Archive for luglio, 2023

luglio 22, 2023

Alan Brunetta, un talento e un coraggio che hanno commosso il mondo intero, ha lasciato questa terra a 37 anni.

E’ molto difficile pensare di dare un addio a un giovane e talentuoso musicista. Ma il destino ha voluto portarsi via anche il nostro Alan Brunetta (già componente della Stanza di Greta) a soli 37 anni, una vita dedicata alla Musica. Con Ricky Mantoan e Paolo Mitton nella foto, Alan lascia una scia di successi personali con colonne sonore originali e stupende. Alan era una persona speciale, splendeva con il suo sorriso ed amava la vita in mezzo alla musica come pochi sanno fare.

Il mio caro amico Alan è nato in una nebbiosa e fredda mattina di novembre del 1985.

Col passare del tempo ha imparato a suonare e, chi lo avrebbe mai detto, si è diplomato e si è laureato al Conservatorio e all’Accademia di Musica Moderna di Torino dove ha insegnato fino alla fine.

Durante il cammino della sua vita Alan ha cercato di fare il musicista professionista a tempo pieno.

E ci è riuscito!

A Milano, insieme a Ricky Mantoan e Leonardo Laviano, Alan ci regalato grandi emozioni improvvisando blues, psichedelica, jazz in un concerto che mi porterò sempre dentro. Grande talento, creatività da vendere per dare al film The Repairman di Paolo Mitton quel tocco magico per far vibrare i nostri sensi.

A Sanremo con La Stanzadigreta, Alan ha innalzato la targa prestigiosa del Premio Tenco per Creature Selvagge (Migliore Opera Prima) con Flavio Rubatto (Theremim, sintetizzatori, harmonium e percussioni), Leonardo Laviano (voce e chitarra acustica), Umbero Poli (chitarra acustica e cigar box) e Jacopo Tomatis (mandolino e sintetizzatori).

Quando nel 2019 mi arrivò la notizia che Alan dovette sottoporsi a un delicatissimo intervento al cervello per asportare un tumore, piansi per una settimana. Ritornai a gioire quando pochi mesi dopo Alan mi telefonò, raccontandomi che mentre lo operavano aveva esaudito il suo desiderio di rimanere sveglio concordando di suonare i suoi strumenti, l’unico modo per non compromettere quella parte del cervello che gli consentiva di creare la sua musica. Alan era inarrestabile e mi sono resa utile alla sua causa. Così è stato pubblicato il CD con le musiche del film The Repairman che è stato dedicato a Ricky Mantoan.

Negli anni successivi ha pubblicato un disco con Lastanzadigreta e la musica per film importanti. Tra pochi giorni uscirà il suo ultimo lavoro, un brano che s’intitola ‘You’ve stopped walking away’ e che è tratto dalla colonna sonora del film ‘The Killing of Billy the Kid’ diretto da Brett Bentman. 

La notizia giunta il 21 luglio 2023 è stata un fulmine a ciel sereno. Non me l’aspettavo.

Non ti dimenticherò mai dolce ragazzo dal vocione roccioso, la tua musica resterà per sempre!

Buon viaggio Alan, vola in alto come le tue note, avvolgi il mio Ricky con la musica celestiale.

Un abbraccio a tutti coloro che gli hanno voluto un mondo di bene.

Gloria Berloso

luglio 11, 2023

Xavier Rudd – Folkest 2023

Il vento soffia forte nel decimo album di Xavier Rudd. È un’immagine ricorrente che parla di spazi aperti e degli impressionanti elementi naturali che li modellano: una forza molto più grande di noi, ma che possiamo sfruttare se ci prendiamo il tempo di imparare, riflettere e rispettare i suoi modi.

Xavier Rudd torna in Italia e sarà l’11 luglio al Castello di Udine alla 45esima edizione del festival Folkest (folkest.com) con il suo inno alla vita e con tutto il suo potente messaggio di umanità, il suo amore per gli agli ampi spazi, il vento potente della natura che scorre nei suoi brani e nei suoi testi.

Stoney Creek è una canzone acustica che trova rifugio nelle semplici benedizioni del riposo, della compagnia e dell’appartenenza in un mondo impazzito.

“Stavamo facendo un viaggio a nord verso il Capo e il vento soffiava troppo forte per portare la tinnie sull’isola… Mentre contemplavo tutto nella mia vita e ciò che stava accadendo nel mondo, soffiava letteralmente un forte vento da sud, tutto il tempo. Sembrava un vento di cambiamento, letteralmente, sotto molti aspetti”.

