Posts tagged ‘Folkest’

giugno 11, 2013

La Fieste da Sedon al Castello di Ragogna il 15 e il 16 giugno con CARANTAN e LA SEDON SALVADIE e tutti gli amici

Organizzato dall’Associazione Culturale Folkgiornale, con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine, dell’Unesco, della Fondazione CRUP e del Comune di Ragogna che fin dalla prima edizione ha creduto in questa manifestazione, in uno dei più incantevoli angoli dell’intero Friuli, nel week-end centrale di giugno si celebra la quinta edizione de “La Fieste da Sedon”. Si tratta di un festival dedicato alla musica tradizionale in terra friulana, un ottimo spunto per la valorizzazione di uno dei luoghi storici di maggior significato ricostruiti dopo il terremoto, il Castello dei Conti di Ragogna. Un appuntamento ormai abituale, che solo lo scorso anno non si era svolto per l’indisponibilità della sede, oggetto di importanti restauri. Festeggiata d’onore, la Sedon Salvadie, la storica formazione friulana di musica popolare che celebra nel 2013 i 31 anni di attività, anni che l’hanno vista collaborare con artisti del calibro di Angelo Branduardi, Massimo Bubola, The Chieftains, Carlos Nuñez e Inti Illimani tra gli altri; annoverare nelle proprie fila il meglio del panorama musicale friulano (Giulio Venier, Andrea Del Favero, Lino Straulino, Emma Montanari, Marisa Scuntaro, Dario Marusic, Glauco Toniutti, Flaviano Miani, Gianluca Zanier, tutti hanno militato o militano in questa formazione); dar vita a molti altri gruppi e realtà di ricerca e riproposta (Carantan, Braul, Tischlbong, Montanari Grop, Furclap, Braul, Nosisà, Lino Straulino…).
970377_10151550137498369_888709242_n

Il gruppo Carantan continua oggi il percorso musicale iniziato negli anni ‘80 da alcuni musicisti friulani che è quello della ricerca e della rielaborazione innovativa della musica tradizionale senza riproporre un discorso strettamente filologico ma senza nemmeno perderne i suoi aspetti più caratterizzanti. Alle spalle del gruppo ci sono quasi 20 anni di ricerche sul territorio fatte soprattutto nell’area pedemontana, dove sono state raccolte numerose documentazioni di strumenti tipici come la cornamusa e il violino e registrazioni di musiche e canti.

Il nome Carantan proviene da una moneta in rame usata in origine in Carinzia. In Italia, alla fine dell’Ottocento, prende questo nome la moneta divisionale di 5 centesimi di Lira e in seguito in lingua friulana il termine equivarrà a “modesto”, “di poco valore”. Anche la cultura popolare, nonostante il paziente lavoro svolto da molti illustri studiosi del costume, spesso è stata considerata modesta e di poco valore. I Carantan lavorano per il recupero della tradizione musicale friulana, per salvare un patrimonio che sta scomparendo assieme ai suoi ultimi testimoni e soprattutto per cercare di adattare questa affascinante cultura alle esigenze moderne rendendola attuale.

Carantan

Carantan

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

Fondato nel1982 questo gruppo è stato il primo a suonare con spirito nuovo le musiche tradizionali del Friuli, espressione delle diverse etnie che qui convivono da secoli.
Una delle più rappresentative e longeve band del folk italiano.
Nel corso della loro lunga carriera questi musicisti hanno fatto tenuto concerti e show radio e televisivi sia in Europa che in America, collaborando con alcuni tra i più significativi artisti a livello mondiale, come The ChieftainsFabrizio De AndréAngelo Branduardi, Massimo Bubola, Carlos Nunez, Ed Schnabl, Vincenzo Zitello, Janos Hasur, Paul Bradley e molti altri …
In un concerto ascolterete alcuni antichi strumenti come cornamuse e violini danzare insieme a percussioni, fisarmoniche diatoniche, chitarre e bassi elettrici: un suono d’insieme di grande impatto, aperto alle contaminazioni contemporanee.

manifestazione, inserendo con lo stesso criterio anche eventuali stand. Elemento fondamentale e caratterizzante del castello Superiore di Ragogna è il mastio,conosciuto anche come torre, utilizzato dai Conti di Porcia fino alla seconda metà del XVIII e poi lasciato lentamente cadere in rovina. Alla fine nel 1976 il terremoto lo distrusse quasi completamente.

