Posts tagged ‘ricky mantoan’

gennaio 7, 2015

An evening with JOAN BAEZ

A Udine l’otto marzo l’atteso ritorno della grande e instancabile cantautrice dei diritti

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Toccherà anche Udine (dove tenne una decina d’anni fa un memorabile concerto in castello per Folkest) con un imperdibile concerto il tour che riporterà in Italia con una serie di selezionati concerti Joan Baez, una delle più grandi voci femminili di tutti i tempi.
Dopo la celebrazione del cinquantesimo anniversario dalla leggendaria esibizione al Club 47 di Cambridge, Massachusetts, del 1958 e del successivo storico debutto del 1959 al Festival folk di Newport, numerosi premi, riconoscimenti e attività si sono succedute a ritmo frenetico per l’interprete statunitense.
Oltre a ripetuti tour in USA e nel mondo, il 2011 ha visto l’ingresso del suo primo album, che uscì su Vanguard del 1960, nella prestigiosa Grammy® Hall Of Fame patrocinato dalla National Recording Academy e nel 2012 l’attribuzione del prestigioso riconoscimento per il suo, a dir poco rilevante, apporto alla causa dei diritti Umani, da parte di Amnesty International, in occasione del cinquantenario della fondazione.
Sempre nel 2012 Joan ha preso parte ad altri storici avvenimenti e ricorrenze: concerto di Berkeley per CRO, ovvero Citizenzs Reach Out, una organizzazione no profit per sensibilizzare e aiutare le vite delle vittime di Guerra di tutto il mondo; e al grandioso avvenimento sulla costa di Big Sur in California per il cinquantesimo anniversario dell’Istitituto di educazione umanistica e alternativa denominata Esalen.
In precedenza, numerose le attività umanitarie e filantropiche che l’hanno vista sempre protagonista : dall’incontro con i reduci dal Vietnam a Idaho Falls nel 2009, al concerto benefico nell’Anfiteatro del Woodland Park Zoo di Seattle, a quello di San Francisco per la Fondazione Seva Foundation, con Steve Earle, David & Tracy Grisman, Tuck & Patti, e Wavy Gravy.
A grande richiesta sono stati recentemente ripubblicati i suoi album di successo contenenti note a margine della stessa Joan, la sua autobiografia And A Voice To Sing With e in video torna di attualità la sua apparizione a Woodstock del 1969 e la vediamo tra i protagonisti anche nel documentario di Martin Scorsese sulla carriera di Dylan, No Direction Home e in The Other Side Of the Mirror: Bob Dylan Live At the Newport Folk Festival, 1963-1965
Nel 2010 ha ricevuto l’Ordine delle Arti e delle lettere di Spagna, prestigioso riconoscimento spettante agli artisti stranieri, stabilito con regio decreto nello stesso anno, ha contribuito a una raccolta fondi al Teatro ZinZanni di San Francisco, per Jenkins Penn Haitian Relief Organization (J/P HRO), fondata da Diana Jenkins e da Sean Penn in favore della popolazione di Haiti.; e il premio della Children’s Health Fund di New York, con tanto di esibizione e duetto con Paul Simon, uno dei fondatori.
Nell’ottobre 2011, le è stata conferita la prestigiosa Legion D’Onore, il più alto riconoscimento francese consistente in una medaglia che rappresenta lo status di cavaliere dell’ordine.
Del tutto particolare il suo rapporto con la Francia, ove infatti vanta una serie di storiche performance a Parigi, ove ha letteralmente gremito lo scorso autunno, per una serie di serate. il famoso teatro Olympia.
Joan non ha potuto far mancare il suo apporto al movimento di Occupy Wall Street insediatosi a Foley Square , New York City, con una indimenticabile intrepretazione di Joe Hill, e di due brani mai proposti in precedenza: Salt Of The Earth dei Rolling Stones e la sua originale Where’s My Apple Pie?
Di rilievo la ua presenza nella raccolta di canzoni di Dylan re-intrepretate dai grandi del rock, Chimes Of Freedom – The Songs Of Bob Dylan con I proventi destinati a Amnesty International, cui contribuisce con una sontuosa versione di Seven Curses, così come con We Can’t Make It Here in cui si unisce a Steve Earle per contrassegnare uno dei momenti più alti della raccolta, Occupy This Album, a favore del movimento degli occupanti di Wall Street.
Nella mostra Changing America: The Emancipation Proclamation, 1863 and the March on Washington, 1963, al centro di storia e cultura afroamericana di Washington DC, che si tiene dal 2012 fino al settembre 2013, è rimasta in esposizione la storica chitarra Martin che Joan ha utilizzato nei suoi concerti del 1963.
In occasione della primavera araba del 2011, Joan ha mandato un toccante messaggio di forte incoraggiamento via Facebook, alla popolazione egiziana in lotta per la democrazia.
Da più di cinquant’anni, Joan ha sempre raccontato tutto ai suoi fans, continuando a rinnovare i suoi concerti con passione, energia e vitalità, sempre alla ricerca di una buona canzone, di una giusta causa da sostenere, confermandosi un tesoro invidiabile per l’umanità.
Ora avremo il piacere e l’onore di vederla al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, grazie a una nuova collaborazione tra il teatro e Folkest, all’interno di un tour che oltre Udine toccherà Roma, Milano e Bologna.
In questo mondo travagliato, parafrasando Wings, Joan Baez continua a cercare un posto ove essere ascoltata mentre canta.

Info
Biglietteria del teatro: tel. 0432 24841 – biglietteria@teatroudine.it
Segreteria Folkest: 0427 51230
Circuito di prevendita Viva Ticket: http://www.vivaticket.it/index.php?nvpg%5Bevento%5D&id_evento=1497827

