornato”.

MIKE PORCO

Era questa la data del 1975 quando Bob Dylan, probabilmente all’apice della sua storica carriera, portò il suo entourage a “casa” dove tutto ebbe inizio. Il luogo era diverso nel 1961 per il primo concerto di Dylan che apriva per John Lee Hooker. Gerde’s era tra la quarta e Mercer. Nel 1975, Folk City era al 130 West 3rd. Una cosa era la stessa: Mike Porco aveva ancora un palco pieno di star che suonavano ogni settimana.

Folk City


Nel maggio 1976, la leggenda del folk Bob Gibson e il suo manager Doug Yeager produssero una celebrazione di una settimana per Mike Porco e Folk City, dove più di trenta delle prime star del club vennero ad onorare il club. Folk City è il luogo dove molti dei cantautori folk-rock degli anni ’60 e ’70 hanno ascoltato per la prima volta la loro voce, e gli spettacoli includevano future stelle come Janis Joplin, Jimi Hendrix, The Mamas and The Papas, i Byrds, The Lovin’ Spoonful, gli Youngbloods, Emmylou Harris (che faceva anche la cameriera al club), Joni Mitchell, Phoebe Snow, Loudon Wainwright III e molti altri nomi noti.

Gloria Berloso
ottobre 16, 2021

Paddy Moloney – La sua eredità rimarrà con noi nella musica che ha creato e portato al mondo

Paddy Moloney, fondatore del gruppo di musica tradizionale irlandese, The Chieftains, è morto all’età di 83 anni.
Dal 1962, The Chieftains sono stati altamente riconosciuti per aver reinventato la musica tradizionale irlandese su scala contemporanea e internazionale. La loro capacità di trascendere i confini musicali per fondere la tradizione con la musica moderna li ha resi famosi in tutto il mondo.
Come ambasciatori culturali, le loro esibizioni sono state legate a eventi storici fondamentali, come l’essere stati i primi musicisti occidentali ad esibirsi sulla Grande Muraglia Cinese, la partecipazione alla performance “The Wall” di Roger Water a Berlino nel 1990, e l’essere il primo ensemble ad eseguire un concerto nel Capitol Building a Washington DC. Nel 2010, le loro collaborazioni sperimentali si sono estese al di fuori del mondo, quando il fischietto di Paddy Moloney e il flauto di Matt Molloy hanno viaggiato con l’astronauta della NASA, Cady Coleman, sulla stazione spaziale internazionale.
Anche se il loro primo seguito era puramente folk, la gamma e la variazione della loro musica e dei musicisti che la accompagnavano hanno rapidamente catturato un pubblico molto più ampio. Nel corso degli anni, The Chieftains hanno collaborato con una serie di stimati musicisti come Paul McCartney, Mick Jagger, Elvis Costello e Van Morrison, Madonna, Doc Watson e Luciano Pavarotti.
In Irlanda, The Chieftains hanno partecipato a molte occasioni importanti, come la visita di Papa Giovanni Paolo II in Irlanda nel 1979, quando si sono esibiti davanti a un pubblico di oltre 1,3 milioni, e nel 2011 come parte della storica visita in Irlanda di S.A.R. la Regina Elisabetta II.
Nel 2012, in occasione del 50° anniversario dei The Chieftains, hanno ricevuto il premio inaugurale National Concert Hall Lifetime Achievement Award in un evento di gala a Filadelfia ospitato dall’American Ireland Fund “in riconoscimento del loro enorme contributo all’industria musicale mondiale e alla promozione del meglio della cultura irlandese”.
Paddy Moloney è stato davvero un gigante del panorama culturale irlandese. Attraverso The Chieftains, ha portato la gioia della musica irlandese a un pubblico globale.
Il primo strumento di Paddy fu il fischietto di plastica e all’età di otto anni iniziò a suonare le uilleann pipes. Paddy imparò anche a suonare altri strumenti tradizionali come la fisarmonica a bottoni e il bodhran.
Paddy suonava le pipe come nessun altro, le grá agus draíocht.
Tutti in cielo ora ballano la musica irlandese di Paddy.

La vasta gamma delle sue cornamuse era sorprendente nei repertori più festosi e ritmici dei suoi spettacoli, nei reel e nei concerti. Tuttavia, mi affascinava soprattutto la carezza delle ballate in foglio, il calore ineffabile del suo modo di organizzare il fraseggio di tutti gli accompagnatori, la delicatezza impossibile di ognuno dei suoi piccoli flauti, specialmente il tin whistle. Aveva i migliori compagni, Derek Bell, Matt Molloy, Kevin Conneff, Seán Keane, e il suo padrino era Seán Ó Riada, un uomo che ha lasciato questo mondo sotterraneo molto giovane.