Oggi il mastio si presenta completamente ricostruito, anche se profondamente modificato per quanto riguarda la disposizione interna dei locali. Un secondo lotto dei lavori di restauro è da poco terminato,con l’affascinante ricostruzione della parti in legno nella zone del mastio, che danno all’antico maniero un’aura di straordinaria unicità.

Le forze in campo

Alla realizzazione dell’evento contribuiranno varie realtà:  l’Associazione Culturale Folkgiornale, il Comune di Ragogna, l’Associazione Borgate di San Pietro, la Pro Loco di Ragogna, la Edit Eventi di Spilimbergo checurerà Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni, inserendo le serate tra gli appuntamenti di maggior spicco di una manifestazione significativa come Folkest.

“La Fieste da Sedon”, radicata sul territorio e ormai connotatasi come il festival della musica friulana di tradizione popolare, è diventata una vetrina delle realtà regionali di spicco e un’anteprima ideale e densa di significati per una manifestazione di largo respiro come Folkest, che debutterà il 4 luglio a Fiumicello per concludersi il 28 a Spilimbergo.
securedownload
febbraio 7, 2013

Marcello Vento ci ha lasciato, grave lutto per la musica

Marcello Vento è mancato!vento Batterista, percussionista viene considerato storicamente tra i massimi esempi di folk progressivo in Italia soprattutto per le elaborazioni della seconda metà degli anni Settanta.
Marcello Vento ha una lunga carriera come musicista jazz e insegnante di batteria, fino al lavoro con Jenny Sorrenti, sua compagna anche di vita, che esalta anche le sue qualità compositive e di arrangiamento.

gennaio 14, 2013

18 e 19 gennaio: al Teatro Miotto di Spilimbergo le selezioni per “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

“Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”

alberto cesa

Venerdì 18 e sabato 19 gennaio, presso il Teatro Miotto di Spilimbergo (PN) alle ore 21.15,

 avranno luogo le selezioni territoriali riservate agli artisti partecipanti al concorso “Suonare@Folkest – Premio Alberto Cesa 2013”. Alla prima delle due sessioni, denominata “Spilimbergo 1” (venerdì 18), parteciperanno Luna e Un Quarto, Figli di un Puff e Progetto Corde. Nella seconda, “Spilimbergo 2” (sabato 19), saliranno sul palco I Salici, Il Giardino dei Gatti Bianchi e Tryo Yerba. I migliori due gruppi di ogni serata, secondo il giudizio espresso da una autorevole giuria appositamente convocata (sulla cui composizione seguirà un ulteriore comunicato), acquisiranno il diritto a esibirsi durante Folkest 2013 in luogo e data da definire.  insieme con i gruppi vincitori delle altre selezioni territoriali a carattere nazionale: si è già svolta quella di Arezzo (6 dicembre 2012) che ha visto l’affermazione di Serio E Faceto e Macchia Libbr; si terranno invece nei mesi di febbraio e marzo quelle di Verona 1 (con la partecipazione di Abacà, Daniele Arzuffi, Gabriele Bombardini), Verona 2 (Dualis, Maria Devigili, Quenia), Loano (Folhas, Raffaele Antoniotti, The Mandolin Brothers), Coreno Ausonio (Ninfe della Tammorra, Orchestra Minima Mysticanza, Onda Nueve String Quartet).

dicembre 1, 2012

KALAMASS

“Kalamass” è il nome in lingua celtica della Serra di Ivrea, la collina perfettamente rettilinea che circonda un lato dell’anfiteatro morenico di Ivrea. Questo nome è riportato su molti antichi documenti e ancora usato dagli anziani del luogo che chiamano “COSTA di KALAMASS” la lunghissima collina che parte dal Monbarone, la montagna che domina l’accesso verso la Valle d’Aosta, e si prolunga, segnando il confine tra Canavese e Biellese, oltre il lago di Viverone fino ed oltre al castello di Masino, in un lungo arco che raggiunge quasi le rive della Dora Baltea.

serra                                                                                                        La Serra d’Ivrea

Nel 2004 Ricky Mantoan, da sempre amante della musica folk americana ma anche del folklore che oggi viene definito “Celtico”, incontra due ragazzi di Ivrea: Alessandro Giusti, eccezionale suonatore di banjo tenore (Banjo a 4 corde che viene suonato con il plettro) e ottimo chitarrista flat picking e cantante. Con lui c’è anche Andrea Patalani, bravissimo flautista e suonatore di “Tin-Whistle”, il flautino metallico che è usato nella musica folk. I tre si trovano benissimo insieme e Ricky, con questa inedita formazione può dare sfogo alla sua passione per l’Arpa Celtica e altri strumenti acustici (chitarra, mandolino, dulcimer), che gli danno la posssibilità anche di cantare le antiche ballate irlandesi e scozzesi imparate da Cristy Moore, Ossian, Tannahill Weavers e Planxty.

