Posts tagged ‘Luigi Grechi’

giugno 21, 2021

LUIGI GRECHI – IL SUO NUOVO DISCO “SINARRA”

Copertina

CARE AMICHE ED AMICI, E’ USCITO “SINARRA”, IL NUOVO CD DI LUIGI GRECHI!

Ebbene, sì, oggi 21 giugno 2021, Luigi mantiene la promessa di pubblicare in CD le canzoni uscite via via sul suo sito web sotto il titolo di  “Una canzone al mese” e poi messe a disposizione su YouTube.

Ovviamente i brani sono stati rimixati e rimasterizzati, si sono aggiunte parti, voci, strumenti…

Il CD sarà messo in vendita su eBay e in ascolto gratuito, come ormai avviene, su varie piattaforme web.

Invece spariranno da YouTube i brani di “una canzone al mese” che alcuni di voi hanno ascoltato in versione demo,  ma ben presto saranno sostituiti dal prodotto finito

Luigi Grechi: “Ho cominciato quasi per scherzo insieme a Paolo Giovenchi e ci siamo ritrovati in mano con un disco che è senz’altro il migliore che io abbia mai fatto. E’ quello, nel bene e nel male, che più mi rappresenta, col mio amore per la musica acustica e per gli arrangiamenti minimali ma con un suono moderno e convincente…”

PAOLO GIOVENCHI ha prodotto il disco.

Inoltre, Paolo ha suonato basso, chitarre, mandolino, banjo-chitarra, percussioni, vocals

FIORE BENIGNI organetto

STEFANO PARENTI cajon, batteria

EDOARDO PERETTI piano, tastiere

ANDREA “UENZO” PREALONI cornamusa musette, flauto irlandese

ALESSANDRA QUADRACCIA vocals

CAROLINA TARUFFI vocals

STEFANO TAVERNESE violino

FABRIZIO FREZZA ha curato e mixato il suono

ENRICO FURZI (“LA STRADA”) mastering

CRISTIANO GIUSTOZZI grafica

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A FRANCESCO PER VOCE E ALLEGRIA SU “TANGOS E MANGOS”

List track – testi per gentile concessione di Luigi De Gregori

Gloria Berloso – pag.153 Luigi Grechi cantautore italiano

(3) Luigi Grechi – Artista – (Questa pagina non è amministrata da Luigi Grechi) | Facebook

Sito ufficiale Luigi Grechi, Il Bandito e il Campione, Girardengo, Pastore di Nuvole, Ruggine, Francesco De Gregori,

marzo 5, 2015

Joan Baez a Udine: 8 marzo 2015, serata da tutto esaurito al Giovanni da Udine.

Sembra essere inziata nel migliore dei modi la collaborazione tra Il Teatro Giovanni da Udine e Folkest. Un tutto esaurito che accoglierà Joan Baez con lo splendido colpo d’occhio di un teatro strapieno in ogni ordine di posti. Sarà la seconda di quattro date del tour italiano che, oltre Udine, toccherà Bologna, Roma e Milano.

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marzo 28, 2014

“Alla maniera degli antichi bardi, le storie narrate attraverso l’arpa, sono storie nelle quali ognuno può riconoscere se stesso e le proprie emozioni”.

408035_261207920610382_1630414039_nRicky Mantoan, un amico per la vita. Così l’ho ricordato anni fa scrivendo una nota su facebook. Per lui ho scritto fiumi di parole per trasmettere a tutti Voi, la bellezza artistica ed interiore di questo straordinario artista conosciuto nel 1998 in una piccola località del Friuli Venezia Giulia, nel locale che diventò teatro di altri concerti altrettanto emozionanti e preso in cura da me l’anno precedente. Era un giorno di marzo, un pomeriggio tranquillo ed io avevo già appeso in bacheca una locandina per annunciare il concerto di Luigi Grechi e Ricky Mantoan , quando vidi arrivare un’auto carica di strumenti con i pionieri della musica folk e country; di loro, io già conoscevo molte cose, di quanta strada avessero fatto entrambi, specialmente negli Stati Uniti. Luigi era uno storico cantautore del celebre Folkstudio di Roma, quando a gestirlo c’era Cesaroni, per un periodo relativamente breve ed insieme a suo fratello più piccolo Francesco, ma subito s’innamorò dell’America perché era lì che doveva maturare le sue creazioni artistiche con il contatto e l’esperienza dei grandi musicisti americani come Pete Seeger ma in particolar modo Tom Russel.
Ricky Mantoan ha collaborato fin dal 1981 con Roger McGuinn , Skip Battin,  Sneaky Pete Kleinow,John York, Greg Harris. Si è esibito con i gruppi entrati nella storia della musica a livello mondiale: i Byrds e i Flying Burrito Bros ma ci sono numerose sue collaborazioni con altri celebri musicisti. In quel periodo Ricky conobbe un successo personale strabiliante perché era non solo un capace e grande chitarrista ma era diventato mitico per il suo carattere dolcissimo e la sua sensibilità, oltre ad essere un bell’uomo. Da circa trentacinque anni è alla guida del Branco Selvaggio, la band tutta italiana con la quale ha diffuso in Italia il linguaggio ed il pensiero del country-rock , che ancora vedremo in altri concerti, perché per questi eterni ragazzi il tempo non passa mai!

