Posts tagged ‘Premio Alberto Cesa’

luglio 6, 2022

UN PREMIO PRESTIGIOSO IN FRIULI ALLA MEMORIA DI ALBERTO CESA

Ciao Alberto Cesa, compagno e maestro. A lui è dedicato un premio in Friuli perché Alberto Cesa non c’è più. Quello che per molti può essere considerato il maestro torinese della musica popolare ci ha lasciato la sera del giorno dell’Epifania nel 2010, lo stesso anno che è mancato la persona a me più cara al mondo. Grazie a questa tragica coincidenza che è nata la mia amicizia con Ita Cesa, sorella di Alberto.

Alberto Cesa
Alberto Cesa

In trentacinque anni, la carriera di Alberto Cesa con i Cantovivo è stata caratterizzata da un lavoro di ricerca e studio con un denominatore comune: la coerenza delle parole legate ai fatti, dove la musica e l’arte non sono mai state condizionate dal business e dalle regole del mercato.

I Cantovivo nascono da un’idea di Alberto e Donata Pinti nel 1974, l’anno della rivoluzione dei garofani in Portogallo, come a lui piaceva ricordare. Dal 1979, anno di pubblicazione dell’album “Leva la gamba” vincitore del Grand Prix International du Disque di Montreux, le pubblicazioni di Alberto e dei Cantovivo sono state di un’importanza fondamentale per la storia del folk italiano ed europeo. Più di 2000 concerti in Italia e nel mondo, come i tour proprio in Portogallo, a Cuba, in Germania, con la musica che univa non solo cultura e divertimento, tradizione ed attualità ma anche passione e lotta. Quante sono le persone che lo hanno visto in occasione di Feste Popolari, Teatri, Circoli, Scuole e Stadi! Quante quelle che grazie a lui hanno conosciuto Victor Jara, Carlos Puebla, Josè Afonso, hanno cantato l’emigrazione italiana (“Partono gli Emigranti”), la guerra civile spagnola (“El ejercito del Ebro”) i diritti dei lavoratori (“Grandola Villa Morena”), la lotta palestinese (“Palestina”), la resistenza vietnamita (“Il piccolo An”), il dramma del golpe cileno (“El Martillo”), la rinascita zapatista (“Basta y Hasta”), la tradizione partigiana (“Bella Ciao”).

Nel 1999, in occasione dei 25 anni di attività, esce la prima edizione dei “Fogli Volanti” dove scrive storie di lotta e di esclusione sociale che si intrecciano con ballate emozionanti e canzoni divertenti, riassumendo nel migliore dei modi Alberto come artista e come uomo. Questa edizione speciale la conservo con estrema cura.

Oggi Alberto non c’è più ma grazie al suo impegno, parafrasando proprio Victor Jara de El Martillo, se un martello e una campana sono caduti, tantissime altre persone hanno raccolto e raccoglieranno martelli e campane per avvisare delle ingiustizie e mille voci si alzeranno per cantare canzoni di lotta e di pace.

Grazie maestro e compagno Alberto.

Quest’anno sono tornata finalmente al Folkest, il quarantaquattresimo per la storia dove si svolge il Premio Alberto Cesa con i finalisti di una lunga e accurata selezione tra i migliori musicisti iscritti di tutta Italia. I gruppi finalisti del Premio Alberto Cesa 2022 Andrea Bitai, Claudia Buzzetti and The Hootenanny, Duo Pondel, La Serpe d’oro, Passamontagne duo, Tupa Ruja a Spilimbergo hanno presentato il loro repertorio e una canzone in lingua friulana (obbligatoria per regolamento) nella piazza antistante la splendida Torre Orientale.

Nella serata del 4 luglio il premio è stato assegnato al gruppo laziale dei Tupa Ruja da una giuria composta da Alessandro D’Alessandro (musicista), Elisabetta Malantrucco (Radio Rai), Rebeka Legovic (TV Koper), Michele Gazich (musicista), Maurizio Bettelli (musicista ed autore), Ottavio Nieddu (Fondazione Andrea Parodi), Felice Liperi (critico musicale) e Luciano Trevisan (produttore musicale) che ha motivato la scelta così:

«Riconoscendo al gruppo un originale eclettismo nei suoni e nella ricerca di nuovi territori musicali, in attesa che si manifesti in una nuova semplicità. Particolarmente felice
la rilettura del brano in lingua friulana».



