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Esistono tante storie vere che possono coesistere perché siamo tutti esseri umani, uguali ma allo stesso tempo diversi per scelte e condizione di vita. Mauro Quai è morto in solitudine nella sua casa di Susans per scelta, non stava bene negli ultimi mesi. Nonostante tutta la sua sofferenza riusciva a trovare un pensiero per alcuni amici, a scrivere un messaggio. L’ultimo che ho ricevuto me l’ha inviato il 6 gennaio. Ci eravamo sentiti al telefono qualche giorno prima, desideravo poterlo aiutare ma non ha voluto forse per la sua inconfondibile personalità arrabbiata e complessa, sensibile e romantica.
Sono tante le cose che aveva da raccontare, infilava ricordi e aneddoti, sulla sua vita, il rapporto con Nemo ed il vino, quest’ultimo spesso conflittuale. E soprattutto sapeva ascoltare, capire la musica, sottoscriveva articoli di una bellezza infinita per vari giornali. Era uno dei rari giornalisti che non aveva internet, social e smartphone, ciononostante i suoi articoli erano precisi, colmi di elementi tecnici, descrizioni estese della percezione del suono che ascoltava dal disco.
Mauro Quai è stato un nome noto nel panorama musicale italiano, un giornalista che ha dedicato molto del suo tempo a raccontare storie, emozioni e passioni attraverso la musica. Nato nel 1953 in Friuli viveva a Susans da sempre, si è distinto non solo per il suo talento nel giornalismo, ma anche per la sua innata capacità di percepire l’anima di ogni artista con cui ha interagito. Sin da giovane, Mauro ha mostrato una passione travolgente per la musica. Questa passione si è trasformata in un amore profondo quando ha scritto il suo primo articolo per un giornale locale. Da quel momento, la sua carriera è decollata, Mauro ha iniziato a lavorare per diverse riviste musicali. Il suo approccio alla scrittura era unico: non si limitava a recensire album o concerti, ma cercava sempre di raccontare la storia dietro la musica. Le sue interviste erano famose per la loro profondità; riusciva a far emergere i lati più intimi e vulnerabili degli artisti, creando un legame indissolubile tra il lettore e il mondo della musica. La sua penna vibrante riusciva a trasmettere emozioni, rendendo ogni articolo un’esperienza quasi sensoriale. Mauro non era solo un critico; era un vero amante dei concerti. Ogni volta che un artista calpestava un palco, per lui era come una celebrazione. Partecipava a festival, concerti e eventi musicali, scrivendo recensioni che catturavano l’energia e l’emozione del momento. La sua capacità di immergersi completamente nell’atmosfera di un concerto lo rendeva un osservatore prezioso, capace di descrivere le sfumature di un’esibizione con incredibile dettaglio. Purtroppo, la vita di Mauro è stata segnata da una battaglia silenziosa contro la depressione che lo hanno portato a sentirsi distante da tutti, persino dai suoi cari. La sua morte lascia un vuoto incolmabile nel cuore di chi lo conosceva e gli voleva bene. È tragico pensare a quanto Mauro abbia dato al mondo mentre, allo stesso tempo, combatteva una battaglia invisibile.
La sua scomparsa mette in evidenza l’importanza di parlare di depressione, in particolare nel mondo dei musicisti, dove l’apparente successo può mascherare sofferenze profonde. Oggi, amici e colleghi lo ricordano non solo per la sua incredibile carriera, ma anche per la sua umanità. La sua eredità vive nel lavoro che ha lasciato e nelle vite che ha toccato con le sue parole.
In memoria di Mauro, è fondamentale continuare a promuovere la discussione nel settore musicale. La sua voce, purtroppo silenziata, continuerà a ispirare generazioni di giornalisti e musicisti a esplorare e onorare la bellezza e la complessità della musica, ma anche a non dimenticare l’importanza di prendersi cura della propria anima. La musica, come diceva Mauro, è un riflesso della vita stessa; così, mentre continuiamo ad ascoltare, ricordiamoci anche di chi ci ha regalato il dono di farlo.
Sto pensando a Nemo che ti è stato sempre accanto, vorrei stringerlo a me per rassicurarlo che il suo padrone ora sta in un posto con tanti amici sinceri. Voglio esprimere la mia vicinanza alle persone che si sono prese cure di te e che ti hanno voluto bene. Non potrò più sentire la tua voce, parlare di musica. Non hai voluto che ti venissi a trovare, ti ho capito. Hai faticato a resistere in questa vita ma io non dimenticherò mai la tua amicizia, la tua sensibilità e i tuoi umori quando ti sentivi solo e abbandonato. Mi hai preso in contropiede stamattina perché hai rotto la velocità del suono della solitudine ma ora sei in viaggio in libertà.
Mauro Quai con Nemo – Foto di Domenico Bertone
Grazie di essermi stato amico in tutti questi anni. Ci ritroveremo in un’altra dimensione un giorno. Sono sicura che Ricky ti ha già sfiorato, il tempo non vola si ferma e scappa.