Archive for luglio, 2015

luglio 31, 2015

BLOWIN’ IN THE WIND by Gloria and Ricky

BLOWIN’ IN THE WIND

Quante strade deve percorrere un uomo
Prima che lo si possa chiamare uomo?
Sì, e quanti mari deve sorvolare una bianca colomba
Prima che possa riposare nella sabbia?
Sì, e quante volte le palle di cannone dovranno volare
Prima che siano per sempre bandite?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Quante volte un uomo deve guardare verso l’alto
Prima che riesca a vedere il cielo?
Sì, e quante orecchie deve avere un uomo
Prima che possa ascoltare la gente piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno perché egli sappia
Che troppe persone sono morte?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Quanti anni può esistere una montagna
Prima di essere spazzata fino al mare?
Sì, e quanti anni la gente deve vivere
Prima che possa essere finalmente libera?
Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa
Fingendo di non vedere?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

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Nel 1989 cadeva il muro di Berlino, nel 2004 cadeva il muro confinario che divideva Gorizia (la mia città) dalla Slovenia. Nel luglio del 2015 in Ungheria verso il confine serbo si è costruito il muro anti migranti.
È incredibile ma l’uomo non ha proprio memoria della storia. Si, perché ogni barriera, ogni muro, ogni reticolato hanno sempre separato e allontanato le persone con idee e culture diverse; nel tempo questi “muri” hanno sempre avuto un giudizio negativo da chi immaginava e pensa oggi ad un mondo libero. Tutte le persone da sempre si muovono e il futuro vedrà sempre più la mescolanza di etnie, un fenomeno che non può che essere positivo dato che genera esseri che portano in sé quelle preziose diversità che possono modificare nei secoli le civiltà. D’altronde la storia ci ha insegnato che è sempre andata così. Come è possibile che la nostra cultura attuale porti a chiuderci in un recinto! Questa è una involuzione dell’uomo e credo sia pericolosa anche nel nostro quotidiano vivere. Ci vogliamo chiudere tutti dentro le nostre case, cosa raccontiamo alle generazioni successive? Che siamo difronte ad un nemico invisibile? Questi sono i muri eretti dall’indifferenza e prodotti dall’ignoranza e da idee politiche che non hanno radici storiche.
Stiamo vivendo un periodo senza dubbio molto difficile ed ognuno di noi ha il dovere ma anche il diritto di trasformare le cose cattive in buone. Certamente alzare un muro, sparare contro i nostri simili, affamare i popoli sono atti cattivi e nessuno può essere cieco davanti alle tragedie.
La canzone che io e Ricky Mantoan abbiamo scelto per interpretare la nostra fiducia nella pace è Blowin in the Wind scritta da Bob Dylan molti anni fa.

Quanti anni può esistere una montagna
Prima di essere spazzata fino al mare?
Sì, e quanti anni la gente deve vivere
Prima che possa essere finalmente libera?
Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa
Fingendo di non vedere?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Questa interpretazione, completamente arrangiata da Ricky Mantoan ed eseguita vocalmente da Gloria Berloso e dallo stesso Ricky nelle parti corali, è un esempio di cambiamento non certo per migliorare i suoni ed il testo di Dylan che è perfetto in tutte le sue parti, ma per far comprendere che le cose belle hanno una possibilità di allargare gli orizzonti per creare bellezza ulteriore. Una canzone è la nostra seconda voce ed ha un valore aggiunto per chi può e vuole ascoltare tutte le voci, senza muri e senza barriere.

