Posts tagged ‘Folkstudio Roma’

gennaio 27, 2025

Per quattro mesi rivive il FOLKSTUDIO nel cuore di Roma

Dal 7 febbraio la rassegna “Stanze Polverose” dedicata al leggendario locale romano: 20 date all’Antica Stamperia Rubattino tra canzone d’autore, jazz, folk e incontri

L’ingresso è gratuito

Un progetto di “Sopra c’è gente” promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e in accordo con l’Archivio Folkstudio della Discoteca di Stato

Una rassegna di musica d’autore dedicata al Folkstudio, il leggendario locale romano fondato da Harold Bradley e portato avanti da Giancarlo Cesaroni. Si intitola “Stanze polverose” e vede l’organizzazione artistico musicale di “Sopra c’è gente”, promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e in accordo con l’Archivio Folkstudio della Discoteca di Stato. Si svolgerà nel cuore di Roma, nel quartiere Testaccio, all’Antica Stamperia Rubattino, dove è conservata anche la campana che al Folkstudio dal 1961 dava il via ai concerti. I rintocchi aprirono il live di Bob Dylan fino a quello di Simone Cristicchi, passando per Francesco De GregoriToquinhoRosa Balistreri, Antonello VendittiPaolo HendelFrancesco GucciniPiero CiampiGiovanna Marini e tantissimi altri. E dal 7 di febbraio daranno il via a 20 appuntamenti ad ingresso gratuito, che si protrarranno fino a giugno, tra canzone d’autore, jazz e folk, tra talk e incontri, proprio come per quarant’anni è accaduto al Folkstudio, prima nella sede di via Garibaldi, poi in quella di via Sacchi, fino all’ultima di via degli Annibaldi/via Frangipane. Un programma ricco, insomma, che prevede tanta musica, due appuntamenti speciali con gli artisti storici del locale romano capitanati da Grazia Di MicheleErnesto Bassignano e Edoardo De Angelis e uno finale dal titolo “Chiedi cos’era il Folkstudio – Serata di ospiti, racconti, canzoni, fiori falsi e sogni veri” a cura di Enrico Deregibus. In quell’occasione saranno assegnati i riconoscimenti “Stanze polverose 2025”: emergenti (premio Folkstudio Giovani) e artisti affermati (premio Folkstudio Stanze Polverose).

Lo scopo è quello di valorizzare e divulgare, oggi come allora, la musica di qualità e incentivare la collaborazione e la condivisione artistica in un’epoca in cui tutto sembra partire e concludersi in un clima di solitudine e individualismo. Continuare, insomma, quella che fu la missione del locale romano che, come scrive nella brochure di presentazione Luciano Ceri, giornalista musicale e scrittore, “da una parte confidava nella qualità delle proposte artistiche e dall’altra nella convinzione di poter dare uno spazio di visibilità ad artisti esordienti o comunque spesso esclusi dai circuiti di spettacolo tradizionali, che lì invece trovavano una platea, per quanto contenuta, ma sempre attenta, ben disposta e soprattutto curiosa di ascoltare qualcosa di nuovo ed interessante. Tutto questo portò la fama del Folkstudio ben oltre i confini nazionali, ed era consueto, per quanto sorprendente, che si parlasse del Folkstudio non solo in Italia, ma anche in Europa e nel continente americano”. E proprio con la musica americana il Folkstudio aveva un legame forte, come si evince dal ricordo del giornalista, chitarrista ed etnomusicologo Andrea Carpi nell’opuscolo che verrà distribuito ogni sera all’Antica stamperia Rubattino: “(…) nella mia prima visita al Folkstudio: c’era una formazione del gruppo afroamericano dei Folkstudio Singers con Harold Bradley, il fondatore del locale, insieme ad Archie Savage, Clebert Ford e i due fratelli Hawkins, in un trascinante repertorio di gospel, spiritual e blues; nella seconda parte subentrò la folksinger Janet Smith, che era una brava chitarrista e teneva al Folkstudio dei laboratori gratuiti di chitarra, che cominciai a seguire e dove incontrai Luigi “Grechi” De Gregori e “Chicca” Gobbi, la futura moglie di Francesco De Gregori. Janet fu bravissima a insegnarci gli stili del revival statunitense, dal fingerpicking al blues e al ragtime chitarristico, fino a introdurre dei pionieristici arrangiamenti di canzoni dei Beatles”.

Un modo autentico di fare musica e canzoni, distante da playlist e autotune, che tornerà per quattro mesi nelle “Stanze polverose” di via Rubattino.

