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gennaio 11, 2018

ROBERTO DURKOVIC – IL SILENZIO ASCOLTATO Recensione di Gloria Berloso

Roberto Durkovic

Roberto Durkovic

Uno dei dischi più interessanti di quest’anno è l’uscita di questo CD di musica d’autore che abbraccia alcune delle principali espressioni che da quando sono nate non hanno mai smesso d’incantare. Quando ascolto le nuove canzoni di Roberto Durkovic mi ispiro a dipingere con colori vivi e originali le mie tele. Non a caso questo nuovo lavoro di Durkovic con venti anni di carriera artistica indiscussa si intitola “il silenzio ascoltato”, a mio avviso la sua opera migliore che mette in risalto la sua maturità e la generosità di scegliere alcune testi di altri poeti. Molto significativi tutti i titoli delle canzoni ed interessante la scelta di una vecchia canzone di Francesco De Gregori, poco conosciuta o ricordata anche da chi ha sempre seguito il cantautore.
Uno stacco notevole e piacevolissimo con Talismano dell’Apocalisse, dove ritrovo un sincero Roberto, innamorato cantautore qui country, delizioso gioiello di altre terre canore ed espressione genuina di un folklore ancore validamente attaccato alla tradizione secolare delle antiche e selvagge terre.
Il brano che ho trovato meno affascinante musicalmente è il tango che accompagna la bella poesia di Candido Meardi. Per tutte le altre canzoni ogni scelta musicale è stata completamente azzeccata e riescono a portarmi in quelle terre tanto amate da poeti e pittori. Il suono della vita “mi affaccio alla finestra amore mio” mi riporta ad un mitico autore “antico” validissimo.
In questo disco il legame esistenziale fra il contesto musicale e le parole è molto stretto. In tutte le interpretazioni di Roberto Durkovic ritrovo una certa tendenza a lasciare i giri reali, importante scelta che permette un maggior spazio alla fantasia di chi ascolta e che rende tutto più ispirato.

I fantasisti del metro

I fantasisti del metro con Roberto Durkovic

novembre 29, 2017

AL GIACOSA DI IVREA CONCERTO PER RICKY MANTOAN – NEGLI ANNI ’80 AVEVA SUONATO CON THE BYRDS E THE FLYING BURRITO BROTHERS – NEL 2016 AVEVA SUONATO CON ZUCCHERO

Giovedì, 14 dicembre 2017

BRANCO SELVAGGIO

Branco Selvaggio

Branco Selvaggio

 

Ricky Mantoan, musicista di fama mondiale, ha vissuto sempre nel Canavese dall’età scolare fino alla sua scomparsa avvenuta il 14 dicembre 2016 a 71 anni. Ha iniziato la sua carriera da chitarrista in un complesso formato con alcuni amici nel 1963 e da allora non si è mai fermato. Nel corso della sua vita ha dedicato tutto il tempo allo studio di ogni strumento, in particolare le chitarre acustiche ed elettriche, la pedal steel guitar e l’arpa, suo ultimo grande amore. Dotato di grande sensibilità, da autodidatta ha creato uno stile proprio, oggi inconfondibile, con composizioni e testi di assoluta bellezza. Da uomo generoso ha regalato la sua conoscenza a tantissimi allievi ed amici, ed è così che è nata la primissima formazione del Branco Selvaggio nel 1977.

Ricky Mantoan (con la collaborazione della vocalist Renata Boratto) forma definitivamente il Branco con il chitarrista Luciano Costa e il batterista Beppe D’Angelo tra il 1978 e il 1979 e il polistrumentista Dario Zara nel 2006, che già aveva suonato e partecipato ad altri eventi con precedenti formazioni di Ricky. Con questo gruppo nel 2014 è stato pubblicato il disco Ridin’ Again che comprende canzoni scritte solo da Ricky Mantoan e che è stato presentato al Festival Internazionale Folkest. Il gruppo resta compatto fino al 2016, chiude Ivrea Estate, regalando al suo pubblico un concerto memorabile e suona a Bollengo il 17 settembre a scopo benefico pro terremotati.

