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Il vento soffia forte nel decimo album di Xavier Rudd. È un’immagine ricorrente che parla di spazi aperti e degli impressionanti elementi naturali che li modellano: una forza molto più grande di noi, ma che possiamo sfruttare se ci prendiamo il tempo di imparare, riflettere e rispettare i suoi modi.
Xavier Rudd torna in Italia e sarà l’11 luglio al Castello di Udine alla 45esima edizione del festival Folkest (folkest.com) con il suo inno alla vita e con tutto il suo potente messaggio di umanità, il suo amore per gli agli ampi spazi, il vento potente della natura che scorre nei suoi brani e nei suoi testi.
Stoney Creek è una canzone acustica che trova rifugio nelle semplici benedizioni del riposo, della compagnia e dell’appartenenza in un mondo impazzito.
“Stavamo facendo un viaggio a nord verso il Capo e il vento soffiava troppo forte per portare la tinnie sull’isola… Mentre contemplavo tutto nella mia vita e ciò che stava accadendo nel mondo, soffiava letteralmente un forte vento da sud, tutto il tempo. Sembrava un vento di cambiamento, letteralmente, sotto molti aspetti”.
Il grande spazio aperto in cui si è trovato, il grande silenzio di COVID, era al tempo stesso fuori dal suo controllo e curiosamente in sincronia. Aveva comunque programmato di prendersi un anno di pausa, la prima volta in 20 anni che non facevo un circuito all’estero e ha avuto la possibilità di resettare e cambiare alcune cose, di rivalutare il suo punto di vista, sia musicale che pratico. Ha potuto sperimentare nuove idee e nuovi suoni.
La pausa ha accelerato il ritorno alla modalità di creazione solista che ha portato il polistrumentista scalzo a intraprendere il suo fenomenale viaggio. Dal suo luogo di nascita, sulla costa sud-orientale dell’Australia, all’Europa, al Giappone, agli Stati Uniti, al Canada e al Sud America, il suo successo si misura oggi in decine di migliaia di spettatori e in centinaia di milioni di streaming di canzoni, non ultima la sua intramontabile e ventosa canzone chiave, Follow The Sun.
Chitarra acustica alla mano, inghiottito dalla sua impalcatura progressivamente più complessa ed elaborata di didgeridoo e percussioni, Xavier Rudd ha dato vita a una figura assolutamente unica e avvincente, mentre il mondo si scaldava ai suoi primi album indie dei primi anni 2000, Live In Canada, To Let e Solace.
Gli inizi istintivi hanno poi dato vita a lavori più curati e mirati come Spirit Bird, Nanna (con la sua band di nove elementi, gli United Nations), Storm Boy e altri sette album dal vivo – anche se nessuno potrà mai contare i primi bootleg scambiati dai fan dall’Argentina alla Repubblica Ceca, che servivano a raddoppiare il suo pubblico a ogni ritorno.
Oggi, l’inarrestabile ascesa di Xavier è una delle storie di successo più sorprendenti del nostro tempo. Innumerevoli artisti più famosi si sono avvicendati come fuochi d’artificio, mentre il suo falò cresce costantemente: un faro per il tipo di fan della musica che cerca il sostentamento in un mondo di fast-food.
Da bambino, in sintonia con il mare e la sabbia, inventando canzoni per il proprio divertimento, Xavier ha impostato una vita in cui la creazione era la propria ricompensa e un dono da non prendere alla leggera.
La convinzione spirituale c’era già da molto prima che Xavier scoprisse l’eredità irrisolta della bisnonna paterna, che sarebbe scomparsa dai registri pubblici dopo essere stata portata dalle sue terre d’origine Wiradjuri a Melbourne. “Ci sono cose che non sapremo mai”, dice. Ma la consapevolezza della sua ascendenza, in tutta la sua miriade di fili, informa chiaramente non solo gli strumenti terreni ma anche il messaggio profondamente inclusivo della sua musica.
“Sento che con questo disco sono stato in grado di essere davvero creativo e sono entusiasta di quello che sto facendo solo perché ho avuto tempo”, dice Xavier. “Ho avuto la possibilità di fare tutto da solo, cosa che non facevo dai tempi di Spirit Bird in termini di strumentazione e altro, quindi mi sono sbizzarrito con un sintetizzatore analogico…”.
C’è anche il suono della natura nella sua forma più pura, nel canto degli uccelli che continua a tessere il suo incantesimo a Stoney Creek e altrove.
“Uso molto gli uccelli”, dice. “Spesso non sembrano uccelli. Uso molti suoni naturali, provenienti da ogni dove. A volte è difficile stabilire cosa siano, ma il disco ne è pieno”.
“Il fatto è che in Australia molti di noi provengono da storie difficili, indipendentemente dalla loro provenienza”, dice. “La storia dei galeotti è facile da trovare perché è stata documentata, ma quella degli indigeni no. Ma mi dispiace per tutti in questo Paese. Non importa quale sia la nostra discendenza, a tutti è stata negata la cultura”.
“Sono stato qui abbastanza a lungo da rendermi conto che per alcune persone quello che dico nella mia musica risuona davvero”, dice. “Sai, tutti i nostri antenati in giro per il pianeta sono venuti da qualche forma di lotta e ce la portiamo dietro, tutti noi, a distanza di anni. Abbiamo tutti qualcosa da curare. E credo che la musica sia la più grande medicina del pianeta”.
È nato e cresciuto a Torquay, Victoria, stato continentale dell’Australia collocato a sud-est. Ha frequentato il St. Joseph’s College, a Geelong. Suo nonno materno era olandese, nato a Tilburg, una città nei Paesi Bassi, prima di migrare in Australia. Una delle sue nonne aveva origini irlandesi ed è cresciuta a Colac, Victoria. Il padre è nato con patrimonio genetico aborigeno, irlandese e scozzese, una delle sue bisnonne era aborigena.
