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novembre 26, 2024

Un incontro tra generazioni, un’eredità che continua. Cohen, Guthrie, Darrow fino a Mantoan

1967: Leonard Cohen, Arlo Guthrie e la magia del Newport Folk Festival

L’estate del 1967 fu un momento di trasformazione per la musica e il Newport Folk Festival di Newport; Rhode Island, ne fu il cuore. Noto per il lancio di carriere e la promozione di collaborazioni, il festival era un faro per i musicisti folk e gli appassionati. Quell’anno, due artisti in particolare, Leonard Cohen e Arlo Guthrie hanno lasciato un segno indelebile sul pubblico e sul panorama della musica folk.

Leonard Cohen: Il visionario poetico Nel 1967 Leonard Cohen era già un acclamato poeta e romanziere canadese, ma era ancora relativamente nuovo al mondo della musica. Il suo album di debutto, Songs of Leonard Cohen, pubblicato nello stesso anno (forse nel 1966), fece conoscere al pubblico la sua caratteristica voce baritonale, i testi introspettivi e gli arrangiamenti minimalisti. A Newport, Cohen ha affascinato la folla con canzoni che erano allo stesso tempo ossessionanti e profonde, offrendo un assaggio dell’arte unica che avrebbe definito la sua carriera.

Sul retro della copertina dell’album Songs of Leonard Cohen c’è un’immagine religiosa messicana dell’Anima Sola raffigurata come una donna che si libera dalle sue catene circondata dalle fiamme e che guarda verso il cielo. In un’intervista alla rivista Rolling Stone, Cohen descrisse l’immagine come “il trionfo dello spirito sulla materia. Lo spirito è quella bellissima donna che si libera dalle catene, dal fuoco e dalla prigione”.

Nel disco non sono indicati i musicisti che presero parte alle sessioni di registrazione, come (mal)costume dell’epoca. Tuttavia, Sylvie Simmons, nel suo I’m Your Man – Vita di Leonard Cohen, indica che So Long, Marianne, Teachers, Sisters of Mercy, Winter Lady e The Stranger Song hanno visto la partecipazione dei Kaleidoscope (David Lindley, Chris Darrow, Solomon Feldthouse e Chester Crill) che hanno suonato chitarra arpa, basso, violino, mandolino, berimbao, scacciapensieri e altri strumenti mediorientali, suonati in massima parte da Feldthouse. Nancy Priddy canta le parti femminili in So Long, Marianne, Suzanne e Hey, That’s No Way To Say Goodbye. Le collaborazioni di Kaleidoscope/Cohen che non hanno realizzato il montaggio finale di Songs of Leonard Cohen sono state in seguito resuscitate per essere utilizzate nel film di Robert Altman, McCabe e Mrs. Miller, comprese le versioni alternative di “Sisters of Mercy” e “The Stranger Song”.

I Kaleidoscope si formarono nel 1966 e includevano Darrow insieme ai compagni di band David Lindley, Solomon Feldthouse e Max Buda. Il gruppo fu pioniere di un mix avventuroso di stili musicali mediorientali, country, folk, blues e psichedelici che introdussero le orecchie occidentali all’intrigante strumentazione come quella dell’oud turco e del bağlama (saz). Il suono che sfidava i generi del debutto dei Kaleidoscope del 1967, Side Trips, fu registrato su alcuni dei primi registratori a otto tracce in America, con il suo contenuto musicale che anticipava di decenni il movimento Worldbeat. La natura diversificata della musica dei Kaleidoscope permise loro l’opportunità di esibirsi con un ampio spettro di artisti, tra cui Jimi Hendrix, The Doors, Taj Mahal, The Byrds, Ike e Tina Turner, Bo Diddley, Steppenwolf, The Grateful Dead, Mississippi John Hurt, Lightnin’ Hopkins, The Impressions e Procul Harum. I Kaleidoscope si esibirono addirittura fuori dal Monterey Pop Festival, suonando per gli Hells Angels.  

Citando divergenze creative, Chris Darrow lasciò i Kaleidoscope poco dopo aver completato il secondo album della band, A Beacon From Mars. Poco dopo la sua partenza, tuttavia, ricevette una chiamata dai suoi ex compagni di band dei Kaleidoscope che erano in difficoltà. Stuart Brottman, il musicista che avrebbe dovuto sostituire Darrow nei Kaleidoscope, non era ancora disponibile per la loro residenza del dicembre 1967 a New York City. Chiesero a Chris di andare con loro.