Branco Selvaggio a Ivrea 8 settembre 2016

Branco Selvaggio a Ivrea, 8 settembre 2016

Ricky Mantoan nel 2016 trova un momento di celebrità mediatica trovandosi a suonare con Zucchero Fornaciari, il più importante musicista italiano di successo nel mondo, ma l’esperienza televisiva e l’Arena di Verona non lo distolgono dal proseguire il viaggio con il suo Branco e Gloria Berloso.
Nello studio di Borgomasino ha creato e registrato con Gloria molti brani, alcuni dei quali sono stati raccolti in un Album intitolato Because We Are, in pubblicazione nel 2017. Dopo la scomparsa di Ricky nel dicembre del 2016, il colpo è fortissimo per tutti ma a settembre del 2017 il Branco Selvaggio è più compatto che mai con l’entrata del bravissimo chitarrista Maurizio Strappazzon che Ricky già aveva designato suo erede naturale alcuni anni fa. Il Branco, da settembre ha suonato a Sala Biellese, Loranzè, Vigliano Biellese in Piemonte e a Concordia Sagittaria in Veneto.
Il Branco Selvaggio salirà sul palco del Giacosa il 14 dicembre 2017, e sarà accompagnato o coadiuvato da ospiti eccellenti che hanno diviso con Ricky Mantoan, palchi, dischi e pura amicizia. Dario Zara e Maurizio Strappazzon di Ivrea, Beppe D’Angelo di Biella, Luciano Costa di Casale Monferrato.
Ad un anno dalla sua scomparsa in memoria di Ricky Mantoan al Teatro saranno presentati il libro Ricky e due album discografici, dedicati al bravissimo e amato musicista. Un altro album è in lavorazione in California con la collaborazione di Gloria Berloso e comprende inediti con Ricky, il batterista del Branco, Beppe D’Angelo, e i grandi ex componenti dei The Byrds, Skip Battin e John York.

Family Tree 1988

Family Tree 1988

L’inizio del concerto è previsto alle ore 21.00 con ingresso gratuito dalle 20.30.
Al botteghino del Teatro troverete tutte le informazioni.

agosto 21, 2017

PETER HAMMILL

MERCOLEDI’ 15 NOVEMBRE 2017
PETER HAMMILL
Piano e Voce

Teatro “l. Candoni” Tolmezzo
ore 21:15

Peter Hammill

Peter Hammill

Artista con la “A” maiuscola e una delle voci più belle, emozionanti e versatili di sempre, Peter Hammill nasce a Londra nel 1948 e ottiene l’attenzione della scena rock internazionale negli anni Settanta come leader dei Van Der Graaf Generator, dei quali è cantante, chitarrista e pianista, e autore principale. La carriera del gruppo è costellata di scioglimenti e ricostituzioni, e Hammill intraprende parallelamente l’attività da solista, cominciata nel 1971 con e proseguita regolarmente per tutti gli anni successivi fino a oggi.
In una classifica ideale dei gruppi rock britannici più influenti negli anni Settanta, molto probabilmente non troveremmo nelle prime posizioni i Van Der Graaf Generator.

Van der Graaf Generetor

Van der Graaf Generetor

Eppure la band guidata da Hammill, fondata nel 1967 e attiva ancora oggi dopo le ripetute rinascite e cambi di formazione, merita un posto di riguardo nel panorama del rock per l’originalità sia delle scelte musicali sia dei temi trattati. Dal punto di vista musicale, infatti, pur essendo assimilati al filone progressive, la band è ben lontana dai barocchismi e dai virtuosismi dei gruppi loro contemporanei (Emerson Lake & Palmer e Yes, giusto per citarne due tra i più famosi). La musica è allo stesso tempo complessa ed essenziale, le atmosfere sono oscure e cupe (si potrebbe dfinirle “gotiche”) e riflettono i testi scritti da Hammill: l’ispirazione non deriva dalla mitologia e dall’epica (come per i Genesis) ma dal dramma interiore e dal malessere esistenziale. Ricorda Claudio Trotta, che organizzò il primo concerto dell’artista britannico nel 1987 a Genova: «Peter Hammill è un gigante della storia della Popular Music e ha segnato momenti importanti della Barley fra i quali ricordo con particolare emozione il concerto al Conservatorio, parte della rassegna di Musica Contemporanea Musica nel Nostro Tempo, durante il quale si cimentò in un pezzo a cappella, senza ausilio di strumenti né microfono, ipnotizzando l’intera platea di 1500 persone presenti.» L’ultimo lavoro da solista di Hammill è …All That Might Have Been…, uscito nel 2014; dopo Do Not Disturb (2016), il trentesimo album dei Van De Graaf Generator, il compositore è attualmente al lavoro su un nuovo capitolo della sua carriera solista.
Quella di Tolmezzo, unica data per tutto il Nord Est (le altre piazze sono Roma, Napoli, Terni, Chiari, Milano e Livorno) si profila come un nuovo grande appuntamento proposto da Folkest agli appassionati di musica della nostra regione.

  Prevendite: www.folkest.com
                      TicketOne
Angolo della Musica- Via Aquileia 89, UDINE tel. + 39 0432 505745
Agenzia Soprattutto Viaggi- Via Ermacora 5, TOLMEZZO (Ud) tel. + 39 0433 468268
Punto Verde – Via Matteotti 4/b TOLMEZZO (Ud) tel. + 39 0433 40114