Tupa Ruja . Premio Alberto Cesa 2022

Maggio 27, 2014

Ambra Pintore vince il concorso Suonare@Folkest 2014. Al secondo posto Giuseppe Spedino Moffa e al terzo Ensemble Sangineto. Simona Colonna vince il Premio Alberto Cesa.

Ambra Pintore con il suo splendido quartetto dalla Sardegna, Giuseppe Spedino Moffa e i suoi immaginifici compari dal Molise e il giovanissimo e talentuoso Ensemble Sangineto dalla Lombardia: questi gli artisti finalisti che, dopo tre fasi di selezioni successive, si sono finalmente guadagnati l’accesso all’ultima fase del concorso Suonare@Folkest2014. Una serata di grande musica dal vivo, condotta con la consueta verve e professionalità da GianMaurizio Foderaro, storica voce di RadioUno RAI, fresco di nomina alla direzione dei programmi musicali di Radio Due.

Il programma è stato completato dalla finale del premio Alberto Cesa, riservato agli iscritti al concorso segnalati dalle giurie territoriali che siano autori di almeno un brano di composizione contemporanea, ma in stile tradizionale. Il premio è stato assegnato a Simona Colonna di Alba (Cuneo) che ha cantato accompagnandosi con il violoncello: in finale la Colonna ha superato, nel gradimento della giuria, la pur brava friulana Giulia Daici, che ha confermato le buone cose che si dicono di lei: la Colonna ha convinto per tecnica e interpretazione la giuria formata da Edoardo De Angelis (cantautore e direttore dei progetti speciali di Folkest), Andrea Del Favero (direttore artistico di Folkest), Gianni Martin (direttore organizzativo di Folkest), Roberto G. Sacchi (direttore di www.folkbulletin.com).

Ambra Pintore

Ambra Pintore

Simona Colonna

Simona Colonna

Decisamente combattuta la finale del concorso Suonare@Folkest 2014, che ha visto prevalere, per qualche spicciolo di voti, Ambra Pintore con uno spettacolo, colorato e convincente giocato sulla bella voce della front-woman che passa dal sardo ad altre lingue, tra le quali il somalo, su – nell’ordine – Giuseppe Spedino Moffa, grande enterteiner ottimamente coadiuvato dai suoi eccellenti compari alle percussioni e alla fisarmonica e superbo alla zampogna e alla cornmusa, e l’Ensemble Sangineto, forte di un grande freschezza esecutiva e di un’ottima verve sul palcoscenico in un ambito forse un po’ più scontato (ci si passi termine riduttivo) come quello della musica celtica.

In sede critica, possiamo affermare che la qualità dimostrata da tutti i gruppi partecipanti alle fasi finali sia del premio sia del concorso è stata molto elevata, sia per quanto riguarda la prestazione artistica sia per l’originalità delle proposte.

L’edizione 2015 di “Suonare@Folkest” e del premio “Alberto Cesa” è in fase preparatoria: per scoprirlo scopri tutto su www.folkest.com.

 

ottobre 5, 2013

Libero adattamento di un pensiero di Beniamino Placido – I FOGLI VOLANTI di Alberto Cesa

Se Ulisse

avendo davanti Nusicaa

Circe

e altre strafighe di quel genere

si ostinò a voler tornare

nella “petrosa” isola di Itaca

e a rischiare la vita

per una donna ormai vecchia

ossessionata dai Proci

e rincoglionita da un telaio

vuol dire

(dei miti ci si deve fidare)

che il richiamo delle radici

Alberto Cesa

Alberto Cesa

è vincente anche difronte

alle più incantevoli sirene

dell’avventura.

luglio 26, 2013

Premio “ALBERTO CESA” a Piergiorgio Manuele – FOLKEST 2013

Sabato 27 luglio avverrà la consegna del Premio “Alberto Cesa” a Piergiorgio Manuele, segnalatosi alla selezione di Arezzo con la canzone “Giufà”. Nato a Leonforte (En) in una delle province più lontane e silenziose d’Italia ma ricca di miti e storie favolose d’altri tempi, oggi risiede in Toscana. Fondatore di formazioni seminali del folk progressivo siciliano (Jamdura e Clangor), vive anche una lunga e qualificante esperienza di artista di strada in Francia e Gran Bretagna: da qui la riscoperta di quella dimensione teatrale della musica alla quale tutt’ora rimane imprescindibilmente legato.