Prenotati per una settimana di concerti al The Scene, il club chic di Steve Paul nel centro di Manhattan, i Kaleidoscope si sono visti rubare l’attrezzatura quasi subito dopo essere arrivati ​​in città. Fortunatamente, la band è riuscita a esibirsi con l’attrezzatura in prestito presa in prestito dal loro collega della California del Sud, Frank Zappa, che era in città per registrare con i The Mothers of Invention. Quella sera, i Kaleidoscope hanno aperto per la cantante tedesca Nico (che Darrow aveva già incontrato a Los Angeles), che si è esibita accompagnata solo dal suo organo Hammond B3. “C’erano pochissimi gruppi della costa occidentale che avevano suonato a est fino ad allora, e noi “hippie dai capelli lunghi’ eravamo l’antitesi dell’atmosfera newyorkese di allora”, ha detto Darrow mentre rifletteva su quella serata particolarmente cruciale. “Si sono presentati Warhol e i suoi tirapiedi, c’era The Cyrcle, i Chambers Brothers, Leonard Cohen e un David Clayton-Thomas pre-Blood Sweat Tears erano tutti lì“. 

Nel 1981 Chris Darrow arrivò in Italia con Skip Battin. Il 26 settembre vicino Biella, al duo incredibile si unì Ricky Mantoan con la Pedal Steel Guitar.

Newport Folk Festival: un incontro tra generazioni.

L’esecuzione di “Alice’s Restaurant Massacree” da parte di Guthrie è stato un momento di spicco. Questa canzone satirica di 18 minuti di blues parlante raccontava con umorismo la sua esperienza con una piccola infrazione per rifiuti che si è trasformata in un commento sulla burocrazia e sulla guerra del Vietnam. La folla ha apprezzato la capacità di Guthrie di intrecciare umorismo e critica sociale in una storia indimenticabile. “Alice’s Restaurant” sarebbe diventato una pietra di paragone culturale dell’epoca, risuonando con i sentimenti anti-establishment del tempo. L’esibizione di Guthrie a Newport contribuì a consolidare il suo posto nel folk revival e introdusse una nuova generazione al potere della narrazione attraverso le canzoni. Nel 1966, Alice Brock gestiva il ristorante The Back Room a Stockbridge, Guthrie era una stella nascente e la sua canzone di successo era un talking blues di 18 minuti che raccontava del suo arresto e di come lo avesse reso ineleggibile per la leva. Il ritornello era un omaggio ad Alice, il cui ristorante, come ha sottolineato Guthrie, in realtà non si chiamava Alice’s Restaurant, che innumerevoli fan hanno imparato a memoria da allora:

Puoi trovare tutto ciò che vuoi al ristorante Alice / Puoi trovare tutto ciò che vuoi al ristorante Alice / Entraci subito, è proprio dietro l’angolo / A solo mezzo miglio dai binari della ferrovia / Puoi trovare tutto ciò che vuoi al ristorante Alice.

Il Newport Folk Festival del 1967 non si è limitato alle singole esibizioni, ma ha rappresentato un’atmosfera di collaborazione e di comunità. Il festival ha creato un ponte tra le generazioni, con il folk tradizionale che si fondeva perfettamente con gli stili più contemporanei e sperimentali che stavano emergendo in quel periodo. Giovani artisti come Cohen e Guthrie condividevano il palco con i veterani del folk, creando uno spazio in cui la musica trascendeva i confini. Il fotografo David Gahr ha immortalato molti momenti iconici del festival, conservando l’essenza degli artisti e del pubblico. Le immagini di Gahr di Cohen e Guthrie ci ricordano la magia di Newport, un festival che non si limitava alla musica ma catturava lo spirito del tempo.

Un’eredità che continua

Leonard Cohen e Arlo Guthrie portarono ciascuno qualcosa di unico al Newport Folk Festival del 1967. Cohen offrì introspezione e profondità poetica, mentre Guthrie portò umorismo e narrazione. Insieme, rappresentavano l’espansione degli orizzonti della musica folk. Per chi ebbe la fortuna di assistere alle loro esibizioni, il 1967 fu un anno da ricordare. Per il resto di noi, le registrazioni, le fotografie e le storie mantengono vivo lo spirito di quella magica estate, ricordandoci il potere della musica di connettere e ispirare.

Gloria Berloso

febbraio 29, 2016

Una canzone può cambiare la sorte di una persona?

Nella storia della musica ci sono molte canzoni che hanno segnato l’esistenza dei loro autori. Cercherò di ricordarne alcune che hanno avuto riscontro in una parte di pubblico soprattutto giovanile, sensibile e pacifista.
Senza andare in ordine nel tempo ma riferendomi agli anni sessanta e settanta, mi vengono in mente le canzoni che maggiormente sono entrate nel cuore e nella mente di milioni di persone in tutto il mondo e non sono più uscite. Naturalmente mi riferisco a quei brani che in maniera decisa si scontravano con il pensiero politico, la guerra, il razzismo, la libertà di pensiero.
Tutti sappiamo che i maestri, allora censurati, combattuti, perseguitati sono stati ancor prima degli anni sessanta, Woody Guthrie e Pete Seeger. E proprio da una ballata di Arlo Guthrie, figlio di Woody che vorrei partire. La canzone, lunga 18 minuti, racconta la storia vera di Arlo, arrestato nel novembre del 1965 in un centro di reclutamento a Manhattan, dopo una visita psichiatrica per verificare i requisiti militari e la capacità conseguente di uccidere bambini, violentare donne e sterminare interi villaggi.