aprile 16, 2017

Ciao Bruce, Mister Tambourine Man di Gloria Berloso

Bruce Langhorne è stato uno dei più importanti chitarristi degli anni ’60, in particolare nei primi anni del folk-rock. Lui è più noto per aver suonato su i primissimi dischi di Bob Dylan, in particolare Bringing It All Back Home del 1965 ovvero l’anno del passaggio di Dylan dal folk al folk-rock. Tuttavia, ha suonato con numerosi musicisti folk-rock nella seconda metà degli anni sessanta, tra cui Tom Rush, Richard & Mimi Fariña, Richie Havens, Gordon Lightfoot, Eric Andersen, Fred Neil, Joan Baez, e Buffy Sainte-Marie. Inoltre ha suonato con alcuni altri strumenti in concerti dal vivo con Bob Dylan, Judy Collins, i Fariñas, e altri; ha prodotto Ramblin’ Jack Elliott.
Ha anche lavorato su alcune colonne sonore, tra cui “Il Mercenario” (The Hired Hand) di Peter Fonda.
Langhorne ha sviluppato uno stile personale spesso utilizzando rapide triplette di note. Lo stile è nato in parte a causa di un incidente da bambino dove ha perso alcune dita. L’incidente ha limitato la gamma di tecniche da lui conosciute, costringendolo a concentrarsi sul ruolo di accompagnatore. Quando è nato il folk rock, Langhorne ha usato una chitarra acustica con un pick-up, in esecuzione attraverso un amplificatore Fender Twin Reverb, che ha preso in prestito dal chitarrista (e compagno polistrumentista) Sandy Bull. Influenzato da Roebuck Staples degli Staple Singers, avrebbe creato un effetto tremolo a tempo con la canzone. Il risultato è stato un suono, sia acustico ed elettrico di colore, molto adatto al periodo in cui rock e musica popolare si sono fuse. Langhorne è diventato una parte della scena folk di New York nei primi anni ’60, dove ha iniziato come accompagnatore al cantante folk Brother John Sellers, al Folk City Club di Gerde. Come risultato della sua costante presenza al club, ha iniziato con numerosi musicisti del Greenwich Village e a trovare lavoro come accompagnatore sia dal vivo che in studio. Una delle sue prime sessioni di registrazione la troviamo nel primo album per la Columbia di Carolyn Hester nel 1961, una sessione che comprendeva anche un allora non conosciuto Bob Dylan all’armonica. Langhorne poi ha suonato su alcuni album di Dylan, The Freewheelin’ 1963 e “Mixed Up Confusion”.
La più grande la fama di Langhorne deriva dal disco Bringing It All Back Home 1965 soprattutto per “She Belongs to Me,” “Love Minus Zero / No Limit” e “Mr. Tambourine Man “. Nella copertina dell’Album, Dylan scrive che Langhorne è Mr. Tambourine Man: “‘Mr. Tambourine Man,”penso, è stato ispirato da Bruce Langhorne. Bruce ha suonato la chitarra con me in tantissimi primi dischi. Su una session, il produttore Tom Wilson aveva chiesto di suonare il tamburello. E Bruce aveva questo gigantesco tamburello, è stato davvero grande. Era grande come un carro a quattro ruote. Langhorne era molto più di una nota interessante nella carriera di Dylan, però. Nella metà e la fine degli anni ’60 è stato sempre in studio, aggiungendo particolarmente importanti contributi ai due album Vanguard di Richard & Mimi Fariña. Ha fatto altre apparizioni importanti nel primo album elettrico di Tom Rush, il primo album di John Sebastian, di Joan Baez  e numerosi altri LP. Ha anche prodotto il primo album major di Ramblin’ Jack Elliott, 1968 di Young Brigham. Dai primi anni ’70 la sua opera di session era diventata meno frequente, anche se ha continuato a lavorare sulle colonne sonore, come accompagnatore dal vivo, e co-gestione di uno studio di registrazione con Morgan Cavett.

Ciao Bruce!

Bruce Langhorne è morto il 14 aprile 2017 in un ospizio a 78 anni. Era nato a Tallahassee in Florida l’undici maggio 1938.

 

febbraio 21, 2017

Torna Arezzo Wave Band 2017, il più grande concorso di musica live per i nuovi talenti italiani con più di 2.000 band iscritte, più di 400 concerti in oltre 100 serate in tutte le regioni italiane e 20 finali regionali.

AREZZO WAVE LOVE FESTIVAL
No future without music!

Torna Arezzo Wave Band 2017, il più grande concorso di musica live per i nuovi talenti italiani con più di 2.000 band iscritte, più di 400 concerti in oltre 100 serate in tutte le regioni italiane e 20 finali regionali.

ISCRIZIONI APERTE FINO AL 28 febbraio 2017

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L’edizione 2017 di Arezzo Wave, la cui finale si svolgerà per la prima volta a Milano il 23 e 24 giugno, è realizzata in collaborazione con Doc Servizi, la cooperativa dei professionisti dello spettacolo, da oltre 27 anni la casa di chi vuole essere musicista.

In palio tournée in Italia (con KeepOn Live) e all’estero (Europavox, Exit Festival ed Eurosonic con Italian Music Office), compilation (con Freecom) e videoclip (con La Tana del Bianconiglio).
Inoltre numerosi premi in denaro e supporto artistico alle band offerti da Doc Servizi, e ai gruppi musicali studenteschi, grazie a Siae e Skuola.net.