Ricky Mantoan

Ricky Mantoan

Alessandro Giusti e Andrea Patalani

Alessandro Giusti e Andrea Patalani

In quel periodo Ricky accarezza il sogno di affiancare al “BRANCO SELVAGGIO”, il suo gruppo con cui esprime il suo amore per il Folk-Rock americano dal 1978, una formazione acustica dedita alla musica tradizionale europea partendo dalla musica di matrice anglo-scoto-irlandese. Il gruppo, battezzato da Ricky: “KALAMASS” in onore della grande collina che domina l’anfiteatro morenico di Ivrea, sin dalle prime uscite ottiene consensi incredibili e a novembre del 2004 registra nello “Sunny Hill Studio”, a casa di Ricky, una serie di brani tradizionali ma riarrangiati per l’occasione. Purtroppo, poco dopo questa registrazione, Alessandro e Andrea, per motivi di lavoro, non sono più in grado di tener dietro ad impegni sempre più importanti; così “KALAMASS” rimane una perla di una collana incompiuta che avrebbe dato frutti sicuramente incredibili.

novembre 26, 2012

ELSA MARTIN VINCE IL PREMIO ANDREA PARODI

CAGLIARI CAPITALE DELLA WORLD MUSIC DAL 22 AL 24 NOVEMBRE

Per tre giorni, dal 22 al 24 novembre, Cagliari è diventata capitale della World Music con la quinta edizione del Premio Andrea Parodi, dedicato all’indimenticato cantante e musicista sardo. A vincere è stata la friulana Elsa Martin (con “Dentrifûr”), che si è aggiudicata anche il Premio della critica. La menzione per il miglior testo è andata a Erica Boschiero, quella per la migliore musica ancora a Elsa Martin, quelle per il miglior arrangiamento e per la migliore interpretazione a Simona Colonna. Sono stati assegnati anche due nuovi premi, non ufficiali: quello dei concorrenti stessi, che è andato a Simona Colonna, e quello dei bambini presenti in sala, di nuovo alla Martin.

Nelle serate, presentate da Carlo Massarini, il pubblico e le due ampie e qualificatissime giurie (una tecnica e uno critica) hanno assistito a un grande spettacolo, con un ottimo livello medio dei finalisti, che hanno proposto in ogni serata un proprio brano affiancato venerdì da uno di Andrea Parodi.

Forti emozioni sono arrivate dagli ospiti, a partire dalla serata di venerdì, con Luigi Lai che ha ricevuto il Premio Albo d’oro e che ha stregato il pubblico con le sue launeddas, e con i vincitori dell’edizione 2011, i deliziosi Elva Lutza.

Sabato è stata la volta della grande forza espressiva di Boi Akih (dall’Indonesia) e delle suggestioni del violino di Lino Cannavacciuolo. Strepitosa poi l’esibizione di Enzo Avitabile, che ha offerto a sorpresa un brano di Andrea Parodi, “Sienda”, con Elena Ledda e Kaballà. Gran finale con tutti gli artisti ospiti sul palco, insieme a Francesca Corrias.

La stessa Elena Ledda, che ha curato la direzione artistica del festival, ha parlato della “felicità di questo festival, che si sentiva dall’aria positiva che si è respirata nelle tre giornate”. “C’è stata – ha continuato – una grande varietà nelle proposte stilistiche dei concorrenti e devo anche dire che la reinterpretazione dei brani di Andrea è stata molto coinvolgente, in certi casi commovente. Non posso poi non sottolineare l’alta qualità della presenza femminile fra i finalisti, con donne diversissime fra loro. Si andava dalla sperimentazione di Shinobu Kikuchi alla genialità di Simona Colonna, sino alle due ragazze più giovani, Erica Boschiero ed Elsa Martin, che mi hanno molto colpito. Fra l’altro sono entrambe intonatissime, il che non guasta”.

