Sembra essere inziata nel migliore dei modi la collaborazione tra Il Teatro Giovanni da Udine e Folkest. Un tutto esaurito che accoglierà Joan Baez con lo splendido colpo d’occhio di un teatro strapieno in ogni ordine di posti. Sarà la seconda di quattro date del tour italiano che, oltre Udine, toccherà Bologna, Roma e Milano.
Joan Baez a Udine: 8 marzo 2015, serata da tutto esaurito al Giovanni da Udine.
Il programma di Folkest edizione 2014 presentato a Castelcosa
CANTAUTORI CONTRO LA GUERRA “Folk & Peace” – PROGETTO e DIREZIONE ARTISTICA di ALBERTO CESA
BALLATE E CANZONI PER VOCE SOLA E UNO STRUMENTO
Come fecero con “la chitarra in spalla” Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, Ewan MacColl,
Atahualpa Yupanqui, Victor Jara…e decine di folk singer di tutto il mondo,compresi i nostri
cantastorie, abbiamo deciso di contrapporre alla Prepotenza Armata il suono naturale,
indistruttibile e disarmante della voce sola o accompagnata da non più di uno strumento per
riaffermare con la forza dell’espressione semplice libera e indipendente della musica popolare,
il diritto di ogni abitante della Terra a vivere nella libertà, nella giustizia, nella pace e…
GLI INTERPRETI
CANTASTORIE STORICI
Otello Profazio, Nonò Salamone
CANTORI-RICERCATORI STORICI
Sandra Boninelli (N.C.I.),
Giovanni Coffarelli (collaboratore di Roberto De Simone),
Gastone Pietrucci (leader de“La Macina”: una delle più ricche esperienze italiane di ricerca-documentazione della cultura popolare),
Carlo Faiello (già “Nuova Compagnia di Canto Popolare”)
Franco Madau cantautore, produttore, collaboratore storico di Michele Straniero)
SEQUENZA CD
1 – Laura Ferraris –mondina di Trino Vercellese -E se qualcuno vuol far la guerra
2 – Giovanna Marini Our President Johnson
3 – Franco Madau Su giocatulu Mannu
4 – Nonò Salamone Madre tedesca
5 – Sandra Boninelli Addio padre e madre addio
6 – Fausto Amodei Lettera di Robert Bowmann
7 – Carlo Faiello Vengo dall’Uriente
8 – Gualtiero Bertelli C’era un dì un soldato
9 – Lino Straulino Bandieres
10 – Paolo Pietrangeli Ninna nanna
11 – Marcello Colasurdo Culure ‘e pace
12 – Otello Profazio La crozza
13 – Flaviana Rossi Ueì
14 – Antonio Infantino Cantico di pace
15 – Ivan Della Mea Enduring peace
16 – Enrico Capuano Usa la testa
17 – Giovanni Coffarelli Canto alla potatora
18 – Toni Asquino La guerra in diretta
19 – Gastone Pietrucci La Macina Salve Regina
20 – Donata Pinti Libertà
21 – Alessio Lega Vigliacca!
22 – Carlo Muraori Nassiriya
23 – Elena Ledda Nostra Sennora ‘E sagherra
24 – Alberto Cesa La poesia popolare
25 – Marino Severini Gang La guerra è finita
♥ Alberto Cesa è stato fino al 6 gennaio 2010 un autore, un musicista, un compagno impegnato ma soprattutto un ricercatore di musica antica e folcloristica.♥
Le sue canzoni folk rispecchiano le ballate piemontesi e provenzali, i racconti dei cantastorie, le filastrocche, la musica di balli popolari come le polche, le monferrine e le gighe e le ninne nanne; le sue musiche sono arrangiate con strumenti acustici ma con grande devozione alle origini medievali (ghironda, organetto, flauti, violino, chitarra, basso, mandola, fisarmonica, dulcimer, percussioni). Il canto è molto importante sia quando Alberto canta da solista sia quando lo fa in coro; la continua ricerca di tradizioni popolari, di altre culture anche d’oltreconfine e la straordinaria esperienza di Alberto Cesa ha fatto incontrare generi diversi che con un amalgama condito con la pAlberto Cesa ha fatto migliaia di concerti nelle piccole e grandi piazze ma ha anche partecipato a Festival Folk internazionali facendosi conoscere per la sua generosità, il suo impegno nel sociale, la sua umiltà ma anche per la sua voce, bella e calda. Lo stesso Ivan Della Mea diceva che la voce di Alberto era più bella della sua! Alberto ha cantato con Miriam Makeba e con Alan Stivel, ha incantato il pubblico della Svizzera, del Belgio, dell’Austria, della Germania, del Portogallo, della Spagna, della Scozia e dell’Olanda. Dopo ogni concerto Alberto lasciava sempre una traccia indelebile perché chi lo incontrava capiva che era un uomo vero e gentile ed un autentico artista.assione ha fatto nascere e lievitare per trent’anni delle canzoni di grande rilevanza artistica.