Gloria Berloso, vocals
Ricky Mantoan, vocals, tutti gli strumenti, arrangiamenti

luglio 8, 2015

Nicola Cossar, Neri Marcorè ed Edoardo De Angelis presentano “Sale di Sicilia”

Mariacristina Di Giuseppe

Mariacristina Di Giuseppe

Nicola Cossar, Neri Marcorè ed Edoardo De Angelis

presentano Sale di Sicilia,

romanzo d’esordio di Mariacristina Di Giuseppe

Sale di Sicilia - Libro

Sale di Sicilia – Libro

Domenica 12 luglio ore 11:30 |

Udine – la Feltrinelli | Via Paolo Canciani, 15

Il giorno 12 luglio 2015, dalle ore 11:30, presso la Feltrinelli di Udine, si terrà la presentazione del libro Sale di Sicilia, romanzo d’esordio di Mariacristina Di Giuseppe pubblicato da Navarra Editore. L’opera, finalista al Premio Corrado Alvaro 2015, può già contare la prima ristampa. Il giornalista Nicola Cossar farà gli onori di casa. Neri Marcorè e il cantautore Edoardo De Angelis affiancheranno l’autrice durante la presentazione.

Ambientata in una Palermo che Neri Marcorè, autore della prefazione, definisce meravigliosa e brutale, troppo spesso oltraggiata, contraddittoria nella sua bellezza e decadenza, ricolma di tesori, nascosti o alla luce del sole, di cui si ha nostalgia già nel presente, Sale di Sicilia è l’opera prima di Mariacristina Di Giuseppe, già autrice di testi per Milva, Antonella Ruggiero, Edoardo De Angelis, Neri Marcorè, Amedeo Minghi.

Protagonista del romanzo è Vittorio De Luigi, giornalista cinquantenne – uomo appassionato di vita, cucina e politica, ma intriso di malcelate inquietudini – che vedrà sconvolta la propria routine esistenziale dal fortuito coinvolgimento in un’inchiesta sui falsi d’autore in Sicilia.

Le avvincenti indagini del protagonista prenderanno direzioni inaspettate e lo porteranno a fare i conti con una storia personale ben più coinvolgente, intima e dirompente.

“Sale di Sicilia – racconta ancora Marcorè nella prefazione al romanzo – possiede una struttura densa, un andamento costante, ogni parola sembra pensata come una carezza per il lettore, compiacendolo con una ricchezza di linguaggio che si direbbe provenire da altri tempi, ma altrettanto, costringendolo al rigore di una letteratura di argomenti, riflessioni e sentimenti mai troppo facili. Il periodo è ricco, riflette, per i colori, gli aromi, l’abbondanza, proprio la terra che ospita gran parte della storia, che nel complesso risulta ben costruita, oltre che accuratamente documentata”.

Il romanzo è un atto d’amore, un’ode alla Sicilia, della quale l’autrice si dice caduta innamorata. “Senza corteggiamento – racconta la Di Giuseppe – ho ceduto, per mio conto e volontà, alle lusinghe inconsapevoli, alle blandizie innocenti di una realtà urbana, culturale e umana, quella di Palermo, che per motivi ancora ignoti mi ha letteralmente conquistato e tratta dalla sua parte. Sono divenuta, allora, partigiana delle sue virtù, osservatrice addolorata delle sue ferite. Senza foga, a spada bassa, ho imbracciato l’arma più innocua e più potente che uomo abbia mai posseduto: la parola”.

La Sicilia, infatti, simbolo di una frontiera non geografica ma dell’anima, è la vera protagonista del romanzo, che – insieme a Parigi, un villaggio vicino a Marsiglia, Roma – diventa medicina in grado di guarire Vittorio dalla sua insofferenza senza nome.

Nicola Cossar

Nicola Cossar

Neri Marcorè

Neri Marcorè

Enrico De Angelis

Edoardo De Angelis

Per maggiori informazioni:

“la Feltrinelli”

Via Paolo Canciani, 15 Udine

Tel. 0432 204292

Pubblicato da Gloria Berloso – ilblogfolk

luglio 7, 2015

8 luglio: Elliot Murphy & Oliver Durand in concerto per Folkest 2015

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folkest

 

Elliot Murphy e Oliver Durand.

8 luglio 2015

PARCO DI VIA DANTE – GEMONA DEL FRIULI

 

L’8 luglio il Parco di via Dante di Gemona del Friuli alle ore 21.00 ospiterà il concerto di Elliot Murphy e Oliver Durand. Due ospiti d’eccezione dal sound rock che animeranno di energia il palco che il Comune di Gemona ha voluto mettere a disposizione di Folkest.

