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agosto 1, 2014

Dedalo Festival – Fusione artistico culturale fra Sicilia e Basilicata

Gemellaggio fra i comuni di Caltabellotta (Agrigento) e Genzano di Lucania (Potenza).

Riparte il bellissimo Dedalo Festival, ecco il programma:

LUNEDI’ 4 AGOSTO

Ore 9,30 – Biblioteca Comunale

Conferenza di presentazione Dedalo Festival 2014 “Gli artisti e i territori del Dedalo Festival si incontrano e si raccontano” incontro gemellaggio con la delegazione di Genzano di Lucania (PZ)

Introduzione:

Ezio Noto

Ezio Noto

Ezio Noto, Direttore Artistico e ideatore Dedalo Festival
Danilo Vignola, Musicista Dedalo Festival Basilicata
Denise Fasanelli, Ufficio Stampa e Comunicazione Dedalo Festival

Saluti:

Paolo Segreto, Sindaco di Caltabellotta
Maria Antonella Grisafi, Assessore alla cultura Caltabellotta
Leonardo Nicolosi, Presidente Pro Loco Caltabellotta

Tavola Rotonda

“Dal territorio le risorse per lo sviluppo e il lavoro”

Interventi:

Giuseppe Geremia, Assessore all’agricoltura Caltabellotta
Franco Colletti, Segretario Provinciale Flai Cgil Agrigento
Carmelo Di Franco, Comitato Direttivo Flai Cgil
Diego Planeta (Vini Planeta)
Pino Maggiore (Chef Cantina Siciliana Trapani)
Massimo Raso, Segretario Provinciale Cgil Agrigento
Marco Bermani, Segretario Nazionale Flai Cgil
Salvatore Tripi, Segretario Regionale Flai Cgil Sicilia
Michele Pagliaro, Segretario Regionale Cgil Sicilia
On. Giovanni Panepinto, Deputato Regionale
Michela Stancheris, Assessore al Turismo della Regione Sicilia
Ezechia Paolo Reale, Assessore all’Agricoltura della regione Sicilia

Ore 11,30 – Chiesa del Collegio

Presentazione del saggio di Roberto Sottile “Il Dialetto nella canzone Italiana degli ultimi venti anni” – Il Prof. Roberto Sottile è docente di Linguistica Italiana, dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Palermo

Mini live con gli artisti del Dedalo Festival. Sarà presente l’autore.

Ore 16,00 – Raduno in Piazza Giovanni XXIII (San Pellegrino)

Dedarchè – “Sulle tracce di Dedalo”: Kamikos, Triokala, Qal’at Al Ballut

Raduno di tutti i partecipanti alla VII edizione del Dedalo Festival (con strumenti musicali al seguito).

A spasso nel mito, nella natura e nell’archeologia di Caltabellotta, S. Anna e della Sicilia con Dedarchè, a cura di SiciliAntica – mini live itineranti.

Ore 18,00 – Museo Civico

“Scolpire il Suono”

Gli artisti del Dedalo Festival incontrano il maestro Salvatore Rizzuti e le sue opere, a cura di Salvatore Alessandro Turturici con la partecipazione dei musicisti Lelio Giannetto e Sandro Sciarratta: libere improvvisazioni e contaminazioni sonore

Ore 20,00 – Perimetro esterno della Cattedrale (Madrice)

“Dedalo Acustico” concerto con gli artisti del Dedalo Festival 2014

 

Le officine teatrali Associazione Culturale in uno spettacolo di e con Nini Ferrara:

“Pizzini” – Parole contro le mafie liberamente tratto da “I pizzini della legalità” con Danila Massimi percussioni e voce a Salvatore Coppola editore

A fine spettacolo: l’olio extravergine d’oliva di Caltabellotta incontra il “Cuscusu” della migliore tradizione trapanese, a cura dello chef della Cantina Siciliana di Trapani Pino Maggiore

MARTEDI’ 5 AGOSTO

Ore 9,00 – Raduno in Piazzale Lauria (presso la Madrice)

Escursione naturalistica e artistica a cura dell’associazione Kratas Tour: artisti e visitatori immersi nella natura e nell’arte di Caltabellotta e del Dedalo Festival – mini live itineranti

Ore 11,00 – Spazio antistante la Chiesa di San Pellegrino

“Costruire il suono” Costruzione del friscalettu siciliano a cura dell’artigiano e musicista Antonio Bono

Parole, poesie, suoni con gli artisti del Dedalo Festival 2014

Ore 16,00 – Raduno in piazza Fontana (Sant’Anna)

Dedarchè – “Sulle tracce di Dedalo”: Kamikos, Triokala, Qal’at Al Ballut

Raduno di tutti i partecipanti alla VII edizione del Dedalo Festival (con strumenti musicali al seguito).

A spasso nel mito, nella natura e nell’archeologia di Caltabellotta, S. Anna e della Sicilia con Dedarchè, a cura di SiciliAntica – mini live itineranti

Ore 17,00 – Piazzale antistante la chiesa di Montevergini (Sant’Anna)
“Dedalo Acustico” mini live con gli artisti del Dedalo Festival 2014

Ore 22,00 – Piazza Umberto I (Caltabellotta)

Concerto conclusivo del Dedalo Festival 2014 – VII edizione

Nei vari appuntamenti delle 2 giornate vi saranno interventi artistici di:

Danilo Vignola, Giovanni Didonna, Rocco Mentissi, Gianfranco Summa, Jake Moody quartet, Clemente, Marco Milone, Roberta Izzo, Mario Vasile, Valeria Cimò, Nanni Cicatello, Nicola Pollina, Felice Rindone, Totò Randazzo, Renè Miri, Raffaella Daino Pivirama, Gianni Cosentino, Aurelio Quartararo, Carmine Donnola, Salvatore Alessandro Turturici, Marco Corrao, Antonio Bono, Rossella Stravalli, Francesco Bonacci, Enzo Mulè, Fabio Guglielmino, Kolaband, Cinzia Sciuto, Antonio Smiriglia, Leonardo Nicolosi, Lelio Giannetto, Sandro Sciarratta, Francesco Giunta, Agostino Cirrito, Guido Locatelli, Pino Maggiore, Pas Scarpato, Alessio Bondì, Nini Ferrara, Danila Massimi, Stefania Carrozzi, Roberto Sottile, Salvatore Rizzuti.