Con Paddy Moloney, l’artificio improvvisato che il folklore riserva sempre nel suo sviluppo, sembrava tanto naturale quanto la cosa scritta, perché quello che gli interessava era il tocco e l’emozione e ci dava entrambi in confezione regalo. Negli ultimi anni, i Chieftains hanno orientato i loro album verso esperienze di sintesi con artisti come Ry Cooder, Van Morrison, Elvis Costello, Mick Jagger o Carlos Núñez, per rendere più universale la musica popolare della sua terra.

BIRMINGHAM, UNITED KINGDOM – JUNE 05: Paddy Moloney of The Chieftains performs on stage at Symphony Hall on June 5, 2012 in Birmingham, United Kingdom. (Photo by Steve Thorne/Redferns via Getty Images)

Per tutto il tempo in cui non si è saputo nulla di lui, che era molto tempo, ho voluto supporre che passasse anni a prepararsi a morire, forse perché il suo tempo era finito. Una volta qualcuno gli chiese cosa dovesse avere un interprete tradizionale per difendere adeguatamente i suoi interessi, e lui rispose: “Bisogna scoprire l’istinto dentro di sé, e condurlo sulla via delle convinzioni al di là delle convenzioni. Dietro ogni canzone c’è sempre una storia con la quale, spesso, mi sento identificato”.

Buon viaggio!!!

Gloria Berloso

ottobre 7, 2021

Joe Hill

“Le canzoni non salveranno il pianeta, ma nemmeno i libri o i discorsi. Le canzoni sono cose subdole; possono scivolare oltre i confini”. – Pete Seeger
L’amico di Pete, Paul Robeson, ci ha regalato una canzone che è “scivolata attraverso i confini”.
Joe Hill è nato 142 anni fa.
La sua vita celebrata nella canzone, Joe Hill era attivista sindacale svedese-americano, cantautore e membro degli Industrial Workers of the World (IWW, conosciuti anche come i “Wobblies”).
Di madrelingua svedese, Joe imparò l’inglese all’inizio del 1900 mentre lavorava in vari posti di lavoro da New York a San Francisco. Come lavoratore immigrato che spesso affrontava la disoccupazione e la sottoccupazione, divenne un popolare scrittore di canzoni e vignettista per il sindacato radicale.
Le sue canzoni più famose includono “The Preacher and the Slave”, “The Tramp”, “There is Power in a Union”, “The Rebel Girl” e “Casey Jones – the Union Scab”, che generalmente esprimono la vita dura ma combattiva dei lavoratori ambulanti, e la necessità percepita di organizzarsi per migliorare le condizioni dei lavoratori.
Nel 1914, John G. Morrison, un droghiere della zona di Salt Lake City ed ex poliziotto, e suo figlio furono uccisi da due uomini. La stessa sera, Joe Hill arrivò in uno studio medico con una ferita d’arma da fuoco, e accennò brevemente a una lite per una donna. Joe fu riluttante a dare ulteriori spiegazioni, e fu in seguito accusato degli omicidi della drogheria sulla base della sua ferita.
Joe Hill fu condannato per gli omicidi in un processo controverso. Dopo un appello senza successo, dibattiti politici e richieste internazionali di clemenza da parte di persone di alto profilo e organizzazioni di lavoratori, fu giustiziato nel novembre 1915.
Dopo la sua morte, Joe Hill è stato ricordato da diverse canzoni popolari. La sua vita e la sua morte hanno ispirato libri e poesie.
Le potenti canzoni di Joe Hill hanno spinto Woody Guthrie, Pete Seeger, Utah Phillips, Si Kahn e innumerevoli altri a fondere politica e canzone.
La canzone “Joe Hill” fu scritta da Alfred Hayes con la musica di Earl Robinson. Alcune interpretazioni della canzone sono di Pete Seeger, Paul Robeson, Joan Baez, il gruppo folk irlandese The Dubliners e Bruce Springsteen.