Ricky Mantoan

Ricky Mantoan

Con Ricky c’è stato un feeling immediato e abbiamo subito iniziato a parlare come se fossimo già vecchi amici mentre per Luigi la conversazione alle prime ore del pomeriggio era un po’ ostica, ma più tardi e verso notte inoltrata, anche De Gregori senior diede prova di essere una persona straordinaria e molto loquace, infatti con altri pochi intimi amici continuò a parlare fino al mattino dopo l’alba.
Dopo essersi sistemati in albergo e disposto tutti gli strumenti (un numero indefinito di chitarre), Ricky entrò in cucina, si sedette sul tavolo e continuammo a chiacchierare. Io avevo di fronte un mitico ex Byrds, perché così l’avevo conosciuto una decina d’anni prima in un concerto tributo, e la mia gioia era grandissima; anche Ricky percepiva di avere davanti una persona umana e dotata di grande sensibilità e così mi raccontò di un evento terribile che lo colpì 18 anni prima e che determinò in seguito un radicale cambiamento dentro di lui. Ma era diventato una persona migliore ed aveva incominciato ad avere rispetto per ogni cosa, riconosceva che la vita gli aveva regalato speranza e attimi di gioia. In lui regnava una voglia di creare e scrivere canzoni; le avversità lo avevano messo alla prova ed in quel periodo ha scritto brani e molte ballate come “Deep water” e “Sister Moon” di una pura bellezza, dalle quali traspare il romanticismo, la poesia ma anche la sua tragedia personale. Questi brani furono incisi sul lato B del disco in vinile di Ricky con altri brani come Blackbird,costruita con chitarre acustiche ed elettriche, Sad Country Lady scritta in onore a Gram Parsons ed Emylou Harris, Down in Memphis e Tennessee sono due ballate americane di chi sogna, Old Friend racconta di un vecchio amico partito dal suo paese per ricercare un mondo migliore dove vivere meglio, si scopre infatti di essere invecchiato serenamente e di non avere il desiderio di tornare indietro , Goin’ round è un brano gioioso ed infine Crazy man Michel, scritta da Richard Thompson e Dave Swarbrick, canzone magica e mistica, rivela l’avvicinarsi a strumenti più antichi dal suono medioevale-orientale.
Ricky infatti ha dato una svolta musicale con lo studio dell’arpa celtica, creando atmosfere di sapore rinascimentale e da meditazione assoluta; nel 2003 ha composto dei brani che offrono all’ascoltatore l’incanto di una musica dolcissima con sapori orientali a tratti per ritornare alle tematiche rinascimentali. L’uso di questo strumento, un’arpa a 36 corde, rivela la profondità interiore di Ricky Mantoan e trasmette emozioni e una grande e rara tenerezza, stessi sentimenti che Ricky ha trasferito al nostro primo incontro.
“Alla maniera degli antichi bardi, le storie narrate attraverso l’arpa, sono storie nelle quali ognuno può riconoscere se stesso e le proprie emozioni”.

Ricky Mantoan

Ricky Mantoan

Questa musica produce i massimi livelli di armonia con la narrazione e la lettura di poesie d’amore.
Ma la sua storia musicale è molto di più. Mi piace ricordare sempre che la casa dei genitori di Ricky riusciva ad esercitare su tutti i musicisti che vi passavano e si fermavano per le prove, un’influenza positiva. Nella stessa casa, che oggi è sicuramente un luogo di culto, si fermarono i Flying Burrito Bros prima di partire per il tour italiano. Ricky in tutti i concerti si è rivelato una presenza essenziale e molto importante ed il disco inciso su vinile è la testimonianza del grande valore di questo artista incredibile. Assolutamente strabiliante, unica ed irrepetibile la performance proposta da Ricky del celebre brano di Bob DylanKnockin on heaven’s door”, ritenuta dagli stessi F.B.B., superiore alla loro versione. D’allora, in tutti i concerti, il pezzo viene suonato alla maniera di Ricky Mantoan. Esiste sul mercato discografico il disco in vinile con il brano celebre ed altri pezzi fantastici come Sneaky Attack, Walk On The Water, Santa Ana Wind e So You Want To Be a Rock’n Roll Star, registrati in un concerto live a Viterbo e L’Aquila ed eseguiti da Sneaky Pete Kleinow: pedal steel, Skip Battin: voce e basso, Vincenzo Rei Rosa: batteria e Ricky: voce e Telecaster & Rickembacker guitars.
Con il suo gruppo Branco Selvaggio di oggi -( Ricky Mantoan: voce, String Bender Guitar, Pedal Steel Guitar, Rickenbarcker Guitar, Guild electic/acoustic guitar; Luciano Costa: voce, String Bender Guitar, chitarra acustica; Giuseppe D’Angelo: voce, batteria; Dario Zara: voce, bass), il divino mancino ha fatto conoscere in tutta la nostra penisola la sua musica fatta da esperienze in tanti concerti fin dagli sessanta, di grandi canzoni costruite con passione ma soprattutto con molta umanità.
In questi ultimi anni Ricky Mantoan ha realizzato un numero infinito di brani e musiche ed arrangiato pezzi come Ballad of Easy Rider e Wasn’t Born To Follow (Byrds).
La capacità artistica, l’umanità, la tenerezza e la sensibilità di questo generoso artista piemontese si trasmette in queste canzoni, già rese famose attraverso il cinema, ma arricchite da una purezza che in pochi chitarristi al mondo possiamo trovare.
Scritto da Gloria Berloso il 15 gennaio 2011 per Bravonline.it

Gloria Berloso

Gloria Berloso

(diritti riservati).

luglio 25, 2013

SIMONE AVINCOLA, il giullare controcorrente arriva al FOLKEST, musica e cultura.