Arlo Guthrie

Arlo Guthrie

La canzone è naturalmente Alice’s Restaurant scritta nel 1967 e alla quale si ispira l’omonimo film del 1969 di Arthur Penn, che diventa molto popolare tra i figli dei fiori ma anche un punto di riferimento, per il dialogo, la libertà e la fraternizzazione. Per chi non lo sapesse il ristorante si trovava in una chiesa sconsacrata di Great Barrington nello stato del Massachusetts.
Un’altra canzone che dovrebbe essere riascoltata spesso e nel tempo è sicuramente Ohio, scritta da Neil Young e pubblicata come singolo nel 1970 da Crosby, Stills, Nash & Young. Il brano racconta quanto avvenuto nel campus della Kent University nello stato dell’Ohio il 4 maggio 1970, quando la Guardia Nazionale sparò ad altezza uomo contro i manifestanti, uccidendo quattro studenti. Il governatore d’allora ne chiese l’immediata censura ritenendola un incitamento alla violenza. Forse molti non sanno che la Guardia Nazionale era una forza militare di riserva e fu utilizzata proprio negli anni sessanta e settanta contro le manifestazioni studentesche. Alla Guardia Nazionale facevano soprattutto parte i figli privilegiati di una ben determinata classe sociale e in questa maniera non venivano arruolati nell’esercito in partenza per il Vietnam.


Young affermò nelle note interne dell’antologia Decade del 1976 come i disordini alla Kent State University fossero stati “probabilmente la più grande lezione mai ricevuta circa la violazione dei diritti civili su suolo americano”, e ricordò che David Crosby pianse quando finirono di registrare il brano.
Dopo questa canzone, il movimento statunitense di controcultura considerò C.S.N.Y. dalla propria parte, dando ai quattro musicisti lo status di leader e portavoce delle istanze libertarie del movimento contestatario per tutto il decennio successivo.
Un’altra canzone scritta per diretta esperienza della sua autrice Joan Baez, è Where Are You Now, My Son? Una chiara e netta denuncia alle bombe sganciate dai suoi connazionali nel dicembre 1972 ad Hanoi. Le urla di una madre che sembra canti mentre dice I miei figli, i miei figli, dove siete ora figli miei? I suoi figli erano da qualche parte, in una tomba di fango e lei come un vecchio gatto li cercava dove li aveva visti prima delle bombe.
Questa canzone e la registrazione diretta sul luogo del massacro provocarono una reazione tale nella destra statunitense tanto che Joan Baez già perseguitata per anni, e incarcerata nel 1967 dove partorì suo figlio nel 1969, continuò ancora di più il suo impegno contro la guerra.

JOAN BAEZ

JOAN BAEZ

Nel 1969 uscì un album con una ballata che occupava tutto il lato B del disco. S’intitolava Monster e fu considerato un capolavoro assoluto degli Steppenwolf, gruppo formato da John Kay (voce) e da Jerry Edmonton (batterista). Anche questo brano era lungo venti minuti circa e ripercorreva la storia degli Stati Uniti con l’arrivo dei profughi religiosi che rubavano la terra ai nativi per costruire la grande nazione e raccontava degli abusi, della corruzione, della guerra civile.
La musica di John Kay ha sempre avuto un sottofondo di coscienza sociale. Da ragazzo fuggì dalla Prussia Orientale con la madre e successivamente seguì la strada del Rock’n’roll mentre ascoltava la radio delle forze armate degli Stati Uniti nella Germania Ovest. Queste prime esperienze lasciarono un segno indelebile su Kay e aprirono la strada ad un impegno per la musica potente e testi significativi. Questo impegno fu cementato nel 1965, quando Kay partecipò ad un seminario di canzoni d’attualità al Newport Folk Festival con Bob Dylan e Phil Ochs. La musica degli Steppenwolf diventò la colonna sonora della guerra del Vietnam e Monster l’inno dei manifestanti.