C’è stata una netta sensazione di crescita del festival, da molti punti di vista” ha detto Valentina Casalena, moglie di Andrea Parodi e presidente della Fondazione a lui dedicata (che ha organizzato la rassegna). “Noi predisponiamo tutto facendo del nostro meglio, ma il bello poi lo fanno quelli che salgono sul palco e da questo punto di vista devo dire che mi ha colpito nei concorrenti il rispetto e l’impegno nell’avvicinarsi ai brani di Andrea, anche nel confrontarsi con il sardo. L’ho apprezzato non solo per gli omaggi in sé, che sono piaciuti molto anche al pubblico, ma anche perché questo è segno di professionalità da parte tutti i concorrenti. Credo voglia anche dire che ritengono il nostro un concorso serio. In questo contesto i vincitori sono quasi un dettaglio”.

Il festival ha avuto un’anteprima giovedì 22 novembre al Club Fbi di Quartu S. Elena per poi trasferirsi al Teatro Auditorium Comunale di Cagliari, che ha segnato il tutto esauritoLe serate, o una selezione delle stesse, saranno diffuse a livello nazionale da Radio3, Popolare Network, Roxybar Tv e dalle principali emittenti tv e radio regionali.

Elsa Martin si è diplomata in musica jazz con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Klagenfurt (Austria). Inoltre, ha avuto modo di confrontarsi con personalità di livello mondiale quali Tran Quang Hi, Friedrich Glorian, Tapa Sudana, Joji Hirota, Tadashi Endo. Nel 2006 ha partecipato, ospite della cantante brasiliana Rosa Passos, al Festival Internazionale Jazz delle Canarie ed è stata protagonista di numerose esibizioni all’estero. Il suo primo album, “vERsO”, è stato recentemente finalista nella sezione opere prime delle Targhe Tenco 2012.

Come vincitrice assoluta avrà un premio in denaro di 2500 euro per formazione musicale, la partecipazione nel 2013 al Premio Andrea Parodi, all’European Jazz Expo, al Negro Festival e a Folkest. Come vincitrice del Premio della critica la produzione di un videoclip professionale.

Per maggiori informazioni:

www.fondazioneandreaparodi.it

fondazione.andreaparodi@gmail.com

novembre 16, 2012

OMAGGIO A JOHN CAGE Anniversario di un’idea di libertà

Venerdì 23 novembre – ore 21

Torino, CineTeatro Baretti, via Baretti 4

Per Schoenberg, l’armonia non era solo coloristica: era strutturale. E ‘stato utilizzato il mezzo per distinguere una parte di una composizione da un altro. Secondo lui, Cage non sarebbe  mai stato in grado di scrivere musica. Disse all’alievo:  “Verrai a un muro e non sarai  in grado di passare.” “Allora passerò la mia vita battendo la testa contro il muro”, rispose Cage!

In seguito è diventato assistente di Oskar Fischinger, il regista, per prepararsi a scrivere la musica per uno dei suoi film. Al regista  capitò di dire un giorno, “Ogni cosa nel mondo ha il proprio spirito, che può essere rilasciato impostandolo in vibrazione. Così Cage ha  iniziato a colpire, strofinare tutto, ascoltare, e quindi scrivere musica in  percussioni, e suonare con gli amici. Queste composizioni erano costituite da brevi motivi espresse come suono o come silenzio della stessa lunghezza, motivi che sono stati disposti sul perimetro di un cerchio su cui si potrebbe procedere in avanti o indietro. Ha scritto senza specificare gli strumenti, utilizzando le prove per provare strumenti trovati o affittati. Non ha preso  in affitto molti perché aveva pochi soldi. Era sposato con Xenia Andreevna Kashevaroff che stava studiando legatoria con Dreis Hazel. Dal momento che hanno vissuto in una grande casa la sua musica percussioni era suonata la sera dai legatori. Ha invitato Schoenberg ad uno dei nostri spettacoli, ma Schoenberg ha sempre declinato l’invito.

Ha Ottenuto un posto di lavoro alla Cornish School di Seattle. E ‘stato lì che ha scoperto quello che ha chiamato micro-macrocosmica struttura ritmica. Le grandi parti di una composizione aveva la stessa proporzione delle frasi di una singola unità.Così un intero pezzo aveva quel numero di misure che ha una radice quadrata. Questa struttura ritmica potrebbe essere espressa con qualsiasi suono, compresi i rumori, o potrebbe essere espressa non come il suono e il silenzio, ma come immobilità e movimento nella danza. E ‘stata la sua risposta all’armonia strutturale di Schoenberg.