Alberto Cesa

Alberto Cesa

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giugno 11, 2013

La Fieste da Sedon al Castello di Ragogna il 15 e il 16 giugno con CARANTAN e LA SEDON SALVADIE e tutti gli amici

Organizzato dall’Associazione Culturale Folkgiornale, con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine, dell’Unesco, della Fondazione CRUP e del Comune di Ragogna che fin dalla prima edizione ha creduto in questa manifestazione, in uno dei più incantevoli angoli dell’intero Friuli, nel week-end centrale di giugno si celebra la quinta edizione de “La Fieste da Sedon”. Si tratta di un festival dedicato alla musica tradizionale in terra friulana, un ottimo spunto per la valorizzazione di uno dei luoghi storici di maggior significato ricostruiti dopo il terremoto, il Castello dei Conti di Ragogna. Un appuntamento ormai abituale, che solo lo scorso anno non si era svolto per l’indisponibilità della sede, oggetto di importanti restauri. Festeggiata d’onore, la Sedon Salvadie, la storica formazione friulana di musica popolare che celebra nel 2013 i 31 anni di attività, anni che l’hanno vista collaborare con artisti del calibro di Angelo Branduardi, Massimo Bubola, The Chieftains, Carlos Nuñez e Inti Illimani tra gli altri; annoverare nelle proprie fila il meglio del panorama musicale friulano (Giulio Venier, Andrea Del Favero, Lino Straulino, Emma Montanari, Marisa Scuntaro, Dario Marusic, Glauco Toniutti, Flaviano Miani, Gianluca Zanier, tutti hanno militato o militano in questa formazione); dar vita a molti altri gruppi e realtà di ricerca e riproposta (Carantan, Braul, Tischlbong, Montanari Grop, Furclap, Braul, Nosisà, Lino Straulino…).
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Il gruppo Carantan continua oggi il percorso musicale iniziato negli anni ‘80 da alcuni musicisti friulani che è quello della ricerca e della rielaborazione innovativa della musica tradizionale senza riproporre un discorso strettamente filologico ma senza nemmeno perderne i suoi aspetti più caratterizzanti. Alle spalle del gruppo ci sono quasi 20 anni di ricerche sul territorio fatte soprattutto nell’area pedemontana, dove sono state raccolte numerose documentazioni di strumenti tipici come la cornamusa e il violino e registrazioni di musiche e canti.

Il nome Carantan proviene da una moneta in rame usata in origine in Carinzia. In Italia, alla fine dell’Ottocento, prende questo nome la moneta divisionale di 5 centesimi di Lira e in seguito in lingua friulana il termine equivarrà a “modesto”, “di poco valore”. Anche la cultura popolare, nonostante il paziente lavoro svolto da molti illustri studiosi del costume, spesso è stata considerata modesta e di poco valore. I Carantan lavorano per il recupero della tradizione musicale friulana, per salvare un patrimonio che sta scomparendo assieme ai suoi ultimi testimoni e soprattutto per cercare di adattare questa affascinante cultura alle esigenze moderne rendendola attuale.

Carantan

Carantan

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

Fondato nel1982 questo gruppo è stato il primo a suonare con spirito nuovo le musiche tradizionali del Friuli, espressione delle diverse etnie che qui convivono da secoli.
Una delle più rappresentative e longeve band del folk italiano.
Nel corso della loro lunga carriera questi musicisti hanno fatto tenuto concerti e show radio e televisivi sia in Europa che in America, collaborando con alcuni tra i più significativi artisti a livello mondiale, come The ChieftainsFabrizio De AndréAngelo Branduardi, Massimo Bubola, Carlos Nunez, Ed Schnabl, Vincenzo Zitello, Janos Hasur, Paul Bradley e molti altri …
In un concerto ascolterete alcuni antichi strumenti come cornamuse e violini danzare insieme a percussioni, fisarmoniche diatoniche, chitarre e bassi elettrici: un suono d’insieme di grande impatto, aperto alle contaminazioni contemporanee.

manifestazione, inserendo con lo stesso criterio anche eventuali stand. Elemento fondamentale e caratterizzante del castello Superiore di Ragogna è il mastio,conosciuto anche come torre, utilizzato dai Conti di Porcia fino alla seconda metà del XVIII e poi lasciato lentamente cadere in rovina. Alla fine nel 1976 il terremoto lo distrusse quasi completamente.