Xavier Rudd è un one-man band, solito suonare circondato da svariati strumenti musicali ordinati in maniera complicata: tre didgerodoo -strumento a fiato – su di un supporto dinnanzi a sé, una chitarra sulle sue gambe, uno stompbox ai suoi piedi e vicino, pronti all’uso, tutta una serie di bassi, banjo, armoniche e tamburi, Molte delle canzoni di Rudd vertono su temi socialmente impegnati, quali l’ambientalismo e i diritti degli aborigeni, che spesso prestano le proprie voci nei suoi brani.
ll Premio Alberto Cesa ha un particolare significato per lo studio e la riflessione di tutta la musica popolare. Alberto ha lasciato una esperienza culturale attraverso i suoi racconti, le canzoni e la ghironda nei quarant’anni di vita precedenti alla sua scomparsa dedicati alla musica e alla cultura tradizionale piemontese ed internazionale, una cultura popolare nelle sue innumerevoli varianti.
Prendendo spunto da ciò che Cesa ha scritto voglio citare la dedica politica ai ragazzi del Duemila, ai ragazzi e alle ragazze che per la prima volta nella storia dell’umanità si ritrovano senza futuro e più banalmente, per stare nel campo musicale, senza quella irripetibile energy-in-progress che ci davano le prime note accelerate di Little Richard, o quelle stonatamente illuminanti di Bob Dylan.
Credo che il vuoto della sinistra degli ultimi anni derivi in gran parte dall’errore imperdonabile della mia generazione di aver disperso nel vento, tra fiori inebrianti e pallottole ubriache, il grande progetto avviato dalla Resistenza.
“Cosa posso dire moi-même alla vostra generazione, cari ragazzi del 2000, dopo essere stato col naso all’insù a guardare, con milioni di altri imbecilli, lo scorrere del display dell’orologio della tour Eiffell? Che quando scoccherà la fine di questo primo decennio, rivelatosi tra i più disastrosi della storia, brinderò per voi aggiornando l’orologio come fece un mio caro amico:
COMPAGNI, L’UTANTA A L’E’ STAIT N’ANI ‘D MERDA! SPERUMA CHE L’UTTANTUN A SIA CUME L’UTANTA.
Il piccolo auditorium di San Daniele del Friuli dove quest’anno i finalisti del Premio Alberto Cesa si sono espressi davanti una giuria di giornalisti e musicisti, si raggiunge inerpicandosi su una scalinata scolpita nella mura della cittadina.
I finalisti saliti sul palco sono cinque dei sei aventi diritto. Nell’ordine i primi sono stati Femina Ridens, molto emozionati, che hanno proposto canzoni molto intense nella tradizione sicula e friulana con Francesca Messina alla voce e chitarra e Massimiliano Lo Sardo su santur e ghironda.
I Grama Tera, con Umberto Poli che ha portato vari strumenti a pizzico colorando di blues il palco e Ricky Avantaneo, voce, armonica e chitarra con canzoni della tradizione piemontese e friulana, hanno ricevuto il Premio classificandosi terzi.
Luarte Project con Chiara Pellegrini (voce, percussioni) e Andrea Musio (chitarra 7 corde, voce) hanno presentato un viaggio sonoro impostato soprattutto sulla voce e una ninna nanna in friulano con uso di strumenti giocattolo. Hanno raggiunto la seconda posizione in classifica.
Yarákä con Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e Simone Carrino, tutti pugliesi hanno guadagnato la vittoria proponendo brani di matrice ritmica proveniente dall’Africa e della tradizione friulana.
Yerba Buena Trio, friulani, con Eleonora Sensidoni – voce, percussioni – Fredy Cappellini – voce, chitarra e Matia Merlo – voce, percussioni – hanno presentato canzoni della tradizione sudamericana e friulana.
Il premio che è stato consegnato dall’assessore della cultura e il sindaco da diritto a partecipare al Folkest 2024.
Special Guest della serata è stato Massimo Priviero in trio (chitarra, basso, piano e fisarmonica). Molto bravi.
Nota negativa della serata è stato il disturbo del frastuono roboante della discoteca a pochi metri mentre si svolgeva l’esibizione degli artisti.
Giulio Nerini era vestito da hippy quando incontrò casualmente in un negozio di dischi in centro a Gorizia Paola Michelstaedter! Lei gli fece vedere i manoscritti di suo fratello Carlo, tutti i suoi disegni e le sue poesie, che ispirarono Giulio a comporre con grande emozione alcune musiche. L’opera dopo anni di ricerca sonora profondamente ispirata alle sue poetiche filosofiche fu completata ma senza dimenticare la ricerca interiore con l’aiuto dell’Oratore di Pace, Prem Rawat.
Il suo CD “IL VOLO DELLA CRISALIDE” dedicato a Carlo Michelstaedter, si concretizzò con la preziosa collaborazione e sostegno di straordinari musicisti e attori recitanti, la Biblioteca Statale Isontina ove Giulio aveva lavorato parecchi anni, il Centro culturale Tullio Crali e la Regione Friuli Venezia Giulia. Devo premettere che alla fine della seconda metà degli anni sessanta, Giulio Nerini, si era fatto conoscere con il complesso beat dei Provos che agli inizi degli anni settanta diventarono The From Distortion Megaton. Loro suonavano le canzoni dei Led Zeppelin, di Jimi Hendrix, Rolling Stones, Animals e dei Yarbirds ed io spesso mi trovavo nel posto giusto e nel momento giusto ad ascoltarli nella piccola Gorizia. Alcune reunion di complessi musicali locali si tenevano addirittura il mattino nei locali della Provincia in Castello poi trasformati in ristorante e noi giovanissimi studenti delle medie eravamo “costretti” a marinare la scuola per poter esserci. Io in particolare ero ben orgogliosa di vivere quei momenti e ricordo molti particolari, i ragazzi di allora, le cantine dove si suonava e si ballava al buio. E poi le sale impregnate di fumo e di profumo d’oriente che si riempivano di ragazzi giovanissimi, io ne avevo tredici o quattordici ed ero sempre sotto o vicino al palco dei complessi. Il nostro modo di vestire era quello che sentivamo dentro, una continua ricerca di colori, di bellezza interiore e di libertà. Credo sia stato proprio Giulio ad ispirarmi a stracciare i miei pantaloni jeans e colorarli di mille colori. Noi eravamo così. E Giulio era veramente speciale! Un pomeriggio nel 1972, incontrai Giulio casualmente. Era tornato da un viaggio ed aveva conosciuto il Prem Rawat. Quell’incontro fu veramente magia pura per me che non attraversavo un momento particolarmente buono per la mia salute ma è con la sua semplicità di parole oneste che mi ha fatto capire con grande dignità che dovevo abbracciare quelle cose bellissime che ci sono state date. Ancora oggi ritengo Giulio il mio “Guru” , il migliore che io abbia avuto! Fatta la doverosa premessa, negli anni successivi quando lo incontravo o lo vedevo, stavo bene. Fino ad oggi 27 maggio 2023, l’opera in formato CD era rimasta sigillata e si cullava dal 2006 tra gli altri rari dischi e libri della mia biblioteca personale.