dicembre 29, 2014

Gram Parsons, Jim Croce e Clarence White – Una data: 1973 e tanti ricordi

Il 17 dicembre 1973 festeggiavo il mio diciottesimo anno ed ero felice, tra i libri, i giornali e i dischi pubblicati in quel periodo che riportavano le notizie d’oltre oceano che echeggiavano di note. Pochi mesi prima di questa data, su alcuni giornali di musica spuntavano timidamente alcuni articoli su tre immensi musicisti, poco conosciuti in Italia al grande pubblico ma tra i più bravi al mondo e pur ancora giovanissimi con una carriera alle spalle: Gram Parsons, Jim Croce e Clarence White. La notizia che li riguardava era molto triste perché annunciava la loro morte tragica e la scomparsa dalla scena della grande musica americana. Forse su Gram Parson si è costruita una storia da romanzo: si trovava in un motel in California e dopo aver pranzato e salutato gli amici, era salito in camera per cambiarsi e non era più sceso; i suoi amici sono andati a cercarlo e lo hanno trovato svenuto sul pavimento. All’ospedale morì per un attacco cardiaco. Il suo funerale mistico-country è stato tipicamente californiano. Nel gennaio 1973 era uscito il suo primo ed unico album solo “ G.P “ .
Nel settembre del 1973 moriva in un incidente aereo Jim Croce. La sua non era stata certamente una vita facile. Nato da povera famiglia, aveva praticato diversi lavori, ma scontava la passione per la chitarra e si dedicò con grande passione a comporre canzoni. La cosa gli risultò così naturale che quando arrivò in studio per registrare il primo giorno, si presentò con 1400 canzoni messe su pentagramma.
Sempre nell’estate del 1973, moriva Clarence White, forse il musicista più famoso allora in Italia per essere stato membro dei Byrds, uno dei session men più richiesti nel giro americano dopo la sua fuoriuscita dal più celebre gruppo del mondo assieme ai Beatles. La sua morte è arrivata in un momento particolare dato che aveva intenzione di costituire un trio jazz con Skip Battin e Gene Parsons ( in ottobre dello stesso anno era stata programmata una tournée a Londra con Battin e Parsons e la Country Gazzette) e riprendere a suonare con i fratelli Eric e Roland.

GRAM PARSONS

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                       JIM CROCE

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                              CLARENCE WHITE

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BYRDS

ottobre 14, 2014

La poesia di Gloria Berloso

http://www.amazon.com/Sentire-Italian…/dp/B00O8391FU

La tradizione epica greca, attraverso l’oralità della poesia, ci insegna un “sentire”
più ampio della percezione, un “sentimento” o un animo che costituisce già una
completa relazione con il mondo. Nelle movenze delle forme viventi ed attraverso
le forze elementari si è compiuto il lavoro di autoapprendimento e autocostruzione
del Sé nella Natura ancora indivisa ed unitaria. La parola detta plasma il significato
inaugurale della poesia, il sentire poetico come fonte dell’umano.
L’uomo moderno, ingabbiato nelle concettualizzazioni della parola scritta, prende
atto dell’inevitabile scissione tra il sentire e l’intendere, tra il sentire e l’essere sentito,
testimoniando la divisione dove prima era identità.
Si configura così la meta
irraggiungibile, il viaggio senza ritorno, nel tentativo di ricucire
lo strappo, di colmare la distanza tra oralità e scrittura, tra parola
detta e parola scritta, tra il sentire e il pensare. Nell’esitazione tra il suono e il senso,
prendiamo le mosse da questa epocale diatriba di visioni del mondo per presentare
questa nuova Collana di poesia intitolata Sentire. Auspicio che l’oralità non sia solamente
funzionale alla scrittura bensì un tutt’uno con essa. Per riconsegnare alla
parola, riflesso unitario delle sedimentazioni del “sentimento” e dell’intuizione, il potere
evocatore che le compete

Autori:
GLORIA BERLOSO
FRANCESCO BIA
SALVATORE BORDINO
ERMINIA CASALINUOVO
MARIA CARMELA D’ANGELO
ANNA DEL VECCHIO
LISA DI GIOVANNI
DAVIDE FIGLIOLINI
SILVIA IRAGHI
MARIA GABRIELLA LAVORGNA
LOUIS GLACIER
ANGELO MANGANELLI
MARCO NASTA

Maggio 22, 2014

Il programma di Folkest edizione 2014 presentato a Castelcosa

Folkest2014Folkest si presenta e raddoppia, anzi triplica!
Conferenza stampa di presentazione di Folkest2014 a Castelcosa, nei saloni affrescati della dimora gentilizia della Destra Tagliamento. Alla presenza dei consigliere regionale Zecchinon, dell’Assessore della Provincia di Pordenone Callegari, dei sindaci di San Giorgio della Richinvelda e di Spilimbergo, del Sovrintendente di villa Manin, Piero Colussi, dei rappresentanti della comunità italiana dell’Istria, di Turismo FVG ella cooperativa sociale Itaca, numerosi artisti, tra i quali Giorgio Celiberti, il festival friulano, giunto alla 36esima edizione è ufficialmente ripartito verso il futuro dopo l’anno della grande crisi,
Un anno quasi da dimenticare, il 2013, se non fosse per l’ottimo risultato raggiunto con una puntata su Rai 1 grazie allo spettacolo di Simone Cristicchi con la Mitteleuropa Orchestra diretta da Valter Sivilotti. Rinserrate le file e ripartito con rinnovato entusiasmo, lo staff di Folkest ha messo sul piatto un festival di forte impatto che spazia dalla tradizione alle più spinte innovazioni, senza dimenticare la canzone d’autore.
I numeri di Folkest di quest’anno sono di tutti rispetto:
28 località raggiunte
45 gruppi musicali
198 artisti
24 tecnici
… e lo straordinario popolo di Folkest, il pubblico afffezionato che lo segue da trentacinque anni.
Ce n’è davvero per tutti i gusti a Folkest2014; la festa popolare, come nell’anteprima con Vinicio Capossela e la Banda della Posta che verrà ospitata a villa Manin, la canzone popolare d’autore a Capodistria con Edoardo De Angelis per una volta senza Lella, il folk prog degli inossidabili Osanna guidati da Lino Vairetti e David Jackson, il ventennale combat-folk dei Modena City Ramblers, la fascinosa voce di Cristiano De André, il country rock psichedelico del Branco Selvaggio, le incursioni nel Mediterraneo dei Daramad, il giovanile folk-rock dei valdostani L’Orage, i colori e i ritmi della Sicilia degli Unavantaluna vincitori del Premio Parodi a Cagliari, i Bevano Est, i Morrigan’s Wake, i giovanissimi talenti nordirlandesi dei figli d’arte Le Chéileper finire con l’onirico folk metal degli Elvenking, finalmente profeti in patria. Davvero folta la pattuglia regioanale che vede quest’anno l’esordio di Serena Finatti, in odore di disco nuovo dalle grandi potenzialità.
E poi una raffica di gruppi di grandissima qualità provenienti dal concorso  HYPERLINKmailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest, che mai come quest’anno vede la presenza di artisti di livello assoluto.
Proprio al concorso  HYPERLINK “mailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest è dedicato il secondo appuntamento della giornata, per le finali nazionali al Teatro Miotto di Spilimbergo, condotte da Gian Maurizio Foderaro, storica voce di Radio Uno Rai. Giuseppe Spedino Moffa dal Molise, l’Ensemble Sangineto dalla Lombardia, Ambra Pintore dalla Sardegna: una sfida ai massimi livelli della world music per decretare il vincitore assoluto dell’edizione 2014. Per il Premio Alberto Cesa per la migliore nuova composizione in stile “trad” sfida al femminile tra la friulana Giulia Daici e la piemontese Simona Colonna.
E, last but not least, l’inaugurazione del museo VIN MONDO, voluto da Gian Franco Furlan e allestito dall’architetto Bruno Bortolin al piano terra del scenografico Castelcosa. Un luogo della memoria che sposa magistralmente ecellnze del vino e della musica.
Tre, numero perfetto, di buon auspicio per un’edizione che  si preannuncia con i fiocchi.

