LA MUSICA NELLA VITA MEDIEVALE – 1a parte – Il viaggio musicale nel passato

LA MUSICA NELLA VITA MEDIEVALE
Il viaggio musicale nel passato
con

Ensemble Canavisium Moyen Age

di

Gloria Berloso

dante

Alla fine del X secolo si diffuse in Europa la leggenda popolare che allo scoccare dell’anno 1000 il mondo sarebbe finito, ma non finendo si creò uno stato di felicità, entusiasmo, ma questa tradizione non basta a giustificare la rinascita che si incrementò in tutte le discipline nel XI e XII secolo. Nella politica il potere delle repubbliche Marinare prima e dei comuni dopo, si sostituì all’impero segnando la fine del feudalesimo. Nell’arte fiorì in tutta Europa lo stile romanico che si trasformò in seguito nello stile gotico. Nelle lettere vi era il romano di origine latina e il volgare, e le lingue d’oc e d’oil  in Francia.

La musica è fondamentale nelle chiese, dove venne introdotto il canto nelle funzioni religiose, e nelle coorti invece è solo uno svago messo in scena da trovatori e trovieri. Nei borghi e nelle campagne la musica popolare era ascoltata in piazza. Questo periodo è importante per la nascita della scrittura moderna e della polifonia, la diffusione della musica profana ed il perfezionamento degli strumenti.

LA MUSICA POLIFONICA RELIGIOSA, ARS ANTIQUA

Fino al X secolo le melodie gregoriane e le musiche profane erano espresse in un’unica linea melodia e solo in seguito vennero arricchite. Per la prima volta, si sovrapposero due melodie diverse. Nelle prime forme polifoniche religiose organum e discantus, la voce era un canto liturgico gregoriano e prendeva il nome di “tenor” o “vox principalis” e ad essa si sovrapponeva un “vox organalis”; nell’organum le due voci, cominciavano e finivano all’unisono.

Discantus: le due voci mosse per “moto contrario”.
Contrappunto: con l’introduzione del “mensuralismo” la polifonia diventa più complessa e più variata aritmicamente (durò fino al 1300).

LA SCUOLA DI NOTRE DAME

I centri musicali, a causa dell’instabilità politica, si trovavano nei monasteri delle grandi città; di particolare rilievo divino Notre Dame a Parigi, dove vi era il più famoso compositore di organo, Magister Leoninus ed il suo successore Magister Perotinus, che era compositore di discanti.

Le loro opere furono alla base dello sviluppo contrappuntistico a più voci, e questa nuova forma trovò immediata espressione nelle forme del Mottetto, Rondello e Conductus
Mottetto: tre voci, il “tenor”, canto fermo, le altre due dette “mottettus” o “duplum”  e  “triplum” che cantavano un testo profano. Conductus: quattro voci, due o tre erano di invenzione del compositore, mancava il canto fermo. Rondellus: a due o tre voci, era costituito da un’unica forma melodica che formava un cerchio, questo moto circolare (anche il nome di “rota”).

Strumenti Del Medioevo

1.      LIUTO. È un cordofono composto da una cassa armonica a forma bombata. Veniva suonato con un plettro ed era usato come strumento solista o di accompagnamento.  È dotato di 4 o 5 corde doppie

2.    ARPA.  Strumento a corde molto importante nel medioevo. Veniva utilizzato sia come strumento solista che per accompagnare recite di prosa o spettacoli cantati.

3.    CORNETTO. Strumento areofono che ebbe un grande sviluppo soprattutto nel rinascimento. Era generalmente in legno o avorio, aveva una forma conica ed era dotato di 7 o 8 fori.

4.    FLAUTI. Il flauto medioevale era costituito da un pezzo unico tornito e poteva essere ricavato da diversi materiali. Si utilizzava sia il flauto diritto che il flauto traverso.

5.     ORGANO. Questo strumento areofono a tastiera era munito di canne e serbatoio d’aria. Era considerato lo strumento più adatto per le cerimonie religiose e veniva usato per raddoppiare o sostituire alcune voci del canto.