Novità dell’edizione 2017: Arezzo Wave Music School,
contest rivolto a band giovanili under 35.

Torna il 23 e il 24 giugno 2017 l’Arezzo Wave Love Festival, da oltre 30 anni brand di ricerca di nuovi talenti musicali riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Le iscrizioni all’edizione 2017, per la prima volta a Milano, saranno aperte fino al 28 febbraio secondo la consueta formula: iscrizione GRATUITA per le band tramite il sito http://www.arezzowave.com.
L’iniziativa quest’anno si avvale dell’apporto determinante di DOC SERVIZI, la cooperativa dei professionisti dello spettacolo, da oltre 27 anni la casa di chi vuole essere musicista. Lavorando con i suoi 6.000 soci a sostegno e tutela dell’attività professionale e amatoriale di tutti i musicisti, Doc supporta e insegna come operare in legalità e come gestire i diritti e doveri di chi fa della musica la propria vita. Doc Servizi organizzerà la finale di Milano, a partire dalla Festa della Musica del 21 giugno. Con KeepOn Live e Freecom, inoltre, Doc metterà a disposizione dei gruppi assistenza, servizi, comunicazione e premi vari in denaro, tournée e produzioni discografiche.
Skuola.net, il sito leader degli studenti italiani con più di 4 milioni di contatti unici mensili, è l’altro nuovo amico di Arezzo Wave. Da questa collaborazione nasce infatti una nuova sezione del concorso, Arezzo Wave Music School, rivolto a tutte le band giovanili under 35 con al loro interno almeno un componente che frequenta le scuole medie superiori italiane. Skuola.net, il portale di riferimento della scuola italiana, metterà in palio la diffusione di un contenuto video all’interno della propria community (4 milioni di utenti). Nel caso in cui il gruppo vincitore del contest non disponga di materiale video, sarà ospitato in una puntata della videochat settimanale “la Skuola | Tv”, in onda sul sito e su Facebook di Skuola.net.
Altri partner fedeli di questo progetto sono Smemoranda e la Società Italiana degli Autori ed Editori, che offrirà 1.000 € alla migliore proposta tra le band studentesche.
Tutti i dettagli e il form di iscrizione gratuita si trovano sul sito http://www.arezzowave.com

https://www.facebook.com/ArezzoWave/?fref=ts

UFFICIO STAMPA

Comunicazione nazionale e coordinamento:
Claudia Cefalo: claudia.cefalo@docservizi.it + 39340 4891682

Comunicazione regionale:
Michele Severino: mike.seve@libero.it +39 339 3371430

Comunicazione Milano e Roma:
Francesco Violani: press@keeponlive.com +39 380 3865955

febbraio 21, 2017

LITTLE STEVEN & The Disciples of Soul in Italia – Unica data il 4 luglio 2017

PISTOIA BLUES FESTIVAL
LITTLE STEVEN
& The Disciples of Soul
4 luglio 2017 h.21:30 – Piazza Duomo
38esima Edizione – UNICA DATA ITALIANA

Little Steven

Little Steven

PISTOIA – Little Steven, storico collaboratore e chitarrista di Bruce Springsteen, ha riunito i Disciples of Soul e terrà un unico concerto italiano il prossimo 4 luglio alla 38esima edizione del Pistoia Blues Festival 2017. SteveVan Zandt (suo vero nome) della E Street Band, anche attore e produttore di successo, torna nei panni di leader della sua band esattamente dopo 25 anni di assenza ed una interminabile serie di concerti nel mondo con il Boss. La data del 4 luglio, anniversario dell’indipendenza americana, colora ulteriormente lo spettacolo italiano che si preannuncia, soprattutto per gli springsteeniani irriducibili, un evento unico. Senza dimenticare le origini di Steven, solo uno dei numerosi elementi della E Street Band a vantare concrete origini italiane.
Autore di una musica diretta con influenze soul e rhythm and blues, “Miami” Steve Van Zandt, diventato strada facendo Little Steven, ma nato Steven Lento, ha riunito i pirotecnici Disciples of Soul con cui ha pubblicato 5 album in passato. Famoso nel mondo per la sua bandana da pirata in testa, ormai suo marchio distintivo, ha annunciato recentemente il suo rientro in studio di registrazione per tornare alle radici  del “Rhythm and Blues” e lavorare al suo primo album da solista dopo 15 anni.
Tra i più fedeli musicisti accanto a Bruce Springsteen sin dalle prime apparizioni giovanili, Steven Van Zandt inizia la sua carriera da solista negli anni ’80. Dall’aprile 2002 conduce il programma radiofonico settimanale Little Steven’s Underground Garage, trasmesso in oltre 200 stazioni americane e internazionali, durante il quale accompagna i suoi ascoltatori in un viaggio di due ore alla scoperta delle perle musicali di sessant’anni di rock’n’roll, lasciando anche spazio alle band emergenti di ogni parte del mondo. Il successo del programma ha fatto sì che Little Steven’s Underground Garage uscisse dalla dimensione radiofonica fino a diventare un brand riconoscibile associato anche a televisione, eventi live, album e molto altro. Dopo l’esperienza ne I Soprano, Steven ha continuato a lavorare nel mondo della tv come co-autore, produttore esecutivo, music supervisor e regista di Lilyhammer, la prima serie prodotta da Netflix, che ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello internazionale. Inoltre, è anche promoter, attivista politico e fondatore della label Wicked Cool Records.
I biglietti per il concerto di Little Steven & The Disciples of Soul saranno in vendita da mercoledì 22 febbraio (ore 11) su www.ticketone.it, www.boxofficetoscana.it con prezzi a partire da 35€ +dp. Info: www.pistoiablues.com | facebook.com/pistoiablues | twitter.com/pistoia_blues.
Cast annunciato Pistoia Blues Festival 2017 – date estive
28/06/17 FRANCO BATTIATO con la Royal Philharmonic Orchestra – Piazza Duomo
04/07/17 LITTLE STEVEN & The Disciples of Soul – Piazza Duomo
07/07/17 THE JESUS AND MARY CHAIN – Piazza Duomo
12/07/17 GOGOL BORDELLO – Piazza Duomo
14/07/17 – TOM ODELL – Piazza Duomo
info@davverocomunicazione.com | www.davverocomunicazione.com