Mi rivolgo a voi caro Giulio e caro Carlo con il canto delle crisalidi, la vita non è vita se la morte è nella vita e la morte non è finita se più forte per lei vive la vita.
Opera di Giulio Nerini dedicata a Carlo MichelstaedterCarlo MichelstaedterGloria Berloso e Giulio Nerini a Gorizia nel 2020
Quando ascoltai la prima volta Mia Martini, cantava Padre davvero che venne censurata dalla RAI perché giudicata dissacrante. Rimasi ammaliata soprattutto per l’estensione vocale e la bellezza infinita dell’interprete, e per bellezza intendo la purezza artistica. L’abbondante produzione discografica ad alto livello che negli anni settanta ha elargito al popolo vinilico non è bastata a renderle il giusto consenso. Anni fa, l’esordio discografico non era favorito per l’inesperienza degli artisti. Oggi, una cantante come Mia Martini, grazie alle produzioni intelligenti e capaci che comprendono bene le doti artistiche dei musicisti, sarebbe diventata unica e leggendaria. Io rimasi sbalordita al primo ascolto, perché quella ragazza bionda e paffutella, aveva delle caratteristiche vocali particolari ed una personalità già delineata.
Il suo primo album “OLTRE LA COLLINA” è la migliore opera realizzata da un’artista italiana, sia per i testi sia per gli arrangiamenti.
Oltre la collina (testo)
Tutto rimane là, dietro la collina, tutto rimane là. La mia verginità se la prese il mare, le mie lacrime durarono tanto a lungo che finirono per seccarsi. La mia fede la persi e poi la ritrovai, e poi la persi ancora, un milione di volte.
La mia speranza diventò ben presto un’abitudine, i miei sogni furono le mie ossessioni, la mia prigione fu la mia casa, le mie fughe arrivarono solo dietro l’angolo, i miei baci vennero insudiciati dal primo venuto La mia vita e la mia morte si sposarono e insieme mi uccisero. Ora tutto questo è là dietro la collina, tutto rimane là pronto a risucchiarmi indietro, a trascinarmi con sé nel buio, nel silenzio, nel marmo. E io fuggo, correndo, camminando, zoppicando, strisciando per terra, io fuggo per cercare disperatamente un amore. Un amore mio, un amore magari felice oppure, oppure infelice, ma sì, tanto è lo stesso. Mi basta solo che sia un amore
Mia Martini ha scritto molte canzoni, tra le più belle “Quante Volte” ha decretato un successo anche in altri paesi d’Europa.
Mimì se n’è andata il 12 maggio del 1995, era sola nella sua abitazione vicino a Varese, dove si era trasferita da un mese per essere più vicina al padre con il quale si era riconciliata da allora e che non vedeva da 40 anni.
..Padre, davvero che cosa mi hai dato? Ma continuare è fiato sprecato…che sono tua figlia, lo sanno tutti…
domani i giornali con la mia foto ti prenderanno in giro da matti ..
42esima edizione PISTOIA BLUES FESTIVAL dal 5 al 12 luglio 2023, Piazza Duomo, Pistoia con XAVIER RUDD, STEVE HACKETT, BAUSTELLE, WOLFMOTHER, ANA POPOVIC, DAMIEN RICE, FIORELLA MANNOIA E DANILO REA DIRTY HONEY, LINDSET STIRLING e molti altri
E’ in arrivo la 42esima edizione del Pistoia Blues Festival prevista in Piazza Duomo a Pistoia dal 5 al 12 luglio 2023. Il Festival, uno dei più longevi d’Italia, vedrà quest’anno alternarsi sul palco artisti internazionali di qualità come Damien Rice, SteveHackett, XavierRudd, AnaPopovic, Wolfmother, LindseyStirling mentre saranno Baustelle con FiorellaMannoia e DaniloRea gli artisti italiani invitati (in attesa degli opening act del Festival – c’è tempo fino al 15 maggio per partecipare al contest Obiettivo BluesIn).
L’apertura del Pistoia Blues 2023 sarà quindi affidata a Xavier Rudd mercoledì 5 luglio in Piazza Duomo in quella che sarà la prima delle due sole tappe italiane estive del tour dedicato al suo nuovo album “Jan Juc Moon”. Venerdì 7 luglio sarà la volta di un grande ritorno al Festival per il leggendario chitarrista dei GenesisSteve Hackett con il suo tour mondiale “Genesis Revisited World Tour – Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights”. Sabato 8 luglio saliranno per la prima volta sul palco del Blues i Baustelle: la band toscana di Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini ha appena pubblicato il nuovo album “Elvis”. Domenica 9 luglio si preannuncia una incredibile serata di rock blues internazionale: oltre ad Ana Popovic che presenterà il suo nuovo album “Power”, come co-headliner ci saranno i Wolfmother di AndrewStockdale. In apertura del loro show una band d’eccezione: da Los Angeles i Dirty Honey infiammeranno il pubblico. Lunedì 10 luglio spazio al tour mondiale della celebre violinista californiana Lindsey Stirling che presenterà “Snow Waltz” il suo ultimo lavoro discografico uscito a fine 2022. Martedì 11 luglio saliranno sul palco di Piazza Duomo Fiorella Mannoia e DaniloRea con il nuovo spettacolo “Luce”. Uno straordinario sodalizio artistico per un live unico piano e voce in un’atmosfera intima e potente a lume di candela. Chiuderà la manifestazione mercoledì 12 luglio il cantautore irlandese Damien Rice con un grande ritorno al festival dopo la sua partecipazione nel 2016.
I biglietti per tutti gli spettacoli disponibili in prevendita sui circuiti Ticketone, Ticketmater, VivaTicket e punti vendita autorizzati.