Oggi il mastio si presenta completamente ricostruito, anche se profondamente modificato per quanto riguarda la disposizione interna dei locali. Un secondo lotto dei lavori di restauro è da poco terminato,con l’affascinante ricostruzione della parti in legno nella zone del mastio, che danno all’antico maniero un’aura di straordinaria unicità.

Le forze in campo

Alla realizzazione dell’evento contribuiranno varie realtà:  l’Associazione Culturale Folkgiornale, il Comune di Ragogna, l’Associazione Borgate di San Pietro, la Pro Loco di Ragogna, la Edit Eventi di Spilimbergo checurerà Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni, inserendo le serate tra gli appuntamenti di maggior spicco di una manifestazione significativa come Folkest.

“La Fieste da Sedon”, radicata sul territorio e ormai connotatasi come il festival della musica friulana di tradizione popolare, è diventata una vetrina delle realtà regionali di spicco e un’anteprima ideale e densa di significati per una manifestazione di largo respiro come Folkest, che debutterà il 4 luglio a Fiumicello per concludersi il 28 a Spilimbergo.
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ottobre 23, 2012

Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?

Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano  le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.

                                 

Canzoni popolari note da molto  tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento.  “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come  “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o   “If  I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni.  I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi  che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore

e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte  canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.

Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop)  si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.

La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla  critica e dai fans,  un artista,   come “folk“,  in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band  rock o pop.

Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.

Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse  tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.

Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano  l’occupazione, la religione, la cultura,le  tradizioni, i costumi,  la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.

Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura  orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.

Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.

Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà  di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.

Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani  indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse.  Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene,  le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la  discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.

La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e  ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno  un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito.  Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo.  Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.

D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.

I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK

 1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger

7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez  10. Leadbelly 11. Phil Ochs  12. Judy Collins 

13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds  15. Fairport Convention 16. Doc Watson  17. Neil Young

18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot

23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush 

28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III

32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers  34. Tom Paxton  35. Steeleye Span

36. Utah Phillips  37. Josh White  38. The Chad Mitchell Trio  39. John “Spider John” Koerner

40. Kate & Ann McGarrigle  41. Hazel Dickens  42. Ralph McTell  43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd

45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand  49. Ian & Sylvie 

50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson

55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller 

60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil

66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement 

71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen

77. Anita Carter  78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills

82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman 

87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s

92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens

98. Nanci Griffith  99. Christy Moore  100. John Kirkpatrick

The Serendipity Singers
The Seekers
Melanie
Spanky and Our Gang
Michelle Shocked
Nick Drake
Bill Morrisey
Sandpipers
Village Stompers
Smothers Brothers
The Incredible String Band
Victoria Williams
Roger McGuinn
Shawn Colvin
Janis Ian
Leo Kottke
Rod McKuen
Hamilton Camp
Taj Mahal
Gram Parsons
Peggy Seeger
Trini Lopez
Glenn Yarbourough
Bradley Kinkaid
Phoebe Snow
Buffalo Springfield
Flaco Jiminez
Devendra Banhart
Roy Harper
The Beau Brummels
The Holy Modal Rounders
Atwater-Donnelly
The Chenille Sisters
The Tarriers
The Brandywine Singers
Ricki Lee Jones
Robin & Linda Williams
Katty Moffatt
Terry Callier
Mike Cross
Carolyn Hester
Richard & Mimi Farina
The Everly Brothers
The Band
The Lovin’ Spoonful
Ellis Paul
Artie Traum
Luka Bloom
Bert Jansch
Happy Traum
The Jolly Rogers
Bad Haggis
ottobre 15, 2012

Che cos’è la ghironda? Viaggio in mezzo ai musicanti

Alberto Cesa racconta (articolo sulla Stampa, 1999-Fogli Volanti) che una donna di Ferrere, in Valle Stura, raccontò a Nuto Revelli per Il mondo dei vinti che suo nonno per guadagnare qualche soldo, andava a piedi fino in Francia, e l’attraversava tutta, dalla Provenza alla Bretagna, con la lanterna magica e la ghironda in spalla. Chissà quante cose avranno visto lungo il loro faticoso girovagare quei suonatori ambulanti che portavano in giro per ogni angolo d’Europa, sulle orme degli antichi menestrelli, quella che giustamente fu chiamata la regina di tutti gli strumenti!