Il progetto “Stanze Polverose” è vincitore dell’avviso pubblico per la concessione di contributi destinati a sale teatrali private con capienza inferiore a 100 posti aventi sede a Roma, per progetti di ricerca e sperimentazione nell’ambito dello spettacolo dal vivo e della formazione. Stagione 2024/2025. Promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

INFO E CONTATTI: per prenotare wtsp 3276310658 – sopracegente@gmail.com

MOBILITA’ SOSTENIBILEBus 23/30/83/170/716/781 – Tram 3 – Metro B fermata Piramide

Pista ciclabile Lungotevere Testaccio fino a via Rubattino

APPUNTAMENTI DI FEBBRAIO

VENERDI’ 7 TAVERNA UMBERTO I

Giuseppe e Gianfilippo Santangelo, due fratelli che condividono la stessa passione per la musica fin da piccoli, nascono in Sicilia terra che darà loro molta ispirazione. Il nome “Taverna Umberto I” è infatti un omaggio ad uno storico locale di Piazza Armerina, ma soprattutto ad un modo di vivere la vita fatto di cose semplici, di gesti importanti, di sentimenti sinceri.

Due album all’attivo. Nel 2021 ricevono il premio “Canzone a Tema” al Premio Via Emilia – La Strada dei Cantautori, salendo sul podio con il brano “Passo la Via Emilia”.

Collaborano con il Coro Lirico Siciliano e l’orchestra Filarmonica della Calabria con il progetto Teatri di Pietra con un tributo a Franco Battiato e Lucio Dalla, mischiando pop e musica lirica.

Nel 2022 sono finalisti al Premio Pierangelo Bertoli, condividendo il palco con Roberto Vecchioni, Francesco Gabbani, Irene Grandi e la Bandabardò.

SABATO 8 DOMENICO IMPERATO

Domenico Imperato è un cantautore e produttore musicale. Premio Gianmaria Testa 2023. Premio Fabrizio De Andrè 2014.

Tre dischi all’attivo: Postura Libera (2014), Bellavista (2018) e Sentimentale (2023).

Grazie alla ricchezza del suo percorso artistico e umano è tra i cantautori italiani, della sua generazione, più originali e attivi.

Ha condiviso il palco con importanti artisti italiani e internazionali: Calexico, Diodato, Mannarino, Brunori Sas, Mario Venuti, Peppe Servillo, Sara Jane Morris, Peppe Voltarelli.

La sua musica è un mix di influenze musicali diverse dove la canzone d’autore italiana incontra la world music fino alle declinazioni più interessanti del pop e rock internazionali.

Ha vissuto per alcuni anni in Portogallo e a San Paolo del Brasile dove ha prodotto eregistrato il suo primo album.

I suoi dischi hanno ottenuto un ottimo riscontro da parte della critica specializzata e del pubblico. Si esibisce da anni in un’intensa attività live in Italia e all’estero.

VENERDI’ 14 PAOLO SAPORITI

L’intima voce e la chitarra l’acustica di Paolo Saporiti incontrano il violoncello raffinato di Francesca Ruffilli in un progetto dal vivo – rappresentato in più di 30 date – in cui l’ascoltatore-spettatore viene proiettato dentro il nuovo lavoro discografico del cantautore milanese dal titolo ‘La mia falsa identità’. Un dettagliata ed emozionale rilettura delle canzoni in una versione primordiale e minimal che riesce a coglierne tutta l’essenza. Una magica alchimia sul palco, con interventi solistici, tutti da godere.

Paolo Saporiti, chitarrista, cantante e compositore, ci propone una canzone d’autore, in cui domina l’attenzione per i dettagli e la profondità dei testi. La sua voce calda, graffiante ed evocativa, che si interseca perfettamente con i melodici arpeggi costruiti dalla chitarra baritona acustica, lo porta a ben sei album da solista.

VENERDI’ 21 STEFANO DELL’ARMELLINA

In occasione dell’uscita del nuovo album di inediti di Stefano Dall’Armellina “La Magnolia

Stellata” (Vrec/Audioglobe), l’artista trevigiano ha intrapreso un tour nelle principali province italiane: con lui una band d’eccezione formata da Simone Chivilò – chitarra, Assuera De Vido – violino e cori, Gianni Fantuz – batteria. Ospite speciale della serata il cantautore Gianluca Chiaradia che duetterà nel brano “Ancora spazio” presente nel disco.

Stefano Dall’Armellina, classe 1971, è un pluripremiato artista Italiano. Con il singolo “Fiato corto” vince Musicultura nel 1999: il singolo entrerà poi nel suo esordio pubblicato dalla EMI.