Nel 1999 nasce la prima edizione dei Fogli Volanti ovvero il diario di un musicante, per raccontare, tra cronaca e storia, la lunga avventura musicale, politica ed umana, di Alberto Cesa e Cantovivo. Il primo foglio è dedicato all’amico scomparso Giancarlo Cesaroni. Nel 2000 seguì la seconda edizione ed il CD-LIBRO si poteva acquistare con il Manifesto. Il CD contiene 11 canzoni e sono tutte scritte da Alberto come anche sono sue le musiche e gli arrangiamenti, per quest’ultimi c’è il contributo artistico di Gerardo Cardinale: Torinorossa – Beniamino – Robadamatti – Michael –Uomini Lontani – Partigiano – Oriente – Ninna Nanna – Ballantonio – Punkitanz – Victor Jara .
I FOGLI VOLANTI ERANO FOGLI SU CUI I CANTASTORIE STAMPAVANO LE LORO CANZONI PER VENDERLE IN CAMBIO DELLA SOPRAVVIVENZA E PER RACCONTARE, COME IN UN GIORNALE CANTATO, LE PICCOLE E LE GRANDI STORIE DEL MONDO.
Dopo la sua morte, tutta l’opera di Alberto Cesa è stata raccolta in due volumi con CD allegati.
Sabato 14 dicembre 2013 al Conservatorio torinese Giuseppe Verdi, proseguirà il cammino musicale di Alberto.
(Gloria Berloso)
Premio “ALBERTO CESA” a Piergiorgio Manuele – FOLKEST 2013
Sabato 27 luglio avverrà la consegna del Premio “Alberto Cesa” a Piergiorgio Manuele, segnalatosi alla selezione di Arezzo con la canzone “Giufà”. Nato a Leonforte (En) in una delle province più lontane e silenziose d’Italia ma ricca di miti e storie favolose d’altri tempi, oggi risiede in Toscana. Fondatore di formazioni seminali del folk progressivo siciliano (Jamdura e Clangor), vive anche una lunga e qualificante esperienza di artista di strada in Francia e Gran Bretagna: da qui la riscoperta di quella dimensione teatrale della musica alla quale tutt’ora rimane imprescindibilmente legato.
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SIMONE AVINCOLA, il giullare controcorrente arriva al FOLKEST, musica e cultura.
L’Italia, ricca di un entroterra culturale sembra essersi fermata a crogiolarsi nel decadentismo . In questi anni pochi sono stati i tentativi di elevarsi ad interessi universali. Invece di unificare le varie forme d’arte sotto un denominatore comune – musica, arte figurativa e letteratura -, si evitano accuratamente ciascuna lasciandole pian piano morire per distoglierle dalla mente di tutti noi.. Il benessere ed il consumismo, creato ad hoc e per interessi di pochi, rendono sempre più difficile distinguere la vera arte dalla moda, i poeti dagli intelettualoidi, i musicisti dai musicanti.
La politica non culturale ha provocato un bel lavaggio del cervello ma il popolo non può restare indifferente ed il sistema deve essere messo in discussione. La cultura che avanza a grandi passi verso l’evoluzione, anche se mancano i mezzi, non può trascurare la sua voce più maestosa: l’arte. Moltissimi giovani si documentano, seguono ed incominciano ad amare i movimenti musicali anche quelli geograficamente lontani, riscoprono la poetica dei cantautori degli anni sessanta e settanta, cercano di scoprire un percorso per realizzare i propri sogni. Si, perché i sogni sono ancora liberi, dove la pressione economica non può ancora arrivare per catturarli.