Cantautore della prima ora, giornalista, personaggio poliedrico, Elliot Murphy, figlio di un impresario di grande successo negli States negli anni ‘50 e di un’attrice, ha ospitato nella sua florida discografica musicisti come Mick Taylor, Billy Joel, Phil Collins. Il suo primo disco, Aquashow

La madre Josephine è un attrice, mentre il padre Elliott Sr. è un impresario molto noto, il cui poliedrico Aquashow ebbe successo per tutti gli anni Cinquanta, nel terreno su cui inizialmente aveva trovato posto la Fiera Mondiale di New York del 1939. Da questo prenderà nome anche il primo disco di Elliott, considerato uno dei migliori dischi cantautorali degli anni Settanta. Nei suoi dischi si trovano spesso ospiti di altissimo livello come Mick Taylor, Billy Joel, Phil Collins. In Selling the gold (1985) lo si può ascoltare in un duetto con Bruce Springsteen, il vecchio amico che spesso lo invita sul palco nei suoi spettacoli europei. Stabilitosi a Parigi dal 1989 ha scritto un romanzo e due raccolte di racconti, collaborando con varie riviste musicali e letterarie. Oltre che con la band Normandy All Stars, divide il palco con Olivier Durand, eccellente chitarrista, con il quale fa ormai coppia fissa da alcuni anni.

(Studio Alfa, ilblogfolk)

 

luglio 2, 2015

LA LEZIONE DI DEMOCRAZIA IN GRECIA di Gloria Berloso

Konstantinos Kavafis

Konstantinos Kavafis

Arriva per taluni un giorno, un’ora
in cui devono dire il grande Sì
o il grande No. Subito appare chi
ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora

nella propria certezza e nella stima.
Chi negò non si pente. Ancora No,
se richiesto, direbbe. Eppure il No,
il giusto No, per sempre lo rovina.

Con la decisione del governo greco e del parlamento di convocare il 5 luglio un referendum per i cittadini per decidere se approvare o rifiutare i dettami della Commissione Europea (CE), la Banca centrale europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il governo Syriza ha permesso che la questione della crisi del debito a cui appartiene, ossia il livello politico della decisione del popolo a lasciare il popolo a decidere la questione politica cruciale se la società esiste o no, se il popolo è sovrano o meno.

Il referendum sulla “sovranità o alla sottomissione” arriva dopo cinque mesi di negoziati tra il governo guidato dal primo ministro Alexis Tsipras e la troika, un processo in cui il governo di Syriza è unito con il popolo per rendere pubbliche le loro posizioni e la crescente domanda di Troika.

Questo è stato un processo di apprendimento sia per il popolo e il governo, perché, come ha detto Tsipras nel suo annuncio di referendum  – “dopo cinque mesi di duri negoziati, i nostri partner hanno emesso un ultimatum per la democrazia greca e la sua gente. Un ultimatum è in contrasto con i principi fondamentali e i valori dell’Europa, i valori del nostro progetto comune europeo “.

All’ingresso, Syriza ha accettato le regole imposte dall’Unione europea (UE), negoziate sulla base, “sopravvivenza sociale di cui l’Agenda di Salonicco, con il quale cittadini greci hanno votato, in primo luogo”,  ad eccezione di quanto Tsipras ha sottolineato poi, che la Grecia ” è un paese sovrano, abbiamo una democrazia, abbiamo un contratto con la nostra gente che noi rispetteremo”.
Principi del partito e sovranità popolare