ottobre 25, 2016

BOB DYLAN: con il Nobel o no è il poeta Dylan acclamato da milioni di persone

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Bob Dylan è per la musica quello che Jack Kerouac è per la letteratura, un’altra dichiarazione forte e volutamente difficile da difendere per iniziare con una rubrica dedicata al “marchio” del premio Nobel per la letteratura! Tuttavia la dichiarazione nell’analogia ha un senso diverso. Nel corso degli anni sessanta e settanta, la musica e la letteratura hanno marciato vicine, si sono incontrate e sono diventate inscindibili: non si può capire “On the Road”, senza il bee-bop jazz, né si è in grado di capire la letteratura del XX secolo senza le lettere di Dylan. D’altra parte, Dylan è parte di una vera e propria esperienza che ha cambiato la concezione della vita di milioni di persone: la letteratura beatnik, le poesie di Allen Ginsberg, la musica, i viaggi lunghi senza destinazione negli Stati Uniti d’America, la droga, San Francisco, le vite spezzate, gli hippies, le manifestazioni contro la guerra. Bob Dylan è una particolare forma di letteratura; è un autore-personaggio, che fa e simboleggia un momento di vita per milioni di persone.

Esplorando tensioni e contraddizioni, non c’è dubbio che Bob Dylan è una figura centrale di una generazione e di un immaginario culturale che ha provato a cambiare il mondo, ma non ci è riuscito. Pertanto, qualsiasi cenno che dica che Dylan è simile a Sartre è stato preannunciato precedentemente nel 1964. Sartre ha convertito e radicalizzato percorsi verso posizioni rivoluzionarie marxiste molto chiaramente e quindi respinto il premio Nobel per evitare di diventare una “istituzione”. Il caso di Dylan è un po’ diverso: per anni è già un istituto de facto, in grado di influenzare come pochi, ammirato e accettato da tutto il mondo della musica. Le canzoni di Dylan sono diventate una tradizione americana come il Giorno del Ringraziamento. Tuttavia, la sua istituzionalizzazione simboleggia come nessun altro, la profonda impronta dell’onda rivoluzionaria degli anni ’60 e, allo stesso tempo, la conseguente normalizzazione. Bob Dylan stesso è stato sempre un po’ cinico con il suo ruolo di icona radicale, auto definendosi un ribelle contro la ribellione.
Nel suo primo e unico anno presso l’Università del Minnesota, Dylan ha partecipato a diverse riunioni del Socialist Workers Party, il partito trotskista guidato da James Cannon, si considerava un semplice successore di Woody Guthrie, il cantante comunista, che con la sua chitarra voleva “uccidere i fascisti”. Gli eredi di Guthrie hanno acquisito la semplicità nella musica popolare e artigianale. La mossa di rifiutare l’elettrificazione della musica, e di usare una chitarra acustica per sostenere i lavoratori e le lotte studentesche è chiamata anticapitalismo romantico da Michael Lowy. Dylan è stato in grado di crescere in questo mondo, ma di rompere con lui per far avanzare il “movimento reale”, creando quella sintesi virtuosa tra tradizione e modernità, più tardi conosciuta come folk-rock. Non senza tensioni, per inciso, con il movimento popolare nei settori più ortodossi. A Newport nel 1965, Dylan ha suonato la sua chitarra elettrica per la prima volta e Pete Seeger, indignato per tale eresia, ha minacciato di tagliare il cavo della chitarra con un’ascia.