 

Maggio 4, 2014

Jesse Winchester

Nel 1966 un mite ventitreenne, conclusi gli studi in filosofia, trova nella sua cassetta postale a Memphis la cartolina precetto, destinazione Vietnam. Dapprima pensa ad uno scherzo di un amico, poi si accorge d’essere coinvolto in una guerra a cui non crede. Il giovane è Jesse Winchester e varca clandestinamente il confine stabilendosi in una cittadina del Quebec e viene ingaggiato subito in una band locale, gli Astronauts. Moltissimi giovani riparano in Canada per evitare l’arruolamento e chi resta in patria viene imprigionato se renitente. Alla renitenza si aggiungono le diserzioni dall’inferno vietnamita. I musicisti rendono omaggio a chi rifiuta la guerra.

jesse winchester

 

In circostanze diverse Jesse Winchester avrebbe ricevuto i migliori onori nel  1970 assieme a cantautori del calibro di Jackson Browne e James Taylor .

Nel 1970 infatti pubblica il suo primo album, con ballate malinconiche presto interpretate da celebrati artisti: Jesse Winchester: The Brand New Tennessee Waltz diventa ad esempio un cavallo di battaglia di Joan Baez.

Winchester comincia a farsi conoscere nel  1970, quando è introdotto da Robbie Robertson , collaboratore di Bob Dylan e The Band. Robertson p incontra Winchester nel seminterrato di un monastero a Ottawa , dove quest’ultimo sta registrando una demo delle sue canzoni con l’aiuto di un disertore dell’esercito degli Stati Uniti che possiede un registratore Ampex . L’album viene acclamato dalla critica , anche se l’impossibilità di Winchester di fare un tour negli Stati Uniti  ostacola le sue possibilità di successo, e il disco non è disponibile nel Regno Unito fino alla metà degli anni ‘70 .jesse winchester 3

Winchester rimane una figura un po’ a distanza , anche se è considerato un ottimo cantautore ed è conosciuto come songwriter.. Le sue canzoni sono state cantate da artisti come Tim Hardin , Joan Baez , Emmylou Harris , gli Everly Brothers , Tom Rush e Jimmy Buffett .

 

Il suo esilio in America  dà una nota di amarezza alle sue canzoni più note, molte delle quali sono ricordi agrodolci di persone e luoghi del sud dell’America, dove Winchester è cresciuto. Yankee Lady , un brano dal suo album di debutto che viene diffusa attraverso le versioni di Brewer & Shipley , Hardin e Matthews ‘ Southern Comfort .

Altre canzoni, tra cui Mississippi .., Biloxi , The Brand New Tennessee Waltz e Bowling Green – quest’ultimo un inno ad una città in Kentucky – sono tutti soffusi di una nostalgia per la terra che ha lasciato dietro di sé.

La sua carriera si snoda tra il Canada e l’Europa, dove tiene vari concerti. Solamente dal 1977, con l’amnistia concessa dal presidente Carter ai renitenti di leva, potrà tornare in patria. Winchester è rimasto antimilitarista.: “Oggi non c’è il rifiuto del militarismo; la guerra non ha la stessa importanza per i giovani: ciò rappresenta la principale differenza tra le guerre del Vietnam e dell’Iraq”

Winchester nasce alla Barksdale Army Air Force Base in Bossier City. La famiglia si trasferisce in una fattoria in Mississippi e successivamente a Memphis . Jesse ha preso ispirazione dal blues, gospel e musica rockabilly che ascolta alla radio e ha studiato pianoforte per poter suonare l’organo in chiesa. E’ un bravo studente, studia il tedesco al Williams College di Williamstown , Massachusetts, e trascorre un anno presso l’Università di Monaco, dove le sue attenzioni sono divise tra gli studi e suonare con un gruppo rock .

Dal 1977 negli Stati Uniti è libero di esibirsi in concerti, anche se questo gli causa rimorsi di coscienza : « Non mi sembra giusto voltare le spalle al paese e poi tornare indietro e fare i soldi “, ha detto . Registra in America Nothing But a Breeze ( 1976) a Nashville e Talk Memphis ( 1981) a Memphis , con il produttore di Al Green Willie Mitchell .

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Nel 2002 sposa la sua seconda moglie , Cindy Duffy , e – pur essendo diventato un cittadino canadese nel 1973 – si trasferisce a Charlottesville , in Virginia . Ha pubblicato il libro Love Filling Station nel 2009 , ma due anni dopo scopre di avere  un cancro all’esofago . Dopo l’intervento chirurgico e vinto il cancro,  è in grado di registrare un nuovo album .

Nel 2012 l’album tributo è caratterizzato da un roster di artisti come Elvis Costello , Jimmy Buffett , Lyle Lovett , Taylor e Rosanne Cash , tutte le canzoni sono di Winchester . Ma all’inizio del 2014, Winchester scopre d’avere nuovamente il cancro alla vescica .

 

Jesse ( James Ridout ) Winchester , cantante e cantautore , nato 17 maggio 1944 è  morto il giorno 11 aprile 2014

 

Albums

Year Album Chart Positions
CAN US
1970 Jesse Winchester 26
1972 Third Down, 110 to Go 34 193
1974 Learn to Love It
1976 Let the Rough Side Drag 210
1977 Nothing But a Breeze 115
Live at the Bijou Cafe
1978 A Touch on the Rainy Side 156
1981 Talk Memphis 188
1988 Humour Me
1989 The Best of Jesse Winchester
1999 Anthology
1999 Gentleman of Leisure
2001 Live From Mountain Stage
2005 Live
2009 Love Filling Station

 

Singles

Year Single Chart Positions Album 
CAN CAN AC CAN Country US
1970 “Yankee Lady” 20 8 Jesse Winchester
1973 “Isn’t That So” 34 21 Third Down, 110 to Go
1976 “Let the Rough Side Drag” 42 Let the Rough Side Drag
1977 “Nothing but a Breeze” 72 86 Nothing but a Breeze
1978 “Sassy” 45 A Touch on the Rainy Side
1979 “A Touch on the Rainy Side” 42
1981 “Say What” 23 13 32 Talk Memphis
1989 “Want to Mean Something to You” 50 Humour Me
“Well-a-Wiggy” 68