Personalmente io sto dalla parte della barricata per scoprire qualcosa di nuovo nel mondo della musica e dell’arte, per dialogare con i suoi amici, per far risorgere insieme, anche dalle ceneri della superficialità dilagante e del commerciale, la vera eterna arte, affinché si possa tornare a parlare della musica italiana come del canto più sublime dell’anima popolare.
Una di queste anime è Simone Avincola, giullare controcorrente, musicalmente corretto, uno dei tanti ragazzi che cerca con ogni mezzo di unificare le arti esprimendosi con il linguaggio più nobile: la musica.
Simone lo conosco da alcuni anni, ho seguito passo dopo passo il suo percorso.
Simone Avincola è uno dei tanti giovani che attraverso le canzoni lancia il suo messaggio affinché in Italia la politica divenga più pulita e trasparente e la speranza che questo sogno si realizzi quanto prima. I temi delle sue canzoni ricordano molto quelle storie raccontate da Francesco Guccini, cantautore ribelle degli anni settanta, che lottava per tutti noi, ma ricordano anche gli avvenimenti e le tematiche dei nostri tempi. Ma come si è avvicinato a questa espressione di musica popolare? Simone Avincola, come tanti ragazzi della sua generazione ha avuto la fortuna di studiare chitarra alla Scuola Popolare di musica del Testaccio a Roma e di aver avuto ottimi insegnamenti dalla grande e straordinaria Giovanna Marini per dieci anni. Attraverso questo percorso, dopo aver ascoltato le canzoni popolare e vivendo in un periodo storico e politico molto difficile per il suo paese trova la sua strada cantando storie di vita di persone collocate in luoghi diversi che alla fine s’incontrano in una unica via. Il Giullare canta le sue storie ma invoca la speranza che cambi la scena e che tutto ritorni a favore degli oppressi.
Dopo il primo Album autoprodotto due anni fa: Il giullare e altre storie dove racconta storie nuove di conflitti tra potente ed oppresso puntando il dito al ruolo dell’informazione, della legge perché al servizio dei padroni e il film documentario “Stefano Rosso, L’ultimo romano”, dedicato al cantautore romano scomparso nel 2008 e per il quale si è aperta oggi una nuova via per la riscoperta, Simone sbarca al Folkest, culla della cultura mitteleuropea per presentare il nuovo disco che uscirà prossimamente.
Sono passati quindi quasi due anni dall’esperienza e la pubblicazione del primo disco ed in anteprima Simone mi ha confidato la storia che ha dato origine a questo secondo lavoro e che sarà presentato a Spilimbergo il 28 luglio nella prestigiosa piazza Garibaldi.
I protagonisti di quest’opera, il titolo ancora non l’ho scoperto, sono gli stessi amici del Giullare e Altre storie (2009): Simone Avincola, Matteo Alparone e Edoardo Petretti. In questo nuovo lavoro c’è molta sperimentazione musicale e racchiude ben 13 brani. All’interno c’è tutto il riassunto di quello che siamo e del mondo che vediamo, viviamo e che Simone ha voluto raccontare con un amore spropositato ma a volte anche con parole dure, impregnate di indignazione verso tutta la situazione politica italiana che ci ritroviamo a subire giorno dopo giorno.
Le canzoni del nuovo disco, sono arricchite musicalmente da molti ospiti amici.