Gli eventi in Piazza Duomo, inizio ore 21:00 circa. 05/07/2023 Xavier Rudd 07/07/2023 Steve Hackett 08/07/2023 Baustelle 09/07/2023 Ana Popovic – Wolfmother – Dirty Honey 10/07/2023 LindseyStirling 11/07/2023 Fiorella Mannoia e Danilo Rea 12/07/2023 DamienRice
L’icona della musica folk canadese Gordon Lightfoot, le cui canzoni evocative e poetiche sono rimaste impresse nel paesaggio musicale del Canada, è morto il 1° maggio 2023 a Toronto, all’età di 84 anni. Qualche anno fa Gordon Lightfoot cancellò tutti i concerti dopo una caduta e un intervento chirurgico.
Nato a Orillia, nell’Ontario, Gordon Lightfoot rocnosciuto come il trovatore folk del Canada per la sua musica soul e i suoi testi emozionanti. In canzoni come The Canadian Railroad Trilogy e The Wreck of the Edmund Fitzgerald, ha esplorato la storia, la geografia e la cultura del suo Paese.
Le canzoni di Gordon sono opere d’arte, rilevanti quanto la poesia classica. Il cantautore ha aperto la strada a molti altri insegnando che si può attingere alle proprie radici in patria e riuscire ad avere successo a livello internazionale. Da bambino si esibiva alla radio locale e nei festival musicali regionali, La sua prima canzone, The Hula Hoop Song, la scrisse nel 1955, quando era ancora al liceo. Dopo il diploma, Lightfoot si trasferì a Los Angeles per studiare al Westlake College of Music. Tornato in Canada nel 1959, ha svolto diversi lavori a Toronto. Fu interprete di cori, ballerino nel programma Country Hoedown della CBC e cantante folk nei Two Tones con Terry Whelan.
Negli anni Sessanta, ispirato dalla musica di Bob Dylan, Lightfoot entrò a far parte della nascente scena folk di Toronto. Sviluppò la scrittura di canzoni e iniziò a lavorare a un album di debutto. Lightfoot! Fu pubblicato nel 1966. Allo stesso tempo, Lightfoot iniziò quello che sarebbe diventato un attesissimo concerto annuale alla Massey Hall di Toronto. Lanciato nel 1967, si è tenuto ogni anno fino alla metà degli anni Ottanta, per poi scendere a circa una volta ogni 18 mesi. Nel 2005, Lightfoot riprese l’evento alla Massey Hall come tradizione annuale.
Dopo aver ottenuto riconoscimenti in patria alla fine degli anni ’60, il trovatore canadese sfondò a livello internazionale negli anni ’70 dopo aver firmato con la Warner Records negli Stati Uniti, facendo colpo all’inizio di quel decennio con la pubblicazione del singolo If You Could Read My Mind, ormai diventato un classico folk. Nei sei anni successivi Lightfoot ha pubblicato quelle che sono diventate molte delle sue canzoni più conosciute, come Beautiful, Sundown, Don Quixote, Carefree Highway, Rainy Day People e The Wreck of the Edmund Fitzgerald.
Alcune di queste canzoni furono scritte dopo la fine del suo primo matrimonio, durante una relazione mercuriale durata anni con Cathy Smith, che fu poi condannata per aver fornito droga a John Belushi dopo la sua morte per overdose.
If You Could Read My Mind
Se potessi leggere nella mia mente Se tu potessi leggere la mia mente amore Che storia potrebbero raccontare i miei pensieri Come in un film d’altri tempi Su un fantasma di un pozzo dei desideri In un castello buio o in una fortezza forte Con le catene ai piedi
Sai che quel fantasma sono io E non sarò mai libero Finché sarò un fantasma, tu potrai vederlo
Se potessi leggere la tua mente amore Che storia potrebbero raccontare i tuoi pensieri Proprio come un racconto in formato tascabile Del tipo che vendono in farmacia Quando si arriva alla parte in cui si soffre di cuore L’eroe sarei io
Gli eroi spesso falliscono E non leggerete più quel libro Perché il finale è troppo difficile da sopportare
Me ne andrei come una star del cinema Che viene bruciata in un copione a tre Entra la numero due, una regina del cinema Per recitare la scena di portare Tutte le cose buone in me Ma per ora, amore, siamo realisti
Non ho mai pensato di potermi comportare in questo modo
C’è un libro di David Gahr, fuori catalogo, dove all’interno c’è una foto della lista delle canzoni di Gordon Lightfoot, attaccata alla cima della sua chitarra Gibson a 12 corde a Newport nel 1965. Le canzoni sono scritte con l’inchiostro, imbrattate dal sudore o dalla pioggia; o forse sono macchie di bourbon di un motel bevuto a tarda notte, quando la gente cantava e si scambiava canzoni in stanze piene di fumo di sigaretta, con la luce dell’alba che filtrava attraverso le tende gialle delle finestre. Ci sono quasi 80 canzoni elencate su questo ritaglio di carta, attaccato con lo scotch al legno antico della chitarra: i suoi classici: Early Morning Rain, The Way I Feel, Ribbon of Darkness e For Lovin’ Me. Ci sono cover di Dylan: Girl From the North Country, Hollis Brown, Blowin’ in the Wind, Don’t Think Twice. E poi ancora gemme del country-western: El Paso, The Auctioneer e Six Days on the Road. E ancora Cover folk come Four Strong Winds e Red Velvet di Ian Tyson e standard folk come Old Blue.
Se c’è qualche mistero sulla provenienza dei grandi cantautori, questo elenco macchiato di lacrime è un documento in bianco e nero dei compiti a casa. Lightfoot cantava e scriveva partendo da una conoscenza profondamente radicata della musica delle radici. Poi ha suonato e scritto le sue canzoni.
Lightfoot si mise in viaggio negli anni Settanta, girando gli Stati Uniti dall’Alaska alle Hawaii e tenendo una serie di concerti in Europa, tra cui Amsterdam, Monaco, Francoforte, il Festival di Montreux in Svizzera e il tutto esaurito alla Royal Albert Hall di Londra. Nonostante il declino del folk alla fine degli anni ’70 e ’80, Lightfoot continuò a fare la sua musica caratteristica, ma recitò anche in film apparendo in Harry Tracy con Bruce Dern e Helen Shaver. Nel 1987, l’apprezzato cantautore fece notizia quando intentò una causa contro Michael Masser, autore del brano The Greatest Love of All. La canzone divenne un grande successo dopo essere stata registrata da Whitney Houston. Lightfoot sostenne che la canzone di Masser avesse rubato 24 battute della melodia di If You Could Read My Mind. Il caso fu risolto in via extragiudiziale e Masser si scusò pubblicamente.