 

aprile 18, 2014

Skip Battin, Human Being Blues

E’ così bello essere elettrici ..se scorre potrebbe giacere sulla schiena.. lentamente essere organico .. nero per non essere nero. Mi ferisce essere un profeta .. è divertente essere un pazzo .. essenziale essere legale .. al diavolo le seguenti regole. E’ difficile essere una donna .. facile essere un uomo .. è morte essere uno che si buca .. difficile da capire. Mi  ha preso il blues .. mi ha preso l’acerbo .. ho gli alti e i bassi e anche quelli in mezzo. E’ duro essere un genitore .. è duro essere un figlio ..raro essere un patriota .. è tardi per essere messo alla prova. . E’ difficile essere una donna .. facile essere un uomo .. è morte essere uno che si buca .. difficile da capire. E’ freddo essere uno degli stupefacenti .. imbroglia vivere sul cibo .. confinateli nella speranza .. ogni imbroglio è un errore. Mi ha preso l’human being blues .. sto pagando l’human being blues .. mi ha preso il blues .. mi ha preso l’acerbo .. ho gli alti e i bassi e anche quelli in mezzo. E’ così giusto essere religiosi .. è così duro essere soli .. la luce può essere così pesante .. è bello avere una casa .. Se Fleet fosse stato un soldato .. avrebbe potuto avere pace .. è un combattimento combattere una battaglia .. è il tempo di essere rilasciati. . Mi ha preso l’human being blues .. sto pagando l’human being blues .. mi ha preso il blues .. mi ha preso l’acerbo .. ho gli alti e i bassi e anche quelli in mezzo…

Skip Battin

Skip Battin

Così Skip Battin, ultimo dei Byrds (1973), rivive tutto il mondo che ha conosciuto quando era un ragazzo: New York e l’America, non quella degli anni venti come lui esaspera in “Central Park”, ma quella degli anni cinquanta, lasciandosi prendere da una certa nostalgia che però non ha niente di lacrimevole. E’ l’analisi che un uomo fa onestamente di se stesso attraverso l’acuta osservazione dei cambiamenti di un’epoca, da quando Skip guardava la televisione il programma dell’invincibile Dick Clarks, e sognava di suonare come Fast Domino o Chuck Berry, e una volta presa coscienza di tutto questo dice: è difficile essere donna, facile essere uomo, come la morte essere uno che si buca, troppo bello capire..

Nelle sue canzoni, la sua analisi è sempre lucida e consapevole e quando canta con ironia  .. Beh, che fine ha fatto Fats Domino? Tutti i miei compagni hanno mollato e si sono sposati. Una volta correvamo tutti a vedere Chuk Berry. Oh, ho sentito l’urlo di venti chitarre, era Duane Eddy, Superstar, pur non abbandonando il suo amato rock’n’roll e credendoci in senso assoluto, a volte in maniera ingenua e totale, così come è in fondo l’America, continua: non dimenticate l’eccitamento, la gallinella e i giretti perché sono parte del rock and roll, e in qualche posto,  nel buio, io suono per Dick Clark, ditelo pure a tutti quanti.

Skip indugia e continua la sua retrospettiva poetica e trova un Central Park nettamente cambiato con il passare degli anni: … bene, venite tutti quanti, è tempo di fare un ballo. Tu hai un impulso nel tornare indietro in un’azione come fossi in trance, così tu sei un intellettuale tutto sesso, e la prossima volta indosserai calzoni trasparenti …

Ma questa specie di accusa cade nel vento perché egli sa benissimo di essere stato per tanto tempo uno di loro, con le loro pecche e le delusioni con i desideri e il forzato intellettualismo, avendo fatto parte dei Cobras, ma alla fine realizza di avere qualcosa di diverso, di un senso profondo che gli è rimasto nei segreti più intimi, cose che nessuno gli potrà portare via.

Skip non potrà mai fare la fine del Central Park, di Fats Domino, di Captain Video, di Dick Clark, dell’undercever man dei Cobras, di Valentino e dell’America tutta, perché sono cose sue personali e questo riesce a giustificare e a portare in porto tutto quello che ha scritto e cantato.

La mia vita segreta sono i miei amici, la mia famiglia, i miei amori, i miei cani e le mie canzoni. Tutto questo potrebbe apparire abbastanza borghese, se non ci fossero i perché esternati nelle mie precedenti assertazioni e, soprattutto, dal resto dei testi: la mia vita segreta viaggia di città in città alla ricerca di amici e se dovessi venire a cantare nella tua città verresti?”

Quello di Skip Battin si rivela come un desiderio di pace, di amicizia, di schiettezza sincera, e non di rivalsa e di imborghesimento come potrebbe apparire a prima vista, anzi la sua è una accusa specifica: è l’America che si sta imborghesendo, quella che ha conosciuto da ragazzo, quella che ha distrutto quello che c’era di puro e di delicato, che però non ha mai contagiato e toccato la sua vita segreta, per meglio dire intima.

Quando i Byrds cantano è l’America che canta, l’America dei mille volti, tutti gli stereotipi sono passati tra le loro note, una cultura vissuta, non studiata pedissequamente.

Chi non possedeva tali caratteristiche introspettive non avrebbe mai potuto entrare nella corte dei Byrds dove McGuinn era il faro e la luce da seguire e dove Dave Crosby ha dovuto scegliere altre strade per cantare Triad ed abbandonarsi alle sue dissertazioni poetiche fantastiche e irreali.

Attorno a loro c’è l’alone di leggenda con un continuo o nostalgico richiamarsi al passato, ma non per riproporlo come un’alternativa al presente, solo per ritrovare la via di un’espressione più sincera e semplice negli anni che li hanno visti giovani. Le loro liriche riflettono, con occhi nuovi, i tempi andati, ma che non è possibile cancellare tanto ci hanno influenzato e aiutato a crescere spiritualmente e psicologicamente.

Ricky Mantoan e Skip Battin

Ricky Mantoan e Skip Battin

Skip Battin è morto la sera del 6 luglio 2003, per  complicanze della malattia di Alzheimer   in una struttura di assistenza a Salem (Oregon) L’ album da solista registrato da Skip, TOPANGA SKYLINE , è stato pubblicato nel febbraio 2012. Questo album è stato originariamente registrato nel 1973 ma è stato accantonato a tempo indeterminato fino al 2.012 dalla  Record Sierra, una società che presenta le opere provenienti da Skip e dei suoi primi anni ’70 contemporanei country-rock.

Alcune registrazioni ancora inedite sono conservate accuratamente dall’amico Ricky,  compagno di  viaggi musicali!

 

 

 

febbraio 22, 2014

PETE SEEGER: “La penna è più potente della spada . Beh , la mia unica speranza è che la chitarra diventi più potente della bomba “

Pete SeegerRisalgo con il ricordo ad anni che oramai mi appaiono proiettati in lontananza, immersi in una luce quasi crepuscolare: il tempo macina in fretta. La vita percorsa è tanto lunga che quando mi riporta oggi col pensiero alla situazione di allora ho quasi l’impressione di tornare indietro; anche la fantasia stenta a concepire la possibilità di una scelta, di un’alternativa che allora sembrò offrirsi.