L’Italia, ricca di un entroterra culturale sembra essersi fermata a crogiolarsi nel decadentismo . In questi anni pochi sono stati i tentativi di elevarsi ad interessi universali. Invece di unificare le varie forme d’arte sotto un denominatore comune – musica, arte figurativa e letteratura -, si evitano accuratamente ciascuna lasciandole pian piano morire per distoglierle dalla mente di tutti noi.. Il benessere ed il consumismo, creato ad hoc e per interessi di pochi, rendono sempre più difficile distinguere la vera arte dalla moda, i poeti dagli intelettualoidi, i musicisti dai musicanti.
La politica non culturale ha provocato un bel lavaggio del cervello ma il popolo non può restare indifferente ed il sistema deve essere messo in discussione. La cultura che avanza a grandi passi verso l’evoluzione, anche se mancano i mezzi, non può trascurare la sua voce più maestosa: l’arte. Moltissimi giovani si documentano, seguono ed incominciano ad amare i movimenti musicali anche quelli geograficamente lontani, riscoprono la poetica dei cantautori degli anni sessanta e settanta, cercano di scoprire un percorso per realizzare i propri sogni. Si, perché i sogni sono ancora liberi, dove la pressione economica non può ancora arrivare per catturarli.
Personalmente io sto dalla parte della barricata per scoprire qualcosa di nuovo nel mondo della musica e dell’arte, per dialogare con i suoi amici, per far risorgere insieme, anche dalle ceneri della superficialità dilagante e del commerciale, la vera eterna arte, affinché si possa tornare a parlare della musica italiana come del canto più sublime dell’anima popolare.

Simone Avincola

Simone Avincola

Una di queste anime è Simone Avincola, giullare controcorrente, musicalmente corretto, uno dei tanti ragazzi che cerca con ogni mezzo di unificare le arti esprimendosi con il linguaggio più nobile: la musica.
Simone lo conosco da alcuni anni, ho seguito passo dopo passo il suo percorso.
Simone Avincola è uno dei tanti giovani che attraverso le canzoni lancia il suo messaggio affinché in Italia la politica divenga più pulita e trasparente e la speranza che questo sogno si realizzi quanto prima. I temi delle sue canzoni ricordano molto quelle storie raccontate da Francesco Guccini, cantautore ribelle degli anni settanta, che lottava per tutti noi, ma ricordano anche gli avvenimenti e le tematiche dei nostri tempi. Ma come si è avvicinato a questa espressione di musica popolare? Simone Avincola, come tanti ragazzi della sua generazione ha avuto la fortuna di studiare chitarra alla Scuola Popolare di musica del Testaccio a Roma e di aver avuto ottimi insegnamenti dalla grande e straordinaria Giovanna Marini per dieci anni. Attraverso questo percorso, dopo aver ascoltato le canzoni popolare e vivendo in un periodo storico e politico molto difficile per il suo paese trova la sua strada cantando storie di vita di persone collocate in luoghi diversi che alla fine s’incontrano in una unica via. Il Giullare canta le sue storie ma invoca la speranza che cambi la scena e che tutto ritorni a favore degli oppressi.
Dopo il primo Album autoprodotto due anni fa: Il giullare e altre storie dove racconta storie nuove di conflitti tra potente ed oppresso puntando il dito al ruolo dell’informazione, della legge perché al servizio dei padroni e il film documentario “Stefano Rosso, L’ultimo romano”, dedicato al cantautore romano scomparso nel 2008 e per il quale si è aperta oggi una nuova via per la riscoperta, Simone sbarca al Folkest, culla della cultura mitteleuropea per presentare il nuovo disco che uscirà prossimamente.
Sono passati quindi quasi due anni dall’esperienza e la pubblicazione del primo disco ed in anteprima Simone mi ha confidato la storia che ha dato origine a questo secondo lavoro e che sarà presentato a Spilimbergo il 28 luglio nella prestigiosa piazza Garibaldi.
I protagonisti di quest’opera, il titolo ancora non l’ho scoperto, sono gli stessi amici del Giullare e Altre storie (2009): Simone Avincola, Matteo Alparone e Edoardo Petretti. In questo nuovo lavoro c’è molta sperimentazione musicale e racchiude ben 13 brani. All’interno c’è tutto il riassunto di quello che siamo e del mondo che vediamo, viviamo e che Simone ha voluto raccontare con un amore spropositato ma a volte anche con parole dure, impregnate di indignazione verso tutta la situazione politica italiana che ci ritroviamo a subire giorno dopo giorno.