Volete la libertà dalla schiavitù salariale?
Allora unisciti alla grande banda industriale
Vuoi essere libero dalla miseria e dalla fame
Allora vieni, fai la tua parte, come un uomo

Gloria Berloso

ottobre 2, 2021

“Se ami il tuo paese, troverai in qualche modo il modo di parlare per fare ciò che pensi sia giusto”. – Pete Seeger

Nei primi anni ’50, durante uno dei periodici boom di popolarità per la musica folk tradizionale negli Stati Uniti, Pete Seeger era nei The Weavers. Poi Pete fu etichettato come comunista e inserito nella “lista nera” non ufficiale dei dirigenti radiofonici, cinematografici e televisivi, dove rimase per il decennio successivo, anche dopo che l’era di McCarthy svanì e la musica folk risorgeva.
Nel 1960, Pete Seeger si manteneva con un tour costante, eseguendo “concerti comunitari” nei campus dei college e altrove. Smithsonian Folkways ha pubblicato “The Complete Bowdoin College Concert 1960”, una registrazione di quasi due ore di uno di questi concerti di Pete Seeger. È un esempio superlativo dell’approccio di Pete alla musica folk che è allo stesso tempo pedagogico e partecipativo.
La contagiosa, incontrollata scena folk del Greenwich Village dei primi anni ’60 potrebbe anche essere descritta così. Incoraggiati da Pete Seeger, i giovani di tutto il mondo cominciarono a prendere in mano banjo e chitarre acustiche, e molti di loro emigrarono a New York City, dove potevano fare qualche dollaro suonando nei caffè mentre presentavano le loro canzoni originali alle case editrici.
A differenza dei più raffinati come The Weavers e The Kingston Trio, i nuovi arrivati erano più trasandati e cresciuti con l’R&B e il rock ‘n’ roll. Tenevano un occhio su Woody Guthrie e uno su Elvis Presley. Durante gli anni pre-Beatles, la musica folk divenne brevemente così popolare che la ABC mandò persino in onda uno spettacolo settimanale di varietà a tema folk, “Hootenanny”, girato nel tipo di campus universitari che Pete Seeger aveva preso d’assalto qualche anno prima. A Pete non fu permesso di apparire su “Hootenanny” a causa della lista nera, e alcuni dei più grandi nomi del folk boicottarono lo show per solidarietà, anche se Pete incoraggiò sempre i suoi protetti a partecipare, insistendo sul fatto che tutto ciò che aiutava a popolarizzare il folk era benvenuto.
La più grande stella ad emergere dalla scena di Greenwich dei primi anni ’60 fu Bob Dylan, la cui combinazione di talento e carisma lo aiutò a superare i suoi contemporanei, incluso il rivale Phil Ochs. Mentre Bob Dylan era più simile a Woody Guthrie nella sua personalità generale, Phil Ochs tendeva ad essere più simile a Pete Seeger, con la sua voce piacevole e la passione per le canzoni politiche.
Bob Dylan una volta disse notoriamente a Phil Ochs: “Tu non sei un folksinger… sei un giornalista”. Bob era noto per prendere in giro Phil per aver scritto così tante canzoni specifiche sui diritti civili e sulla guerra del Vietnam. Ma l’intelletto acuto di Phil Ochs e la sua indignazione mirata lo resero un favorito di culto. I suoi primi album “All the News That’s Fit to Sing” e “I Ain’t Marching Anymore” divennero pietre miliari per la nascente generazione di attivisti.
Mentre altri descrivevano la sua musica come “canzoni di protesta”, Phil Ochs preferiva il termine “canzoni d’attualità”.
Una di queste canzoni d’attualità è “Remember Me“.
La canzone fu scritta da Phil nel 1963 per commemorare i soldati morti nella seconda guerra mondiale. Fu scritta anche per ricordare alle generazioni future che queste morti sarebbero state vane se noi come americani avessimo adottato politiche basate sul nazionalismo, l’esclusione e il bigottismo.
“Oh, io sono il Milite Ignoto che è morto nella Seconda Guerra Mondiale
Non volevo combattere, era l’unica cosa da fare
Ero la vittima di un mondo che è impazzito –
Mi mostrerai che non sono morto invano
Ricordati di me, quando le croci bruceranno
Ricordati di me, quando i razzisti arriveranno
Ricordati di me, quando le maree della pace stanno girando
Ricordati di me e per favore non deludermi…”.

Pete Seeger
Phil Ochs
Bob Dylan

Guarda il video qui sotto per sperimentare il potere della musica.

giugno 21, 2021

LUIGI GRECHI – IL SUO NUOVO DISCO “SINARRA”

Copertina

CARE AMICHE ED AMICI, E’ USCITO “SINARRA”, IL NUOVO CD DI LUIGI GRECHI!

Ebbene, sì, oggi 21 giugno 2021, Luigi mantiene la promessa di pubblicare in CD le canzoni uscite via via sul suo sito web sotto il titolo di  “Una canzone al mese” e poi messe a disposizione su YouTube.

