L’Italia, ricca di un entroterra culturale sembra essersi fermata a crogiolarsi nel decadentismo . In questi anni pochi sono stati i tentativi di elevarsi ad interessi universali. Invece di unificare le varie forme d’arte sotto un denominatore comune – musica, arte figurativa e letteratura -, si evitano accuratamente ciascuna lasciandole pian piano morire per distoglierle dalla mente di tutti noi.. Il benessere ed il consumismo, creato ad hoc e per interessi di pochi, rendono sempre più difficile distinguere la vera arte dalla moda, i poeti dagli intelettualoidi, i musicisti dai musicanti.
La politica non culturale ha provocato un bel lavaggio del cervello ma il popolo non può restare indifferente ed il sistema deve essere messo in discussione. La cultura che avanza a grandi passi verso l’evoluzione, anche se mancano i mezzi, non può trascurare la sua voce più maestosa: l’arte. Moltissimi giovani si documentano, seguono ed incominciano ad amare i movimenti musicali anche quelli geograficamente lontani, riscoprono la poetica dei cantautori degli anni sessanta e settanta, cercano di scoprire un percorso per realizzare i propri sogni. Si, perché i sogni sono ancora liberi, dove la pressione economica non può ancora arrivare per catturarli.
Personalmente io sto dalla parte della barricata per scoprire qualcosa di nuovo nel mondo della musica e dell’arte, per dialogare con i suoi amici, per far risorgere insieme, anche dalle ceneri della superficialità dilagante e del commerciale, la vera eterna arte, affinché si possa tornare a parlare della musica italiana come del canto più sublime dell’anima popolare.
Una di queste anime è Simone Avincola, giullare controcorrente, musicalmente corretto, uno dei tanti ragazzi che cerca con ogni mezzo di unificare le arti esprimendosi con il linguaggio più nobile: la musica.
Simone lo conosco da alcuni anni, ho seguito passo dopo passo il suo percorso.
Simone Avincola è uno dei tanti giovani che attraverso le canzoni lancia il suo messaggio affinché in Italia la politica divenga più pulita e trasparente e la speranza che questo sogno si realizzi quanto prima. I temi delle sue canzoni ricordano molto quelle storie raccontate da Francesco Guccini, cantautore ribelle degli anni settanta, che lottava per tutti noi, ma ricordano anche gli avvenimenti e le tematiche dei nostri tempi. Ma come si è avvicinato a questa espressione di musica popolare? Simone Avincola, come tanti ragazzi della sua generazione ha avuto la fortuna di studiare chitarra alla Scuola Popolare di musica del Testaccio a Roma e di aver avuto ottimi insegnamenti dalla grande e straordinaria Giovanna Marini per dieci anni. Attraverso questo percorso, dopo aver ascoltato le canzoni popolare e vivendo in un periodo storico e politico molto difficile per il suo paese trova la sua strada cantando storie di vita di persone collocate in luoghi diversi che alla fine s’incontrano in una unica via. Il Giullare canta le sue storie ma invoca la speranza che cambi la scena e che tutto ritorni a favore degli oppressi.
Dopo il primo Album autoprodotto due anni fa: Il giullare e altre storie dove racconta storie nuove di conflitti tra potente ed oppresso puntando il dito al ruolo dell’informazione, della legge perché al servizio dei padroni e il film documentario “Stefano Rosso, L’ultimo romano”, dedicato al cantautore romano scomparso nel 2008 e per il quale si è aperta oggi una nuova via per la riscoperta, Simone sbarca al Folkest, culla della cultura mitteleuropea per presentare il nuovo disco che uscirà prossimamente.
Sono passati quindi quasi due anni dall’esperienza e la pubblicazione del primo disco ed in anteprima Simone mi ha confidato la storia che ha dato origine a questo secondo lavoro e che sarà presentato a Spilimbergo il 28 luglio nella prestigiosa piazza Garibaldi.
I protagonisti di quest’opera, il titolo ancora non l’ho scoperto, sono gli stessi amici del Giullare e Altre storie (2009): Simone Avincola, Matteo Alparone e Edoardo Petretti. In questo nuovo lavoro c’è molta sperimentazione musicale e racchiude ben 13 brani. All’interno c’è tutto il riassunto di quello che siamo e del mondo che vediamo, viviamo e che Simone ha voluto raccontare con un amore spropositato ma a volte anche con parole dure, impregnate di indignazione verso tutta la situazione politica italiana che ci ritroviamo a subire giorno dopo giorno.
Le canzoni del nuovo disco, sono arricchite musicalmente da molti ospiti amici.
Tra gli altri, vorrei sottolineare:
– Paolo Giovenchi (chitarrista di Francesco De Gregori) che con il suono della sua elettrica ha saputo abbellire e trasformare completamente “Abbiamo noi il potere” e “Invisibili”
– Freak Antoni (degli Skiantos) che fa la parte del figlio in “Così canterò tra vent’anni”,
brano che chiude il disco e in cui racconto un ipotetico futuro che mi descrive in modo molto ironico come un cantautore che non è riuscito a diventare qualcuno e che nonostante tutto continua imperterrito a suonare nella sua camera mentre il figlio(Freak) lo elogia (mentendo spudoratamente)
BAND E ARRANGIAMENTI
Gli arrangiamenti sono curati interamente da Edoardo Petretti (pianista e fisarmonicista)
ad eccezione del “Marinaro” (brano dedicato a un personaggio un po pazzoide del mio quartiere che è scomparso recentemente) e che è stato arrangiato da Stefano Ciuffi (chitarrista davvero unico che ha cominciato da poco la sua collaborazione con la band e “La Voglia” che ha visto la direzione artistica di Edoardo De Angelis ( manager e produttore)
Gli altri musici della band sono:
Matteo Alparone al basso (che si è occupato anche della grafica)
Luca D’Epiro alla batteria (la maggior parte delle riprese audio sono state realizzate nel suo studio “BuonaLaPrima”).
SIMONE AVINCOLA (Italia)
28 luglio 2013
Seconda serata
Spilimbergo
Piazza Garibaldi