Le canzoni del nuovo disco, sono arricchite musicalmente da molti ospiti amici.
Tra gli altri, vorrei sottolineare:

Paolo Giovenchi (chitarrista di Francesco De Gregori) che con il suono della sua elettrica ha saputo abbellire e trasformare completamente “Abbiamo noi il potere” e “Invisibili”

 Freak Antoni (degli Skiantos) che fa la parte del figlio in “Così canterò tra vent’anni”,

brano che chiude il disco e in cui racconto un ipotetico futuro che mi descrive in modo molto ironico come un cantautore che non è riuscito a diventare qualcuno e che nonostante tutto continua imperterrito a suonare nella sua camera mentre il figlio(Freak) lo elogia (mentendo spudoratamente)

BAND E ARRANGIAMENTI

Gli arrangiamenti sono curati interamente da Edoardo Petretti (pianista e fisarmonicista)
ad eccezione del “Marinaro” (brano dedicato a un personaggio un po pazzoide del mio quartiere che è scomparso recentemente) e che è stato arrangiato da Stefano Ciuffi (chitarrista davvero unico che ha cominciato da poco la sua collaborazione con la band e “La Voglia” che ha visto la direzione artistica di Edoardo De Angelis ( manager e produttore)

Gli altri musici della band sono:
Matteo Alparone al basso (che si è occupato anche della grafica)
Luca D’Epiro alla batteria (la maggior parte delle riprese audio sono state realizzate nel suo studio “BuonaLaPrima”).

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SIMONE AVINCOLA (Italia)

28 luglio 2013

Seconda serata

Spilimbergo

Piazza Garibaldi

gennaio 13, 2013

La tragedia del Mattmark e la canzone popolare

Valle di Saas, Canton Vallese: sono le 17.15 del 30 agosto 1965 quando una massa di due milioni di metri cubi si stacca dal ghiacciaio di Allalin e precipita sul cantiere allestito per la costruzione della diga di Mattmark. 88 lavoratori perdono la vita. Gli alloggi vengono completamente sotterrati dall’immensa massa di ghiaccio. Pochi istanti prima della tragedia i lavoratori sentono il sinistro scricchiolio della lingua di ghiaccio che si stacca e istintivamente corrono verso le baracche alla ricerca di un rifugio. Ma la loro è una corsa verso la morte. Rimangono sepolti sotto 50 metri di ghiaccio. Il recupero delle salme è estremamente difficile.

Delle 88 persone rimaste uccise 56 sono italiani, molti originari della provincia di Belluno, 24 svizzeri, 3 spagnoli, 2 austriaci, 2 tedeschi e un apolide. Osvaldo D. è fortunato, se la cava con qualche ferita lieve: stavo caricando un veicolo quando ho sentito il ghiaccio precipitare, poi il nulla, racconterà più tardi al giornale della Federazione dei Lavoratori dell’edilizia e del legno (Flel). La tragedia di Mattmark suscita scalpore in tutta Europa. E’  la più  grave catastrofe della storia svizzera dell’edilizia. Da tutto il mondo giungono dichiarazioni di solidarietà. I sindacati italiani inviano telegrammi di condoglianze. Il 9 settembre il consigliere federale Hans-Peter Tschudi commemora le vittime in una messa funebre a Saas Grund. La Catena della solidarietà e il Soccorso operaio svizzero raccolgono numerose donazioni. Anche la Flel e il Canton Vallese intervengono mettendo a disposizione dei contributi per far fronte all’emergenza.

Elektrowatt sotto pressione

All?inizio la tragedia viene ricondotta ad una catastrofe naturale. I titoli dei giornali parlano di forza della montagna e di destino, morte e distruzione. Poco dopo iniziano però a farsi strada le prime riflessioni sull’efficacia delle misure di sicurezza adottate. Nel documento Vittime del lavoro l’Unione sindacale svizzera (Uss) scrive: dovremo pur chiederci se sono state adottate tutte le misure necessarie. Il ghiacciaio di Allalin è  sempre stato noto per la sua instabilità; eppure gli alloggi dei lavoratori sono stati costruiti proprio sotto il ghiacciaio, in una zona ad alto rischio. Il 17 settembre parte l’inchiesta ufficiale e vengono ordinate le prime perizie. La committente, l’Elektrowatt Ag, finisce sotto pressione. L’ombra della responsabilità  grava però anche sull’Istituto nazionale svizzero dell’assicurazione infortuni (Insai, oggi Suva) e sulle autorità vallesane competenti per il rilascio delle autorizzazioni.
La Flel solleva domande critiche, ma al tempo stesso non vuole formulare accuse precipitose contro l’azienda committente. Poco dopo la tragedia la direzione dei lavori decide la continuazione della costruzione della diga anche nella zona a rischio. La Flel reagisce esprimendo delle riserve, si astiene però da un’aperta opposizione. Le voci di critica si moltiplicano invece all’estero, soprattutto in Italia. Le cause della tragedia che è costata la vita a 88 persone vengono identificate nelle lacune delle misure di sicurezza. Le numerose iniziative volte a raccogliere donazioni fanno inoltre avanzare il sospetto che le famiglie delle vittime vengano lasciate alla mercé della miseria. La Flel e l’Uss correggono la loro rotta e pubblicano lunghi articoli sui diritti assicurativi e pensionistici dei migranti. Contemporaneamente lanciano anche il dibattito sui rischi di infortunio e malattia legati al mondo del lavoro.