Il grande spazio aperto in cui si è trovato, il grande silenzio di COVID, era al tempo stesso fuori dal suo controllo e curiosamente in sincronia. Aveva comunque programmato di prendersi un anno di pausa, la prima volta in 20 anni che non facevo un circuito all’estero e ha avuto la possibilità di resettare e cambiare alcune cose, di rivalutare il suo punto di vista, sia musicale che pratico. Ha potuto sperimentare nuove idee e nuovi suoni.

La pausa ha accelerato il ritorno alla modalità di creazione solista che ha portato il polistrumentista scalzo a intraprendere il suo fenomenale viaggio. Dal suo luogo di nascita, sulla costa sud-orientale dell’Australia, all’Europa, al Giappone, agli Stati Uniti, al Canada e al Sud America, il suo successo si misura oggi in decine di migliaia di spettatori e in centinaia di milioni di streaming di canzoni, non ultima la sua intramontabile e ventosa canzone chiave, Follow The Sun.

Chitarra acustica alla mano, inghiottito dalla sua impalcatura progressivamente più complessa ed elaborata di didgeridoo e percussioni, Xavier Rudd ha dato vita a una figura assolutamente unica e avvincente, mentre il mondo si scaldava ai suoi primi album indie dei primi anni 2000, Live In Canada, To Let e Solace.

Gli inizi istintivi hanno poi dato vita a lavori più curati e mirati come Spirit Bird, Nanna (con la sua band di nove elementi, gli United Nations), Storm Boy e altri sette album dal vivo – anche se nessuno potrà mai contare i primi bootleg scambiati dai fan dall’Argentina alla Repubblica Ceca, che servivano a raddoppiare il suo pubblico a ogni ritorno.

Oggi, l’inarrestabile ascesa di Xavier è una delle storie di successo più sorprendenti del nostro tempo. Innumerevoli artisti più famosi si sono avvicendati come fuochi d’artificio, mentre il suo falò cresce costantemente: un faro per il tipo di fan della musica che cerca il sostentamento in un mondo di fast-food.

Da bambino, in sintonia con il mare e la sabbia, inventando canzoni per il proprio divertimento, Xavier ha impostato una vita in cui la creazione era la propria ricompensa e un dono da non prendere alla leggera.

La convinzione spirituale c’era già da molto prima che Xavier scoprisse l’eredità irrisolta della bisnonna paterna, che sarebbe scomparsa dai registri pubblici dopo essere stata portata dalle sue terre d’origine Wiradjuri a Melbourne. “Ci sono cose che non sapremo mai”, dice. Ma la consapevolezza della sua ascendenza, in tutta la sua miriade di fili, informa chiaramente non solo gli strumenti terreni ma anche il messaggio profondamente inclusivo della sua musica.

“Sento che con questo disco sono stato in grado di essere davvero creativo e sono entusiasta di quello che sto facendo solo perché ho avuto tempo”, dice Xavier. “Ho avuto la possibilità di fare tutto da solo, cosa che non facevo dai tempi di Spirit Bird in termini di strumentazione e altro, quindi mi sono sbizzarrito con un sintetizzatore analogico…”.

C’è anche il suono della natura nella sua forma più pura, nel canto degli uccelli che continua a tessere il suo incantesimo a Stoney Creek e altrove.

“Uso molto gli uccelli”, dice. “Spesso non sembrano uccelli. Uso molti suoni naturali, provenienti da ogni dove. A volte è difficile stabilire cosa siano, ma il disco ne è pieno”.

“Il fatto è che in Australia molti di noi provengono da storie difficili, indipendentemente dalla loro provenienza”, dice. “La storia dei galeotti è facile da trovare perché è stata documentata, ma quella degli indigeni no. Ma mi dispiace per tutti in questo Paese. Non importa quale sia la nostra discendenza, a tutti è stata negata la cultura”.

“Sono stato qui abbastanza a lungo da rendermi conto che per alcune persone quello che dico nella mia musica risuona davvero”, dice. “Sai, tutti i nostri antenati in giro per il pianeta sono venuti da qualche forma di lotta e ce la portiamo dietro, tutti noi, a distanza di anni. Abbiamo tutti qualcosa da curare. E credo che la musica sia la più grande medicina del pianeta”.

È nato e cresciuto a Torquay, Victoria, stato continentale dell’Australia collocato a sud-est. Ha frequentato il St. Joseph’s College, a Geelong. Suo nonno materno era olandese, nato a Tilburg, una città nei Paesi Bassi, prima di migrare in Australia. Una delle sue nonne aveva origini irlandesi ed è cresciuta a Colac, Victoria. Il padre è nato con patrimonio genetico aborigeno, irlandese e scozzese, una delle sue bisnonne era aborigena.