In occasione di un duplice anniversario, centenario della nascita e ventennale della scomparsa, il Festival EstOvest rende omaggio a John Cage (5 settembre 1912 – 12 agosto 1992), l’artista che più di qualsiasi altra figura del ‘900 ha fatto della libertà artistica una vera missione personale.

Con questo appuntamento lo Xenia Ensemble intende celebrare il valore della libertà dell’arte e della musica in particolare. Il programma, infatti, sostituisce un progetto musicale che avrebbe dovuto essere dedicato alle tradizioni del Mugam azero confrontate con le realtà musicali popolari del sud Italia. Il progetto è stato ostacolato e reso impossibile dall’Ambasciata dell’Azerbaijan che, a causa della presenza di artisti armeni nella rassegna, ha vietato ai propri connazionali di partecipare al concerto.

Alle musiche di John Cage si affianca la proiezione di estratti dal film documentario “John Cage e i bambini” di L. Martinengo e da “19 questions” di Frank Scheffer.

John Cage e i bambini (1984)

Servizio sul “Musicircus” organizzato da John Cage a Torino il 19 maggio 1984 in un Palazzetto dello Sport con un migliaio di alunni delle scuole elementari nell’ambito delle giornate a lui dedicate dal 5 al 20 maggio tra Torino e Ivrea. Il documentario, dal forte valore storico, riprende il compositore al lavoro con i bambini, durante le discussioni con le insegnanti e in giro per la città.

19 Questions, di Frank Scheffer e Andrew Culver (1995)

Nel 1987 Andrew Culver, stretto collaboratore di Cage per 11 anni, e Scheffer, pluripremiato autore di film su Stockhausen, Carter, Mahler, Berio e Andriessen tra gli altri, lo sottoposero a un’intervista cui Cage accettò di rispondere seguendo scrupolosamente le procedure casuali che rappresentano il cardine della sua filosofia musicale.

Cage risponde a 19 domande su una molteplicità di argomenti (matematica, Einstein, zen, morte, politica), la cui durata delle risposte è determinata da un programma informatico “aleatorio”. Una sorta di intervista random in cui la variabilità delle domande e la durata data per rispondere determinano il contenuto delle stesse risposte. Il tutto non fa mancare a Cage quella forte vena ironica che alla fine determina il vero andamento dell’intervista.

 

PROGRAMMA

Sonata for Two Melodies, per violino e violoncello

Cheap Imitations, per violino

Eight Whiskus, per viola

String Quartet in 4 Parts

Introduce Luciana Galliano, musicologa

Xenia Ensemble:

Adrian Pinzaru, violino

Eilis Cranitch, violino

Maurizio Redegoso-Kharitian, viola

Claudio Pasceri, violoncello

Ingresso libero

INFO E PRENOTAZIONI

http://www.xeniaensemble.it

Tel: +39 011 8124881

Mail: info@xeniaensemble.it

ottobre 23, 2012

Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?

Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano  le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.

                                 

Canzoni popolari note da molto  tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento.  “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come  “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o   “If  I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni.  I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi  che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore

e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte  canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.

Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop)  si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.

La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla  critica e dai fans,  un artista,   come “folk“,  in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band  rock o pop.

Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.

Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse  tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.

Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano  l’occupazione, la religione, la cultura,le  tradizioni, i costumi,  la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.

Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura  orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.

Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.

Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà  di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.

Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani  indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse.  Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene,  le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la  discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.

La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e  ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno  un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito.  Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo.  Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.

D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.