La vergogna dell’assoluzione

I tempi dell’inchiesta penale sono lunghissimi. Dopo quattro anni il processo penale non è ancora stato avviato. Il quotidiano Tages-Anzeiger accusa le autorità vallesane di non essere all?altezza di un caso così complesso. In effetti la prima udienza viene fissata solo sei anni e mezzo dopo la tragedia. Il 22 febbraio 1972 diciassette imputati  tra cui direttori, ingegneri e 2 funzionari Suva , sono chiamati a rispondere delle loro azioni di fronte al Tribunale distrettuale di Visp. Gli occhi della stampa mondiale sono puntati sul processo. Il capo d’accusa è omicidio colposo. La pena massima richiesta dal procuratore pubblico  è peril solo il pagamento di multe da mille a 2 mila franchi. L’opinione pubblica è incredula e accoglie la notizia con severe critiche. Una settimana dopo il tribunale assolve tutti gli imputati: la catastrofe non era prevedibile. Nella motivazione della sentenza il tribunale spiega che una valanga di ghiaccio rappresenta una possibilità  troppo remota per essere presa ragionevolmente in considerazione.
Forti ondate di critiche si levano in tutto il Paese e anche all’estero. Le sentenze sono considerate ingiuste dall’intera opinione pubblica. Anche il presidente della Flel Ezio Canonica commenta la decisione del tribunale: troppo spesso i cosiddetti lavoratori di seconda classe vengono duramente colpiti da infortuni sul posto di lavoro; non possiamo che reagire con una severa protesta. Il 18 marzo 1972 migliaia di migranti scendono in strada a Ginevra. Chiedono giustizia per le vittime di Mattmark e denunciano il disprezzo per la vita dei lavoratori. Ezio Canonica presenta un?interpellanza al Consiglio nazionale, denunciando la prassi dei blandi controlli della Suva e anche la volontà di risparmiare costi e tenere bassi i premi, a prezzo della salute e della vita dei lavoratori.

Fatale fiducia nella scienza

Nell’agosto del 1972 il segretario della Flel Karl Aeschbach pubblica un rapporto dettagliato sulle cause della catastrofe di Mattmark. Aeschbach giunge alla conclusione che gli ingegneri, data la loro specializzazione unilaterale, non possedevano le conoscenze necessarie per individuare i veri pericoli. Erano inoltre stati ignorati i timori dei lavoratori. La tragedia era infine stata causata da una serie di omissioni, come ad esempio la mancata sorveglianza fotogrammetrica del ghiacciaio. Aeschbach scrive: la catastrofe di Mattmark è stata una vera e propria catastrofe naturale; il numero delle vittime non sarebbe però stato così  alto se non fossero intervenuti anche una serie di fattori umani. Aeschbach cita in particolar modo la strategia di profitto dei costruttori, intenzionati a terminare la diga prima dell’arrivo dell’inverno. Sul banco d’accusa non finisce allora solo l?azienda costruttrice, ma anche l’avidità di profitto, la fiducia nella scienza e il delirio d’?onnipotenza di un’intera epoca.
Contro la sentenza viene presentato un ricorso al Tribunale cantonale di Sion. Alla fine del mese di settembre 1972 i tre giorni di udienza si concludono ancora una volta con l’assoluzione di tutti gli imputati. Anche la seconda istanza conferma dunque la tesi dell?imprevedibilità della catastrofe. E ancora una volta la reazione della stampa italiana è molto dura. La decisione con cui i familiari dei ricorrenti vengono obbligati a pagare la metà delle spese processuali suscita una profonda ondata d’indignazione: le famiglie delle vittime si ritrovano a dover versare al canton Vallese 3 mila franchi. Il codice di procedura penale vallesano prevede infatti che la metà delle spese processuali siano a carico della parte soccombente. L’effetto simbolico è devastante. La Svizzera entra nell’immaginario collettivo come un Paese arrogante e crudele.

Indignazione in Italia

Nel Parlamento italiano le voci critiche vedono nella sentenza una conferma dei pregiudizi elvetici contro i migranti. Il giornale protestante Nuovi Tempi lancia un appello alle chiese svizzere, affinché prendano le dovute distanze dalla scandalosa sentenza. Con grande sdegno il giornale ricorda che negli ultimi dieci anni un alto numero di  lavoratori italiani hanno perso la vita in Svizzera. I tre grandi sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil protestano uniti contro una sentenza che definiscono inaccettabile. Il Governo italiano si dichiara pronto a farsi carico delle spese processuali tramite il fondo del consolato per la tutela giuridica costituito presso l’Ambasciata italiana a Berna. La giustizia vallesana non prende neanche in considerazione una remissione delle spese a favore delle famiglie delle vittime.