Gli Americani cercarono di attuare, con alcune restrizioni, l’incerto concetto di democrazia, soggetto sempre al pericolo di scadere in vuota formalità, introducendo determinati divieti e determinate disposizioni, ma concedendo per il resto ampio margine di manovra, che, invece, fu ben presto negato dai Russi.. Per quanto profonda fosse la preoccupazione di chi avvertiva la necessità di chiarire il proprio destino e quello degli altri uomini, prevalse generalmente il desiderio insopprimibile di tornare a costruire e a godere, a trascorrere in serenità l’incipiente periodo di pace, lungo o breve che fosse. E questo desiderio ebbe libero corso.

Pete Seeger, l’avvocato della pace, il cantautore con il banjo ha cantato la sua ultima strofa terrena su un letto d’ospedale a New York. Tutti i suoi novantaquattro anni li ho percepiti e accolti con “Turn, Turn, Turn”: Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.  La profondità dei versi si presta a una miriade di interpretazioni, ma l’accezione principale che viene attribuita a questa canzone è quella del messaggio pacifista, sottolineato in particolare dal verso finale – l’unico attribuibile al compositore Seeger – che recita: a time for peace, I swear it’s not too late (un tempo per la pace, io giuro che non è troppo tardi).

Pete Seeger at the House

Pete Seeger at the House

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Con la canzone rivisitata e musicata da Seeger,”If I Had a Hammer“, su testo di Lee Hays , scritta nel 1949 ma depositata con copyrigth solo nel 1958 e il gruppo The Weavers, un quartetto organizzato nel 1948, Seeger ha contribuito a preparare il terreno per un folk revival nazionale. La canzone che può essere suonata a ritmo di surf rock oppure country rock ha una valenza prettamente politica essendo stata composta a sostegno del movimento progressista d’America. Si tratta di una delle prime canzoni di protesta della stagione del pacifismo e della contestazione contro la discriminazione razziale. Venne infatti eseguita collettivamente nel 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà che si tenne a Washington D.C., la stessa in cui il reverendo Martin Luther King pronunciò la storica allocuzione: I Have a Dream

Il gruppo – Seeger, Lee Hays, Ronnie Gilbert e Fred Hellerman – ha sfornato inoltre registrazioni di “Good Nigth Irene“, “Tzena, Tzena” e “On Top of Old Smokey“.

A Seeger va il merito anche di aver reso popolare We Shall Overcome“, inserita nella sua pubblicazione Canto popolare, nel 1948. Ha sempre detto che il suo unico contributo a questo meraviglioso inno del movimento per i diritti civili è stato quello di aver cambiato la seconda parola da “volontà” a “deve” perché si pronunciava meglio. We shall overcome diventa l’inno del movimento guidato da Martin Luther King, ma ben presto diventa l’inno di ogni protesta. Dovunque ci sono persone che lottano per i propri diritti, si canta We Shall Overcome. È stato l’inno della rivoluzione di velluto a Praga, l’inno degli studenti spagnoli contro la dittatura franchista. In ogni marcia, in ogni manifestazione si canta We Shall Overcome, alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, al concerto di Woodstck nel ’69, per i dissidenti iraniani contro il regime di Ahmadinejad. Fino alla Casa Bianca, nel 2009, con la Baez che canta We Shall Overcome davanti al Presidente Barack Obama e al vicepresidente Joe Biden.

Pete Seegr con the Boss

Pete Seegr con the Boss

Bruce Springsteen ha inciso questa canzone in un album dedicato a Pete Seeger e l’ha cantata a Oslo, per ricordare la strage di Utoya. Roger Waters, ex Pink Floyd, ha inciso due mesi fa una versione dedicata al sogno dei palestinesi. Una canzone immortale che ha rivoluzionato il mondo.

Un filo rosso lega questa canzone e tutte le proteste del mondo, tutti i sogni di cambiamento, da quella marcia su Washington in poi, dal sogno di Martin Luther King fino ad oggi. Una canzone sacra,  di determinazione e di speranza che è diventato l’inno del movimento non violento dei diritti civili negli Stati Uniti, e che è cantata da popoli oppressi di tutto il mondo. “We Shall Overcome”, che rappresenta un grido di battaglia per la libertà, la dignità e l’uguaglianza, si era perso negli adattamenti secolari. Cantanti folk bianchi negli anni sessanta hanno rimosso i riferimenti spirituali e adattati i versi come canzone laica. Le origini di questo gospel fino a quattro anni fa erano sconosciute ma oggi, dopo ricerche del produttore musicale Isaias Gamboa, il compositore originale di “We Shall Overcome” è stato identificato nella cantante e compositrice Louise Shropshire. La storia di Gamboa è stata raccontata nel libro recentemente pubblicato, “We Shall Overcome. Il suo libro fornisce una storia della canzone, la vita della signora Shropshire, lo sfruttamento dei neri in America, la lotta Nera per ottenere l’uguaglianza, la paternità e la proprietà del brano della signora Shropshire.

La  carriera musicale di Pete Seeger è sempre stata intrecciata strettamente con il suo attivismo politico, dove ha sostenuto cause che vanno dai diritti civili alla pulizia del suo amato fiume Hudson. Seeger ha sempre detto di aver lasciato il Partito Comunista intorno al 1950 ma la Huac e la FBI  lo hanno perseguitato per anni.

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Con sua moglie Toshi è rimasto sempre insieme, dal 20 luglio 1943 fino a luglio del 2013 nella casa di legno a Beacon (NY). Toshi se n’è andata proprio il giorno del suo novantunesimo compleanno lasciando un grande vuoto nella vita di Pete , i figli e i nipoti.

Seeger è stato tenuto fuori dalla televisione commerciale per più di un decennio dopo il problema con il comitato di attività antiamericane nel 1955. Ripetutamente pressato dal comitato di rivelare se avesse cantato per i comunisti, Seeger ha risposto sempre bruscamente e con coerenza:  è stato accusato di oltraggio al Congresso, ma la sentenza è stata ribaltata in appello. Seeger ha rifiutato di rispondere alle domande circa le sue convinzioni e le associazioni fino al 1940, (era stato un membro del Partito Comunista), non sulla base del quinto emendamento, che protegge gli uomini e le donne di auto-incriminazione, ma sulla base del Primo Emendamento che  tutela la libertà di parola.

Le sue conseguenze giuridiche, si sono estese a tutto il mondo dei musicisti, è importante ricordare che HUAC non era probabilmente la più difficile delle sue tribolazioni durante l’era McCarthy. Molto più tossica per la maggior parte della sinistra è stata la blacklist stessa. Dai primi anni 1950 alla metà del 1960,  a Seeger è stato impedito di svolgere un gran numero di tappe e concerti in gran parte degli USA. Prima con The Weavers, e poi in proprio.