Nel corso degli eventi nelle 2 giornate: Estemporanea di pittura “Live Painting” a cura di Rossella Stravalli e Antonio Clemente “I colori del Dedalo” in collaborazione con l’associazione Forme D’Arte Correnti.

Ideatore e Direttore Artistico del Dedalo Festival: Ezio Noto
Ore 23,00 – Perimetro esterno della Cattedrale (Madrice)

 

 

Fusione artistico culturale fra Sicilia e Basilicata

Gemellaggio fra i comuni di Caltabellotta (Agrigento) e Genzano di Lucania (Potenza)

 

Giovedì 7 agosto 2014

 

Inzànstock, appuntamento musicale genzanese ideato da Danilo Vignola, giunto alla terza edizione ospita quest’anno, il sette agosto, il Dedalo Festival, rassegna siciliana, per musica e arte per la valorizzazione del territorio. Il Dedalo Festival è una delle più importanti e consolidate realtà culturali itineranti della Sicilia. Concretizzato da  Ezio Noto, celebre artista siculo, il Dedalo Festival nasce in un ispirato  paesino della provincia di Agrigento, Caltabellotta,  lontana dai riflettori e dai mezzi di comunicazione di massa, importante per la sua storia millenaria, monumenti suggestivi, la natura e i suoi paesaggi mozzafiato, conditi da un alone di magia che tutti gli artisti e i creativi avvertono al loro arrivo. L’arte e la cultura dunque, saranno il mezzo di fusione fra Lucania e Sicilia: il comune di Caltabellotta sarà gemellato con  Genzano di Lucania, centro principale dell’alto Bradano dall’alto del suo promontorio collinare, diviso fra l’antico ed il moderno, ricco di monumenti incantevoli e di una celebre fontana.

I massimi esponenti della musica, della tradizione e della cultura siciliana (artisti, docenti universitari e ricercatori) il sette agosto a Genzano di Lucania (piazza Roma) per tutta la giornata, daranno vita ad una fusione-confronto dalla musica alla carta stampata, con gli artisti ed i ricercatori genzanesi e lucani, sotto la direzione artistica da Danilo Vignola e Giovanni Didonna: soggiorni creativi, dove la convivenza fra arti diverse e persone nuove, generano idee, economia e futuro.

Giovanni Didonna e Danilo Vignola

Giovanni Didonna e Danilo Vignola

7 agosto, piazza Roma.
PROGRAMMA PROVVISORIO:
Conferme siciliane:
Antonio Smiriglia (cantante e polistrumentista con Battiato)
-Cattivo Costume band performativa itinerante teatro musica e danza.
-Francesco Giunta, cantautore palermitano, produttore dell’etichetta Teatro Del Sole.
-Ezio Noto, cantautore e pianista , originario di Caltabellotta fondatore della Daniele Treves Band con cui pubblica il disco l’Opera Dei Pupi, e fondatore dei Disìu con cui ha prodotto l’EP “Sicilia”
-Roberto Sottile, docente di Linguistica Italiana nel dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Palermo presenta:
“Il dialetto nella canzone Italiana degli ultimi venti anni
-Valera Cimò (Cantautrice percussionista)
-Pro Loco di Caltabellotta -Leonardo Nicolosi,
-Il presidente di Sicilia Antica -Patrizia Noto,
-Il presidente di Kratas Tour -Paolo Vetrano
-Rappresentanti dell’amministrazione di Caltabellotta (assessore alla cultura e sindaco).
Conferme Lucane:
-Corale polifonica Shekinah del maestro Vito Cilla, coro di musica cristiana contemporanea.
-Complesso Bandistico “V. Bellini” di Genzano di Lucania
-Gruppo Stabile Folklorico “Maria di Pierro” Genzano di Lucania
-Jake Moody quintet, quintetto del cantautore Diego Capece dalla scuderia dell’Hydra Music.
-Duo lucano: The Lucanian Guitars , virtuosi della chitarra lucana Flavio Montesano e Gaetano Agoglia (secondo gli studi di Graziano Accinni)
-Gianfranco Summa, interprete della chitarra classica.
Con la partecipazione delle associazioni sportive
-New Volley Genzano del coach Amleto Carrieri.
-Genzano Rugby
-E con il contributo dell’ Avis, e -della Croce Rossa, Laboratorio della Comunità
E tantissimi altri ospiti…

 