Nel corso della sua lunga carriera, Lightfoot ha sconfitto diverse malattie, tra cui un attacco di paralisi di Bell e, nei primi anni di attività, l’alcolismo. Sconfisse la dipendenza negli anni Ottanta.
Nel settembre del 2002, il paese era in fibrillazione quando si diffuse la notizia che Lightfoot fu trasportato in ospedale con forti dolori allo stomaco, proprio mentre stava per salire sul palco per un concerto a Orillia. Il cantante subì la rottura di un’arteria dello stomaco, diversi interventi chirurgici e rimase in coma per sei settimane.
Dopo tre mesi di degenza in ospedale, Lightfoot affrontò con coraggio il suo recupero, ripromettendosi di completare un nuovo album in studio e di tornare sul palco. Nel 2004 pubblicò l’album Harmony e nello stesso anno fece il suo ritorno in scena al Mariposa Festival.
Sebbene nel 2006 sia stato colpito da un piccolo ictus che lo lasciò temporaneamente senza l’uso di alcune dita della mano sinistra, continuò a seguire un regime di pratica regolare della chitarra e di allenamenti in palestra per mantenersi in forma. Gordon ha ispirato molti musicisti e tra i grandi della musica ad aver utilizzato la sua musica ci sono Bob Dylan, Elvis Presley, Johnny Cash, Petula Clark, Ian e Sylvia Tyson, Peter, Paul e Mary, Liza Minelli, Barbra Streisand, Sarah McLachlan ed altri.
Lightfoot ha ricevuto una serie di tributi che riconoscono il suo contributo alla musica e alla cultura canadese. Ci sono stati album di cover, lauree honoris causa, un francobollo e persino una chitarra creata a suo nome. Nel 1997 ha vinto il Governor General’s Performing Arts Award e nel 2003 è stato insignito del titolo di Compagno dell’Ordine del Canada, il livello più alto dell’ordine. Più volte candidato ai Grammy e con più di 15 Juno Awards all’attivo, Lightfoot è stato inserito in molte sale di fama, tra cui la Canadian Music Hall of Fame.
Nel 2020 pubblicò Solo, una raccolta di registrazioni in studio che aveva conservato per diversi anni.
Gordon Meredith Lightfoot, Jr., mi ha insegnato la bellezza e il profumo della primavera attraverso le corde della chitarra. Oggi canterò questo dolcissimo brano, tra i più belli della storia della Musica: “Song for a Winter’s Night”, canzone scritta da Gordon Lightfoot e registrata per la prima volta nel suo album del 1967, The Way I Feel.
Lightfoot ha in realtà registrato due versioni della canzone; la seconda appare nell’album Gord’s Gold del 1975, una compilation di greatest hits in cui compaiono anche altre ri-registrazioni.
Canzone per una notte d’inverno (Musica e testi di Gordon Lightfoot) Eseguita da Gordon Lightfoot nell’album “The Way I Feel” (United Artists, 1967)
La lampada arde bassa sul mio tavolo La neve cade dolcemente L’aria è immobile nel silenzio della mia stanza Sento la tua voce che chiama dolcemente
Se solo potessi averti vicino Per respirare un sospiro o due Sarei felice solo di stringere le mani che amo In questa notte d’inverno con te
Il fumo si alza nell’ombra sopra di me Il mio bicchiere è quasi vuoto Rileggo tra le righe della pagina Le parole d’amore che mi hai mandato
Se potessi sapere nel mio cuore che anche tu ti sentivi solo Sarei felice solo di tenere le mani che amo In questa notte d’inverno con te
Il fuoco si sta spegnendo ora, la mia lampada si sta affievolendo Le ombre della notte si stanno sollevando La luce del mattino attraversa il vetro della mia finestra Dove le ragnatele di neve vanno alla deriva
Se solo potessi averti vicino Per tirare un sospiro o due Sarei felice solo di stringere le mani che amo E di essere ancora una volta con te Per essere ancora una volta con te
Allen nacque a Jacksonville, in Florida, il 19 luglio 1952 e ancor prima di camminare era pieno di energia. Nel 1963, Allen viveva nella zona di Cedar Hills a Jacksonville quando un amico più grande di lui ricevette una chitarra per il suo compleanno. Allen ne fu conquistato. I genitori di Allen avevano recentemente divorziato e i tempi erano duri per Allen e la sua famiglia. Sua madre, che già lavorava tutto il giorno nella fabbrica di sigari, prese un secondo lavoro la sera. Non appena ebbe risparmiato abbastanza soldi, sorprese Allen portandolo da Sears e ordinò la sua prima chitarra e amplificatore Silvertone. Nonostante nessun allenamento a parte alcuni consigli della sua matrigna e amica, Allen imparò a suonare la chitarra facilmente e formò rapidamente la sua prima band: The Mods.
A soli 12 anni, insieme al cantante Ronnie VanZant e al chitarrista Gary Rossington, Allen Collins formò il nucleo dei Lynyrd Skynyrd nel 1964 imparando ciò che potevano l’uno dall’altro e ascoltando la radio. Questa prima band, chiamata prima My Backyard, poi i Noble Five includeva anche il batterista Bob Burns e il bassista Larry Junstrum. Trovare un posto dove suonare si rivelò difficile e le scelte erano limitate al posto auto coperto a casa di Bob, il cortile di Ronnie, dove erano sicuri di avere un pasto completo o il salotto di Allen che di solito includeva torte e caramelle. Dopo diversi anni di pratica, esibizioni e cambi di musicisti, gli Skynyrd, come ogni gruppo decente di rock star alle prime armi, iniziarono a suonare nei famigerati one-nighters.
Nel 1970, Allen sposò Kathy Johns. I suoi compagni di band nella sua festa di matrimonio, per compiacere Kathy che temeva la reazione dei genitori alla dei capelli lunghi, infilarono la loro immagine rock and roll sotto le parrucche per la cerimonia nuziale. Il ricevimento di nozze ha ospitato un pezzo di storia del rock and roll, una delle prime esibizioni pubbliche di “Freebird” completa con la tipica jam di chitarra estesa alla fine. La famiglia di Allen crebbe con la nascita di sua figlia Amie seguita rapidamente da Allison. I tempi erano molto difficili poiché Allen portava a malapena abbastanza per sostenere la giovane famiglia. Nonostante si siano avvicinati diverse volte, i Lynyrd Skynyrd hanno continuato a mancare quella grande occasione sfuggente.
