Posts tagged ‘spilimbergo’

marzo 5, 2015

Joan Baez a Udine: 8 marzo 2015, serata da tutto esaurito al Giovanni da Udine.

Sembra essere inziata nel migliore dei modi la collaborazione tra Il Teatro Giovanni da Udine e Folkest. Un tutto esaurito che accoglierà Joan Baez con lo splendido colpo d’occhio di un teatro strapieno in ogni ordine di posti. Sarà la seconda di quattro date del tour italiano che, oltre Udine, toccherà Bologna, Roma e Milano.

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luglio 26, 2013

Premio “ALBERTO CESA” a Piergiorgio Manuele – FOLKEST 2013

Sabato 27 luglio avverrà la consegna del Premio “Alberto Cesa” a Piergiorgio Manuele, segnalatosi alla selezione di Arezzo con la canzone “Giufà”. Nato a Leonforte (En) in una delle province più lontane e silenziose d’Italia ma ricca di miti e storie favolose d’altri tempi, oggi risiede in Toscana. Fondatore di formazioni seminali del folk progressivo siciliano (Jamdura e Clangor), vive anche una lunga e qualificante esperienza di artista di strada in Francia e Gran Bretagna: da qui la riscoperta di quella dimensione teatrale della musica alla quale tutt’ora rimane imprescindibilmente legato.

Alberto Cesa

Alberto Cesa

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luglio 25, 2013

SIMONE AVINCOLA, il giullare controcorrente arriva al FOLKEST, musica e cultura.

L’Italia, ricca di un entroterra culturale sembra essersi fermata a crogiolarsi nel decadentismo . In questi anni pochi sono stati i tentativi di elevarsi ad interessi universali. Invece di unificare le varie forme d’arte sotto un denominatore comune – musica, arte figurativa e letteratura -, si evitano accuratamente ciascuna lasciandole pian piano morire per distoglierle dalla mente di tutti noi.. Il benessere ed il consumismo, creato ad hoc e per interessi di pochi, rendono sempre più difficile distinguere la vera arte dalla moda, i poeti dagli intelettualoidi, i musicisti dai musicanti.
La politica non culturale ha provocato un bel lavaggio del cervello ma il popolo non può restare indifferente ed il sistema deve essere messo in discussione. La cultura che avanza a grandi passi verso l’evoluzione, anche se mancano i mezzi, non può trascurare la sua voce più maestosa: l’arte. Moltissimi giovani si documentano, seguono ed incominciano ad amare i movimenti musicali anche quelli geograficamente lontani, riscoprono la poetica dei cantautori degli anni sessanta e settanta, cercano di scoprire un percorso per realizzare i propri sogni. Si, perché i sogni sono ancora liberi, dove la pressione economica non può ancora arrivare per catturarli.
Personalmente io sto dalla parte della barricata per scoprire qualcosa di nuovo nel mondo della musica e dell’arte, per dialogare con i suoi amici, per far risorgere insieme, anche dalle ceneri della superficialità dilagante e del commerciale, la vera eterna arte, affinché si possa tornare a parlare della musica italiana come del canto più sublime dell’anima popolare.