Ovviamente i brani sono stati rimixati e rimasterizzati, si sono aggiunte parti, voci, strumenti…

Il CD sarà messo in vendita su eBay e in ascolto gratuito, come ormai avviene, su varie piattaforme web.

Invece spariranno da YouTube i brani di “una canzone al mese” che alcuni di voi hanno ascoltato in versione demo,  ma ben presto saranno sostituiti dal prodotto finito

Luigi Grechi: “Ho cominciato quasi per scherzo insieme a Paolo Giovenchi e ci siamo ritrovati in mano con un disco che è senz’altro il migliore che io abbia mai fatto. E’ quello, nel bene e nel male, che più mi rappresenta, col mio amore per la musica acustica e per gli arrangiamenti minimali ma con un suono moderno e convincente…”

PAOLO GIOVENCHI ha prodotto il disco.

Inoltre, Paolo ha suonato basso, chitarre, mandolino, banjo-chitarra, percussioni, vocals

FIORE BENIGNI organetto

STEFANO PARENTI cajon, batteria

EDOARDO PERETTI piano, tastiere

ANDREA “UENZO” PREALONI cornamusa musette, flauto irlandese

ALESSANDRA QUADRACCIA vocals

CAROLINA TARUFFI vocals

STEFANO TAVERNESE violino

FABRIZIO FREZZA ha curato e mixato il suono

ENRICO FURZI (“LA STRADA”) mastering

CRISTIANO GIUSTOZZI grafica

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A FRANCESCO PER VOCE E ALLEGRIA SU “TANGOS E MANGOS”

List track – testi per gentile concessione di Luigi De Gregori

Gloria Berloso – pag.153 Luigi Grechi cantautore italiano

(3) Luigi Grechi – Artista – (Questa pagina non è amministrata da Luigi Grechi) | Facebook

Sito ufficiale Luigi Grechi, Il Bandito e il Campione, Girardengo, Pastore di Nuvole, Ruggine, Francesco De Gregori,

agosto 12, 2020

RICKY MANTOAN si racconta in una intervista di Giulio Bianchi

Ricky Mantoan (1945-2016), si racconta in una intervista di Giulio Bianchi fatta a Olgiate Comasco nel settembre del 1990. Il materiale storico è stato raccolto da Gloria Berloso in memoria di Giulio, recentemente scomparso.


Ho iniziato a fare musica come componente di vari gruppi che si esibivano nelle sale da ballo. Negli anni ’64-’65 mi ispiravo al sound di chitarristi americani come Doc Watson e specialmente Duane Eddy. Più tardi ho iniziato a suonare brani dei Byrds, a tutt’oggi la mia principale influenza, giungendo nei primi anni ’70 a proporre del rock psichedelico sul modello dei Grateful Dead. A quel tempo ero un caso particolare perché allora nelle balere veniva richiesta esclusivamente musica italiana, mentre io eseguivo un repertorio totalmente cantato in inglese e costituito da country e rock californiano; i generi che interpreto ancor oggi. Più tardi mi sono stancato di esibirmi in quel tipo di locali per un pubblico che ascoltava la musica solo per ballare senza prestare attenzione ai contenuti della stessa. Così ho iniziato a trovarmi la domenica con degli amici per suonare a puro scopo di divertimento le canzoni che amavo. Da questa esperienza è nato un gruppo di nove elementi, il “Branco Selvaggio”, le cui prime esibizioni ad Ivrea hanno ottenuto un’eco positiva sulla stampa specializzata. Da allora ha avuto inizio un periodo d’intensa attività concertistica culminato nel ’79 con le apparizioni ai festival blues di Milano e a quello folk di Nyon, nella serata che ha visto protagonisti i Fairport Convention. Purtroppo alla fine del 79 il gruppo si è sciolto in quanto ci siamo resi conto che per continuare a certi livelli dovevamo superare le nostre carenze tecniche con un’applicazione costante e d’altra parte non tutti tra noi erano disposti ad intraprendere la carriera professionistica. Io invece ho lasciato la mia attività di tecnico sui computer per dedicarmi interamente alla musica.
È stato il tipico caso della vita che nell’80, un critico musicale abbia fatto ascoltare le registrazioni di alcuni concerti della mia band ai componenti dei Burrito Bros, all’epoca in tournée in Italia. Loro sono rimasti sorpresi nel sentire degli italiani suonare la loro musica. Ricordo che Sneaky Pete Kleinow e Skip Battin, rispettivamente chitarrista e bassista del gruppo, hanno voluto conoscermi. Da allora è iniziato un sodalizio che dura tutt’ora e che mi ha consentito di entrare in pratica nella loro famiglia e conseguentemente nel giro del country rock americano. Skip Battin, addirittura, ha cercato in seguito di convincermi a trasferirmi negli USA, dove avrei trovato un ambiente più ricettivo nei confronti della mia musica. 