La lista nera non funzionava indipendentemente dallo stato. Era la cinghia di trasmissione dello stato e un meccanismo di attuazione del governo. Uomini e donne che non hanno collaborato con il governo erano soggetti alla lista nera, quindi era un mezzo utile per assicurare la cooperazione e fornire informazioni. Gli esecutori segreti della lista nera erano spesso uomini ex-FBI o di staff ex-HUAC, e l’FBI e HUAC che fornivano informazioni critiche ai dirigenti del settore e dei loro subalterni. Per la maggior parte degli uomini e delle donne durante gli anni di McCarthy, il punto di contatto immediato con la repressione politica e la coercizione era il loro datore di lavoro, il loro insegnante, il terapeuta, il loro avvocato, il loro supervisore, il loro collega.

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Pete Seeger nel momento più alto della sua carriera nel 1950 va nei campus universitari, nelle strade e diffonde la musica di Guthrie, Huddie “Lead Belly“, è stato per lui il lavoro più importante andare da college a collage, uno dopo l’altro e soprattutto quelli più piccoli e ha fatto ascoltare ai bambini tutte le canzoni che le radio non potevano trasmettere. Nel 1967 va alla CBS, nel programma Smothers Brothers spettacolo di varietà, canta la canzone di protesta contro la guerra del Vietnam “Waist Deep in the Big Muddy” ma gliela tagliano. Seeger non demorde e denuncia la rete di censura.

 Non era più un membro del partito, ma le sue idee sono rimaste le stesse ed a ogni concerto faceva cantare il pubblico, ormai era diventata una regola. Al Kennedy Center nel 1994 il presidente Bill Clinton lo ha salutato come “un artista scomodo che ha osato cantare cose come le vedeva.”

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Seeger è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1996. Nel 1997 ha vinto un Grammy per il miglior album folk tradizionale, “Pete”. Nove anni più tardi, Bruce Springsteen lo ha celebrato con “We Shall Overcome: The Seeger Sessions“, una reinterpretazione rollicking di canzoni cantate da Seeger. Ha partecipato al concerto nel 2009 al Madison Square Garden per celebrare il suo 90 ° compleanno, onorato da  Springsteen, Dave Matthews, Eddie Vedder e Emmylou Harris.

Pochi mesi fa, il  21 settembre 2013, Pete Seeger ha cantato sul palco durante il Farm Aid 2013, con Willie Nelson e Neil Young

Seeger ha ottenuto la nomination del Grammy Awards 2014  nella categoria Best Spoken Word, ma ha vinto Stephen Colbert.

Seeger è nato a New York il 3 maggio 1919, in una famiglia di artisti le cui radici sono fatte risalire ai dissidenti religiosi dell’America coloniale. Sua madre, Costanza, suonava e insegnava violino;  suo padre, Carlo, musicologo, era consulente per l’amministrazione di reinserimento, e ha dato lavoro agli artisti durante la Depressione. Suo zio Alan Seeger, era il poeta che scrisse “Ho un appuntamento con la morte.”

Pete Seeger ha sempre detto che si innamorò della musica popolare quando aveva 16 anni, a un festival di musica in North Carolina nel 1935. Il suo fratellastro, Mike Seeger, e la sorellastra, Peggy Seeger, divennero anche essi artisti noti.

Pete Seeger con la sua chitarra

Ha imparato il banjo a cinque corde, strumento che lo ha salvato dall’oscurità e ha suonato  il resto della sua vita a modo suo. Sulla pelle del banjo di Seeger c’era scritta  la frase: “Questa macchina circonda l’odio e lo costringe ad arrendersi” – un cenno al suo vecchio amico Guthrie, che aveva scritto sulla sua chitarra: “Questa macchina uccide i fascisti”.

Ci sono centinaia di eventi memorabili da ricordare della vita artistica di Seeger, in particolare il suo primo concerto elettrico al Festival Folk di Newport nel 1965. La leggenda racconta che ha cercato di tagliare il cavo audio di Bob Dylan ma Seeger ha sempre spiegato che il mix chitarra era così forte che non si potevano sentire le parole di Dylan  e che la sua voce la sentiva più bassa e completamente diversa. Durante il concerto ha invocato il pubblico presente a cantare con lui per compensare la sua voce che era al minimo. “Non posso cantare molto,” ha detto. “Ho cercato di cantare alto e basso. Ora ho un ringhio da qualche parte nel mezzo.”

Storica la sua frase nell’ottobre del 2011: “Non pensate che si possa cambiare il mondo. L’unica cosa che potete fare è studiarlo” . Un attivista instancabile per la sua visione di un’utopia segnata da pace e stare insieme, gli strumenti di Pete Seeger erano le sue canzoni, la sua voce , il suo entusiasmo e i suoi strumenti musicali . Un sostenitore importante per lo stile folk con il  banjo a cinque corde e una delle più importanti icone della musica popolare della sua generazione. La penna è più potente della spada !!!

Pete Seeger e Woody Guthrie

Pete Seeger e Woody Guthrie

Where have all the flowers gone?                                                   
Long time passing
Where have all the flowers gone?
Long time ago
Where have all the flowers gone?
Girls have picked them every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?
 
Where have all the young girls gone?
Long time passing
Where have all the young girls gone?
Long time ago
Where have all the young girls gone?
Taken husbands every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?
 
Where have all the young men gone?
Long time passing
Where have all the young men gone?
Long time ago
Where have all the young men gone?
Gone for soldiers every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?
 
Where have all the soldiers gone?
Long time passing
Where have all the soldiers gone?
Long time ago
Where have all the soldiers gone?
Gone to graveyards every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?
 
Where have all the graveyards gone?
Long time passing
Where have all the graveyards gone?
Long time ago
Where have all the graveyards gone?
Covered with flowers every one
When will we ever learn?
When will we ever learn?
words and music by Pete Seeger

Di Gloria Berloso, diritti riservati

ottobre 21, 2013

Sguardi di Betti Zambruno

In un filone popolare, da un certo numero di anni, figurano alcune cantanti italiane che più che comporre, ripetono cambiandone l’arrangiamento, alcune delle canzoni più famose e tradizionali di questa espressione musicale.

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Tra queste c’è la passionaria Betti Zambruno il cui ultimo album “SGUARDI” sfruttando la bellezza di alcune canzoni come Alfonsina y el mar, Il moro saracino, Vincenzina e la fabbrica, Que Deus me perdoa ma e le altre 11 scelte per il disco si è assicurata un ascolto attento.

BettiZambruno

Il nome di Betti Zambruno non è nuovo, si è sempre occupata di cultura popolare e di storia orale. Negli anni settanta ha collaborato con varie formazioni musicali: Kyle Na No, Fiati Pesanti di Asti, La Ciapa Rusa, Bartavéla, Tendachent, Donata Pinti, Paola Lombardo, l’associazione Tre Martelli. Come cantante ha molta esperienza in ambito folk ma anche jazz, ed in questo album impreziosito da musicisti come Piercarlo Cardinali (chitarra, cornamusa), Giampiero Malfatto (trombone) e Matteo Ravizza (contrabbasso), ha saputo mettere in gioco la cura professionale abbastanza convincente.