Nel 1973, tuttavia, le cose iniziarono finalmente a mettersi insieme per i Lynyrd Skynyrd. Durante un periodo di una settimana al Funochio’s di Atlanta, la band fu scoperta dal famoso Al Kooper. Dopo aver firmato un contratto discografico con la sussidiaria della MCA Sounds of the South, gli Skynyrd entrarono in studio con Kooper come produttore. Il risultato diede il via all’ascesa della fama con standard come “Gimme Three Steps“, “Simple Man” e il classico incendiario e guidato dalla chitarra, “Freebird“.
Gli album d’oro e di platino seguirono una serie di canzoni di successo come “Sweet Home Alabama“, “Saturday Night Special“, “Gimme Back My Bullets“, “What’s Your Name?” e “That Smell“. Nel corso dei quattro anni di registrazione degli Skynyrd, i ricordi si sono gradualmente trasformati in leggende. Apertura del tour degli Who. “Skynning” l’Europa viva. Torture Tour del 1975. Steve Gaines. Un altro dalla strada. La fiera di Knebworth ’76.
Il 20 ottobre 1977, le canzoni degli Skynyrd erano diventate punti fermi della radio. Il loro ultimo album, Street Survivors, era appena stato pubblicato con grande successo di critica e pubblico. Il loro nuovo ambizioso tour, a pochi giorni di distanza, assicurò il tutto esaurito.
Poi in un attimo la tragedia devastante
Quello stesso giorno del 20 ottobre, alle 18:42, il pilota dell’aereo Convair 240 noleggiato dai Lynyrd Skynyrd comunicò via radio che il velivolo era pericolosamente a corto di carburante. Meno di dieci minuti dopo, l’aereo si schiantò in un boschetto densamente boscoso nel mezzo di una palude. L’incidente, che uccise Ronnie VanZant, il chitarrista Steve Gaines, la cantante Cassie Gaines, il road manager Dean Kilpatrick e ferì gravemente il resto della band e della crew, frantumò la stella nascente degli Skynyrd. Tutti i componenti dei Lynyrd Skynyrd avevano incontrato un tragico destino.
Dopo diversi anni di recupero, i sopravvissuti all’incidente sentirono che era il momento giusto per un altro tentativo. Gary Rossington e Allen Collins si erano esibiti in alcune jam speciali, e lentamente iniziarono a pianificare una nuova band. Nelle settimane successive firmarono per i sopravvissuti degli Skynyrd Billy Powell e Leon Wilkeson e altri musicisti locali, anche se la scelta di un cantante solista per la nuova band rimase poco convinta. Rendendosi conto che qualsiasi cantante si sarebbe trovato di fronte a inevitabili paragoni con Ronnie VanZant, Allen e Gary scelsero Dale Krantz, una cantante di supporto femminile coraggiosa. Questo cambiamento distinse la band di Rossington Collins quando nel 1980 la Rossington-Collins Band debuttò nel giugno 1980 con l’album Anytime, Anyplace, Anywhere. Spinto da canzoni come “Getaway” e “Don’t Misunderstand Me“, l’album vendette più di un milione di copie e la band andò in tour con un pubblico entusiasta e il tutto esaurito. Tuttavia il successivo sforzo della band del 1981 inciampò sul mercato nonostante fosse ben accolto dalla critica.
Dale Krantz
La tragedia colpì di nuovo la vita di Allen proprio quando la Rossington Collins Band iniziò. Durante i primi giorni dello stressante tour di debutto, la moglie di Allen, Kathy, morì costringendo la cancellazione del tour.
Insieme agli effetti persistenti della perdita dei suoi amici nell’incidente aereo, la morte di Kathy devastò Allen. Tuttavia, l’attrazione di creare musica era troppo forte perché Allen potesse allontanarsene. Anche quando Gary Rossington e Dale Krantz lasciarono la Rossington Collins Band, Allen continuò a formare la Allen Collins Band nel 1983. Allen originariamente voleva il nome Horsepower per la sua band, ma poco dopo aver completato l’artwork del nuovo album appresero che il nome era già usato. Il loro unico album, Here, There and Back, incontrò una notevole approvazione da parte dei fan, ma poco supporto da parte della MCA Records che abbandonò la band poco dopo l’uscita dell’album.
La tragedia per Allen purtroppo proseguì ancora una volta nel 1986
Guidando vicino alla sua casa a Jacksonville, Allen si schiantò con la sua auto in un incidente che uccise la sua ragazza e lo lasciò permanentemente paralizzato dalla vita in giù. Le ferite limitavano anche l’uso della parte superiore del corpo e delle braccia. In seguito dichiarò di non contestare l’omicidio colposo.
Durante il tour tributo ai Lynyrd Skynyrd del 1987 Allen lavorò come direttore musicale, selezionando le scalette, arrangiando le canzoni e preparando il palco. Tuttavia, rimanere in disparte mentre la sua band era al centro della scena si rivelò dolorosissimo per il chitarrista. Ma in parte, Allen trasse dal suo incidente d’auto, un insegnamento chiedendo di usare la sua fama e influenza per avvertire i ragazzi dei pericoli della guida in stato di ebbrezza. Allen usò il tour Tribute per salire sul palco e far sapere ai suoi fan il motivo per cui non poteva suonare con gli Skynyrd . Un messaggio potente che pochi fan dimenticheranno.
Nel 1989, Allen sviluppò la polmonite a causa della diminuzione della capacità polmonare dovuta alla paralisi. Entrò in ospedale a settembre dove morì il 23 gennaio 1990.
A lungo considerato uno dei migliori chitarristi rock, Allen Collins è stato il cuore dell’anima di Ronnie VanZant nei Lynyrd Skynyrd.
Il modo unico e infuocato di suonare la chitarra di Allen e il potente songwriting hanno contribuito ad assicurare il posto dei Lynyrd Skynyrd nella storia del rock and roll.
LEGEND è il titolo dell’album che uscirà il 25 novembre 2022 su tutte le piattaforme musicali.
Prodotto da Gloria Berloso; distribuito da TuneCore a 100 negozi principali.