Gloria Berloso

Promotrice e sostenitrice di questa fusione: Gloria Berloso

Maggio 22, 2014

Il programma di Folkest edizione 2014 presentato a Castelcosa

Folkest2014Folkest si presenta e raddoppia, anzi triplica!
Conferenza stampa di presentazione di Folkest2014 a Castelcosa, nei saloni affrescati della dimora gentilizia della Destra Tagliamento. Alla presenza dei consigliere regionale Zecchinon, dell’Assessore della Provincia di Pordenone Callegari, dei sindaci di San Giorgio della Richinvelda e di Spilimbergo, del Sovrintendente di villa Manin, Piero Colussi, dei rappresentanti della comunità italiana dell’Istria, di Turismo FVG ella cooperativa sociale Itaca, numerosi artisti, tra i quali Giorgio Celiberti, il festival friulano, giunto alla 36esima edizione è ufficialmente ripartito verso il futuro dopo l’anno della grande crisi,
Un anno quasi da dimenticare, il 2013, se non fosse per l’ottimo risultato raggiunto con una puntata su Rai 1 grazie allo spettacolo di Simone Cristicchi con la Mitteleuropa Orchestra diretta da Valter Sivilotti. Rinserrate le file e ripartito con rinnovato entusiasmo, lo staff di Folkest ha messo sul piatto un festival di forte impatto che spazia dalla tradizione alle più spinte innovazioni, senza dimenticare la canzone d’autore.
I numeri di Folkest di quest’anno sono di tutti rispetto:
28 località raggiunte
45 gruppi musicali
198 artisti
24 tecnici
… e lo straordinario popolo di Folkest, il pubblico afffezionato che lo segue da trentacinque anni.
Ce n’è davvero per tutti i gusti a Folkest2014; la festa popolare, come nell’anteprima con Vinicio Capossela e la Banda della Posta che verrà ospitata a villa Manin, la canzone popolare d’autore a Capodistria con Edoardo De Angelis per una volta senza Lella, il folk prog degli inossidabili Osanna guidati da Lino Vairetti e David Jackson, il ventennale combat-folk dei Modena City Ramblers, la fascinosa voce di Cristiano De André, il country rock psichedelico del Branco Selvaggio, le incursioni nel Mediterraneo dei Daramad, il giovanile folk-rock dei valdostani L’Orage, i colori e i ritmi della Sicilia degli Unavantaluna vincitori del Premio Parodi a Cagliari, i Bevano Est, i Morrigan’s Wake, i giovanissimi talenti nordirlandesi dei figli d’arte Le Chéileper finire con l’onirico folk metal degli Elvenking, finalmente profeti in patria. Davvero folta la pattuglia regioanale che vede quest’anno l’esordio di Serena Finatti, in odore di disco nuovo dalle grandi potenzialità.
E poi una raffica di gruppi di grandissima qualità provenienti dal concorso  HYPERLINKmailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest, che mai come quest’anno vede la presenza di artisti di livello assoluto.
Proprio al concorso  HYPERLINK “mailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest è dedicato il secondo appuntamento della giornata, per le finali nazionali al Teatro Miotto di Spilimbergo, condotte da Gian Maurizio Foderaro, storica voce di Radio Uno Rai. Giuseppe Spedino Moffa dal Molise, l’Ensemble Sangineto dalla Lombardia, Ambra Pintore dalla Sardegna: una sfida ai massimi livelli della world music per decretare il vincitore assoluto dell’edizione 2014. Per il Premio Alberto Cesa per la migliore nuova composizione in stile “trad” sfida al femminile tra la friulana Giulia Daici e la piemontese Simona Colonna.
E, last but not least, l’inaugurazione del museo VIN MONDO, voluto da Gian Franco Furlan e allestito dall’architetto Bruno Bortolin al piano terra del scenografico Castelcosa. Un luogo della memoria che sposa magistralmente ecellnze del vino e della musica.
Tre, numero perfetto, di buon auspicio per un’edizione che  si preannuncia con i fiocchi.

 

febbraio 21, 2014

La musica ha perso le note più belle del nostro tempo

Oggi, 21 febbraio 2014, è morto uno dei più grandi musicisti del nostro tempo: Francesco Di Giacomo, la voce del Banco del Mutuo Soccorso. Un terribile incidente stradale ha fatto chiudere i suoi occhi profondi. La sua voce non l’ascolteremo più ai concerti.

Francesco aveva l’arte, la teatralità e la comunicatività nel sangue. Sono stati pochi e ce ne renderemo conto ancor di più dopo la sua uscita di scena, che i suoi concerti e i suoi numerosi album conciliavano realmente il suo istinto artistico con un soggetto valido.

Nel 1974 ho visto un concerto memorabile, la sua voce mi aveva sconvolto esattamente come oggi mi ha sconvolto la sua morte causata da un modo così violento. Questo umile personaggio è stato un caposcuola perché da lui molti hanno attinto la forza vitale per fare questo bellissimo ma anche difficoltoso mestiere. Tutto il corpo di Francesco, oltre la sua espressione artistica, era capace di creare dei momenti di rara finezza artistica.

A conferma della sua proverbiale originalità, diceva unicamente di sé…

Nacque… visse…      francesco di giacomo
…e si contraddisse!

Nel 1978 esce forse il lavoro più complesso del Banco.

L’album viene intitolato “…di terra” e si presenta come un LP completamente strumentale in cui la band, accompagnata dall’Orchestra dell’Unione Musicisti di Roma, si avvicina molto alla grande tradizione classica e ad umori legati al jazz.

E’ forse uno dei punti più alti toccati dalla formazione. Per l’occasione viene lasciato da parte Francesco Di Giacomo che è comunque l’autore dei versi che presi singolarmente formano i titoli delle sette composizioni presenti.

Nel cielo e nelle altre cose mute ….

… Terramadre

… Non senza dolore

… Io vivo né più di un albero non meno di una stella

… Nei suoni e nei silenzi

… di terra

……….

Dopo i primi tre album il Banco  è ormai una realtà e non solo a livello nazionale. Si parla di un interessamento da parte della Warner Bros ed alla fine il gruppo viene messo sotto contratto da Greg Lake e Keith Emerson per la Manticore Ltd, etichetta che ha già in scuderia la P.F.M. e che è disposta ad investire sui promettenti gruppi italiani.

Da questa esperienza nascono i primi album presentati all’estero, primo fra tutti “Banco” (1975) che contiene rielaborazioni di brani già editi ma in lingua inglese (con testi di Marva Jan Marrow). Tra questi “R.I.P.” (“Outside”), “Non mi rompete”(“Leave Me Alone”), “Dopo… niente è più lo stesso” (“Nothing’s the Same”) e “Metamorfosi” (“Metamorphosis”) oltre alla strumentale “Traccia II” e alle inedite “Chorale (from Traccia’s Theme)” e “L’albero del pane(“The Bread Tree)”.