6.     GHIRONDA. Era costituito con casse armoniche di forme molto varie. Il suono veniva prodotto da un ingegnoso meccanismo che segue il principio degli strumenti ad arco. Una manovella azionava un piccolo albero a cui era collegata una ruota di legno che sfregava le corde come un archetto.

7.     SALTERIO. Con questo nome venivano indicati diversi strumenti che venivano appoggiati sulle ginocchia o su un altro sostegno. Sulla cassa erano tese delle corde e veniva suonato a pizzico.

8.     TROMBA. Strumento in ottone costituito da un tubo cilindrico di ottone o bronzo. Le diverse note venivano ottenute chiudendo dei piccoli fori ricavato sullo strumento o facendo direttamente scorrere il tubo dello strumento.

9.     VIELLA. È considerato lo strumento cordofono più importante dell’epoca medioevale e veniva usato solitamente per l’accompagnamento. Veniva suonato con un archetto e poteva avere varie dimensioni.

L’arpa medievale

L’arpa suonata dagli arpisti degli antichi ordini gaelici era uno strumento aristocratico, suonato nelle corti dei re e davanti ai capi clan. La musica d’arpa aveva un ruolo importante nella cultura gaelica. Intorno al XIII secolo, quando il feudalesimo raggiunse il suo culmine, cominciano a comparire i Trovatori. Gli arpisti europei guadagnavano da vivere spostandosi da una città all’altra, utilizzando piccole arpe per accompagnare il proprio canto, la narrazione di storie, la propagazione di notizie e per suonare in gruppi strumentali. Gli arpisti erano secondi solo al capo clan o al re, spesso servivano come consiglieri e guidavano gli eserciti in battaglia. Non portavano armi, ma erano riconosciuti e rispettati da parte del nemico e generalmente godevano di immunità.

L’età della cavalleria con i suoi trovatori e menestrelli iniziò una nuova rinascita dell’arpa. Le arpe medievali di questo periodo erano abbastanza piccole da essere tenute in braccio dal suonatore e avevano tra 7 e 25 corde; avevano casse di risonanza strette, spesso ricavate da un tronco solido. Le arpe medievali erano apparentemente cordate in metallo, ma erano utilizzati anche il budello, il crine di cavallo e i fili di seta.

Verso l’XI o il XII secolo, la parte superiore del modiglione (il lato superiore dell’arpa) inizia ad assumere i contorni di ciò che oggi chiamiamo la “curva armonica”, che permette un rapporto migliore tra la lunghezza della corda e la sua tensione in relazione con la sua frequenza o altezza tonale. Sugli strumenti di questo periodo si conosce poco altro.

La “celtic connection”

Gli irlandesi sono generalmente accreditati per aver portato l’arpa in Europa. In realtà alcuni studiosi ritengono che l’arpa sia stata effettivamente portata in Europa dall’Egitto dai Fenici in epoca pre-cristiana come un bene di commercio. I percorsi dei Fenici possono essere tracciati proprio dalla diffusione dell’arpa-lira e della cetra. Versioni dell'”arpa Kora” esistono dal bacino del Mediterraneo al Nord Europa, alle culture tutto intorno alle coste africane e fino a l’isola di Madagascar. L’arpa potrebbe forse essere arrivata anche in Europa con le successive migrazioni indoeuropee provenienti dal sud-ovest asiatico.

L’arpa celtica, uno strumento di corte

L’arpa celtica e la relativa musica sono state un importante emblema del nazionalismo irlandese già dal X secolo. Re Griffith del Galles impiegava arpisti alla sua corte alla fine dell’XI secolo. Alla fine del  XII secolo, le illustrazioni dei manoscritti mostrano arpe di stili più avanzati. All’epoca gli irlandesi suonavano arpe con corde di metallo. Documenti del XV secolo mostrano che entrambi i termini “arpa” e “clarsach” erano in uso contemporaneamente e sembra che la distinzione fosse tra le arpe europee, cordate in budello animale, e le clarsachs gaeliche di Scozia e Irlanda, che montavano appunto corde in metallo.