Copertina “LEGEND”
RICKY MANTOAN
Riccardo Mantoan, conosciuto più semplicemente come Ricky, francese di nascita perché nato nel dopoguerra in una piccola cittadina dell’Isère. La famiglia si trasferì in Italia in un paese del Canavese, quando Ricky compì l’età scolare e già a quella età, circa a 5 anni, iniziò a pizzicare la chitarra di papà rovesciandola perché la suonava con la mano sinistra con maggior naturalezza nonostante le ripetute sgridate da parte dei familiari e dei maestri d’allora. Il suo talento e la genialità creativa gli aprì una strada anche nell’uso di tutti gli strumenti a corde, spesso destrorsi perché all’epoca per mancini non si trovavano. Per tutto il percorso di vita nella musica ha sempre suonato le sue chitarre con le corde capovolte tranne qualche rara eccezione. La prima chitarra elettrica mancina la potè acquistare nel 1968 con l’aiuto della madre. Nel 1974 riuscì a ordinare in America una rara pedal steel guitar mancina, la ZB DM10 che arrivò a Milano dopo un anno in una cassa, smontata e senza istruzioni. Ricky imparò a suonare tutti gli strumenti da solo. La sua creatività lo portò a comporre musica fin dagli anni settanta e a scrivere testi in inglese per la sua country rock band dal 1978 al 2016. Negli anni novanta Ricky s’innamorò di uno degli strumenti più antichi della storia della musica, l’arpa celtica. Dalla seconda metà degli anni novanta iniziò a creare delle melodie dal sapore rinascimentale con l’arpa, la pedal steel guitar e la chitarra acustica. Negli ultimi anni antecedenti la sua prematura scomparsa diventarono gli strumenti preferiti nel comporre musica per la sua compagna Gloria, con la quale registrò un’ampia produzione di canzoni scritte da entrambi o di musicisti a loro molto cari.
Gli arrangiamenti di Ricky sono un vero gioiello quindi anche in “Legend”, album con un percorso articolato e scelto da Gloria Berloso per far comprendere meglio all’ascoltatore, la bellezza artistica dell’artista che spazia dal folk al classico, dal country al blues.
Il suono apparirà fin da subito puro.
Skip Battin e Ricky Mantoan nel 1983 a Burolo
“Ricky Mantoan aveva un aspetto sofferto quando prendeva possesso del palcoscenico, il suo passo era lento, un po’ incerto, sedeva sullo sgabello davanti la sua Pedal Steel e iniziava a suonare una musica dolce, melanconica, liquida quasi al rallentatore. Poi imbracciava la sua Guild Starfire rossa del 1968 e portava il pubblico in visibilio. Ricky non ha mai voluto sbalordire ma la sua ecletticità e la sua sensibilità hanno fatto lui intuire molte più cose di quelle che il suo intelletto fosse in grado di assorbire e di spiegare a sé stesso, e gli ha ispirato un desiderio di esprimere queste cose attraverso ciò che ha sostituito la sua intelligenza: le sue chitarre e la sua arpa”.
Track listing songs – (composer and lyricist) Codice d’identificazione
01 Traccia 1 Speed of the Sound of Loneliness (Prine) ISRC: TCAGP2262240
02 Traccia 2 Legend (Mantoan) ISRC: TCAGP2262268
03 Traccia 3 Tecumseh Valley (Van Zandt) ISRC: TCAGP2262328
06 Traccia 6 Land in the Blues (Mantoan) ISRC: TCAGP2262491
07 Traccia 7 Sad Country Lady (Mantoan) I SRC: TCAGP2262526
08 Traccia 8 The Promised Land (Mantoan) ISRC: TCAGP2262576
“Speed of the Sound of Loneliness” è una canzone scritta da John Prine. È stata pubblicata come brano nell’album German Afternoons di Prine del 1986. La canzone ha guadagnato ulteriore fama con un duetto registrato da Prine e dalla cantante americana Nanci Griffith nell’album Other Voices. La canzone è stata interpretata da molti ed appare anche nell’album Silhouetted In Light di Gene Clark e Carla Olson. Ricky e Gloria l’hanno registrata il 10 dicembre 2016.
“Legend“ è un brano composto da Ricky Mantoan nel maggio del 1998. Decisamente una nuova dimensione più intima e profonda con l’arpa celtica e la pedal steel guitar. Un vero e proprio percorso di vita nel quale infondere la propria umana esperienza. “Legend” dà il titolo all’Album.
“Tecumseh Valley” è una canzone scritta da Townes Van Zandt nell’aprile del 1969. La canzone tra le altre è considerata un capolavoro della canzone d’autore americana. Il testo molto triste ed impregnato di malinconia ha attirato l’attenzione di Ricky e Gloria ed hanno elaborato una serie di arrangiamenti con la Rickenbacker. Registrata il 10 dicembre 2016 ma rimasta incompiuta per l’improvvisa scomparsa di Ricky, Gloria è riuscita a rielaborarla lasciando gli spazi dove si può ascoltare la voce di Ricky.
“Gloria” è una canzone di Ricky Mantoan registrata nello studio di Borgomasino tra il 17 e il 18 maggio del 2013. Brano autobiografico dedicato alla sua compagna, composto con basso Fender Precision, chitarra acustica Ibanez Concord, mandolino Ibanez, pedal steel guitar ZB D10 del 1975 e chimes. La canzone ha raggiunto numerosi ascolti in tutto il mondo.
“Solitude” e un brano scritto da Ricky e registrato il 4 maggio 1998 con arpa celtica, chitarra acustica e pedal steel guitar da brividi. La sua voce straziante a tratti, ricorda che i tempi felici sono andati e che il mondo va avanti e non ferma la sua corsa.
“Land in the Blues” è stata composta nell’inverno del 2013. In questa straordinaria performance ha usato la chitarra acustica. La sua voce calda imprime la malinconia che si esprime in un blues senza tempo. Le armonie vocali sono impreziosite da Dario Zara, bassista del Branco Selvaggio e compagno di avventure in molte performances.
“Sad Country Lady” è una delle canzoni più significative di Ricky, composta prima del 1980 in onore di Emmylou Harris e Gram Parsons. In questa unica e stupenda performance dal vivo a San Daniele del Friuli il 14 aprile 1983 è accompagnato da Skip Battin, celebre componente dei Byrds e Flying Burrito Brothers.