Questo album, che a tutti glli effetti si può considerare il quarto lavoro del BMS, viene presentato al Teatro Malibran di Venezia, con Keith Emerson presente, e viene accolto con entusiasmo dalla stampa italiana internazionale.

Solo un anno dopo anche “Come in un’ultima cena” (1976) viene realizzato in versione in lingua inglese con il titolo “As in a Last Supper”, con testi tradotti da Angelo Branduardi.

banco 4

di giacomo 2

“Garofano Rosso”, primo album solo strumentale di cui Francesco Di Giacomo ha curato le ricerche storiografiche, è il primo passo della band verso nuovi orizzonti e nuove sperimentazioni che ne hanno fatto una delle identità culturali italiane più prolifiche, continue ed importanti.

Maggio 9, 2013

Torna la rassegna Ecomusica che presenta alla Rosa del Deserto di Latina il concerto: PIERO BREGA e ORETTA ORENGO.

Il concerto è dedicato ad un grande musicista recentemente scomparso, il batterista e percussionista: 

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Torna la rassegna Ecomusica (in collaborazione con l’associazione PresenteFuturo ed il Comitato per La casa della Musica a Latina) che presenta, alla Rosa del Deserto di Latina, un grandissimo concerto:

PIERO BREGA & ORETTA ORENGO.

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Piero Brega, nato a Roma nel 1947, architetto ma soprattutto musicista, socio fondatore del Circolo Gianni Bosio, iniziò a occuparsi di musica nel lontano 1970 registrando sul campo e studiando materiale musicale del Lazio, “… una selezione di canti, accompagnati da strumenti vari, di canzoni contadine del Lazio. C’era rappresentata anche la canzone romana ma nulla a che vedere con il popolo immaginario che si magnificava nelle canzoni di Gabriella Ferri, unica epigona del genere che avesse colto il senso, meglio comunque del reuccio.  Manca del tutto l’odore di dolcificante. Era anche canzone politica, era “comunisti della capitale”, o erano gli stornelli, i più sarcastici e belli che avessi mai sentito. Poi le parodie… ” (Piero Brega). Nel 1971 con Sara Modigliani, Francesco Giannattasio e Carlo Siliotto fondò il Canzoniere del Lazio gruppo musicale di riproposta delle canzoni di tradizione orale. I numerosi concerti che fecero nei paesi del Lazio avevano come obiettivo quello di stimolare la riappropriazione della cultura da parte del tessuto sociale che storicamente l’aveva prodotta. Nel 1973 il Canzoniere incise Quando nascesti tune, piccola antologia di brani popolari. Importante frutto di questa evoluzione musicale e della nuova direzione urbana ed elettrica della musica popolare italiana fu lo spettacolo Fare musica, con la partecipazione di Giovanna Marini con la ballata L’eroe e di altri autori come Paolo Pietrangeli e Gianni Nebbiosi, mentre il Canzoniere del Lazio propose il repertorio popolare condividendo con il gruppo rock-progressive Albero Motore la funzione di supporto orchestrale. Nel 1974 il Canzoniere divenne un gruppo più numeroso e spostò la sua attenzione sulla cultura popolare urbanizzata. Agli strumenti tradizionali, si aggiunsero sassofoni, batteria, basso e chitarra elettrica. Si scelsero alcune strofe a carattere rituale, canzoni pastorali, balli, tentando un arrangiamento che trascinasse la musica di tradizione orale in un suono più recepibile anche da un pubblico più giovane. Dal 1974 al 1977 con il Canzoniere del Lazio Piero Brega incise due dischi: Lassa stà la me creatura e Spirito bono. Uscì poi dal gruppo e nel frattempo si impegnò in nuovi progetti. Nel 1978 uscì il disco Malvasia (Fonit Cetra) a nome del trio Piazza Giannattasio Brega e nel 1979, Carnascialia (Polygram) con Pasquale Minieri e Giorgio Vivaldi. Nel 1981 collaborò nuovamente con Giovanna Marini nell’opera Il regalo dell’imperatore portata in una lunga tournée in Francia e che si concluse con quaranta repliche a Parigi al Theatre des Bouffes du Nord di Peter Brook. Brega aveva il ruolo di cantante nel ruolo del protagonista dell’opera. Si dedicò poi al teatro, “… il teatro di ispirazione popolare di Quartucci, La Zattera di Babele, dove si richiede repertorio popolare, a volte canto senza accompagnamento musicale, a voce nuda, in certi templi tedeschi della musica colta… ” (Piero Brega). Si diradavano intanto le occasioni per lavorare con la musica, era cambiato il contesto storico e culturale. Brega accettò di lavorare in uno studio di architettura. Nel 1991 riprese a suonare con l’amico musicista Adriano Martire proponendo uno spettacolo di canzoni per un duo di chitarre. Nel 1994 ci fu un ritorno alle canzoni con la proposta di Carnascialia ed Almamegretta insieme in Contagio. Nel 1996 con Adriano Martire e Luca Balbo formò un trio di chitarre acustiche e voci. Quindi iniziò a occuparsi di un nuovo disco da registrare questa volta a suo nome. Il progetto ha conosciuto mille difficoltà e finalmente ha visto la luce nel 2004. L’album si intitola Come li viandanti è prodotto dal Circolo Gianni Bosio e dal Manifesto, la produzione artistica è di Peter Quell, gli arrangiamenti sono di Enzo Pietropaoli. Il disco è bellissimo. Vi hanno collaborato grandi musicisti, fra i tanti vanno almeno segnalati Enzo Pietropaoli (contrabbasso), Danilo Rea (pianoforte), Michele Ascolese (chitarra), Antonello Salis (fisarmonica), Paolo Fresu (tromba), Ambrogio Sparagna (organetto), Roberto Gatto (batteria), Nando Citarella (tammorra), Marcello Sirignano (violino), Gabriele Coen (clarinetto), Antonello Ricci (zampogna calabrese e canto), Elio Rivagli (batteria), Fulvio Maras e Piero Fortezza (precussioni). “… Ne è risultato un disco ricchissimo e imprevedibile in cui la mia voce è, speriamo, all’altezza. Canzoni con i piedi sulla terra della tradizione e la testa nel cielo iridescente del cantautore.” (Piero Brega). La sua inconfondibile voce e la sua poetica ci hanno regalato brani straordinari di grande impatto emotivo che raccontano, sulla scia della tradizione, il mondo d’oggi.