Piercarlo_Cardinali___Betti_Zambruno

Betti non è dotata della purezza o della profondità poetica di alcune sue colleghe più celebri, eppure convince fin dal primo ascolto, dimostrandosi interessante anche se non ha creato nulla di suo. La dote che devo riconoscerle è quella di riuscire a dare un volto nuovo a quei pezzi un po’ più conosciuti perché eseguiti anche da altri cantanti ed autori degli stessi. Non è certo impresa facile ripetere canzoni famose ma anche quelle ricercate perché sentite internamente dalla brava cantante piemontese. L’apporto musicale e gli arrangiamenti dei musicisti rendono l’album un piccolo gioiello anche se la voce di Betti è particolarmente indicata in certi brani ma abbastanza scontata in altri più adatti a voci maschili. Gli Sguardi naturalmente vanno rivolti alle storie che la cantante racconta di personaggi femminili, di lavoratori, di solitudine: Oh mia Diletta, Quarto a-o ma, Boarée, Madre crudele, Er car di traslòc, La impiraresse, Azure, Gli scolari di Tolosa Bruna de Laguna.

 È vero che la musica consola sempre e se guardi verso il mare infinito, cantare può far sognare la felicità e in Que Deus me perdoa, la cantante raggiunge l’anima e fa vibrare.

In Mon amant de Saint Jean, eseguita in lingua francese e Esa musiquita in spagnolo, la Zambruno rivela ottime doti di cantante e interprete leggera.

Sono i colori della musica che contano attraverso i suoni ed i suoi disegni sfumati. La musica è universale e la voce canta la vita, ricordatelo…

Buon ascolto!

giugno 11, 2013

La Fieste da Sedon al Castello di Ragogna il 15 e il 16 giugno con CARANTAN e LA SEDON SALVADIE e tutti gli amici

Organizzato dall’Associazione Culturale Folkgiornale, con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine, dell’Unesco, della Fondazione CRUP e del Comune di Ragogna che fin dalla prima edizione ha creduto in questa manifestazione, in uno dei più incantevoli angoli dell’intero Friuli, nel week-end centrale di giugno si celebra la quinta edizione de “La Fieste da Sedon”. Si tratta di un festival dedicato alla musica tradizionale in terra friulana, un ottimo spunto per la valorizzazione di uno dei luoghi storici di maggior significato ricostruiti dopo il terremoto, il Castello dei Conti di Ragogna. Un appuntamento ormai abituale, che solo lo scorso anno non si era svolto per l’indisponibilità della sede, oggetto di importanti restauri. Festeggiata d’onore, la Sedon Salvadie, la storica formazione friulana di musica popolare che celebra nel 2013 i 31 anni di attività, anni che l’hanno vista collaborare con artisti del calibro di Angelo Branduardi, Massimo Bubola, The Chieftains, Carlos Nuñez e Inti Illimani tra gli altri; annoverare nelle proprie fila il meglio del panorama musicale friulano (Giulio Venier, Andrea Del Favero, Lino Straulino, Emma Montanari, Marisa Scuntaro, Dario Marusic, Glauco Toniutti, Flaviano Miani, Gianluca Zanier, tutti hanno militato o militano in questa formazione); dar vita a molti altri gruppi e realtà di ricerca e riproposta (Carantan, Braul, Tischlbong, Montanari Grop, Furclap, Braul, Nosisà, Lino Straulino…).
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Il gruppo Carantan continua oggi il percorso musicale iniziato negli anni ‘80 da alcuni musicisti friulani che è quello della ricerca e della rielaborazione innovativa della musica tradizionale senza riproporre un discorso strettamente filologico ma senza nemmeno perderne i suoi aspetti più caratterizzanti. Alle spalle del gruppo ci sono quasi 20 anni di ricerche sul territorio fatte soprattutto nell’area pedemontana, dove sono state raccolte numerose documentazioni di strumenti tipici come la cornamusa e il violino e registrazioni di musiche e canti.

Il nome Carantan proviene da una moneta in rame usata in origine in Carinzia. In Italia, alla fine dell’Ottocento, prende questo nome la moneta divisionale di 5 centesimi di Lira e in seguito in lingua friulana il termine equivarrà a “modesto”, “di poco valore”. Anche la cultura popolare, nonostante il paziente lavoro svolto da molti illustri studiosi del costume, spesso è stata considerata modesta e di poco valore. I Carantan lavorano per il recupero della tradizione musicale friulana, per salvare un patrimonio che sta scomparendo assieme ai suoi ultimi testimoni e soprattutto per cercare di adattare questa affascinante cultura alle esigenze moderne rendendola attuale.

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Carantan

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

La Sedon Salvadie

Fondato nel1982 questo gruppo è stato il primo a suonare con spirito nuovo le musiche tradizionali del Friuli, espressione delle diverse etnie che qui convivono da secoli.
Una delle più rappresentative e longeve band del folk italiano.
Nel corso della loro lunga carriera questi musicisti hanno fatto tenuto concerti e show radio e televisivi sia in Europa che in America, collaborando con alcuni tra i più significativi artisti a livello mondiale, come The ChieftainsFabrizio De AndréAngelo Branduardi, Massimo Bubola, Carlos Nunez, Ed Schnabl, Vincenzo Zitello, Janos Hasur, Paul Bradley e molti altri …
In un concerto ascolterete alcuni antichi strumenti come cornamuse e violini danzare insieme a percussioni, fisarmoniche diatoniche, chitarre e bassi elettrici: un suono d’insieme di grande impatto, aperto alle contaminazioni contemporanee.

manifestazione, inserendo con lo stesso criterio anche eventuali stand. Elemento fondamentale e caratterizzante del castello Superiore di Ragogna è il mastio,conosciuto anche come torre, utilizzato dai Conti di Porcia fino alla seconda metà del XVIII e poi lasciato lentamente cadere in rovina. Alla fine nel 1976 il terremoto lo distrusse quasi completamente.

Oggi il mastio si presenta completamente ricostruito, anche se profondamente modificato per quanto riguarda la disposizione interna dei locali. Un secondo lotto dei lavori di restauro è da poco terminato,con l’affascinante ricostruzione della parti in legno nella zone del mastio, che danno all’antico maniero un’aura di straordinaria unicità.

Le forze in campo

Alla realizzazione dell’evento contribuiranno varie realtà:  l’Associazione Culturale Folkgiornale, il Comune di Ragogna, l’Associazione Borgate di San Pietro, la Pro Loco di Ragogna, la Edit Eventi di Spilimbergo checurerà Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni, inserendo le serate tra gli appuntamenti di maggior spicco di una manifestazione significativa come Folkest.