Chissà quanto avremmo capito meglio certi passaggi della storia se quegli uomini avessero affidato la memoria delle loro avventure, dei loro incontri, delle loro riflessioni, anche alla scrittura, anziché soltanto a quello che rimane pur sempre il confine invalicabile tra la cultura popolare e la cosiddetta cultura dominante: l’oralità.  Peccato!

Un suonatore di ghironda, nelle piazze del Cinquecento raccoglieva più pubblico di un predicatore, alla faccia della decadenza che quella sua strana scatola sonora aveva dovuto condividere con i signori di mezza Europa dopo i fasti medioevali delle corti trobadoriche.

Ma che cos’è la ghironda?

La ghironda è il primo strumento a corde sfregate della storia della musica. I primi esemplari risalgono all’anno 1000 d.c. E’ uno strumento tipicamente belga-francese e viene adoperato anche in Italia in quasi tutto l’arco alpino. La ghironda nei secoli è sempre stata  costruita in due forme particolari, ma a forma di piccola chitarra, una a forma di liuto. La caratteristica di questo strumento deriva dallo sfregamento delle corde che vengono sfregate da una ruota azionata da una manovella. Il cavigliere è rifinito con un mascherino medievale.

Non c’è l’esatta certezza di una sicura documentazione sulle origini della famiglia delle              
ghironde, ma si può procedere per ipotesi abbastanza attendibili basate sull’iconografia e su
tutto quello che è arrivato fino a noi da quei lontani periodi.
Fin dal primo medioevo esistevano strumenti muniti di una ruota impeciata azionata da una
manovella per sfregare le corde creando in modo meccanico quella continuità di suono così
simile alla voce umana tipica degli strumenti ad arco.
L’ipotesi più plausibile si basa sulla derivazione dal monocordo di Pitagora (fisico e
matematico nato a Samo nel 560 a.C. e morto a Metaponto nel 480 a.C.) di vari strumenti
musicali che utilizzavano delle tastature al posto dei ponticelli mobili.

La ghironda  (o gironda, in francese vielle à roue, in inglese hurdy gurdy),  oggi è possibile ascoltarla  in alcuni festival europei di musica folk, suonata spesso insieme a cornamuse, in particolare in Francia, in Ungheria e in Italia. Il più famoso festival annuale è a Saint-Chartier, nella Francia centrale ma anche il festival Folkest che si svolge a luglio a Spilimbergo (Friuli).
La prima testimonianza conosciuta è l’organistrum, un enorme cordofono utilizzato nel periodo gotico in ambito monastico per insegnare musica ed eseguire brani sacri. L’essere uno strumento polifonico ne ha probabilmente ispirato il nome, che deriverebbe quindi dal termine organum.
Una delle prime raffigurazioni dell’organistrum si trova nel portico della Gloria della cattedrale di Santiago de  Compostela (XII secolo): si può notare come lo strumento, a forma di violino, sia di grandi dimensioni (anche 2 metri di lunghezza) e sia suonato contemporaneamente da due persone, di cui una addetta esclusivamente a ruotare la manovella.
Attorno al XIII secolo lo strumento, le cui dimensioni sono notevolmente ridotte, prende il nome di sinfonia (in francese chifonie): anche questo appellativo è probabilmente derivato dalla caratteristica polifonia dello strumento.
La sinfonia è suonata da un solo strumentista e viene utilizzata dai menestrelli per accompagnare danze e chansons de geste; in breve la sua popolarità ne allarga l’uso a processioni religiose e mystery plays. L’associazione, che si consolida nei secoli, con menestrelli, vagabondi e mendicanti (spesso ciechi, infatti era soprannominata “viola da orbi“) fa di questo strumento simbolo, alternativamente, di rusticità, ignobiltà, immoralità, povertà.

Lo strumento moderno è diffuso in due formati principali pur continuando ad avere svariate forme e fogge. Esaminando questi è comunque possibile risalire alla tecnica costruttiva degli altri esemplari in quanto la struttura e gli elementi che compongono la ghironda sono gli stessi pur con il variare delle forme. In sostanza cambia il contenitore ma non il contenuto.