Oretta Orengo è nata a Roma il 15/09/56. Ha studiato OBOE con i Maestri Del Bono e Manfrin diplomandosi nel 1985 al conservatorio S.Cecilia di Roma. Ha svolto intensa attività concertistica con varie formazioni musicali tra cui: Orchestra A.M.I.C.A, orch.B.Walter del Molise, orch: della S.P.M.T, big band tre Passi dal delirio(Roccella Jonica 90’) SINFONIA SPECCHIANTE ( conc. in videoconferenza tra Paliano, Pescara e un quintetto della London Simphony) di CARLO CRIVELLI, RAVA CARMEN, (Napoli,Foggia), Orch. Naz: I.S. ENSAMBLE (Ismez) gruppo da camera QUADRONDO, quartetto di fiati ENAEROS, BRUNO TOMMASO Jazz Workshop. Ha collaborato con musicisti come Giancarlo Schiaffini, Eugenio Colombo, Paolo Damiani, Giorgio Gaslini, Giovanna Marini, Luciano Francisci, Luigi Cinque, Arturo Annecchino, Sergio Rendine, Carlo Crivelli, Massimo Bartoletti, Bruno Tommaso, Rinaldo Muratori. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche anche come ospite solista (un certo discorso musica, speciale un certo disc.RAI 3) ha lavorato in teatro con: ATTORI e TECNICI, SPAZIO ZERO, VOLTERRA TEATRO (stabile di Genova) TECNOMEDIA, SCENAPERTA, BEAT 72. Attualmente insegna OBOE alla S.P.M.T, alla SCUOLA COMUNALE di Orte e collabora con il comune di Bassano in Tev: per la musica nella scuola elementare,s uona con CANTIERE OLTREMARE, TRIO di fiati LANCIASPEZZATA , QUINTETTO ANEMOS (fiati), orchestra PANTA REI (dir. Art. di Riccardo Fassi, Ettore Fioravanti) nata all’interno dell’associazione INCONTRI MEDITERRANEI di cui è socio fondatore. Prima di dedicarsi allo studio dell’OBOE e del CORNO INGLESE,ha svolto una lunga attività come cantante e chitarrista nell’ambito della musica popolare negli anni 70’, in particolare con Luigi Cinque, Dodi Moscati, Canzoniere Internazionale, con queste formazioni ha registrato numerosi L.P. per la FONIT CETRA,trasmissioni radiofoniche e televisive in Italia e all’ estero, festival del folklore a Berlino, Saragozza, Portogallo, Bulgaria, Lione, Svizzera, Svezia, Finlandia, Colonia.

Concerto imperdibile per chi ama la musica jazz e folk e la musica d’autore.

Il prezzo del biglietto è di soli 10 euro.
Il biglietto sarà in prevendita presso la libreria “Piermario & co.” (Via Armellini 26, Latina).
Per coloro che vorranno, sarà possibile prenotare, a prezzi modici, anche la cena, elaborata con squisiti piatti della tradizione laziale.
Per prenotazioni ed informazioni sul concerto potete telefonare a questi numeri: 339/6290270 e 339/5880408.

aprile 7, 2013

“PINDARO” di Dante Francani

dante
Dante scrive canzoni e suona il pianoforte. Nella vita fa l’operaio, è un uomo normale con una bellissima famiglia.
Il brano che vi propongo è veramente speciale, il suo messaggio è importante.

febbraio 7, 2013

Marcello Vento ci ha lasciato, grave lutto per la musica

Marcello Vento è mancato!vento Batterista, percussionista viene considerato storicamente tra i massimi esempi di folk progressivo in Italia soprattutto per le elaborazioni della seconda metà degli anni Settanta.
Marcello Vento ha una lunga carriera come musicista jazz e insegnante di batteria, fino al lavoro con Jenny Sorrenti, sua compagna anche di vita, che esalta anche le sue qualità compositive e di arrangiamento.

gennaio 14, 2013

18 e 19 gennaio: al Teatro Miotto di Spilimbergo le selezioni per “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

“Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

alberto cesa

Venerdì 18 e sabato 19 gennaio, presso il Teatro Miotto di Spilimbergo (PN) alle ore 21.15,

 avranno luogo le selezioni territoriali riservate agli artisti partecipanti al concorso “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”. Alla prima delle due sessioni, denominata “Spilimbergo 1” (venerdì 18), parteciperanno Luna e Un Quarto, Figli di un Puff e Progetto Corde. Nella seconda, “Spilimbergo 2” (sabato 19), saliranno sul palco I Salici, Il Giardino dei Gatti Bianchi e Tryo Yerba. I migliori due gruppi di ogni serata, secondo il giudizio espresso da una autorevole giuria appositamente convocata (sulla cui composizione seguirà un ulteriore comunicato), acquisiranno il diritto a esibirsi durante Folkest 2013 in luogo e data da definire.  insieme con i gruppi vincitori delle altre selezioni territoriali a carattere nazionale: si è già svolta quella di Arezzo (6 dicembre 2012) che ha visto l’affermazione di Serio E Faceto e Macchia Libbr; si terranno invece nei mesi di febbraio e marzo quelle di Verona 1 (con la partecipazione di Abacà, Daniele Arzuffi, Gabriele Bombardini), Verona 2 (Dualis, Maria Devigili, Quenia), Loano (Folhas, Raffaele Antoniotti, The Mandolin Brothers), Coreno Ausonio (Ninfe della Tammorra, Orchestra Minima Mysticanza, Onda Nueve String Quartet).