Simone Avincola

Simone Avincola

Una di queste anime è Simone Avincola, giullare controcorrente, musicalmente corretto, uno dei tanti ragazzi che cerca con ogni mezzo di unificare le arti esprimendosi con il linguaggio più nobile: la musica.
Simone lo conosco da alcuni anni, ho seguito passo dopo passo il suo percorso.
Simone Avincola è uno dei tanti giovani che attraverso le canzoni lancia il suo messaggio affinché in Italia la politica divenga più pulita e trasparente e la speranza che questo sogno si realizzi quanto prima. I temi delle sue canzoni ricordano molto quelle storie raccontate da Francesco Guccini, cantautore ribelle degli anni settanta, che lottava per tutti noi, ma ricordano anche gli avvenimenti e le tematiche dei nostri tempi. Ma come si è avvicinato a questa espressione di musica popolare? Simone Avincola, come tanti ragazzi della sua generazione ha avuto la fortuna di studiare chitarra alla Scuola Popolare di musica del Testaccio a Roma e di aver avuto ottimi insegnamenti dalla grande e straordinaria Giovanna Marini per dieci anni. Attraverso questo percorso, dopo aver ascoltato le canzoni popolare e vivendo in un periodo storico e politico molto difficile per il suo paese trova la sua strada cantando storie di vita di persone collocate in luoghi diversi che alla fine s’incontrano in una unica via. Il Giullare canta le sue storie ma invoca la speranza che cambi la scena e che tutto ritorni a favore degli oppressi.
Dopo il primo Album autoprodotto due anni fa: Il giullare e altre storie dove racconta storie nuove di conflitti tra potente ed oppresso puntando il dito al ruolo dell’informazione, della legge perché al servizio dei padroni e il film documentario “Stefano Rosso, L’ultimo romano”, dedicato al cantautore romano scomparso nel 2008 e per il quale si è aperta oggi una nuova via per la riscoperta, Simone sbarca al Folkest, culla della cultura mitteleuropea per presentare il nuovo disco che uscirà prossimamente.
Sono passati quindi quasi due anni dall’esperienza e la pubblicazione del primo disco ed in anteprima Simone mi ha confidato la storia che ha dato origine a questo secondo lavoro e che sarà presentato a Spilimbergo il 28 luglio nella prestigiosa piazza Garibaldi.
I protagonisti di quest’opera, il titolo ancora non l’ho scoperto, sono gli stessi amici del Giullare e Altre storie (2009): Simone Avincola, Matteo Alparone e Edoardo Petretti. In questo nuovo lavoro c’è molta sperimentazione musicale e racchiude ben 13 brani. All’interno c’è tutto il riassunto di quello che siamo e del mondo che vediamo, viviamo e che Simone ha voluto raccontare con un amore spropositato ma a volte anche con parole dure, impregnate di indignazione verso tutta la situazione politica italiana che ci ritroviamo a subire giorno dopo giorno.

Le canzoni del nuovo disco, sono arricchite musicalmente da molti ospiti amici.
Tra gli altri, vorrei sottolineare:

Paolo Giovenchi (chitarrista di Francesco De Gregori) che con il suono della sua elettrica ha saputo abbellire e trasformare completamente “Abbiamo noi il potere” e “Invisibili”

 Freak Antoni (degli Skiantos) che fa la parte del figlio in “Così canterò tra vent’anni”,

brano che chiude il disco e in cui racconto un ipotetico futuro che mi descrive in modo molto ironico come un cantautore che non è riuscito a diventare qualcuno e che nonostante tutto continua imperterrito a suonare nella sua camera mentre il figlio(Freak) lo elogia (mentendo spudoratamente)

BAND E ARRANGIAMENTI

Gli arrangiamenti sono curati interamente da Edoardo Petretti (pianista e fisarmonicista)
ad eccezione del “Marinaro” (brano dedicato a un personaggio un po pazzoide del mio quartiere che è scomparso recentemente) e che è stato arrangiato da Stefano Ciuffi (chitarrista davvero unico che ha cominciato da poco la sua collaborazione con la band e “La Voglia” che ha visto la direzione artistica di Edoardo De Angelis ( manager e produttore)

Gli altri musici della band sono:
Matteo Alparone al basso (che si è occupato anche della grafica)
Luca D’Epiro alla batteria (la maggior parte delle riprese audio sono state realizzate nel suo studio “BuonaLaPrima”).

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SIMONE AVINCOLA (Italia)

28 luglio 2013

Seconda serata

Spilimbergo

Piazza Garibaldi

dicembre 19, 2012

Q-Blues al teatro Miotto: una “Synthesis” felice fra rock e blues dei tempi d’oro.