Tra i grandi nomi del country con cui ho legato più di tutti sotto l’aspetto musicale ma anche umano è sicuramente Skip Battin in quanto, oltre ad essere un grande professionista è anche un vero signore con delle grosse doti umane. Onestamente devo ammettere che prima di conoscerlo non apprezzavo il suo stile musicale, mentre in seguito, collaborando con lui, sono rimasto stupito della sua vastissima cultura maturata in anni e anni di carriera. Non scordiamo che prima di entrare nei Byrds e nei Burrito Bros egli ha inciso una ventina di 45 giri di successo in California. Oltre a Skip mi ha colpito molto John York, un bassista e cantante eccezionale, con il quale ho una notevole affinità di carattere e di interessi musicali. Ma anche gli altri artisti che ho accompagnato in Tournée, da Greg Harris, di cui apprezzo le eccellenti doti di strumentista, a Roger McGuinn, che pure è considerato assai introverso. Sono come te li immagini ascoltando le loro splendide canzoni: delle persone così umili e disponibili che incontrandoli ho avuto l’impressione di avere a che fare con i ragazzi della mia band. Lo stesso non vale purtroppo per la maggior parte dei musicisti italiani, i cui atteggiamenti divistici sono spesso inversamente proporzionali al loro effettivo valore.
Nell’84 sono stato chiamato a suonare a Brescia con i Peace Seekers, un gruppo formato da alcuni ex componenti dei Byrds ed è stato un fulmine a ciel sereno, un evento assolutamente non preventivato. Mi sono trovato improvvisamente a suonare come fossi in un sogno e per di più dei brani come Eight Miles High che non avevo mai eseguito ma solo ascoltato sul vinile. Chiudendo gli occhi mi sembrava di non essere sul palco ma di ascoltare un disco tanto il sound era perfetto ed è stato meraviglioso trovare un’intesa spontanea con gli altri quasi suonassimo insieme da sempre. E dire che sono stato coinvolto nello show solo al momento delle prove, quando Skip Battin mi ha chiamato nel retropalco e mi ha presentato Roger McGuinn, il leader del gruppo. Questi mi ha informato che il concerto rischiava di saltare per l’improvvisa indisponibilità del chitarrista e mi ha quindi proposto di sostituirlo. Io ero molto imbarazzato perché Mc Guinn è per me un mito, ma poi mi sono rinfrancato per la fiducia che l’artista mi ha subito accordato. Durante il concerto eravamo fianco a fianco sul palco e nei momenti riservati ai miei interventi solistici, Roger mi lanciava delle occhiate d’intesa e mi faceva poi i complimenti. Dopo una decina di brani, i compagni mi hanno fatto una sorpresa, annunciando che avrei cantato “Hickory Wind”, una ballata che amo molto. Essendo assai emotivo, ho intonatola la prima strofa con voce tremante. Quella sera sul palco c’era una sorta di magia che si è creata miracolosamente in quanto erano ben tredici anni che i componenti dei Byrds non suonavano assieme. Eppure sono bastati i pochi minuti delle prove perché si ricostituisse l’intesa di un tempo. McGuinn proponeva il brano da eseguire ed iniziava a suonarlo mentre gli altri lo seguivano con un sincronismo perfetto, come mossi da un riflesso condizionato.



In tanti anni di carriera, volendo essere ipocrita potrei addossare la colpa alle case discografiche poco interessate a promuovere proposte musicali scarsamente commerciali come la mia ma ciò corrisponde solo in parte alla realtà. La verità è che ho due difetti: sono molto pigro e sono incapace per abito mentale di supplicare gli addetti ai lavori per procurarmi delle opportunità in tal senso, assoggettandomi magari a compromessi. Io suono la mia musica per coloro che la amano e poi se qualche discografico si fa avanti per propormi di incidere ne sono ben lieto. Del resto la mia produzione non risulta così limitata se sommiamo ai dischi pubblicati a mio nome gli albums dei cantautori Luigi Grechi e Wayne Tucker, della formazione country Red Wine e della rock band Out of Time alla cui realizzazione ho collaborato.