Era chiaro fin dall’inizio che Syriza fosse un “partito della sinistra radicale”, come indica il suo nome, ma che è salito al potere con poco più di un terzo dei voti e che per la maggioranza del Parlamento ha dovuto coalizzarsi con il nazionalista indipendente partito Greci. Il risultato elettorale, per qualsiasi analisi realistica implicava che Syriza non poteva assumere quello che alcuni avevano previsto, con la speranza e la paura a sinistra nella cupola dell’UE, vale a dire una decisione radicale, come dichiarato in default e lasciare l’euro.
Syriza ha posto (e lo fa ancora) la necessità di trasformare il modello neoliberale dell’Unione Europea -la stabilità monetaria e finanziaria è tutto e la società non esiste per renderlo un modello che dà la priorità ai servizi sociali, per compensare le grandi squilibri economici esistente tra l’Unione europea e di rispettare il principio della sovranità nazionale quando i popoli così decidono, tra le altre richieste molto legittime.
I dirigenti di Syriza non chiuderanno mai le porte a una politica radicale che porterebbe a un default del debito, ma sanno che la Grecia non è l’Islanda (che non faceva parte della UE), né l’Argentina (economicamente), il che significa che qualsiasi radicalizzazione deve rispondere il fattore principale: E’ il popolo greco disposti ad affrontare un sacrificio di default per difendere la loro sovranità?

Non si può incolpare Tsipras …

…per la semplice ragione che il totalitarismo del sistema neoliberale UE ha raggiunto “coniare” l’euro nel pensiero collettivo, come “scudo” contro i mali di inflazione, la volatilità dei tassi di cambio, e chissà quante altre illusioni che ora formano la barriera protettiva della Troika.

Questa realtà, che non è diversa da quella che si trova in Italia, Spagna, Portogallo e altri paesi che l’euro sta strangolando economicamente e socialmente, ha lasciato solo il modo a Syriza di intraprendere una strada difficile da negoziare con l’UE -da un programma modesto, come Salonicco, ma ancora inaccettabile per la troika dell’UE, di dover tornare indietro, se necessario, ma senza rinunciare ai principi e il mandato di base che aveva ricevuto nelle elezioni, e rendere partecipe il popolo greco a questo processo al fine di avere l’opportunità e il dovere di trarre conclusioni definitive.

Se qualcosa deve essere riconosciuto in questo lodevole esercizio democratico di azione politica è che non è possibile spostare radicalmente oltre i limiti della volontà popolare, e in questo senso la strategia politica di Syriza rispetta e si conforma al principio secondo il quale le persone hanno l’ultima parola.

Non c’è da stupirsi quindi, che la chiamata referendaria è criticata sui giornali e dalle agenzie finanziarie. Ad esempio, con l’ingenuità di coloro che aderiscono alla teologia “l’economia è tutto e la società non esiste”, l’economista britannico dell’impresa di investimento Philips Shaw Investec, ha criticato il referendum, perché “di solito nelle democrazie, sono il tecnocrati e politici che sono interessati ai dettagli, mentre gli elettori sono invitati su temi e principi più ampi. Questo (referendum) è un trasferimento di responsabilità del Parlamento agli elettori ”

Quasi tutte le dichiarazioni e le “analisi” degli ultimi giorni ruotano attorno negoziazione e il fallimento, generalmente attribuita a malintesi del governo Syriza contro le politiche “dure ma sensibili” della troika, che sono l’unica soluzione per mantenere la Grecia nella zona euro e la futura esistenza di un’economia sostenibile in Grecia

Raramente, come in un articolo del New York Times (NYT), si è detto che Tsipras ha detto al parlamento che la decisione di indire un referendum è quello di “rispettare la sovranità del nostro popolo”, o che ha esortato i greci che invia un ‘ grande NO all’ ultimatum “dei creditori, ribadendo che il suo governo rispetterà l’esito del referendum,” non importa che cosa sia “. E il New York Times cita Panos Kammenos, leader del partito nazionalista Greci Indipendenti che fa parte della coalizione di governo, che ha descritto il comportamento dei creditori della Grecia come “fascismo assoluto” e destinato a sottomettere il popolo greco.

Una delle poche interpretazioni realistiche era l’economista Paul Krugman, che nel suo “blog” del New York Times ha osservato che “fino ad oggi ogni segno di una rottura imminente (zona) euro era falsa. I governi, non importa quello che dicono durante le elezioni, cedono alle richieste della Troika; nel frattempo, la BCE si adopera per calmare i mercati. Questo processo ha tenuto insieme la(zona) euro, ma ha perpetuato profondamente l’austerità distruttiva, lasciando alcuni trimestri di crescita modesta in alcuni paesi debitori oscurando il costo immenso di cinque anni di disoccupazione di massa “.