Teatro Miotto
Spilimbergo – FRIULI VENEZIA GIULIA
Venerdì 21 dicembre ore 21:00

Q-BLUES
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Prendete quattro “giovanotti” decisamente stagionati ma incredibilmente dinamici che negli anni Sessanta e Settanta, quando ancora avevano più capelli e meno chili, facevano impazzire le sale da ballo tra Friuli e Veneto. Aggiungete una pinta di passione mai sopita per il rock-blues degli anni d’oro, quello di Winwood e Capaldi, di Hendrix e Clapton, di J. J. Cale e Otis Rush… E come se il tempo si fosse fermato, eccoli di ritorno: adesso si chiamano Q-Blues, dove la Q (con un eccesso di modestia) sta per “Quasi”. Rudy Bremer (chitarra, piano, organo Hammond), Massimo Tracanelli (voce e tastiere), Charlie Merluzzi (batteria e percussioni), Maurizio De Marchi (basso) con la collaborazione di Arno Barzan formano la line-up della band in questo lavoro: un disco che racchiude nel titolo il messaggio di una sintesi fra passato e presente, fra brani storici che tutti abbiamo memorizzato negli anni e che ora tornano a nuova vita e brillantezza grazie al lavoro di una band di amici –soprattutto- che dopo aver regalato buona musica dal vivo all’intero Nord-Est si cimenta in un debutto discografico che segna un punto di arrivo e di ripartenza verso una seconda gioventù.

Quasi un’ora di nettare per le orecchie di un’intera generazione di “rockettari” di ogni età che non mancherà di riconoscersi in un disco che è specchio fedele della grande epopea del rock di qualche decennio fa.

Il concerto di venerdì 21 dicembre al teatro Miotto di Spilimbergo offrirà a tutti i vecchi fan e agli appassionati del genere un’occasione per vedere dal vivo i vecchi leoni. Li accoglierà una sala per l’occasione allestita come sala da ballo, senza poltrone per lasciare libero sofogo alla voglia di divertirsi e anche di ballare.

Q-Blues – “Synthesis” – Folkest Dischi (distribuzione Cni) – DF91, 2012.

ottobre 15, 2012

Che cos’è la ghironda? Viaggio in mezzo ai musicanti

Alberto Cesa racconta (articolo sulla Stampa, 1999-Fogli Volanti) che una donna di Ferrere, in Valle Stura, raccontò a Nuto Revelli per Il mondo dei vinti che suo nonno per guadagnare qualche soldo, andava a piedi fino in Francia, e l’attraversava tutta, dalla Provenza alla Bretagna, con la lanterna magica e la ghironda in spalla. Chissà quante cose avranno visto lungo il loro faticoso girovagare quei suonatori ambulanti che portavano in giro per ogni angolo d’Europa, sulle orme degli antichi menestrelli, quella che giustamente fu chiamata la regina di tutti gli strumenti!

Chissà quanto avremmo capito meglio certi passaggi della storia se quegli uomini avessero affidato la memoria delle loro avventure, dei loro incontri, delle loro riflessioni, anche alla scrittura, anziché soltanto a quello che rimane pur sempre il confine invalicabile tra la cultura popolare e la cosiddetta cultura dominante: l’oralità.  Peccato!

Un suonatore di ghironda, nelle piazze del Cinquecento raccoglieva più pubblico di un predicatore, alla faccia della decadenza che quella sua strana scatola sonora aveva dovuto condividere con i signori di mezza Europa dopo i fasti medioevali delle corti trobadoriche.

Ma che cos’è la ghironda?

La ghironda è il primo strumento a corde sfregate della storia della musica. I primi esemplari risalgono all’anno 1000 d.c. E’ uno strumento tipicamente belga-francese e viene adoperato anche in Italia in quasi tutto l’arco alpino. La ghironda nei secoli è sempre stata  costruita in due forme particolari, ma a forma di piccola chitarra, una a forma di liuto. La caratteristica di questo strumento deriva dallo sfregamento delle corde che vengono sfregate da una ruota azionata da una manovella. Il cavigliere è rifinito con un mascherino medievale.

Non c’è l’esatta certezza di una sicura documentazione sulle origini della famiglia delle              
ghironde, ma si può procedere per ipotesi abbastanza attendibili basate sull’iconografia e su
tutto quello che è arrivato fino a noi da quei lontani periodi.
Fin dal primo medioevo esistevano strumenti muniti di una ruota impeciata azionata da una
manovella per sfregare le corde creando in modo meccanico quella continuità di suono così
simile alla voce umana tipica degli strumenti ad arco.
L’ipotesi più plausibile si basa sulla derivazione dal monocordo di Pitagora (fisico e
matematico nato a Samo nel 560 a.C. e morto a Metaponto nel 480 a.C.) di vari strumenti
musicali che utilizzavano delle tastature al posto dei ponticelli mobili.