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Bob Dylan e Pete Seeger

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Woody Guthrie

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Phil Ochs

 Il passaggio di Bob Dylan dalla chitarra acustica all’elettrica, significa anche un cambiamento nelle questioni affrontate nelle sue canzoni. Dylan è più incline a creare inni e alla critica politica come l’altro autore politico Phil Ochs, Dylan va avanti per affrontare i problemi esistenziali di una generazione, orientata più verso quel settore giovanile che ha preferito andare ai macro-festival che nell’esercito militare della SDS. Nel corso degli anni ’60 e ’70 c’era una tensione che ha attraversato tutto il movimento giovanile tra il “rivoluzionario” e l’”esistenzialista” che, anche se si sono riuniti in un forte rifiuto del capitalismo e dell’imperialismo, hanno scelto modi diversi di lotta. Mentre i “rivoluzionari” hanno sostenuto la resistenza armata della resistenza vietnamita contro l’invasore americano, gli “esistenzialisti” semplicemente hanno manifestato contro la guerra. Norman Mailer ben descrive questo conflitto nel suo romanzo “Le armate della notte”.

Dylan è il primo artista di culto e di massa: i suoi testi combinano elementi tradizionali della cultura americana con avanguardie europee. Simboleggia come nessun altro l’emergere di una particolare classe media, nata dopo la guerra, e che si autodefinisce come “intellighenzia” di tipo nuovo, sempre alla ricerca di sovversioni provenienti dal basso, ma pronta a costruire le aspirazioni di vita all’interno di un capitalismo dinamico e ricco di opportunità.

Con questo premio Nobel, l’istituzione culturale riconosce apertamente la mutazione culturale che è nata negli anni ’60, non può più pensare l’arte come qualcosa di indipendente dalla società dei consumi, ma come qualcosa che deve connettersi con i desideri delle masse. Non possiamo più pensare all’arte al di fuori delle aspirazioni culturali delle masse; Dylan certamente ha significato più come poeta per milioni di persone. Non possiamo pensare che la musica di Mozart sia l’unico culto, dimenticando Bob Dylan. Non possiamo pensare di seguire la massa e ascoltare solo Justin Bieber e dimenticare Dylan, mentre milioni di adolescenti stanno scoprendo che i loro problemi esistenziali sono gli stessi di quelli dei loro genitori. Infine, non possiamo dissociare Ginsberg da Dylan: entrambi erano poeti. Il genio di Dylan ha aggiunto una chitarra e con più abilità ha creato questo ibrido nato tra cultura d’élite e la cultura di massa nel tardo capitalismo. Sullo sfondo, il premio Nobel riconosce solo una realtà, che “i tempi stanno cambiando” e i confini tradizionali dell’arte non possono essere definiti solo dall’accademia.

Con il Nobel o no, egli è il poeta Dylan acclamato da milioni di persone, in un momento di culto e popolare. Il premio Nobel per la letteratura a un poeta popolare rompe paradigmi e fa scuotere le ragnatele di un premio d’élite.
Mestamente, vedo che l’umanità egocentrica, mediocre e classista, continua a ritmo sostenuto verso l’autodistruzione. Non abbiamo imparato nulla sulla vita e la storia. Lo spettacolo dell’orrore non ha la capacità di reagire. Ci accontentiamo di vivere nella nostra bolla per sentirci al sicuro e privo di responsabilità collettive. Prendo atto ancora una volta che noi siamo la peggiore piaga che ha abitato la terra. E sì, l’Accademia aiuta solo le persone a mostrare ciò che realmente sono!

Gloria Berloso

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luglio 6, 2016

Tre grandi appuntamenti per Folkest a Spilimbergo a partire dall’otto luglio-Luisa Amprimo proporrà sul palco di Folkest Bes de diu, canzone di denuncia politica interamente in friulano

Il prossimo appuntamento di Folkest sarà venerdì 8 luglio 2016 e si dividerà tra tre diverse location.

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In piazza Garibaldi alle ore 20:30 la serata conclusiva di Video&Danza@Folkest2016: il concorso, alla sua prima edizione, con cui Folkest prosegue la sua vocazione per la contaminazione fra le arti e apre le porte alla danza che diventa strumento per dare voce e gesto alla musica. Protagonista di questa prima edizione la musica della cantautrice Serena Finatti (voce, tastiere, loop station) di cui è stato scelto un brano, Le cirques des animaux, sul quale è stato realizzato un videoclip, realizzato da Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato, che ha visto come protagonista Luisa Amprimo, vincitrice di questo Video&Danza@Folkest, e Andrea Gorassini (dalla scuola Ilydance di Monfalcone) che, per Video&Danza@Folkest si è aggiudicato il Premio Anima e Corpo. Oltre al videoclip, Luisa Amprimo proporrà sul palco di Folkest Bes de diu, canzone di denuncia politica interamente in friulano con cui ha vinto Video&Danza come miglior coreografia. Si cimenterà anche in alcune proprie coreografie. Mentre Andrea Gorassini proporrà Serena più che mai, il brano di Serena Finatti di cui aveva presentato la coreografia in sede di concorso. Mentre Laura Della Longa dell’Atelier Spaziodanza di Udine, vincitrice di una menzione speciale per la coreografia, presenterà la sua lettura di Conchiglia di Serena Finatti.