Un altro tratto distintivo sostanziale fra i due tipi di arpe è che le arpe gaeliche, così come la “triple Welsh harp” l’arpa gallese a tre ordini, erano suonate appoggiandole sulla spalla sinistra del suonatore, il quale suonava la melodia con la mano sinistra e l’accompagnamento con la destra, ovvero al contrario delle arpe europee.

La messa al bando dell’arpa da parte degli Inglesi

Il periodo a partire dal 1600, durante il dominio inglese in Irlanda fu molto difficile per gli arpisti irlandesi perché l’arpa come strumento popolare e di corte fu soppresso per evitare una recrudescenza del nazionalismo. Molte arpe furono bruciate e molti arpisti furono giustiziati. La tragica estinzione di questa tradizione alla fine del XVIII secolo ebbe una serie di cause: la anglicizzazione della cultura irlandese e scozzese, la crescente popolarità di musica per danza e la diffusione del fiddle (il violino folk), l’incapacità dell’arpa celtica di suonare le alterazioni musicali necessarie per la musica colta che cominciava ad essere molto in voga a Dublino e a Edimburgo durante l’epoca barocca. Solo in Galles la tradizione dell’arpa tradizionale continuò ininterrotta.

Edward Bunting e O’Carolan

Alla la fine del XVIII secolo gli arpisti tradizionali irlandesi erano quasi estinti. Poiché la musica per arpa era sempre stata tramandata oralmente, molto poco di questa musica è stato conservato. Il tentativo più importante per salvare l’antica tradizione arpistica irlandese fu compiuto nel 1792. Al fine di incoraggiare e preservare l’antica tradizione arpistica, fu organizzato un festival a Belfast al quale furono invitati tramite inserzioni sui giornali tutti gli arpisti irlandesi per esibirsi e vincere dei premi in denaro. Solo dieci arpisti, di età compresa tra i 15 e i 97 anni parteciparono. Gli organizzatori reclutarono un organista diciannovenne di nome Edward Bunting per annotare la musica. Ma, con poche eccezioni, furono annotate solo le melodie e non gli accompagnamenti e purtroppo Bunting, da buon musicista classico, intervenne a piene mani anche nelle melodie. Bunting si entusiasmò a tal punto durante il festival che continuò a raccogliere brani tradizionali per tutta la sua vita, pubblicando tre raccolte, nel 1797, 1809, e 1840. Il pregio del lavoro di Bunting, paradossalmente non fu tanto quello di raccogliere la musica – che fu come abbiamo detto molto rimaneggiata – ma di aver raccolto moltissime informazioni storiche, tecniche e musicali dagli arpisti. La maggior parte delle melodie di O’Carolan e di altri compositori dell’epoca d’oro dell’arpa irlandese ci sono pervenute proprio grazie all’opera di Bunting. Senza di lui oggi conosceremmo poco o nulla di questo meraviglioso repertorio.

In epoca medievale la carta non esisteva e si scriveva sulla pergamena, ovvero la pelle di pecora. Per ottenere un foglio occorreva eseguire una lunga serie di operazioni e non tutti si potevano permettere questa nuova base su cui scrivere, senza contare che erano anche pochi coloro che sapevano leggere e scrivere. Aggiungiamo l’importanza del bestiame in epoca medievale, un foglio poteva voler dire un capo di meno e non potevano certo sgozzare una pecora per scrivere una nota della spesa. Dunque un foglio di pergamena doveva essere scritto solo per cose di importanza assoluta e quando veniva scritto tutto si era di nuovo al punto di partenza, dunque spesso si ricorse al riciclo per scrivere altre cose nuove e magari più importanti. Questo è uno dei motivi maggiori per cui oggi di quell’epoca sappiamo ancora molto poco, senza contare che finché poté l’umanità fece affidamento alla memoria collettiva.