Steppenwoolf

Steppenwoolf

Un’altra canzone che segnò la vita di John Lennon, componente dei Beatles e baronetto inglese, fu sicuramente Give Peace a Chance nel 1969. Il brano che divenne un messaggio universale di milioni di persone in ogni parte del mondo, cantato nelle manifestazioni pacifiste assieme alla già celebre We Shall Overcome. La vita di Lennon dopo lo scioglimento con i Beatles e il trasferimento negli Stati Uniti cambiò radicalmente. Costretto nel nuovo paese per i suoi ideali politici, iniziò proprio con questa canzone ed in seguito con Imagine e molte altre, una crociata pacifista contro la guerra in Vietnam. Iniziò inoltre a difendere i musicisti dai predoni delle case discografiche aderendo al Rock Liberation Front, a solidarizzare con Le Pantere Nere, a partecipare ai raduni, a deprecare la repressione violenta nelle carceri con la canzone Attica State, a condannare il colonialismo britannico nell’Irlanda del Nord. Con Yoko Ono condusse una battaglia assolutamente storica ma ebbe vita molto dura dato che fu spiato fino alla sua morte avvenuta nel dicembre del 1980 ad opera di un pazzo che gli ha sparato. Naturalmente questo omicidio resta ancora oggi una incognita per il semplice fatto che Lennon fu sorvegliato a vista, ottenne la cittadinanza americana nel 1975 dopo una prova di forza con le autorità che nel 1973 gli intimarono di allontanarsi dal paese.

John Lennon

John Lennon

Una canzone che cambiò la vita al suo autore fu nel 1969 Le Métèque, tradotta in italiano da Bruno Lauzi con l’assistenza del suo autore Moustaki stesso che l’italiano lo parlava in casa da piccolo, essendo la sua una famiglia di ebrei sefarditi originari di Corfù, isola greca ionica dove però l’italiano era lingua corrente e storica. Métèque in italiano si traduce con meticcio. Nell’antica Atene i meteci erano gli stranieri greci residenti nelle città dell’Attica per un periodo determinato. Questi stranieri erano obbligati a iscriversi ad una lista, avere un protettore e pagare una tassa. Nella tripartizione delle classi, i meteci stavano in mezzo tra i cittadini e i non liberi.
George Moustaki con questa canzone volle rispondere ad una amica che lo aveva chiamato appunto métèque, non riconoscendolo francese puro ovvero immigrato. La canzone quindi nascondeva un significato profondo, diventò un inno all’essere straniero con la semplicità delle parole al fine di farsi capire meglio alla donna che lui desiderava.
Nacque un capolavoro.
Moustaki aveva la gran dote dell’intelligenza e dell’equilibrio e continuò rigorosamente la sua strada senza scendere a compromessi ideologici e commerciali, non preoccupandosi di scontentare coloro che lo avevano esaltato, per seguire solamente il suo istinto, la sua vena.
Ancora oggi la maggior parte della gente ricorda Lo Straniero:

Geoge Moustaki

George Moustaki

CON QUESTA FACCIA DA STRANIERO
SONO SOLTANTO UN UOMO VERO
ANCHE SE A VOI NON SEMBRERA’
CON GLI OCCHI CHIARI COME IL MARE
CAPACI SOLO DI SOGNARE
MENTRE ORAMAI NON SOGNO PIU’
META’ PIRATA META’ ARTISTA
UN VAGABONDO UN MUSICISTA CHE RUBA
QUASI QUANTO DA’
CON QUESTA BOCCA CHE BERRA’
DA OGNI FONTANA CHE VEDRA’
E FORSE MAI SI FERMERA’
CON QUESTA FACCIA DA STRANIERO
HO ATTRAVERSATO LA MIA VITA
SENZA SAPERE DOVE ANDARE
È STATO IL SOLE DELL’ESTATE
E MILLE DONNE INNAMORATE A MATURARE LA MIA ETA’
HO FATTO MALE A VISO APERTO
E QUALCHE VOLTA HO ANCHE SOFFERTO
SENZA PERO’ PIANGERE MAI
E LA MIA ANIMA SI SA
IN PURGATORIO FINIRA’
SALVO UN MIRACOLO ORAMAI
CON QUESTA FACCIA DA STRANIERO
SOPRA UNA NAVE ABBANDONATA
SONO ARRIVATO FINO A TE
E ADESSO TU SEI PRIGIONIERA
DI QUESTA SPLENDIDA CHIMERA E
DI QUESTO AMORE SENZA ETA’
SARAI REGINA E REGNERAI
LE COSE CHE TU SOGNERAI
DIVENTERANNO REALTA’
IL NOSTRO AMORE DURERA’
PER UNA BREVE ETERNITA’
FINCHE’ LA MORTE NON VERRA’
IL NOSTRO AMORE DURERA’
PER UNA BREVE ETERNITA’
FINCHE’ LA MORTE NON VERRA’

In questo articolo ho descritto le mie conoscenze personali nell’intento di risaltare un contenuto sociale ancora indistinto, da trovare e ricercare in certi momenti per uscire dal groviglio psicologico della mia educazione mai sinceramente definita per posarsi su constatazioni di sofferenze umane e di dolore.

Gloria Berloso

Gloria Berloso