Tutte le musiche di Serena Finatti saranno eseguite dal vivo grazie al supporto alla chitarra di Andrea Varnier e del Coro Sing&Feel.

A seguire salirà sul palco l’Andrea Capezzuoli Compagnia: gruppo fondato nel 2006 nella cui musica si mescolano storie, leggende, canzoni, ballate, danze del nord Italia condite con suoni, melodie e ritmi provenienti da diverse regioni d’Europa e d’America.

Seguiranno i Mestison: la loro muisca è una miscela esplosiva di ritmi, canti, danze ed etnie dove i tamburi tradizionali e le percussioni minori si mescolano sapientemente a strumenti più moderni quali il basso, il sax e il clarinetto, dando anima a ritmi come cumbia, son corrido, mapalé, son palenquero, bullerengue e molti altri.

In Piazza Duomo alle ore 21:15 saranno protagonisti i Kitchen Implosion, uno dei gruppi selezionati attraverso Suonare@Folkest: un progetto musicale che trova linfa vitale in 30 anni di punk-rock pogato e “suonato” su vinili usurati e cassette smagnetizzate; e Saba Anglana che ha da poco pubblicato un disco di grande valore, interamente cantato in Amarico, affascinante lingua di origine etiope, e in Somalo, con solo un pezzo in inglese.

Presso l’Enotoca la Torre alle ore 23.30 si esibiranno i Teach tShleibhe: gruppo irlandese che da tempo cavalca le scene europee.

 

luglio 6, 2016

VILLA ARCONATI MUSIC FESTIVAL 2016: 12 – 23 LUGLIO

foto_villaarconatiIl festival di Villa Arconati è un progetto culturale nato ventotto anni fa, che, nel corso del tempo, ha acquistato un carattere e una personalità unici, a tal punto da essere considerato uno dei festival musicali più importanti sulla scena italiana.

Nelle edizioni precedenti del Festival si sono esibiti i musicisti italiani che hanno fatto la storia della musica italiana: da Gino Paoli, a Paolo Conte, a Enrico Ruggeri, fino ad arrivare ad artisti tipo Afterhours, Baustelle e moltissimi altri.

Anche quest’anno l’evento di Villa Arconati non delude e propone come sempre una line-up ricca di eventi per tutti i gusti, dal jazz al rock progressive, fino a toccare il cantautorato italiano.

Gli eventi sono tutti concentrati tra il 12 e il 23 Luglio, in modo tale da poter facilitare la presenza a più serate per tutti coloro che verranno da fuori principalmente per il festival e che si fermeranno per questo periodo di live.

Si inizierà il 12 Luglio con Diana Krall e il suo Wallflower World Tour, per poi proseguire con i Cat Power + William Fitzsimmons, Domenica 17 Luglio. Il 18 Luglio si esibiranno invece gli Ian Anderson e a seguire, il 19, salirà sul palco la cantautrice statunitense Joan Baez. Giovedì 21 ci sarà un incontro con Francesco Guccini, presentato da Ernesto Assante e Gino Castaldo. Questa volta Guccini salirà sul palco non tanto per cantare, quanto per raccontarsi. Percorrerà, infatti, la storia dell’Italia, dal dopoguerra ai giorni nostri, attraverso le sue canzoni, i suoi libri, i suoi miti, le sue origini e le sue ispirazioni. Venerdi 22 Luglio il palco di Villa Arconati ospiterà Goran Bregovic con il tour “If you don’t crazy, you are not normal!”. Sabato 23 Luglio, invece, si chiuderà in bellezza con Cristiano de Andrè e il suo progetto “De Andrè canta de Andrè”, in cui omaggerà il padre in occasione dei 50 anni dall’uscita del primo disco “Tutto Fabrizio De Andrè”.

I prezzi dei biglietti oscillano dai 25€ agli 80€, a seconda della serata e dell’artista.

Per avere maggiori informazioni sul Festival di Villa Arconati vi consigliamo di visitare il sito: http://www.festivalarconati.com

giugno 11, 2016

Max Manfredi – Trita Provincia – Audiolibro

Max Manfredi e Federico Bagnasco

per la realizzazione di un unicum, tra la poesia, la narrazione, il teatro e il melologo.

O più semplicemente un viaggio, un sogno, un invito al lettore/ascoltatore a perdersi.