E aggiunge anche un Nobel per l’economia, che in termini politici i grandi perdenti di questo processo sono stati i partiti di centro-sinistra, la cui sottomissione (politica) di austerità e, quindi, l’abbandono di quello che presumibilmente favorito – che li ha resi più dannosi che questi stessi partiti di centro-destra.
Ma, almeno finora, continua Krugman, Tsipras sembra determinato a non accettare una sconfitta. Al contrario, rispetto al ultimatum troika che ha programmato un referendum per decidere se accettarlo. Questo ha portato a molte discussioni e le dichiarazioni che lo presentano come irresponsabile, ma in realtà egli sta facendo la cosa giusta, per due motivi. In primo luogo, se vince il referendum, il governo greco sarà rafforzato, che rimane, a mio avviso,molto importante in Europa.

Secondo Krugman, fino ad ora Syriza è stato in una situazione politica difficile, con gli elettori arrabbiati allo stesso tempo contro le richieste di austerità mai soddisfatti e non disposti ad abbandonare l’euro, aggiungendo che è sempre stato, ed è tuttora, difficile immaginare come conciliare entrambe le posizioni, e poi sottolinea che il referendum solleva gli elettori, in effetti, di scegliere la loro priorità, e che Tsipras dà il mandato a fare quello che deve essere, se la troika spinge in quella direzione.

Non importa quale sia l’esito delle riunioni di crisi di questa settimana con i leader europei a Bruxelles, il prestigio delle due istituzioni che sono elementi essenziali del contratto dopo la seconda guerra mondiale, il Fondo monetario internazionale e la stessa Unione europea ha subito danni permanenti. Raramente i responsabili delle istituzioni del mondo occidentale sono stati così inetti strategicamente nell’affrontare la crisi in Grecia, con le risposte impregnate di panico e rabbia, scrive Peter Tasker, un analista con sede a Tokyo.

Tasker ha detto che anche ora, la priorità del club d’elite in Europa -la “vecchia Europa”, guidata dalla Germania, sembra tenere l’euro nella sua forma attuale, non importa il costo in termini di disoccupazione e collasso sociale Europa meridionale. L’alternativa di buon senso, permettono a un paese di gestire la sua uscita controllata dall’euro e ristrutturare i loro debiti, mentre è ancora un membro dell’Unione europea, ma è troppo tabù per discutere.

Sovranità o Sottomissione

E’ l’espressione sovrana del popolo che deciderà se vuole sopravvivere in quanto tale, con tutti i vantaggi e sacrifici che comporta il rifiuto di breve e medio termine delle esigenze della Troika, o accettare di sottomettersi ai diktat della Troika per continuare l’applicazione del regime spietato di austerità progettato per soddisfare i creditori in un debito in gran parte illegale e, soprattutto, di dare un esempio della necessità di seppellire definitivamente la sovranità per secula seculorum sui popoli per farli pagare una rendita agli oligarchi che controllano il sistema finanziario occidentale parassitario.

Il motivo principale è stato quello di dimostrare che la vittoria elettorale di Syriza è stato un importante fenomeno politico perché mettere sul tavolo la questione della “sovranità o sottomissione” dei popoli nel contesto del sistema di governance Ue, rilevando che si apre una lotta politica caratterizzata da una terribile asimmetria.

L’origine di questi fallimenti è la mancanza di democrazia nel sistema politico e il funzionamento di tipo imprenditoriale, sono stati molto chiari nel 2011, quando la CE ha modificato in un colpo solo i primi ministri di due governi nazionali perché non hanno obbedito alla lettera gli ordini del CE, BCE e FMI troika: George Papandreou, primo ministro greco, sostituito da Lukas Papademos (2011-2012) e Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, Mario Monti (2011-2013). Così la troika ha sfrattato i leader eletti per mettere i loro uomini, che avevano fatto una carriera nel sistema finanziario dell’UE e Wall Street.