(fonte certa)

Una canzone sulla tragedia di Mattmark è stata scritta e pubblicata da Luigi Grechi nel bellissimo LP Accusato di libertà, 1976

Testo di Mattmark

Fa più caldo stasera
fra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

Guarda lì sul tuo letto
quella foto di Rita
Questa sera mi sembra
proprio che rida

Lei che era sempre
così timida e seria
Ma guardala un po’
porca miseria…

L’hai lasciata da un pezzo
per venire quaggiù
Per mandarle ogni mese
qualcosa di più

Ma il più non bastava
già da molti anni
Lei rideva di meno
e stirava più panni

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Sta in festa Giuseppe
che è l’ultima volta
Sta in festa Giuseppe
che il nemico ti ascolta

E il nemico lì fuori
è la grande montagna
Mattmark è il suo nome
vento caldo la bagna

E fu l’ultimo canto
a coprire quel tuono
Che vi tolse anche il tempo
di chiedere perdono

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

 

ottobre 23, 2012

Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?

Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano  le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.

                                 

Canzoni popolari note da molto  tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento.  “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come  “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o   “If  I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni.  I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi  che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore

e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte  canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.

Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop)  si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.

La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla  critica e dai fans,  un artista,   come “folk“,  in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band  rock o pop.

Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.

Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse  tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.

Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano  l’occupazione, la religione, la cultura,le  tradizioni, i costumi,  la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.

Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura  orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.

Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.

Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà  di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.

Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani  indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse.  Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene,  le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la  discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.

La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e  ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno  un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito.  Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo.  Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.

D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.

I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK

 1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger

7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez  10. Leadbelly 11. Phil Ochs  12. Judy Collins 

13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds  15. Fairport Convention 16. Doc Watson  17. Neil Young

18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot

23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush 

28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III

32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers  34. Tom Paxton  35. Steeleye Span

36. Utah Phillips  37. Josh White  38. The Chad Mitchell Trio  39. John “Spider John” Koerner

40. Kate & Ann McGarrigle  41. Hazel Dickens  42. Ralph McTell  43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd

45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand  49. Ian & Sylvie 

50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson

55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller 

60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil

66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement 

71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen

77. Anita Carter  78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills

82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman 

87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s

92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens

98. Nanci Griffith  99. Christy Moore  100. John Kirkpatrick

The Serendipity Singers
The Seekers
Melanie
Spanky and Our Gang
Michelle Shocked
Nick Drake
Bill Morrisey
Sandpipers
Village Stompers
Smothers Brothers
The Incredible String Band
Victoria Williams
Roger McGuinn
Shawn Colvin
Janis Ian
Leo Kottke
Rod McKuen
Hamilton Camp
Taj Mahal
Gram Parsons
Peggy Seeger
Trini Lopez
Glenn Yarbourough
Bradley Kinkaid
Phoebe Snow
Buffalo Springfield
Flaco Jiminez
Devendra Banhart
Roy Harper
The Beau Brummels
The Holy Modal Rounders
Atwater-Donnelly
The Chenille Sisters
The Tarriers
The Brandywine Singers
Ricki Lee Jones
Robin & Linda Williams
Katty Moffatt
Terry Callier
Mike Cross
Carolyn Hester
Richard & Mimi Farina
The Everly Brothers
The Band
The Lovin’ Spoonful
Ellis Paul
Artie Traum
Luka Bloom
Bert Jansch
Happy Traum
The Jolly Rogers
Bad Haggis
ottobre 12, 2012

Al Tenco per Woody Guthrie i De Gregori,Marini, Sarah Lee Guthrie e …

L’evento importante che si celebrerà sul palco dell’Ariston è la presenza di Francesco De Gregori e il fratello Luigi Grechi, si esibiranno con l’Orchestra Popolare italiana di Ambrogio Sparagna. Con loro ci saranno la nipote di Woody Sarah Lee Guthrie, la band newyorkese The Klezmatics con il suo repertorio klezmer, Giovanna Marini e Davide Van De Sfroos.

Due le serate all’Ariston, venerdì 16 e sabato 17 novembre, mentre la giornata di giovedì 15 sarà dedicata ai talenti emergenti, che saranno invitati a esibirsi nei locali della città all’ora dell’aperitivo.
In attesa di conoscere i vincitori delle targhe TENCO  nella serata del 16 novembre che avrà per titolo Da qualche parte lungo la strada, da un verso della canzone che Bob Dylan dedicò a Guthrie Song to Woody, ci sarà il tributo al grande Maestro. La canzone del Bardo aprirà lo spettacolo nell’esecuzione della band, King Of The Opera.

Nell’occasione verranno consegnati due Premi Tenco: a Frank London & The Klezmatics, che ha musicato una serie di testi inediti di Woody Guthrie; e, come operatore culturale, ad Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana e uno dei nostri grandi etnomusicologi, che più di ogni altro ha indagato e divulgato in Italia la canzone storica americana, popolare e d’autore, a cominciare proprio da Guthrie.

Nel pomeriggio del 16 si terrà inoltre un incontro sulla figura di Woody Guthrie, con molti fra gli artisti in programma la sera e con i massimi studiosi della materia, mentre il 17 pomeriggio all’Ariston verrà proiettato il famoso film Questa terra è la mia terra, ispirato all’autobiografia di Guthrie Bound for Glory e vincitore nel 1977 di due Oscar.