Questa ghironda è costruita dal liutaio Sergio Verna nella Quinta Rua di Ricetto di Candelo in provincia di Biella. Nel suo laboratorio piccolo ma ricco di storia ho potuto osservare alcune fasi della costruzione di questo affascinante strumento, usato da un’ensemble polistrumentale e multigenerazionale che prende il nome da una delle vie più antiche del Ricetto Medioevale di Candelo dove hanno sede i laboratori artigianali di alcuni membri del gruppo oltre che la sede ufficiale nonché sala prove utilizzata dai suonatori.

Verso la fine degli anni settanta del secolo scorso, alcune persone certamente un po’ fuori di testa o perlomeno fuori dal coro iniziò ad occuparsi di musica tradizionale andando a cercare strumenti dimenticati o fino allora sconosciuti quali ghironde, pive, violini, percussioni di ogni tipo, ed iniziò ad animare feste da ballo ed improvvisate feste in sagre paesane. Tra questi figuri, Frenz Vogel (maestro vetraio), Guido Antoniotti (costruttore strumenti di ogni genere), Sandro Fusetto in combutta con un foresto vercellese (nessuno è perfetto) Luciano Conforti non hanno perso nel nuovo secolo il vizio e anzi lo hanno trasmesso ad altri fuori dal coro che non sapendo dove sarebbero andati a finire sono rimasti coinvolti a tal punto da imbracciare a loro volta ghironde, pive, percussioni e strumenti vari.

E così agli inizi di questo nuovo secolo, che non sembra partito troppo bene, questa banda fuori dal coro ha pensato di riunirsi sotto il nome di QUINTA RUA, composta da ALBERTO CERIA, DONATELLO SIZZANO, FRENZ VOGEL, GABRIELE GUNELLA, GUIDO ANTONIOTTI, LUCIANO CONFORTI, MARCO CERIA, MARCO PETTITI, MASSIMO LOSITO, SANDRO FUSETTO.

QUINTA RUA DI RICETTO DI CANDELO TRA I MUSICANTI DI GHIRONDA E IL LIUTAIO SERGIO

settembre 28, 2012

LE PAYS NATAL – RICKY MANTOAN A TORINO IL 28 SETTEMBRE 2012

Ricky Mantoan è un prestigioso chitarrista e compositore. Ha iniziato a suonare a sette anni.

Chitarrista mancino ha elaborato, nella sua lunga carriera, uno stile molto personale, che è una particolare e originale sintesi tra il folk americano e quello europeo di matrice celtica.

Apprezzato a livello internazionale dalla critica specializzata, è considerato un virtuoso della chitarra elettrica e in special modo della pedal steel guitar.

Stimato da musicisti di spicco dell’area californiana, prende parte ai tours italiani di Skip Battin, Greg Harris, Sneaky Pete Kleinow, Roger McGuinn, John York, Gene Parsone.

Ha all’attivo numerosi lavori discografici, sia come solista che con artisti americani e italiani.

Il lavoro di Ricky Mantoan, Le Pays Natal (Edit 1996) è la realizzazione di un progetto che da diversi anni stava a cuore al musicista: invogliare gli ascoltatori, in particolare quelli più giovani, a ricercare le proprie origini, attraverso il linguaggio immediato della musica, al di fuori di etichette e vecchi clichés.

In ogni brano il musicista ha tratteggiato situazioni, emozioni e sentimenti vissuti da uomini che, in vari modi, hanno lasciato nella storia l’impronta dell’indomita gente valdostana: la storico Federico Chabod, contestato per aver voluto un’autonomia troppo “italiana”; Emile Chanoux, assassinato dai fascisti; Lino Binel, che finì in un lager per le sue idee; Albert Deffeyes, che associò al suo impegno culturale un tenero affetto per la regima Maria Josè; Joseph Marie Bréan, biografo di Chanoux; e poi il figlio stesso di Chanoux (Emile anche lui), morto suicida alcuni anni fa; Joseph Marie Trèves, che esortava tutti ad essere fieri della propria identità; infine i Salassi, gli antichi progenitori, sconfitti ma mai domati, deportati in terre lontane a consumarsi nella fatica e nei ricordi come i moderni emigranti, a cui è dedicato il brano che dà il titolo all’album.

Uomini che hanno vissuto e sofferto nello scenario unico dei nostri monti, e ci spronano a ritrovare, attraverso il loro ricordo, le nostre radici…le pays natal.