Il sangue non è acqua, chi non lo sa? Quante volte l’uomo si è chiesto nei secoli del passato se un legame di sangue non possa essere spezzato, poiché è risaputo che spesso esso va ben oltre la morte del corpo. Da che mondo è mondo esistono il peccato e la malvagità e i consanguinei si sono spesso scagliati gli uni contro gli altri, perfino da arrivare ad uccidersi, fregandosene di quel legame che la comunanza del sangue aveva creato. Il Medioevo in proposito ha un vasto repertorio, eppure furono proprio i legami di sangue creati per matrimonio e nascita a creare la struttura sociale tipica del feudalesimo. Tale struttura fu poi integrata da una più intricata rete di rapporti personali che pur non basandosi sulla comunanza di sangue, finirono per necessitarne.

La musica medioevale copre circa cinque secoli, nel corso della storia della musica, e va dall’XI fino alla fine del XV secolo. Essa, dato il lungo arco di tempo, è suddivisa in diversi sotto periodi che ne distinguono lo sviluppo.

Il termine comprende tutta la musica europea scritta durante il Medioevo. Questa ebbe inizio con la caduta dell’Impero Romano e terminò in circa la metà del XV secolo, che istituisce la fine dell’era medievale e l’inizio del Rinascimento. In un certo senso la musica del periodo fu caratteristica solo per lo stesso, durante il corso di tutta la storia.

Stili e tendenze

L’unica musica medievale, che può essere studiata, è quello che è stata scritta e soprattutto quella che è sopravvissuta al tempo. Dal momento che la creazione di manoscritti musicali è stata molto costosa, a causa delle spese in pergamena, e l’enorme quantità di tempo necessario per uno scrivano per copiare tutto verso il basso, solo le potenti casate, le famiglie nobili di altissimo rango erano in grado di creare manoscritti che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Anche istituzioni come La Chiesa in epoca medievale hanno composto dei brani di cui ci è pervenuto qualcosa, i brani più importanti sono certamente quelli noti come Gregoriani.

Tali manoscritti non riflettono in realtà, però, gran parte della musica popolare del tempo. All’inizio del periodo, la musica si presume fosse essere monofonica e omoritmica con quello che sembra essere un testo cantato all’unisono e senza supporto strumentale o accompagnamento strumentale. Nella notazione musicale, inizialmente, sembra che non ci fosse modo di specificare il ritmo, solo successivamente comparve tal tipo di notazione.

La semplicità del canto, con la voce all’unisono e la declamazione naturale era più comune. La notazione della polifonia si sviluppò successivamente. L’armonia, gli intervalli consonanti, gli unisoni, ottave, (e più tardi, i quarti perfetti) erano però già noti, anche se quasi mai utilizzati. La Notazione ritmica che fu adottata solo nel tardo Medioevo permise complesse interazioni tra più voci in modo ripetibile. L’utilizzo di testi multipli e la notazione di accompagnamento strumentale si svilupparono solo alla fine dell’epoca medievale.

Gli strumenti

Gli strumenti utilizzati per eseguire musica medievale esistono ancora, anche se in forme diverse, dal momento che degli originali si hanno pochissimi e rarissimi pezzi, spesso gelosamente custoditi da privati per eredità o da istituzioni o conservatori famosi e di fama internazionale o mondiale.