La serata di sabato 17, nel Teatro del Casinò, sarà la volta di Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore, in cui il Club proporrà alcuni nomi non ancora notissimi al grande pubblico. I nomi dei cantautori e dei gruppi che si esibiranno verranno comunicati prossimamente.

ottobre 4, 2012

MOSES ASCH ovvero FOLKWAYS RECORDS

Ho letto alcuni libri e molti articoli riguardanti Woody Guthrie, nel centenario dalla sua nascita.  Io stessa me ne sono occupata in questo sito e con altri articoli;  in moltissimi paesi nel mondo si sono svolti concerti, seminari, festival, dedicati all’immensa opera del più grande ed illustre folk-singer. Woody ha dedicato tutta la sua vita, scrivendo canzoni, poesie, testimonianze e lo ha fatto continuamente, giorno e notte!

Moses Asch, fondatore della etichetta discografica non profit FOLKWAYS RECORDS della Fondazione Smithsonian, una istituzione che ha salvaguardato ogni forma di cultura  che hanno reso grande la terra:  la musica, la poesia e ogni sonorità del mondo. Quasi tutti i dischi di Woody Guthrie sono stati pubblicati da questa etichetta nella persona di Moses Asch che n’è il fondatore. La Smithsonian ha messo a disposizione tutte le opere raccolte, pertanto chi volesse visionare ed ascoltare questi dischi, un  patrimonio immenso, lo può fare.

Ci sono inoltre molti documenti che raccontano molte storie diverse. Vi ho già raccontato che  Guthrie era un comunista e un antifascista, un poeta e un musicista, uno scrittore e un pittore. Si sa anche che era un ubriacone e un amante appassionato. Oggi abbiamo a disposizione migliaia di scritti, testi dattiloscritti dallo stesso Woody, spartiti, dischi, copertine, fotografie,  alcuni libri e li possiamo toccare con mano.

Per il centenario la Folkways ha pubblicato un box contenente tre CD con il libro. L’opera è immensa, i commenti ai dischi occupano quaranta pagine del libro. Ci sono 57 registrazioni tra le quali la versione integrale di This Land Is Your Land, cantata anche da Pete Seeger e Bruce Springsteen davanti al Presidente degli USA, Obama. Il terzo CD contiene le canzoni All Work Together e My Little Seed, precedentemente le troviamo su dischi a 78 giri.

Fortunatamente il Signor Moses ha registrato i programmi radiofonici  e le incisioni alla Radio Station di Los Angeles dove Guthrie tra il 1937 e il 1939 ha partecipato. Molto interessante e da batticuore è la registrazione di alcune canzoni come Weaver’s Life nello spettacolo di beneficienza con Pete Seeger, Cisco Huston, Lee Hays subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e la canzone Goodnight Cathy, cantata da Woody insieme alla moglie Marjorie nel 1946.

E’ proprio Marjorie a raccontare di quanto grande spessore artistico fosse suo marito, nonostante la grave malattia che lo aveva colpito, relegandolo ad un letto d’ospedale inerme…” Woody era perfettamente cosciente di quello che gli succedeva intorno, poteva pensare e capire, c’era sempre la sua mente rivoluzionaria dentro il suo corpo immobile. Quando Pete Seeger  andò a fargli visita nel 1967 con Sonny Terry e Brownie McGhee, gli cantarano una canzone e Woody pur non potendo muoversi cercava di battere il tempo con le mani“.

Woody at 100: The Woody Guthrie Centennial Collection

Woody Guthrie SFW4020

settembre 18, 2012

PHIL OCHS, alla riscoperta creativa della musica folk e al suo declino

Philip David Ochs, nato a El Paso il 19 dicembre 1940 e deceduto a Far Rockaway il 9 aprile 1976, ufficialmente per suicidio.

E’ da molto tempo che volevo interpretare la travagliata vita di Ochs, ho iniziato ad ascoltarlo intensamente una ventina d’anni fa, mi piace la sua voce e  comprendo le sue canzoni sempre accusatorie e la sua intensa vita, che è intrecciata alla crescita ed al riflusso del movimento dei diritti civili, alla riscoperta creativa della musica folk e al suo declino, per lo spostamento dei gusti giovanili verso la musica rock. La sua voce e la sua chitarra divengono la colonna sonora della ribellione nella battaglia per la democratizzazione del suo Paese e Phil può essere definito probabilmente il migliore dei cantautori politici ed il più fedele discepolo di Woody Guthrie.

Il suo esordio nel 1962 con All The News That’s Fit To Sing (1964), con The Bells, The Power And The Glory e Bound For Glory, e I Ain’t Marching Anymore (1965), con Draft Dodger Rag Ain’t Marching Anymore(1965), l’inno dei sit-in contro la guerra nel Vietnam (e per la quale Ochs venne bandito dalla programmazione radio e tv in tutta la nazione), subito divenuta l’inno degli obbiettori di coscienza.