gennaio 13, 2013

La tragedia del Mattmark e la canzone popolare

Valle di Saas, Canton Vallese: sono le 17.15 del 30 agosto 1965 quando una massa di due milioni di metri cubi si stacca dal ghiacciaio di Allalin e precipita sul cantiere allestito per la costruzione della diga di Mattmark. 88 lavoratori perdono la vita. Gli alloggi vengono completamente sotterrati dall’immensa massa di ghiaccio. Pochi istanti prima della tragedia i lavoratori sentono il sinistro scricchiolio della lingua di ghiaccio che si stacca e istintivamente corrono verso le baracche alla ricerca di un rifugio. Ma la loro è una corsa verso la morte. Rimangono sepolti sotto 50 metri di ghiaccio. Il recupero delle salme è estremamente difficile.

Delle 88 persone rimaste uccise 56 sono italiani, molti originari della provincia di Belluno, 24 svizzeri, 3 spagnoli, 2 austriaci, 2 tedeschi e un apolide. Osvaldo D. è fortunato, se la cava con qualche ferita lieve: stavo caricando un veicolo quando ho sentito il ghiaccio precipitare, poi il nulla, racconterà più tardi al giornale della Federazione dei Lavoratori dell’edilizia e del legno (Flel). La tragedia di Mattmark suscita scalpore in tutta Europa. E’  la più  grave catastrofe della storia svizzera dell’edilizia. Da tutto il mondo giungono dichiarazioni di solidarietà. I sindacati italiani inviano telegrammi di condoglianze. Il 9 settembre il consigliere federale Hans-Peter Tschudi commemora le vittime in una messa funebre a Saas Grund. La Catena della solidarietà e il Soccorso operaio svizzero raccolgono numerose donazioni. Anche la Flel e il Canton Vallese intervengono mettendo a disposizione dei contributi per far fronte all’emergenza.

Elektrowatt sotto pressione

All?inizio la tragedia viene ricondotta ad una catastrofe naturale. I titoli dei giornali parlano di forza della montagna e di destino, morte e distruzione. Poco dopo iniziano però a farsi strada le prime riflessioni sull’efficacia delle misure di sicurezza adottate. Nel documento Vittime del lavoro l’Unione sindacale svizzera (Uss) scrive: dovremo pur chiederci se sono state adottate tutte le misure necessarie. Il ghiacciaio di Allalin è  sempre stato noto per la sua instabilità; eppure gli alloggi dei lavoratori sono stati costruiti proprio sotto il ghiacciaio, in una zona ad alto rischio. Il 17 settembre parte l’inchiesta ufficiale e vengono ordinate le prime perizie. La committente, l’Elektrowatt Ag, finisce sotto pressione. L’ombra della responsabilità  grava però anche sull’Istituto nazionale svizzero dell’assicurazione infortuni (Insai, oggi Suva) e sulle autorità vallesane competenti per il rilascio delle autorizzazioni.
La Flel solleva domande critiche, ma al tempo stesso non vuole formulare accuse precipitose contro l’azienda committente. Poco dopo la tragedia la direzione dei lavori decide la continuazione della costruzione della diga anche nella zona a rischio. La Flel reagisce esprimendo delle riserve, si astiene però da un’aperta opposizione. Le voci di critica si moltiplicano invece all’estero, soprattutto in Italia. Le cause della tragedia che è costata la vita a 88 persone vengono identificate nelle lacune delle misure di sicurezza. Le numerose iniziative volte a raccogliere donazioni fanno inoltre avanzare il sospetto che le famiglie delle vittime vengano lasciate alla mercé della miseria. La Flel e l’Uss correggono la loro rotta e pubblicano lunghi articoli sui diritti assicurativi e pensionistici dei migranti. Contemporaneamente lanciano anche il dibattito sui rischi di infortunio e malattia legati al mondo del lavoro.

La vergogna dell’assoluzione

I tempi dell’inchiesta penale sono lunghissimi. Dopo quattro anni il processo penale non è ancora stato avviato. Il quotidiano Tages-Anzeiger accusa le autorità vallesane di non essere all?altezza di un caso così complesso. In effetti la prima udienza viene fissata solo sei anni e mezzo dopo la tragedia. Il 22 febbraio 1972 diciassette imputati  tra cui direttori, ingegneri e 2 funzionari Suva , sono chiamati a rispondere delle loro azioni di fronte al Tribunale distrettuale di Visp. Gli occhi della stampa mondiale sono puntati sul processo. Il capo d’accusa è omicidio colposo. La pena massima richiesta dal procuratore pubblico  è peril solo il pagamento di multe da mille a 2 mila franchi. L’opinione pubblica è incredula e accoglie la notizia con severe critiche. Una settimana dopo il tribunale assolve tutti gli imputati: la catastrofe non era prevedibile. Nella motivazione della sentenza il tribunale spiega che una valanga di ghiaccio rappresenta una possibilità  troppo remota per essere presa ragionevolmente in considerazione.
Forti ondate di critiche si levano in tutto il Paese e anche all’estero. Le sentenze sono considerate ingiuste dall’intera opinione pubblica. Anche il presidente della Flel Ezio Canonica commenta la decisione del tribunale: troppo spesso i cosiddetti lavoratori di seconda classe vengono duramente colpiti da infortuni sul posto di lavoro; non possiamo che reagire con una severa protesta. Il 18 marzo 1972 migliaia di migranti scendono in strada a Ginevra. Chiedono giustizia per le vittime di Mattmark e denunciano il disprezzo per la vita dei lavoratori. Ezio Canonica presenta un?interpellanza al Consiglio nazionale, denunciando la prassi dei blandi controlli della Suva e anche la volontà di risparmiare costi e tenere bassi i premi, a prezzo della salute e della vita dei lavoratori.