La ghironda  (o gironda, in francese vielle à roue, in inglese hurdy gurdy),  oggi è possibile ascoltarla  in alcuni festival europei di musica folk, suonata spesso insieme a cornamuse, in particolare in Francia, in Ungheria e in Italia. Il più famoso festival annuale è a Saint-Chartier, nella Francia centrale ma anche il festival Folkest che si svolge a luglio a Spilimbergo (Friuli).
La prima testimonianza conosciuta è l’organistrum, un enorme cordofono utilizzato nel periodo gotico in ambito monastico per insegnare musica ed eseguire brani sacri. L’essere uno strumento polifonico ne ha probabilmente ispirato il nome, che deriverebbe quindi dal termine organum.
Una delle prime raffigurazioni dell’organistrum si trova nel portico della Gloria della cattedrale di Santiago de  Compostela (XII secolo): si può notare come lo strumento, a forma di violino, sia di grandi dimensioni (anche 2 metri di lunghezza) e sia suonato contemporaneamente da due persone, di cui una addetta esclusivamente a ruotare la manovella.
Attorno al XIII secolo lo strumento, le cui dimensioni sono notevolmente ridotte, prende il nome di sinfonia (in francese chifonie): anche questo appellativo è probabilmente derivato dalla caratteristica polifonia dello strumento.
La sinfonia è suonata da un solo strumentista e viene utilizzata dai menestrelli per accompagnare danze e chansons de geste; in breve la sua popolarità ne allarga l’uso a processioni religiose e mystery plays. L’associazione, che si consolida nei secoli, con menestrelli, vagabondi e mendicanti (spesso ciechi, infatti era soprannominata “viola da orbi“) fa di questo strumento simbolo, alternativamente, di rusticità, ignobiltà, immoralità, povertà.

Lo strumento moderno è diffuso in due formati principali pur continuando ad avere svariate forme e fogge. Esaminando questi è comunque possibile risalire alla tecnica costruttiva degli altri esemplari in quanto la struttura e gli elementi che compongono la ghironda sono gli stessi pur con il variare delle forme. In sostanza cambia il contenitore ma non il contenuto.

Questa ghironda è costruita dal liutaio Sergio Verna nella Quinta Rua di Ricetto di Candelo in provincia di Biella. Nel suo laboratorio piccolo ma ricco di storia ho potuto osservare alcune fasi della costruzione di questo affascinante strumento, usato da un’ensemble polistrumentale e multigenerazionale che prende il nome da una delle vie più antiche del Ricetto Medioevale di Candelo dove hanno sede i laboratori artigianali di alcuni membri del gruppo oltre che la sede ufficiale nonché sala prove utilizzata dai suonatori.

Verso la fine degli anni settanta del secolo scorso, alcune persone certamente un po’ fuori di testa o perlomeno fuori dal coro iniziò ad occuparsi di musica tradizionale andando a cercare strumenti dimenticati o fino allora sconosciuti quali ghironde, pive, violini, percussioni di ogni tipo, ed iniziò ad animare feste da ballo ed improvvisate feste in sagre paesane. Tra questi figuri, Frenz Vogel (maestro vetraio), Guido Antoniotti (costruttore strumenti di ogni genere), Sandro Fusetto in combutta con un foresto vercellese (nessuno è perfetto) Luciano Conforti non hanno perso nel nuovo secolo il vizio e anzi lo hanno trasmesso ad altri fuori dal coro che non sapendo dove sarebbero andati a finire sono rimasti coinvolti a tal punto da imbracciare a loro volta ghironde, pive, percussioni e strumenti vari.

E così agli inizi di questo nuovo secolo, che non sembra partito troppo bene, questa banda fuori dal coro ha pensato di riunirsi sotto il nome di QUINTA RUA, composta da ALBERTO CERIA, DONATELLO SIZZANO, FRENZ VOGEL, GABRIELE GUNELLA, GUIDO ANTONIOTTI, LUCIANO CONFORTI, MARCO CERIA, MARCO PETTITI, MASSIMO LOSITO, SANDRO FUSETTO.