I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK

 1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger

7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez  10. Leadbelly 11. Phil Ochs  12. Judy Collins 

13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds  15. Fairport Convention 16. Doc Watson  17. Neil Young

18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot

23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush 

28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III

32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers  34. Tom Paxton  35. Steeleye Span

36. Utah Phillips  37. Josh White  38. The Chad Mitchell Trio  39. John “Spider John” Koerner

40. Kate & Ann McGarrigle  41. Hazel Dickens  42. Ralph McTell  43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd

45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand  49. Ian & Sylvie 

50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson

55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller 

60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil

66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement 

71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen

77. Anita Carter  78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills

82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman 

87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s

92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens

98. Nanci Griffith  99. Christy Moore  100. John Kirkpatrick

The Serendipity Singers
The Seekers
Melanie
Spanky and Our Gang
Michelle Shocked
Nick Drake
Bill Morrisey
Sandpipers
Village Stompers
Smothers Brothers
The Incredible String Band
Victoria Williams
Roger McGuinn
Shawn Colvin
Janis Ian
Leo Kottke
Rod McKuen
Hamilton Camp
Taj Mahal
Gram Parsons
Peggy Seeger
Trini Lopez
Glenn Yarbourough
Bradley Kinkaid
Phoebe Snow
Buffalo Springfield
Flaco Jiminez
Devendra Banhart
Roy Harper
The Beau Brummels
The Holy Modal Rounders
Atwater-Donnelly
The Chenille Sisters
The Tarriers
The Brandywine Singers
Ricki Lee Jones
Robin & Linda Williams
Katty Moffatt
Terry Callier
Mike Cross
Carolyn Hester
Richard & Mimi Farina
The Everly Brothers
The Band
The Lovin’ Spoonful
Ellis Paul
Artie Traum
Luka Bloom
Bert Jansch
Happy Traum
The Jolly Rogers
Bad Haggis
ottobre 15, 2012

Che cos’è la ghironda? Viaggio in mezzo ai musicanti

Alberto Cesa racconta (articolo sulla Stampa, 1999-Fogli Volanti) che una donna di Ferrere, in Valle Stura, raccontò a Nuto Revelli per Il mondo dei vinti che suo nonno per guadagnare qualche soldo, andava a piedi fino in Francia, e l’attraversava tutta, dalla Provenza alla Bretagna, con la lanterna magica e la ghironda in spalla. Chissà quante cose avranno visto lungo il loro faticoso girovagare quei suonatori ambulanti che portavano in giro per ogni angolo d’Europa, sulle orme degli antichi menestrelli, quella che giustamente fu chiamata la regina di tutti gli strumenti!

Chissà quanto avremmo capito meglio certi passaggi della storia se quegli uomini avessero affidato la memoria delle loro avventure, dei loro incontri, delle loro riflessioni, anche alla scrittura, anziché soltanto a quello che rimane pur sempre il confine invalicabile tra la cultura popolare e la cosiddetta cultura dominante: l’oralità.  Peccato!

Un suonatore di ghironda, nelle piazze del Cinquecento raccoglieva più pubblico di un predicatore, alla faccia della decadenza che quella sua strana scatola sonora aveva dovuto condividere con i signori di mezza Europa dopo i fasti medioevali delle corti trobadoriche.

Ma che cos’è la ghironda?

La ghironda è il primo strumento a corde sfregate della storia della musica. I primi esemplari risalgono all’anno 1000 d.c. E’ uno strumento tipicamente belga-francese e viene adoperato anche in Italia in quasi tutto l’arco alpino. La ghironda nei secoli è sempre stata  costruita in due forme particolari, ma a forma di piccola chitarra, una a forma di liuto. La caratteristica di questo strumento deriva dallo sfregamento delle corde che vengono sfregate da una ruota azionata da una manovella. Il cavigliere è rifinito con un mascherino medievale.

Non c’è l’esatta certezza di una sicura documentazione sulle origini della famiglia delle              
ghironde, ma si può procedere per ipotesi abbastanza attendibili basate sull’iconografia e su
tutto quello che è arrivato fino a noi da quei lontani periodi.
Fin dal primo medioevo esistevano strumenti muniti di una ruota impeciata azionata da una
manovella per sfregare le corde creando in modo meccanico quella continuità di suono così
simile alla voce umana tipica degli strumenti ad arco.
L’ipotesi più plausibile si basa sulla derivazione dal monocordo di Pitagora (fisico e
matematico nato a Samo nel 560 a.C. e morto a Metaponto nel 480 a.C.) di vari strumenti
musicali che utilizzavano delle tastature al posto dei ponticelli mobili.

