LETTERA A JOHN PRINE

Caro John,

cercherò di scriverti questa lettera. Non è facile perché il dolore è troppo grande; le parole per esprimere la mia vicinanza a Fiona, alla tua famiglia le troverò ascoltando le tue canzoni. Si, le tue canzoni sono il miglior modo per dare un senso alla perdita di un amico, un amore. Non racconterò il tuo percorso, la tua fatica a resistere in questa vita, la malattia che ti ha colpito. Racconterò la tua musica, i tuoi versi, la tua sensibilità, il tuo umore, i tuoi sorrisi, la tua bellezza interiore perché sono stati e sono ancora fonte d’ispirazione per me e il mio compagno di vita. Lui se n’è andato mentre registravamo una tua canzone,”Speed Of The Sound Of Loneliness”. Le tracce sono rimaste ancora nel registratore dello studio della nostra casa, non potrei mai cancellarle. Hai sempre fatto parte della nostra vita. È un potente mezzo e un dolore spaventoso, oggi ha oltrepassato la linea del male. Beh, come puoi chiedere di domani, non abbiamo una sola parola da dire. E cosa hai fatto in nome del cielo? Hai rotto la velocità del suono della solitudine, sei là fuori a correre solo per rimanere in libertà.
Gli amici solitari della scienza dicono “Il mondo finirà quasi ogni giorno”. Beh, se lo fa, allora va bene perché comunque io non vivo qui, vivo nel profondo della mia testa. Me lo hai insegnato tu in “Lonesome Friends of Science”. Quei bastardi in camice bianco, chi sperimenta con le capre di montagna dovrebbe lasciare in pace l’universo, non sono affari loro, non è la loro casa. Vado a dormire e non piove mai ma il cane predice gli uragani, riesce a sentire l’odore di una tempesta a un miglio di distanza. Noi sappiamo questo, vero John? Non si può vivere insieme, non si può vivere da soli considerando il tempo che ci rimane. Uno di questi giorni, una di queste notti ci toglieremo il cappello e ci leggeranno i nostri diritti. Ci sballeremo ogni volta che ci sentiremo giù. Non si può rimanere soli quando ci allontaniamo nell’ultimo viaggio. Tutti sognano un sogno che non si avvererà mai. Per favore, chiudi a chiave quella porta, non ha molto senso che il buon senso non abbia senso. Non più. Mi siedo da sola a guardare il mondo attraverso una finestra. Il tempo non vola, si ferma e scappa mentre la puntina sul tuo disco mantiene il tuo ricordo. Tu vivi nella mia testa e il dolore è fresco, caro John. E guardo un uomo battere la mano contro una finestra nel mezzo della tempesta a chilometri di distanza, sulle colline e sui torrenti.


Una candela brucia e il silenzio è d’oro finché non urla proprio attraverso le ossa che diventano polvere.

Buon viaggio caro John, ci si rivede più in là.

Gloria

John Prine

 

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