 

Finirà il 30 Giugno la campagna di finanziamento tramite crowdfunding per la realizzazione dell’audiolibro di Max Manfredi “Trita Provincia”, con la voce narrante dello stesso Max e con musiche a cura di Federico Bagnasco, a due anni e mezzo di distanza dalla riuscitissima campagna di crowdfunding per la realizzazione dell’album Dremong (Gutenberg Music 2014), ultimo lavoro discografico di Manfredi. Sarà dunque possibile partecipare e contribuire alla realizzazione di questo progetto, tramite la piattaforma web di Produzioni dal Basso (https://www.produzionidalbasso.com/project/maxmanfredi-trita-provincia-audiolibro/) A seconda della cifra con la quale si vorrà sostenere il progetto ci saranno diverse possibili ricompense, tra mp3, eBook, cd, libri, magliette o quant’altro.
Trita Provincia, novella discreta, è un libro che Max Manfredi scrisse circa trentacinque anni fa e venne pubblicato nel 2002 (Liberodiscrivere Editore Genova). Una piccola opera insieme lucida e visionaria, un atto d’amore appassionato nei confronti della scrittura, della sua necessità e della sua vanità. Un caleidoscopico labirinto di parole che trascina il lettore in una ridda di immagini e situazioni, scenografie e sogni ad incastro, palinsesti indecifrati, guide oniriche, tasselli di mosaici, reperti da mercatino delle pulci, teatri di parrocchia, libri d’ore, bricolage neogotico, cinema di terza visione, in un fluire continuo che è insieme divertito e struggente. L’audiolibro, la lettura “ad alta voce” fatta dallo stesso Max, potrà offrire una nuova prospettiva del testo e trasformare i giochi di suoni della parola scritta in giochi di immagini in movimento, come un film per non vedenti, come un dialogo quasi intimo con il lettore/ascoltatore.
Il testo narrato si completerà con alcune musiche “di scena” che spesso faranno da sfondo o in alcuni casi anche da contrappunto alla voce narrante, o più semplicemente da interpunzione tra i paragrafi e tra i capitoli. Queste musiche in parte saranno originali e in parte attingeranno dal repertorio delle canzoni di Max, come luoghi comuni in cui l’appassionato conoscitore di Max Manfredi possa ritrovarsi. Lo strumento musicale protagonista di questo accompagnamento sarà la viola da gamba, in tutte le sue varianti di registro, dalla più piccola e più acuta ai violoni più gravi, e sarà per lo più orchestrata in consort, quei piccoli ensemble strumentali usuali nel rinascimento, composti da strumenti della stessa famiglia; uno strumento antico, già di per sé evocativo, che con armonie e sonorità più moderne, potrà creare una identità sonora indefinita, qualcosa di distante e magico, semisconosciuto e semiconosciuto, come fuori dal tempo. Un particolare capitolo del libro, oltre alla voce di Max vedrà la straordinaria partecipazione di Lisa Galantini e Aldo Ottobrino. L’intero progetto, che avrà una durata complessiva di circa 4 ore, sarà curato da Federico Bagnasco, storico collaboratore di Max in produzioni discografiche e attività concertistica.
Federico sarà dunque anche curatore delle musiche, compositore e, parzialmente, anche esecutore.
Il lavoro è già iniziato, e alcuni brevi estratti sono pubblicati in rete, ma solo a campagna di finanziamento conclusa, e a cifra raggiunta, si potrà continuare nel montaggio delle registrazioni effettuate. Questo crowdfunding potrà consentire di portare a termine il progetto, coprendo una parte delle spese di realizzazione: studio di registrazione, delle voci come delle musiche, montaggio e mixaggio, così come una parte dei costi di stampa. Il progetto è stato appoggiato dall’Unione Ciechi e Ipovedenti Ligure.
Venerdì 17 Giugno, a Genova, presso La Claque (Teatro della Tosse, ore 21) si terrà un concerto di Max Manfredi, con ospiti, per presentare e per finanziare il progetto audiolibro.

Link utili https://www.produzionidalbasso.com/project/max-manfredi-trita-provincia-audiolibro/
https://www.facebook.com/tritaprovincia/




https://www.youtube.com/watch?v=08mLuIaKUhY

scansione_trita_nero_corretta_pdbBio Max Manfredi: nasce a Genova nel mese di dicembre. Ha pubblicato finora quattro libri in versi e in prosa, fra cui Trita provincia, e sei cd (senza contare le collaborazioni). Svolge un’acclamata attività concertistica, prevalentemente come cantautore, in Italia e all’estero.
http://www.maxmanfredi.com
Bio Federico Bagnasco: ha un’intensa attività concertistica e discografica, prevalentemente come contrabbassista. Interessato alla musica in tutte le sue forme e nei contesti più disparati (dall’orchestra sinfonica alla musica antica, dalla musica etnica al jazz, dal teatro alla canzone d’autore, dalla musica popolare di tradizione alla musica contemporanea), si occupa anche di didattica dello strumento e di ricerca musicale.
http://www.federicobagnasco.com