Tra gli altri, vorrei sottolineare:
– Paolo Giovenchi (chitarrista di Francesco De Gregori) che con il suono della sua elettrica ha saputo abbellire e trasformare completamente “Abbiamo noi il potere” e “Invisibili”
– Freak Antoni (degli Skiantos) che fa la parte del figlio in “Così canterò tra vent’anni”,
brano che chiude il disco e in cui racconto un ipotetico futuro che mi descrive in modo molto ironico come un cantautore che non è riuscito a diventare qualcuno e che nonostante tutto continua imperterrito a suonare nella sua camera mentre il figlio(Freak) lo elogia (mentendo spudoratamente)
BAND E ARRANGIAMENTI
Gli arrangiamenti sono curati interamente da Edoardo Petretti (pianista e fisarmonicista)
ad eccezione del “Marinaro” (brano dedicato a un personaggio un po pazzoide del mio quartiere che è scomparso recentemente) e che è stato arrangiato da Stefano Ciuffi (chitarrista davvero unico che ha cominciato da poco la sua collaborazione con la band e “La Voglia” che ha visto la direzione artistica di Edoardo De Angelis ( manager e produttore)
Gli altri musici della band sono:
Matteo Alparone al basso (che si è occupato anche della grafica)
Luca D’Epiro alla batteria (la maggior parte delle riprese audio sono state realizzate nel suo studio “BuonaLaPrima”).
SIMONE AVINCOLA (Italia)
28 luglio 2013
Seconda serata
Spilimbergo
Piazza Garibaldi
Marcello Vento ci ha lasciato, grave lutto per la musica
Marcello Vento è mancato! Batterista, percussionista viene considerato storicamente tra i massimi esempi di folk progressivo in Italia soprattutto per le elaborazioni della seconda metà degli anni Settanta.
Marcello Vento ha una lunga carriera come musicista jazz e insegnante di batteria, fino al lavoro con Jenny Sorrenti, sua compagna anche di vita, che esalta anche le sue qualità compositive e di arrangiamento.
Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?
Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.
Canzoni popolari note da molto tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento. “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o “If I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni. I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore
e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.
Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop) si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.
La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla critica e dai fans, un artista, come “folk“, in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band rock o pop.
Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.
Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.
Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano l’occupazione, la religione, la cultura,le tradizioni, i costumi, la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.
Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.
Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.
Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.
Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse. Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene, le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.
La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito. Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo. Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.
D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.
I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK
1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger
7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez 10. Leadbelly 11. Phil Ochs 12. Judy Collins
13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds 15. Fairport Convention 16. Doc Watson 17. Neil Young
18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot
23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush
28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III
32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers 34. Tom Paxton 35. Steeleye Span
36. Utah Phillips 37. Josh White 38. The Chad Mitchell Trio 39. John “Spider John” Koerner
40. Kate & Ann McGarrigle 41. Hazel Dickens 42. Ralph McTell 43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd
45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand 49. Ian & Sylvie
50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson
55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller
60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil
66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement
71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen
77. Anita Carter 78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills
82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman
87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s
92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens
98. Nanci Griffith 99. Christy Moore 100. John Kirkpatrick
The Serendipity Singers The Seekers Melanie Spanky and Our Gang Michelle Shocked Nick Drake Bill Morrisey Sandpipers Village Stompers Smothers Brothers The Incredible String Band Victoria Williams Roger McGuinn Shawn Colvin Janis Ian Leo Kottke Rod McKuen Hamilton Camp Taj Mahal Gram Parsons Peggy Seeger Trini Lopez Glenn Yarbourough Bradley Kinkaid Phoebe Snow Buffalo Springfield |
Flaco Jiminez Devendra Banhart Roy Harper The Beau Brummels The Holy Modal Rounders Atwater-Donnelly The Chenille Sisters The Tarriers The Brandywine Singers Ricki Lee Jones Robin & Linda Williams Katty Moffatt Terry Callier Mike Cross Carolyn Hester Richard & Mimi Farina The Everly Brothers The Band The Lovin’ Spoonful Ellis Paul Artie Traum Luka Bloom Bert Jansch Happy Traum The Jolly Rogers Bad Haggis |
Al Tenco per Woody Guthrie i De Gregori,Marini, Sarah Lee Guthrie e …
L’evento importante che si celebrerà sul palco dell’Ariston è la presenza di Francesco De Gregori e il fratello Luigi Grechi, si esibiranno con l’Orchestra Popolare italiana di Ambrogio Sparagna. Con loro ci saranno la nipote di Woody Sarah Lee Guthrie, la band newyorkese The Klezmatics con il suo repertorio klezmer, Giovanna Marini e Davide Van De Sfroos.