Fatale fiducia nella scienza

Nell’agosto del 1972 il segretario della Flel Karl Aeschbach pubblica un rapporto dettagliato sulle cause della catastrofe di Mattmark. Aeschbach giunge alla conclusione che gli ingegneri, data la loro specializzazione unilaterale, non possedevano le conoscenze necessarie per individuare i veri pericoli. Erano inoltre stati ignorati i timori dei lavoratori. La tragedia era infine stata causata da una serie di omissioni, come ad esempio la mancata sorveglianza fotogrammetrica del ghiacciaio. Aeschbach scrive: la catastrofe di Mattmark è stata una vera e propria catastrofe naturale; il numero delle vittime non sarebbe però stato così  alto se non fossero intervenuti anche una serie di fattori umani. Aeschbach cita in particolar modo la strategia di profitto dei costruttori, intenzionati a terminare la diga prima dell’arrivo dell’inverno. Sul banco d’accusa non finisce allora solo l?azienda costruttrice, ma anche l’avidità di profitto, la fiducia nella scienza e il delirio d’?onnipotenza di un’intera epoca.
Contro la sentenza viene presentato un ricorso al Tribunale cantonale di Sion. Alla fine del mese di settembre 1972 i tre giorni di udienza si concludono ancora una volta con l’assoluzione di tutti gli imputati. Anche la seconda istanza conferma dunque la tesi dell?imprevedibilità della catastrofe. E ancora una volta la reazione della stampa italiana è molto dura. La decisione con cui i familiari dei ricorrenti vengono obbligati a pagare la metà delle spese processuali suscita una profonda ondata d’indignazione: le famiglie delle vittime si ritrovano a dover versare al canton Vallese 3 mila franchi. Il codice di procedura penale vallesano prevede infatti che la metà delle spese processuali siano a carico della parte soccombente. L’effetto simbolico è devastante. La Svizzera entra nell’immaginario collettivo come un Paese arrogante e crudele.

Indignazione in Italia

Nel Parlamento italiano le voci critiche vedono nella sentenza una conferma dei pregiudizi elvetici contro i migranti. Il giornale protestante Nuovi Tempi lancia un appello alle chiese svizzere, affinché prendano le dovute distanze dalla scandalosa sentenza. Con grande sdegno il giornale ricorda che negli ultimi dieci anni un alto numero di  lavoratori italiani hanno perso la vita in Svizzera. I tre grandi sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil protestano uniti contro una sentenza che definiscono inaccettabile. Il Governo italiano si dichiara pronto a farsi carico delle spese processuali tramite il fondo del consolato per la tutela giuridica costituito presso l’Ambasciata italiana a Berna. La giustizia vallesana non prende neanche in considerazione una remissione delle spese a favore delle famiglie delle vittime.

(fonte certa)

Una canzone sulla tragedia di Mattmark è stata scritta e pubblicata da Luigi Grechi nel bellissimo LP Accusato di libertà, 1976

Testo di Mattmark

Fa più caldo stasera
fra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

Guarda lì sul tuo letto
quella foto di Rita
Questa sera mi sembra
proprio che rida

Lei che era sempre
così timida e seria
Ma guardala un po’
porca miseria…

L’hai lasciata da un pezzo
per venire quaggiù
Per mandarle ogni mese
qualcosa di più

Ma il più non bastava
già da molti anni
Lei rideva di meno
e stirava più panni

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Sta in festa Giuseppe
che è l’ultima volta
Sta in festa Giuseppe
che il nemico ti ascolta

E il nemico lì fuori
è la grande montagna
Mattmark è il suo nome
vento caldo la bagna

E fu l’ultimo canto
a coprire quel tuono
Che vi tolse anche il tempo
di chiedere perdono

Fa più caldo stasera
tra la roccia e la neve
E’ contento Giuseppe
del vino che beve

Fra i compagni stasera
c’è aria di festa
Ed il vino di casa
da’ un poco alla testa

 

novembre 26, 2012

ELSA MARTIN VINCE IL PREMIO ANDREA PARODI

CAGLIARI CAPITALE DELLA WORLD MUSIC DAL 22 AL 24 NOVEMBRE

Per tre giorni, dal 22 al 24 novembre, Cagliari è diventata capitale della World Music con la quinta edizione del Premio Andrea Parodi, dedicato all’indimenticato cantante e musicista sardo. A vincere è stata la friulana Elsa Martin (con “Dentrifûr”), che si è aggiudicata anche il Premio della critica. La menzione per il miglior testo è andata a Erica Boschiero, quella per la migliore musica ancora a Elsa Martin, quelle per il miglior arrangiamento e per la migliore interpretazione a Simona Colonna. Sono stati assegnati anche due nuovi premi, non ufficiali: quello dei concorrenti stessi, che è andato a Simona Colonna, e quello dei bambini presenti in sala, di nuovo alla Martin.

Nelle serate, presentate da Carlo Massarini, il pubblico e le due ampie e qualificatissime giurie (una tecnica e uno critica) hanno assistito a un grande spettacolo, con un ottimo livello medio dei finalisti, che hanno proposto in ogni serata un proprio brano affiancato venerdì da uno di Andrea Parodi.

Forti emozioni sono arrivate dagli ospiti, a partire dalla serata di venerdì, con Luigi Lai che ha ricevuto il Premio Albo d’oro e che ha stregato il pubblico con le sue launeddas, e con i vincitori dell’edizione 2011, i deliziosi Elva Lutza.