QUINTA RUA DI RICETTO DI CANDELO TRA I MUSICANTI DI GHIRONDA E IL LIUTAIO SERGIO

settembre 11, 2012

ANGELI&FANTASMI è il nuovo CD di Luigi “Grechi” De Gregori

Luigi “Grechi” De Gregori

in concerto sabato 29 settembre

al Teatro Vascello  di Roma

ANGELI & FANTASMI

Tra gli artisti che ho conosciuto e anche collaborato, Luigi è quello con cui sono rimasta più legata artisticamente ma anche emotivamente. Attraverso la sua musica e la sua filosofia di vita, ho ricevuto un valore vero che è l’amore per la musica folk. Questo valore è arrivato a moltissimi amici che lo incontrano nei numerosi concerti che il cantautore porta in giro per l’Italia. La sua musica è palpitante e viva, le sue canzoni portano una ventata d’umanità. 

Gloria Berloso

11 settembre 2012

settembre 10, 2012

SUONARE @ FOLKEST – PREMIO ALBERTO CESA 2013

SELEZIONE NAZIONALE DI GRUPPI MUSICALI O SINGOLI ARTISTI PER LA PARTECIPAZIONE A FOLKEST 2013

“Suonare @ Folkest-Premio Alberto Cesa”

è l’unica selezione nazionale di gruppi musicali o singoli artisti per la partecipazione a Folkest 2013. L’organizzazione del concorso è demandata, sotto l’attenta supervisione della direzione del festival, alla redazione del periodico telematico http://www.folkbulletin.com e all’Ass. Cult. Folkgiornale.

L’iscrizione al concorso è gratuita.

Criteri di selezione e premi

1) I gruppi/artisti prescelti sulla base del materiale inviato saranno invitati a partecipare alle eliminatorie territoriali che si svolgeranno in sedi distinte (che saranno comunicate in un secondo tempo), scelte in base a un criterio geografico onde favorire -nel limite del possibile- la partecipazione di chi avrà superato la prima fase di selezione.

Le esibizioni pubbliche dei gruppi/artisti prescelti avranno indicativamente luogo nel periodo compreso fra il 15 novembre 2012 e il 15 febbraio 2013. Sarà preoccupazione di  Ass. Cult. Folkgiornale ewww.folkbulletin.com destinare a ognuna delle eliminatorie territoriali il medesimo numero di artisti/gruppi e razionalizzare la loro destinazione per area di appartenenza geografica: se tale criterio non risultasse attuabile in tutte le circostanze, nulla sarà imputabile all’organizzazione.

2) I gruppi/artisti prescelti e assegnati a una delle eliminatorie territoriali si esibiranno dal vivo nel corso di essa, in presenza di pubblico e di fronte a una Giuria composta da organizzatori locali e rappresentanti di www.folkbulletin.come Ass. Cult. Folkgiornale. Da ognuna delle eliminatorie verranno scelti due degli artisti/gruppi che parteciperanno a Folkest 2013. Il rimborso delle spese di viaggio (quantificate in tre fasce chilometriche da 100, 250, 500 euro secondo la provenienza), il vitto e l’alloggio per la partecipazione al festival Folkest saranno a carico di Ass. Cult. Folkgiornale (da concordarsi  preventivamente con l’amministrazione Folkest).

3) Come premio a tutti i gruppi partecipanti alle eliminatorie territoriali verrà consegnato un cofanetto di produzioni discografiche Folkest Dischi.

Scadenza e norme generali
Il materiale deve essere inviato tassativamente entro e non oltre il 30 ottobre 2012 (farà fede il timbro postale) all’indirizzo:

“SUONARE @ FOLKEST-PREMIO ALBERTO CESA”
c/o Associazione Culturale Folkgiornale
Viale Barbacane, 17
33097 SPILIMBERGO (PN)

Per informazioni:
mobile: 338.6388859
suonare@folkest.com

Il regolamento lo trovate nel sito http://www.folkest.com