E che “opporsi questo sistema, Syriza non solo si sente un esempio eccezionale, ma mette in discussione il sistema rigido di governo, che tra l’altro si dovrebbe chiarire che si tratta di un termine ampiamente utilizzato per definire il sistema di governo dell’UE ma appropriato per la verticalità del sistema decisionale delle multinazionali o monarchie assolute della vecchia realtà, e non alle società democratiche o che dicono di sì. ”

L’importanza di questo processo, che in Grecia è stato comunicate alle persone di avere l’ultima parola, che ha fatto rivivere l’opzione politica, basata sulla volontà popolare sovrana, che non importa il risultato, è un grave sconfitta e di vasta portata per il totalitarismo dei mercati, il neoliberismo.

Nessuno ignora cio cheè accaduto e che accadrà in Grecia ed è molto importante per il processo in corso in Spagna, dove il leader di Podemos, Pablo Iglesias ha detto che a suo parere “il problema non è la Grecia, il problema è l’Europa. La Germania e il Fondo monetario internazionale stanno distruggendo il progetto politico di Europa stanno attaccando la democrazia “.

Syriza tra No e Sì

Se il risultato è una netta maggioranza le richieste della troika, il governo di Syriza ne uscirà rafforzato e la troika soffrirà primo e importante sconfitta politica, che, insieme con il dissenso interno sulla politica aggressiva dell’UE contro la Russia, crescente opposizione popolare negli Stati Uniti trattato transatlantico e il rifiuto di `sistema cuotas` per i rifugiati e gli immigrati clandestini, può mettere in discussione il sistema di governo dell’UE.

Una vittoria per Syriza potrebbe, (e la leadership piuttosto inetta dell’UE è corretta, come definita da Tasker), far posto a un negoziato che si siederà in termini diversi da quelli stabiliti esclusivamente da parte dei creditori. Ma se l’inettitudine persiste nella leadership dell’Unione europea non è escluso che l’unico modo rimasto di confronto, che può portare a una uscita della Grecia dalla zona euro e l’Unione europea.

Se il passato e il presente sono di riferimento, c’è poca speranza di un reale cambiamento in quella cupola, al di là delle buone parole che addolcivano cattive politiche.

Il futuro di Syriza nel governo non dovrebbe necessariamente dipendere da un esito sfavorevole nel referendum del 5 luglio, a meno di una sconfitta con margini ben al di sopra del 50 per cento che serve le forze di opposizione e il megafono UE per creare una destabilizzazione politica nel bel mezzo della peggiore crisi dell’offerta di moneta causata dalla chiusura della BCE e la Grecia l’uso dei fondi di emergenza.

Il processo iniziato da Syriza, di negoziare apertamente e mostrare in pratica quanto rivendicazioni fondate della sinistra radicale è servito sia per il governo e il popolo, è molto prezioso e deve essere conservato e approfondito perché alla fine è l’unico processo che può convertire il popolo da spettatore in attore, e per rilanciare la politica come strumento per rafforzare (non sepolto) la democrazia in Europa, e per guidare certamente altri popoli vivranno queste esperienze molto presto.

In breve, questa è la lezione da “catalizzatore” greco.

Gloria Berloso

 

Kostantinos Kavafis (1863-1919)

Una poesia che è nobilitazione e riscatto della miseria umana, memoria e rielaborazione di un passato che è da un lato biografico e dall’altro storia e tradizione di tutta una civiltà. Questo, e molto altro, è Kostantinos Kavafis (1863-1919), il poeta della “grande Grecia”. E’ una Grecia eterna, metastorica, radicata nel mito ma comunque legata alla contemporaneità, quella che emerge dalle centocinquantaquattro poesie del corpus di Kavafis, originariamente scritte su fogli svolazzanti e di rado sistemate in fascicoli, nelle quali prendono corpo i fatti dell’ellenismo greco romano e del periodo bizantino, tutte rigorosamente in greco, la lingua della madre.