Il flauto una volta era fatto di legno, piuttosto che d’argento o di altro metallo, e come oggi ne erano note due forme: il flauto traverso o il flauto dritto. I flauti moderni hanno conservato nei secoli la forma che noi oggi vediamo, anche se ovviamente oggi il materiale è diverso. Il flauto medievale è tra gli strumenti usati dal cantautore italiano Angelo Branduardi nelle sue canzoni. Sia nelle moderne canzoni in stile medievale, sia in quelle dei cantautori, il flauto è uno strumento che spesso viene adottato nella parte musicale introduttiva della canzone, accompagna i ritornelli e viene usato per la parte finale, ma non viene suonato continuamente durante i brani. Si tratta di uno strumento dal timbro delicato, dolce, diverso dal timbro dei flauti moderni e questo probabilmente è dovuto al fatto che oggi la maggior parte dei flauti vengono prodotti con materiali plastici, mentre i flauti impegnati nelle rievocazioni storiche o nei brani di alcuni cantautori, sono in legno e prodotti artigianalmente, ne consegue così che mentre i flauti in plastica o materiali simili hanno tutti la stessa voce, i flauti di mano artigiana hanno tutti una voce propria, l’uno diverso dall’altro. In un componimento musicale, senza parte cantata, che prevede più di un flauto sarebbe più che orecchiabile la differenza delle voci degli strumenti. Uno dei predecessori del flauto, il flauto di Pan, era molto popolare in epoca medievale, ed è probabilmente di origine ellenica.

La musica medievale utilizzava, inoltre, molti strumenti a corde pizzicate, come il liuto, mandora, Gittern e salterio. Il dulcimer o salterio martellato, una struttura simile al salterio e cetra, erano originariamente a pizzico.

La lira, fu strumento tipicamente usato nelle corti dell’impero bizantino e fu il primo strumento europeo ad arco. Il geografo persiano Ibn Khurradadhbih del IX secolo († 911), citò la lira bizantina, nella sua discussione sugli strumenti ad arco considerandolo equivalente allo strumento per il rabàb arabo. Un altro strumento tipico dei Bizantini fu il noto urghun (organo), shilyani (probabilmente un tipo di arpa o lira) e la salandj (probabilmente una cornamusa). Altro strumento che ha mantenuto la sua forma originale è la ghironda. Esistevano inoltre strumenti come l’arpa ebraica, le prime versioni di organo, violino (o viella), e trombone (chiamato sackbut).

Con il termine liuto si intende sia lo strumento musicale sia, secondo la classificazione organologica Hornbostel-Sachs, la particolare famiglia di strumenti cordofoni composti da un manico sul quale l’esecutore preme con le dita le corde nelle posizioni opportune, e da una cassa armonica. A seconda del modo utilizzato per produrre il suono dalle corde, ovvero 6 corde, si distinguono i liuti ad arco, nei quali le corde sono sfregate da un archetto (violino, viola…) dai liuti a plettro, nei quali le corde sono pizzicate dal plettro o dalle unghie dell’esecutore (chitarra, mandolino…).

I liuti, siano essi ad arco o a plettro, si possono anche classificare, in base al manico, in corti e lunghi. La conseguenza è che nei liuti lunghi si ha a disposizione su una sola corda, una sequenza di note maggiore che non sui liuti corti; pertanto sui liuti lunghi si possono eseguire contemporaneamente sia la melodia, suonata su una corda, che l’accompagnamento, suonato sulle altre corde, cosa che invece è fortemente limitata, se non impossibile, sui liuti corti.

L’evoluzione del liuto portò alla costruzione di strumenti di diapason variabile, e con diverse accordature dovute anche al variare del numero di corde o di ordini di corde che possono variare dai quattro ai dodici.

Generalmente, il liuto rinascimentale a 6 cori utilizzava l’accordatura della viola da gamba tenore, con intervalli di quarta tra le corde, fatta eccezione per l’intervallo tra il quarto e il quinto ordine, che è di terza maggiore.

I liuti con più di 6 ordini di corde normalmente sono composti con l’aggiunta di ordini di corde più gravi, utilizzati a vuoto; in questo caso i primi sei ordini sono accordati normalmente, mentre le corde gravi possono essere accordate secondo i pezzi da eseguire (secondo la prassi esecutiva barocca raggruppati in suites della stessa tonalità).

 

Fine prima parte

Note e bibliografia riportate nell’ultima parte.

 

Gloria Berloso

Gloria Berloso

 

 

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