“The Promised Land” è una delle canzoni più importanti di Ricky Mantoan che dedica a quei compagni di viaggio prima sognati poi condivisi. Un percorso di vita interrotto dalla semplicità della vita quotidiana ma sempre in mezzo alla Musica scritta e rielaborata da Ricky.
“Madame Guitar” è un festival internazionale di chitarra acustica. È stato ideato nel 2006 e sempre organizzato dall’associazione culturale senza fini di lucro Folk Club Buttrio, il cui presidente Marco Miconi ne è anche il direttore artistico. Si tiene annualmente a Tricesimo, alla periferia nord di Udine (in Friuli, Italia) nel quarto weekend di settembre. Da giovedì 22 settembre fino domenica 25 settembre si esibiranno vari chitarristi di primo piano da tutto il mondo nei vari generi, blues, jazz, canzone d’autore, flamenco, tango, rock, etnica, country, fado. Quest’anno per problemi di forza maggiore dovuti a manutenzione del teatro Garzonio, i concerti serali saranno svolti all’Auditorium “Mons. Pigani” di Remugnano (Reana del Rojale). Madame Guitar si caratterizza per pluri-concerti (gratuiti) nella piazza Garibaldi o (con biglietto) al Teatro. Oltre ai concerti, ci sono seminari di chitarra, una mostra di liuteria con una decina dei migliori liutai italiani ed una di dischi da collezione, la presentazione di novità discografaiche o editoriali sulla chitarra, incontri in municipio o ‘a tavola’ con i musicisti partecipanti, per la gioia del pubblico, a stretto contatto con i propri beniamini. Dal 2011 al festival stanziale settembrino si è aggiunta una fase ‘promozionale’ estiva denominata “Aspettando Madame Guitar”, con una serie di concerti di vari chitarristi in altrettante località della regione Friuli ed anche nelle vicine Austria e Slovenia. Il Festival, unico in Regione, rappresenta un fiore all’occhiello per la cittadina di Tricesimo e dei suoi dintorni che possono così ospitare artisti famosi e far conoscere le bellezze della terra tricesimana e la bontà dei tanti e rinomati ristoranti locali. “Madame Guitar” prende il nome dal titolo di una canzone del grande ed indimenticabile Sergio Endrigo.
Il programma:
Giovedì 22 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano-Reana del Rojale
NAMVULA (GAMBIA-INGHILTERRA)
FRASER FIFIELD & GRAEME STEPHENS (SCOZIA)
HANNAH RARITY & HEATHER CARTWRIGHT (SCOZIA)
Venerdì 23 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano
CHORO DE RUA (BRASILE-ITALIA)
MICHELE PIRONA TRIO (FRIULI)
BAIA TRIO (PIEMONTE)
Sabato 24 settembre 2022 inizio h. 10:00 fino h. 12:00 Tricesimo – Via San Antonio
SEMINARIO DI ‘CHORO BRASILIANO’ CON CHORO DE RUA
15:00 Tricesimo – Piazza Ellero
REDNAKS (ITALIA)
MARCO MANUSSO(ITALIA)
SOUND FROM THE GROUND (ITALIA-ZAMBIA)
Sabato 24 settembre 2022 inizio h.20:45 Auditorium di Remugnano
OSVALDO DI DIO (ITALIA)
MOONLIT STATION (FRIULI)
ABDO BUDA MARCONI TRIO (SIRIA-ITALIA)
Domenica 25 settembre 2022 inizio h.11:00 Tricesimo – Parco di Villa Ciceri
DAL TRAMONTO ALL’ALBA – OMAGGIO A NEIL YOUNG
PAOLO MALISANO E MAURIZIO FANIN (FRIULI)
Domenica 25 settembre 2022 inizio h.15:00 Tricesimo – Piazza Ellero
JIM BRUNO (USA)
PAOLA SELVA & GIOVANNI FERRO
HUSSY HICKS Q. (AUSTRALIA)
GRAN FINALE: TUTTI INSIEME PER “MADAME GUITAR”
Sabato 24 e Domenica 25 settembre dalle 10.00 alle 18.30
MOSTRA DI LIUTERIA Tricesimo – Via San Antonio
INFORMAZIONI UTILI
Indirizzo Auditorium Comunale Mons. Pigani
Via Jacopo Tomadini REANA DEL ROJALE località Remugnano –UD
Guardo indietro all’articolo che ho scritto dieci anni fa e sono piena di un senso di timore reverenziale che sono passati 10 anni. Leggere queste pagina riporta ondate emotive di gioia e dolore e mi sono resa conto che ora sono una persona migliore a causa delle perdite che ho vissuto nella mia vita
Mentre ricordiamo e celebriamo l’eredità di tanti musicisti nell’anniversario della loro scomparsa, è importante non scartare ciò che è accaduto in questi ultimi 10 anni. Ognuno di loro aveva notoriamente “istruito” la band a “mantenere il treno in movimento”, in altre parole, continuare a suonare la musica. Incredibilmente e contro ogni previsione, lo hanno fatto. Molto è cambiato negli ultimi 10 anni e tuttavia il panico diffuso è stato con noi per tutto quel tempo.
Per questo, dovremmo essere tutti grati. Soprattutto perché l’eredità di ogni artista vive ogni sera, la band accende gli amplificatori e si accarezza in uno dei loro spettacoli.
È difficile scrivere qualcosa sul defunto musicista che non sia già stato detto sull’uomo. Coloro che lo conoscevano davvero bene hanno già scritto ciò che hanno bisogno di dire o non hanno scritto nulla perché i loro sentimenti non sono affari di nessuno ma loro. Non ho scritto molto, soprattutto perché è troppo doloroso e complicato. E onestamente non avrei mai pensato di poter rendere giustizia ai ricordi dell’uomo o alla bellezza che la sua musica ha creato nel mondo.
Ho descritto solo i miei sentimenti e vedrò cosa si dissotterra e forse ci sarà un po ‘di verità in esso per gli altri da trovare. E forse accadrà un po’ di magia e ci sarà un po’ dello spirito dell’uomo in queste parole.
Dieci anni di dedizione a questo blog non sono pochi. Ho sempre cercato di dare molto spazio alla musica, quella vera spesso sconosciuta ed ho creato una piccola nicchia nella quale ci si può fermare pochi minuti per leggermi ed ascoltare la musica.
Gloria Berloso
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