Venerdì 28 Settembre

dalle 21.00  Al Giardino Askatasuna, lato via Balbo di Torino

Ricky Mantoan ripropone alcune canzoni di questo importante lavoro nella serata  in ricordo di Alberto Cesa organizzata dall’ ass.culturale Cantovivo e Egin.

Sul palco ad accompagnarlo ci sarà la sua compagna Gloria, le chitarre e l’arpa celtica.

… Da sempre cultore della musica e della cultura celtica, Ricky si dedica da anni allo studio dell’ Arpa ed attraverso questo affascinante strumento fa oggi rivivere atmosfere medievali e rinascimentali che rievocano un mondo fatto d’incantesimi e    leggende. Nella sua musica sogno e realtà si fondono lasciando   sensazioni di delicata armonia interiore …

Programma

PRESENTAZIONE DEI LIBRI DI ALBERTO  a cura di Roberto Sacchi (folk bulletin-folkest) – “Con la ghironda in spalla” e “Il Canzoniere del Piemonte” oltre a proiezioni video, sempre dedicate ad Alberto.

A SEGUIRE LIVE ACUSTICO: Yo Yo Mundi (folk rock italiano), Egin (patchanka), Ricky Mantoan (del Branco Selvaggio) arpa, chitarra e voce con Gloria Berloso (voce e percussioni) e i Babemalà (folk popolare)

settembre 10, 2012

SUONARE @ FOLKEST – PREMIO ALBERTO CESA 2013

SELEZIONE NAZIONALE DI GRUPPI MUSICALI O SINGOLI ARTISTI PER LA PARTECIPAZIONE A FOLKEST 2013

“Suonare @ Folkest-Premio Alberto Cesa”

è l’unica selezione nazionale di gruppi musicali o singoli artisti per la partecipazione a Folkest 2013. L’organizzazione del concorso è demandata, sotto l’attenta supervisione della direzione del festival, alla redazione del periodico telematico http://www.folkbulletin.com e all’Ass. Cult. Folkgiornale.

L’iscrizione al concorso è gratuita.

Criteri di selezione e premi

1) I gruppi/artisti prescelti sulla base del materiale inviato saranno invitati a partecipare alle eliminatorie territoriali che si svolgeranno in sedi distinte (che saranno comunicate in un secondo tempo), scelte in base a un criterio geografico onde favorire -nel limite del possibile- la partecipazione di chi avrà superato la prima fase di selezione.

Le esibizioni pubbliche dei gruppi/artisti prescelti avranno indicativamente luogo nel periodo compreso fra il 15 novembre 2012 e il 15 febbraio 2013. Sarà preoccupazione di  Ass. Cult. Folkgiornale ewww.folkbulletin.com destinare a ognuna delle eliminatorie territoriali il medesimo numero di artisti/gruppi e razionalizzare la loro destinazione per area di appartenenza geografica: se tale criterio non risultasse attuabile in tutte le circostanze, nulla sarà imputabile all’organizzazione.

2) I gruppi/artisti prescelti e assegnati a una delle eliminatorie territoriali si esibiranno dal vivo nel corso di essa, in presenza di pubblico e di fronte a una Giuria composta da organizzatori locali e rappresentanti di www.folkbulletin.come Ass. Cult. Folkgiornale. Da ognuna delle eliminatorie verranno scelti due degli artisti/gruppi che parteciperanno a Folkest 2013. Il rimborso delle spese di viaggio (quantificate in tre fasce chilometriche da 100, 250, 500 euro secondo la provenienza), il vitto e l’alloggio per la partecipazione al festival Folkest saranno a carico di Ass. Cult. Folkgiornale (da concordarsi  preventivamente con l’amministrazione Folkest).

3) Come premio a tutti i gruppi partecipanti alle eliminatorie territoriali verrà consegnato un cofanetto di produzioni discografiche Folkest Dischi.

Scadenza e norme generali
Il materiale deve essere inviato tassativamente entro e non oltre il 30 ottobre 2012 (farà fede il timbro postale) all’indirizzo:

“SUONARE @ FOLKEST-PREMIO ALBERTO CESA”
c/o Associazione Culturale Folkgiornale
Viale Barbacane, 17
33097 SPILIMBERGO (PN)

Per informazioni:
mobile: 338.6388859
suonare@folkest.com

Il regolamento lo trovate nel sito http://www.folkest.com