Xavier Rudd è un one-man band, solito suonare circondato da svariati strumenti musicali ordinati in maniera complicata: tre didgerodoo -strumento a fiato – su di un supporto dinnanzi a sé, una chitarra sulle sue gambe, uno stompbox ai suoi piedi e vicino, pronti all’uso, tutta una serie di bassi, banjo, armoniche e tamburi, Molte delle canzoni di Rudd vertono su temi socialmente impegnati, quali l’ambientalismo e i diritti degli aborigeni, che spesso prestano le proprie voci nei suoi brani.

Autore: Gloria Berloso

luglio 4, 2023

Premio Alberto Cesa – Folkest 2023

ll Premio Alberto Cesa ha un particolare significato per lo studio e la riflessione di tutta la musica popolare. Alberto ha lasciato una esperienza culturale attraverso i suoi racconti, le canzoni e la ghironda nei quarant’anni di vita precedenti alla sua scomparsa dedicati alla musica e alla cultura tradizionale piemontese ed internazionale, una cultura popolare nelle sue innumerevoli varianti.

Prendendo spunto da ciò che Cesa ha scritto voglio citare la dedica politica ai ragazzi del Duemila, ai ragazzi e alle ragazze che per la prima volta nella storia dell’umanità si ritrovano senza futuro e più banalmente, per stare nel campo musicale, senza quella irripetibile energy-in-progress che ci davano le prime note accelerate di Little Richard, o quelle stonatamente illuminanti di Bob Dylan.

Credo che il vuoto della sinistra degli ultimi anni derivi in gran parte dall’errore imperdonabile della mia generazione di aver disperso nel vento, tra fiori inebrianti e pallottole ubriache, il grande progetto avviato dalla Resistenza.

“Cosa posso dire moi-même alla vostra generazione, cari ragazzi del 2000, dopo essere stato col naso all’insù a guardare, con milioni di altri imbecilli, lo scorrere del display dell’orologio della tour Eiffell? Che quando scoccherà la fine di questo primo decennio, rivelatosi tra i più disastrosi della storia, brinderò per voi aggiornando l’orologio come fece un mio caro amico:

COMPAGNI, L’UTANTA A L’E’ STAIT N’ANI ‘D MERDA! SPERUMA CHE L’UTTANTUN A SIA CUME L’UTANTA.

Il piccolo auditorium di San Daniele del Friuli dove quest’anno i finalisti del Premio Alberto Cesa si sono espressi davanti una giuria di giornalisti e musicisti, si raggiunge inerpicandosi su una scalinata scolpita nella mura della cittadina.

I finalisti saliti sul palco sono cinque dei sei aventi diritto. Nell’ordine i primi sono stati Femina Ridens, molto emozionati, che hanno proposto canzoni molto intense nella tradizione sicula e friulana con Francesca Messina alla voce e chitarra e Massimiliano Lo Sardo su santur e ghironda.

I Grama Tera, con Umberto Poli che ha portato vari strumenti a pizzico colorando di blues il palco e Ricky Avantaneo, voce, armonica e chitarra con canzoni della tradizione piemontese e friulana, hanno ricevuto il Premio classificandosi terzi.

Luarte Project con Chiara Pellegrini (voce, percussioni) e Andrea Musio (chitarra 7 corde, voce) hanno presentato un viaggio sonoro impostato soprattutto sulla voce e una ninna nanna in friulano con uso di strumenti giocattolo. Hanno raggiunto la seconda posizione in classifica.

Yarákä con Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e Simone Carrino, tutti pugliesi hanno guadagnato la vittoria proponendo brani di matrice ritmica proveniente dall’Africa e della tradizione friulana.

Yerba Buena Trio, friulani, con Eleonora Sensidoni – voce, percussioni – Fredy Cappellini – voce, chitarra e Matia Merlo – voce, percussioni – hanno presentato canzoni della tradizione sudamericana e friulana.

Il premio che è stato consegnato dall’assessore della cultura e il sindaco da diritto a partecipare al Folkest 2024.

Special Guest della serata è stato Massimo Priviero in trio (chitarra, basso, piano e fisarmonica). Molto bravi.

Nota negativa della serata è stato il disturbo del frastuono roboante della discoteca a pochi metri mentre si svolgeva l’esibizione degli artisti.

Autore: Gloria Berloso