Sabato è stata la volta della grande forza espressiva di Boi Akih (dall’Indonesia) e delle suggestioni del violino di Lino Cannavacciuolo. Strepitosa poi l’esibizione di Enzo Avitabile, che ha offerto a sorpresa un brano di Andrea Parodi, “Sienda”, con Elena Ledda e Kaballà. Gran finale con tutti gli artisti ospiti sul palco, insieme a Francesca Corrias.

La stessa Elena Ledda, che ha curato la direzione artistica del festival, ha parlato della “felicità di questo festival, che si sentiva dall’aria positiva che si è respirata nelle tre giornate”. “C’è stata – ha continuato – una grande varietà nelle proposte stilistiche dei concorrenti e devo anche dire che la reinterpretazione dei brani di Andrea è stata molto coinvolgente, in certi casi commovente. Non posso poi non sottolineare l’alta qualità della presenza femminile fra i finalisti, con donne diversissime fra loro. Si andava dalla sperimentazione di Shinobu Kikuchi alla genialità di Simona Colonna, sino alle due ragazze più giovani, Erica Boschiero ed Elsa Martin, che mi hanno molto colpito. Fra l’altro sono entrambe intonatissime, il che non guasta”.

C’è stata una netta sensazione di crescita del festival, da molti punti di vista” ha detto Valentina Casalena, moglie di Andrea Parodi e presidente della Fondazione a lui dedicata (che ha organizzato la rassegna). “Noi predisponiamo tutto facendo del nostro meglio, ma il bello poi lo fanno quelli che salgono sul palco e da questo punto di vista devo dire che mi ha colpito nei concorrenti il rispetto e l’impegno nell’avvicinarsi ai brani di Andrea, anche nel confrontarsi con il sardo. L’ho apprezzato non solo per gli omaggi in sé, che sono piaciuti molto anche al pubblico, ma anche perché questo è segno di professionalità da parte tutti i concorrenti. Credo voglia anche dire che ritengono il nostro un concorso serio. In questo contesto i vincitori sono quasi un dettaglio”.

Il festival ha avuto un’anteprima giovedì 22 novembre al Club Fbi di Quartu S. Elena per poi trasferirsi al Teatro Auditorium Comunale di Cagliari, che ha segnato il tutto esauritoLe serate, o una selezione delle stesse, saranno diffuse a livello nazionale da Radio3, Popolare Network, Roxybar Tv e dalle principali emittenti tv e radio regionali.

Elsa Martin si è diplomata in musica jazz con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Klagenfurt (Austria). Inoltre, ha avuto modo di confrontarsi con personalità di livello mondiale quali Tran Quang Hi, Friedrich Glorian, Tapa Sudana, Joji Hirota, Tadashi Endo. Nel 2006 ha partecipato, ospite della cantante brasiliana Rosa Passos, al Festival Internazionale Jazz delle Canarie ed è stata protagonista di numerose esibizioni all’estero. Il suo primo album, “vERsO”, è stato recentemente finalista nella sezione opere prime delle Targhe Tenco 2012.

Come vincitrice assoluta avrà un premio in denaro di 2500 euro per formazione musicale, la partecipazione nel 2013 al Premio Andrea Parodi, all’European Jazz Expo, al Negro Festival e a Folkest. Come vincitrice del Premio della critica la produzione di un videoclip professionale.

Per maggiori informazioni:

www.fondazioneandreaparodi.it

fondazione.andreaparodi@gmail.com

ottobre 23, 2012

Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?

Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano  le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.

                                 

Canzoni popolari note da molto  tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento.  “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come  “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o   “If  I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni.  I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi  che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore

e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte  canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.

Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop)  si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.

La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla  critica e dai fans,  un artista,   come “folk“,  in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band  rock o pop.

Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.

Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse  tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.

Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano  l’occupazione, la religione, la cultura,le  tradizioni, i costumi,  la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.

Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura  orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.

Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.

Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà  di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.

Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani  indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse.  Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene,  le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la  discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.

La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e  ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno  un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito.  Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo.  Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.

D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.

I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK

 1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger

7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez  10. Leadbelly 11. Phil Ochs  12. Judy Collins 

13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds  15. Fairport Convention 16. Doc Watson  17. Neil Young

18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot

23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush 

28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III

32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers  34. Tom Paxton  35. Steeleye Span

36. Utah Phillips  37. Josh White  38. The Chad Mitchell Trio  39. John “Spider John” Koerner

40. Kate & Ann McGarrigle  41. Hazel Dickens  42. Ralph McTell  43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd

45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand  49. Ian & Sylvie 

50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson

55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller 

60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil

66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement 

71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen

77. Anita Carter  78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills

82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman 

87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s

92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens

98. Nanci Griffith  99. Christy Moore  100. John Kirkpatrick

The Serendipity Singers
The Seekers
Melanie
Spanky and Our Gang
Michelle Shocked
Nick Drake
Bill Morrisey
Sandpipers
Village Stompers
Smothers Brothers
The Incredible String Band
Victoria Williams
Roger McGuinn
Shawn Colvin
Janis Ian
Leo Kottke
Rod McKuen
Hamilton Camp
Taj Mahal
Gram Parsons
Peggy Seeger
Trini Lopez
Glenn Yarbourough
Bradley Kinkaid
Phoebe Snow
Buffalo Springfield
Flaco Jiminez
Devendra Banhart
Roy Harper
The Beau Brummels
The Holy Modal Rounders
Atwater-Donnelly
The Chenille Sisters
The Tarriers
The Brandywine Singers
Ricki Lee Jones
Robin & Linda Williams
Katty Moffatt
Terry Callier
Mike Cross
Carolyn Hester
Richard & Mimi Farina
The Everly Brothers
The Band
The Lovin’ Spoonful
Ellis Paul
Artie Traum
Luka Bloom
Bert Jansch
Happy Traum
The Jolly Rogers
Bad Haggis