Due le serate all’Ariston, venerdì 16 e sabato 17 novembre, mentre la giornata di giovedì 15 sarà dedicata ai talenti emergenti, che saranno invitati a esibirsi nei locali della città all’ora dell’aperitivo.
In attesa di conoscere i vincitori delle targhe TENCO nella serata del 16 novembre che avrà per titolo Da qualche parte lungo la strada, da un verso della canzone che Bob Dylan dedicò a Guthrie Song to Woody, ci sarà il tributo al grande Maestro. La canzone del Bardo aprirà lo spettacolo nell’esecuzione della band, King Of The Opera.
Nell’occasione verranno consegnati due Premi Tenco: a Frank London & The Klezmatics, che ha musicato una serie di testi inediti di Woody Guthrie; e, come operatore culturale, ad Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana e uno dei nostri grandi etnomusicologi, che più di ogni altro ha indagato e divulgato in Italia la canzone storica americana, popolare e d’autore, a cominciare proprio da Guthrie.
Nel pomeriggio del 16 si terrà inoltre un incontro sulla figura di Woody Guthrie, con molti fra gli artisti in programma la sera e con i massimi studiosi della materia, mentre il 17 pomeriggio all’Ariston verrà proiettato il famoso film Questa terra è la mia terra, ispirato all’autobiografia di Guthrie Bound for Glory e vincitore nel 1977 di due Oscar.
La serata di sabato 17, nel Teatro del Casinò, sarà la volta di Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore, in cui il Club proporrà alcuni nomi non ancora notissimi al grande pubblico. I nomi dei cantautori e dei gruppi che si esibiranno verranno comunicati prossimamente.
Pete Seeger e il potere del perdono
Una storia toccante su Pete Seeger e il perdono, raccontata proprio da un talento, il musicista Marc Black.
Come raccontato da Michael Kobluk del Trio Chad Mitchell:
Nel 1950, il folksinger, Burl Ives fece girare su Pete la notizia, in risposta alle domande del Comitato della Camera per attività antiamericane che riguardavano Pete e le tendenze comuniste.
Come risultato, Seeger è stato inserito nella lista nera … bandito dalla televisione e dalla radio, mentre Ives ha goduto di una carriera fiorente e di un grande successo anche come attore, nel 1959 vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista per l’interpretazione del capo Ranch Rufus Hannassey in Il grande paese di William Wyler. Anche se erano stati buoni amici negli anni ’40 e ’50, non si sono più rivolti la parola fino al 1995, durante una prova presso il St. 92 “Y”.
“Eravamo tutti consapevoli d’essere molto tesi in sala prove mentre aspettavamo il nostro turno. Burl Ives, inchiodato ad una sedia a rotelle, è stato tirato sul palco per il suo sound check”-
Pete, seduto tra il pubblico con il resto di noi, si alzò, prese il suo banjo e si diresse sul palco. Dopo una parola tranquilla con Burl, gli diede un abbraccio e suggerì di provare alla fine un paio di canzoni che cantavano insieme. Non c’era un solo occhio asciutto tra i presenti. E ‘stata una grande emozione, un momento assolutamente bellissimo.
Non più di 4 mesi dopo, Burl Ives è scomparso.
Burl Ives ♥
Amato da generazioni di bambini, amanti del teatro e gli appassionati di cinema, Burl Ives ha dedicato la sua vita alla raccolta, conservazione, valorizzazione e l’esecuzione di innumerevoli canzoni di musica folk americana, un patrimonio immenso.
Ha finalmente avuto la fama come cantante folk nel 1945 con la sua performance in “Sing Out, Sweet Land.” Il saluto teatrale di musica popolare americana caratterizzato da blues, ballate e canti di lavoro, spirituals e inni, ferroviari, fluviali, e canzoni di guerra. Ives è diventato il cantante folk più famoso d’America, celebre per canzoni tra cui “Big Rock Candy Mountain”, “Fly Tail Blue”, “On Top of Old Smoky” , “I Know an Old Lady” e ” Chim Chim Chiree.”
“His struggle to make a place for himself as a ballad singer arose because many of the people in the entertainment world could see no value in what they called ‘those moss-covered songs”.