“La Fieste da Sedon”, radicata sul territorio e ormai connotatasi come il festival della musica friulana di tradizione popolare, è diventata una vetrina delle realtà regionali di spicco e un’anteprima ideale e densa di significati per una manifestazione di largo respiro come Folkest, che debutterà il 4 luglio a Fiumicello per concludersi il 28 a Spilimbergo.
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Maggio 25, 2013

BODY AND SOUL- CORPO E ANIMA – Il blues dei nostri tempi (“Blues” è un termine di origine inglese che nasce dalla locuzione ( to) feel blue”, in italiano “essere malinconico”).

Quanti di Voi hanno sofferto prima di comprarsi l’agognata chitarra!!! Ai tempi miei e all’epoca della beat-generation,  si suonava di nascosto, nelle cantine e nei garages, prove su prove per poter arrivare ad avvicinarsi a quel sound che appartiene solitamente ai musicisti afro-americani. Tra gli anni ‘50 e ‘60 le piccole case discografiche americane sono in mano ai neri, per lo più privati, che incidono dischi carichi di soul music e portano avanti i temi di un blues da salvare ad ogni costo dalla commercializzazione avanzata. I temi centrali sono la guerra, gli orrori perpetrati, scene da dimenticare al più presto. La musica così si scatena e si accende fino a trascurare i sentimenti più profondi. Nei locali notturni incominciano a circolare le parole “Rhythm and blues”.parchman3I giovani neri d’allora, figli di genitori che lavorano nelle piantagioni di cotone nel Delta del Mississipi suonano un blues rurale con chitarre spesso costruite da loro stessi, vagabondando qua e là, raccontando storie ai braccianti negri. Con i soldi raccolti tra i poveri braccianti ma con tanta esperienza acquisita in molti anni e l’amore per la musica, comprano anche loro l’agognata chitarra e si spostano in città. L’impatto con altri musicisti, la conoscenza di altri spazi musicali e le diverse maniere di esprimere la musica blues, scatenano la voglia di creare l’orchestrina per esibirsi nelle comunità dei neri dove si arriva a suonare per dieci ore di  seguito.

BLUES5Allora i dischi a 45 giri cominciano a girare alle radio, specialmente alla KWM di Memphis e molto sovente gli stessi musicisti partecipano alle trasmissioni suonando dal vivo. Il pubblico molto attento rimane fedele all’espressione musicale blues di molti musicisti grazie e soprattutto a quelle piccole case discografiche che hanno raccolto per molti anni e pubblicato canzone su canzone e senza ordine cronologico perché il blues deve rimanere tale e quale com’è nato senza distacchi storici.

E’ probabile che l’allora giovane Bob Dylan ma anche Mick Jagger dei Rolling Stones abbiano stabilito un contatto con questa espressione musicale e che canzoni come Sittin’ on The Top of The World e  It’s All Over Now, Baby Blue  prima e  As Tears Goes By dopo, abbiano influito sulla nascita della musica pop che raccoglie molti elementi dal blues.

Chi oggi fa blues deve adeguare l’espressione musicale ai tempi che viviamo e deve trarre i sentimenti musicali dal proprio cuore ma rispettare le sue origini. Chi si avvicina all’ascolto del blues deve compiacersi di sentire buona musica (Rhythm) e storie che forse conosce già (blues). Tra i cultori del blues esistono i conservatori ed i progressisti. Chi suona con chitarre acustiche, dobro, lap steel esalta la purezza del suono antico che appartiene ai neri che nel Delta Blues è accompagnato anche dall’armonica. Ogni musicista che ha sentimenti profondi espande la sua espressione anche con gli strumenti elettrici come la pedal steel guitar ad esempio. Dal punto di vista della comunicazione quindi, a danno dei puristi si concretizza il rispetto al progresso e alla trasformazione.

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Sebbene il blues abbia struttura, schemi musicali e sonorità affini al Gospel si oppone a quest’ultimo proprio per la caratteristica di empietà dissacratoria che, spesso, lo accompagna e che mal si adatta ai temi sacri trattati dai gospel cantati dai predicatori nelle comunità cristiane. Raramente in brani blues è possibile cogliere virtuosismi strumentali o tecniche raffinate poiché si tratta di un genere “povero” basato sulle emozioni, sull’anima dell’esecutore ma anche dell’ascoltatore. La semplicità stessa dei temi e della struttura permette a questo genere di essere eseguito con strumentazioni al limite dell’essenziale.

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Lo strumento che viene più utilizzato dai primi musicisti neri liberati dalla schiavitù (a parte l’elastico inchiodato alla tavola) è la cigar box, una specie di chitarra a due, tre o quattro corde che come corpo reca spesso una scatola di sigari, ma anche altri contenitori, legno o metallo, le corde abbastanza alte ne permettonoun uso agevole con lo slide (cilindro di vetro ricavato dal collo di una bottiglia) ma precludono l’uso delle dita della mano sinistra (o destra se mancino) sulla tastiera, anche per il fatto che la tastiera non recatasti di riferimento, è tutto lasciato all’orecchio del musicista. L’uso della chitarra è la naturale conseguenza, l’esigenza di esibirsi in locali sempre più importanti con altri musicisti ne impone l’uso. L’armonica è l’altro strumento più usato nel blues, in definitiva si può dire che tutti gli strumenti esistenti sono stati usati per fare blues, i neri d’America hanno usato questi perché economici e di facile reperibilità.

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La musica blues non è molto cambiata negli anni anche se suonata dai bianchi e con strumenti elettrici. Bisogna distinguere però i musicisti bravi da quelli non bravi. Purtroppo in questa distinzione non ci aiutano le case discografiche (più numerose e più grandi) dedite più al profitto piuttosto che alla bellezza creativa ed il marasma dei promotori musicali che hanno poca competenza o la completa assenza di sensibilità nel riconoscere la vera essenza dell’espressione musicale. Il blues viene dal cuore, la voce che racconta le storie deve essere calda e comprensibile, la musica deve essere sicura, attraente e perfetta. Se sbagli un accordo cambi la musica ma anche la storia che vuoi comunicare perché è il cuore che comanda e lui non sbaglia mai!!!

Alcuni esempi di espressione blues tra i più bravi musicisti e cantanti italiani

Conservatori:

Fabio Treves e Alex Gariazzo ( http://youtu.be/URiOBj4w6Bg )

Andrea Scagliarini  (http://youtu.be/-Q8cMUv07SA )

Max De Bernardi & Veronica Sbergia (http://youtu.be/nj1rWJBuUJI )

Angelo “Leadbelly” Rossi (http://youtu.be/0YDwSCwCY9w )

Progressisti:

Roberto Ciotti (http://youtu.be/MGPK-M-VQUk)

Blue Stuff (http://youtu.be/dng_jDV2uG0)

Robi Zonca (http://youtu.be/-sEApmAuiMY )

Ricky Mantoan (http://youtu.be/TibApnn7tHs )