La ghironda  (o gironda, in francese vielle à roue, in inglese hurdy gurdy),  oggi è possibile ascoltarla  in alcuni festival europei di musica folk, suonata spesso insieme a cornamuse, in particolare in Francia, in Ungheria e in Italia. Il più famoso festival annuale è a Saint-Chartier, nella Francia centrale ma anche il festival Folkest che si svolge a luglio a Spilimbergo (Friuli).
La prima testimonianza conosciuta è l’organistrum, un enorme cordofono utilizzato nel periodo gotico in ambito monastico per insegnare musica ed eseguire brani sacri. L’essere uno strumento polifonico ne ha probabilmente ispirato il nome, che deriverebbe quindi dal termine organum.
Una delle prime raffigurazioni dell’organistrum si trova nel portico della Gloria della cattedrale di Santiago de  Compostela (XII secolo): si può notare come lo strumento, a forma di violino, sia di grandi dimensioni (anche 2 metri di lunghezza) e sia suonato contemporaneamente da due persone, di cui una addetta esclusivamente a ruotare la manovella.
Attorno al XIII secolo lo strumento, le cui dimensioni sono notevolmente ridotte, prende il nome di sinfonia (in francese chifonie): anche questo appellativo è probabilmente derivato dalla caratteristica polifonia dello strumento.
La sinfonia è suonata da un solo strumentista e viene utilizzata dai menestrelli per accompagnare danze e chansons de geste; in breve la sua popolarità ne allarga l’uso a processioni religiose e mystery plays. L’associazione, che si consolida nei secoli, con menestrelli, vagabondi e mendicanti (spesso ciechi, infatti era soprannominata “viola da orbi“) fa di questo strumento simbolo, alternativamente, di rusticità, ignobiltà, immoralità, povertà.

Lo strumento moderno è diffuso in due formati principali pur continuando ad avere svariate forme e fogge. Esaminando questi è comunque possibile risalire alla tecnica costruttiva degli altri esemplari in quanto la struttura e gli elementi che compongono la ghironda sono gli stessi pur con il variare delle forme. In sostanza cambia il contenitore ma non il contenuto.

Questa ghironda è costruita dal liutaio Sergio Verna nella Quinta Rua di Ricetto di Candelo in provincia di Biella. Nel suo laboratorio piccolo ma ricco di storia ho potuto osservare alcune fasi della costruzione di questo affascinante strumento, usato da un’ensemble polistrumentale e multigenerazionale che prende il nome da una delle vie più antiche del Ricetto Medioevale di Candelo dove hanno sede i laboratori artigianali di alcuni membri del gruppo oltre che la sede ufficiale nonché sala prove utilizzata dai suonatori.

Verso la fine degli anni settanta del secolo scorso, alcune persone certamente un po’ fuori di testa o perlomeno fuori dal coro iniziò ad occuparsi di musica tradizionale andando a cercare strumenti dimenticati o fino allora sconosciuti quali ghironde, pive, violini, percussioni di ogni tipo, ed iniziò ad animare feste da ballo ed improvvisate feste in sagre paesane. Tra questi figuri, Frenz Vogel (maestro vetraio), Guido Antoniotti (costruttore strumenti di ogni genere), Sandro Fusetto in combutta con un foresto vercellese (nessuno è perfetto) Luciano Conforti non hanno perso nel nuovo secolo il vizio e anzi lo hanno trasmesso ad altri fuori dal coro che non sapendo dove sarebbero andati a finire sono rimasti coinvolti a tal punto da imbracciare a loro volta ghironde, pive, percussioni e strumenti vari.

E così agli inizi di questo nuovo secolo, che non sembra partito troppo bene, questa banda fuori dal coro ha pensato di riunirsi sotto il nome di QUINTA RUA, composta da ALBERTO CERIA, DONATELLO SIZZANO, FRENZ VOGEL, GABRIELE GUNELLA, GUIDO ANTONIOTTI, LUCIANO CONFORTI, MARCO CERIA, MARCO PETTITI, MASSIMO LOSITO, SANDRO FUSETTO.

QUINTA RUA DI RICETTO DI CANDELO TRA I MUSICANTI DI GHIRONDA E IL LIUTAIO SERGIO

ottobre 12, 2012

Al Tenco per Woody Guthrie i De Gregori,Marini, Sarah Lee Guthrie e …

L’evento importante che si celebrerà sul palco dell’Ariston è la presenza di Francesco De Gregori e il fratello Luigi Grechi, si esibiranno con l’Orchestra Popolare italiana di Ambrogio Sparagna. Con loro ci saranno la nipote di Woody Sarah Lee Guthrie, la band newyorkese The Klezmatics con il suo repertorio klezmer, Giovanna Marini e Davide Van De Sfroos.