Praticamente, Phil Ochs rivitalizza la tradizione del folk singer quale interprete di ogni rifiuto contro l’arroganza di potere. Noto per il suo spirito arguto, il suo umorismo sardonico, la sua pratica giornalistica come cronista, la sua condanna è tagliente e mirata. Ed è proprio con il concerto del 1962 a Columbus, organizzato dalla Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà, che iniziano i primi guai per lui in seguito ad un articolo su un giornale periodico che lo definisce l’erede di Woody Guhtrie, noto come l’ammazza fascisti.

La sua espressione musicale è la trasposizione dei principali eventi di quell’epoca così difficile ma importante da conoscere. Usa la chitarra al posto della macchina da scrivere

In Concert (1966) contiene i suoi primi hit non politici, There But For Fortune e Changes, ma anche The Ringing For Revolution, che, sotto l’influsso di Dylan, è il suo maggiore sforzo politico-narrativo, il brano che lo colloca nelle posizioni piu` avanzate in assoluto della canzone di protesta. Ed è proprio a febbraio del 1966 che Ochs viene classificato come elemento pericoloso per la sicurezza nazionale. In quel periodo si accorge di essere controllato e durante i concerti, tra una canzone e l’altra, fa battute sugli agenti presenti ma nascosti tra il pubblico.

Quando, con Pleasures Of The Harbour(1967), tenta il capolavoro barocco alla Blonde On Blonde, i suoi limiti emergono  evidenti: mentre Bob Dylan continua la tradizione dei poets maudits, Ochs può  tutt’al più affidarsi allo spirito dei dandy romantici del primo Ottocento e sprofondare in arrangiamenti di archi e pianoforti (come in Crucifixion, elaborata suite ispirata all’assassinio di Kennedy). Di quel disco ambizioso si salvano le ballate, The Partye soprattutto Outsaid of a Small Circle Of Friends, una gioiosa musica per un ritratto di una generazione cinica.

Tape For California (1968), con la fiaba folk Joe Hill e un’eccentrica ballata pacifista, The War Is Over, contiene anche il suo ultimo capolavoro, When In Rome, in cui rivisita la storia dell’America con toni apocalittici da far dimenticare Desolation Row.

A metà gennaio del 1968 è tra i promotori del Partito Yippie, di sapore anarchico, all’insegna del spontaneismo e della provocazione contro il potere. Prima del Festival of Life è netta la sua posizione in vista della candidatura di Nixon ed è subito battaglia. La rivista di controcultura rock Rolling Stone raccomanda di stare alla larga da Chicago e pochi artisti confermano la loro presenza. La città diventa un campo di tafferugli, inseguimenti ed arresti. Ad agosto dello stesso anno Ochs canta al concerto di protesta e si preoccupa per il numero di poliziotti presenti, purtroppo alla fine del concerto si scatena la repressione con numerosi arresti, per dimostrare la forza dello Stato. Phil continua a cantare ed animare le manifestazioni antimilitaristiche ma in lui inizia a presentarsi una terribile malattia, mentre la polizia lo perseguita in ogni forma e modo (Fonte: Freedom of Information Act, archivi polizia, FBI e CIA).

La depressione di cui soffre si fa evidente in Rehearsals For Retirement (1969), autobiografia critica a ritmo di rock and roll in cui Ochs si riconosce paladino romantico dei valori della Nazione Americana. La ballata autobiografica My Life riecheggia una preoccupazione che scivola nella paranoia : “Prendetevi tutto ciò che ho, ma staccate le vostre spine dal mio telefono e lasciatemi vivere in pace”. Anche se sconfortato, Ochs canta molte canzoni contro la partecipazione statunitense alla guerra nel Vietnam.

Il suo ultimo concerto, alla Carnegie Hall, è un colossale fiasco anche perché Ochs si ostina  a interpretare brani di rockabilly davanti a un pubblico che vuole ancora ascoltare il folksinger arrabbiato. Greatest Hits (A&M, 1970) è, nonostante il titolo, una raccolta di canzoni in stile country, per quanto prodotte da Van Dyke Parks. La  sua vena creativa è ormai inaridita. L’autobiografica No More Songs, tristissima,  è il suo testamento.

The Millennium Collection (A&M, 2002) e` un’antologia di quest’ultimo periodo.

Farewell and Fantasies (Rhino) e` un boxset di tre dischi che raccoglie 53 canzoni.

Il 9 aprile 1976, Phil Ochs si suicida. Le sue ceneri vengono disperse dal torrione del castello di Edimburgo per onorare un suo preciso desiderio, sua madre era nata lì.

PHIL OCHS ♥

settembre 11, 2012

ANGELI&FANTASMI è il nuovo CD di Luigi “Grechi” De Gregori

Luigi “Grechi” De Gregori

in concerto sabato 29 settembre

al Teatro Vascello  di Roma

ANGELI & FANTASMI

Tra gli artisti che ho conosciuto e anche collaborato, Luigi è quello con cui sono rimasta più legata artisticamente ma anche emotivamente. Attraverso la sua musica e la sua filosofia di vita, ho ricevuto un valore vero che è l’amore per la musica folk. Questo valore è arrivato a moltissimi amici che lo incontrano nei numerosi concerti che il cantautore porta in giro per l’Italia. La sua musica è palpitante e viva, le sue canzoni portano una ventata d’umanità. 

Gloria Berloso

11 settembre 2012