Due le serate all’Ariston, venerdì 16 e sabato 17 novembre, mentre la giornata di giovedì 15 sarà dedicata ai talenti emergenti, che saranno invitati a esibirsi nei locali della città all’ora dell’aperitivo.
In attesa di conoscere i vincitori delle targhe TENCO  nella serata del 16 novembre che avrà per titolo Da qualche parte lungo la strada, da un verso della canzone che Bob Dylan dedicò a Guthrie Song to Woody, ci sarà il tributo al grande Maestro. La canzone del Bardo aprirà lo spettacolo nell’esecuzione della band, King Of The Opera.

Nell’occasione verranno consegnati due Premi Tenco: a Frank London & The Klezmatics, che ha musicato una serie di testi inediti di Woody Guthrie; e, come operatore culturale, ad Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana e uno dei nostri grandi etnomusicologi, che più di ogni altro ha indagato e divulgato in Italia la canzone storica americana, popolare e d’autore, a cominciare proprio da Guthrie.

Nel pomeriggio del 16 si terrà inoltre un incontro sulla figura di Woody Guthrie, con molti fra gli artisti in programma la sera e con i massimi studiosi della materia, mentre il 17 pomeriggio all’Ariston verrà proiettato il famoso film Questa terra è la mia terra, ispirato all’autobiografia di Guthrie Bound for Glory e vincitore nel 1977 di due Oscar.

La serata di sabato 17, nel Teatro del Casinò, sarà la volta di Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore, in cui il Club proporrà alcuni nomi non ancora notissimi al grande pubblico. I nomi dei cantautori e dei gruppi che si esibiranno verranno comunicati prossimamente.

ottobre 11, 2012

Pete Seeger e il potere del perdono

Una storia toccante su Pete Seeger e il perdono, raccontata proprio da un talento, il  musicista Marc Black.

Woody Guthrie con Pete Seeger, una grande amicizia

Come raccontato da Michael Kobluk del Trio Chad Mitchell:
Nel 1950, il folksinger, Burl Ives fece girare su Pete la notizia, in risposta alle domande del Comitato della Camera per attività antiamericane che riguardavano  Pete e le tendenze comuniste.
Come risultato,  Seeger è stato inserito nella lista nera  … bandito dalla televisione e dalla radio, mentre Ives ha goduto di una carriera fiorente e di un grande successo anche come attore, nel 1959 vinse il premio Oscar al miglior attore non protagonista per l’interpretazione del capo Ranch Rufus Hannassey in Il grande paese di William Wyler. Anche se erano stati buoni amici negli anni ’40 e ’50, non si sono più rivolti la parola fino al 1995, durante una prova presso il St. 92 “Y”.
“Eravamo tutti consapevoli d’essere molto tesi in sala prove mentre aspettavamo il nostro turno. Burl Ives, inchiodato ad una sedia a rotelle, è stato tirato sul palco per il suo sound check”-
Pete, seduto tra il pubblico con il resto di noi, si alzò, prese il suo banjo e si diresse sul palco. Dopo una parola tranquilla con Burl, gli diede un abbraccio e suggerì di provare alla fine un paio di canzoni che cantavano insieme. Non c’era un solo occhio asciutto tra i presenti. E ‘stata una grande emozione, un momento assolutamente bellissimo.
Non più di 4 mesi dopo, Burl Ives è  scomparso.

                                                       Burl Ives    ♥

Amato da generazioni di bambini, amanti del teatro e gli appassionati di cinema, Burl Ives ha dedicato la sua vita alla raccolta, conservazione, valorizzazione e l’esecuzione di innumerevoli canzoni di  musica folk americana, un patrimonio immenso.

Ha finalmente avuto la fama come cantante folk   nel 1945 con la sua performance in “Sing Out, Sweet Land.” Il saluto teatrale di musica popolare americana caratterizzato da blues, ballate e canti di lavoro, spirituals e inni, ferroviari, fluviali, e canzoni di guerra. Ives è diventato il cantante folk più famoso d’America, celebre per canzoni tra cui “Big Rock Candy Mountain”, “Fly Tail Blue”,  “On Top of Old Smoky” , “I Know an Old Lady” e ” Chim Chim Chiree.”

“His struggle to make a place for himself as a ballad singer arose because many of the people in the entertainment world could see no value in what they called ‘those moss-covered songs”.