Incide nel 2004 il suo secondo album, “Giorni Buoni”. Gira l’Italia nel tour “RadioItalia solo musica Italiana”. Negli anni successivi inizia la produzione del suo terzo album originale, “…e i pesci vengono a galla”, forse il suo lavoro discografico più completo, ricco di importantissime collaborazioni (tra le altre, Neri Marcorè e Marco Morandi, Stefano Melone, Cristiano Micalizzi, Marco Siniscalco). Partecipa al tour “Grazie a tutti” di Gianni Morandi, in qualità di ospite, cantando alla chitarra un proprio brano e “scende la pioggia”. Il suo nome è inserito tra i grandi della canzone Italiana nel “Dizionario dei Cantautori Italiani” edito da Garzanti.

VENERDI’ 28 GABRIELE COEN TRIO

Con questo trio Gabriele Coen esprime l’eclettismo espressivo che è il segno distintivo del suo percorso artistico e di ricerca, e presenta brani tradizionali e composizioni originali, un’appassionante, inconsueta lirica che attinge al jazz, al rock, alla world music. Coen rende omaggio al suo strumento d’elezione, il sax soprano, come testimoniato dai suoi lavori discografici, alcuni dei quali usciti sia per la prestigiosa etichetta Tzadik (John Zorn) che per Parco della Musica Records.

IL PROGRAMMA COMPLETO

marzo 5, 2015

Joan Baez a Udine: 8 marzo 2015, serata da tutto esaurito al Giovanni da Udine.

Sembra essere inziata nel migliore dei modi la collaborazione tra Il Teatro Giovanni da Udine e Folkest. Un tutto esaurito che accoglierà Joan Baez con lo splendido colpo d’occhio di un teatro strapieno in ogni ordine di posti. Sarà la seconda di quattro date del tour italiano che, oltre Udine, toccherà Bologna, Roma e Milano.

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Maggio 22, 2014

Il programma di Folkest edizione 2014 presentato a Castelcosa

Folkest2014Folkest si presenta e raddoppia, anzi triplica!
Conferenza stampa di presentazione di Folkest2014 a Castelcosa, nei saloni affrescati della dimora gentilizia della Destra Tagliamento. Alla presenza dei consigliere regionale Zecchinon, dell’Assessore della Provincia di Pordenone Callegari, dei sindaci di San Giorgio della Richinvelda e di Spilimbergo, del Sovrintendente di villa Manin, Piero Colussi, dei rappresentanti della comunità italiana dell’Istria, di Turismo FVG ella cooperativa sociale Itaca, numerosi artisti, tra i quali Giorgio Celiberti, il festival friulano, giunto alla 36esima edizione è ufficialmente ripartito verso il futuro dopo l’anno della grande crisi,
Un anno quasi da dimenticare, il 2013, se non fosse per l’ottimo risultato raggiunto con una puntata su Rai 1 grazie allo spettacolo di Simone Cristicchi con la Mitteleuropa Orchestra diretta da Valter Sivilotti. Rinserrate le file e ripartito con rinnovato entusiasmo, lo staff di Folkest ha messo sul piatto un festival di forte impatto che spazia dalla tradizione alle più spinte innovazioni, senza dimenticare la canzone d’autore.
I numeri di Folkest di quest’anno sono di tutti rispetto:
28 località raggiunte
45 gruppi musicali
198 artisti
24 tecnici
… e lo straordinario popolo di Folkest, il pubblico afffezionato che lo segue da trentacinque anni.
Ce n’è davvero per tutti i gusti a Folkest2014; la festa popolare, come nell’anteprima con Vinicio Capossela e la Banda della Posta che verrà ospitata a villa Manin, la canzone popolare d’autore a Capodistria con Edoardo De Angelis per una volta senza Lella, il folk prog degli inossidabili Osanna guidati da Lino Vairetti e David Jackson, il ventennale combat-folk dei Modena City Ramblers, la fascinosa voce di Cristiano De André, il country rock psichedelico del Branco Selvaggio, le incursioni nel Mediterraneo dei Daramad, il giovanile folk-rock dei valdostani L’Orage, i colori e i ritmi della Sicilia degli Unavantaluna vincitori del Premio Parodi a Cagliari, i Bevano Est, i Morrigan’s Wake, i giovanissimi talenti nordirlandesi dei figli d’arte Le Chéileper finire con l’onirico folk metal degli Elvenking, finalmente profeti in patria. Davvero folta la pattuglia regioanale che vede quest’anno l’esordio di Serena Finatti, in odore di disco nuovo dalle grandi potenzialità.
E poi una raffica di gruppi di grandissima qualità provenienti dal concorso  HYPERLINKmailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest, che mai come quest’anno vede la presenza di artisti di livello assoluto.
Proprio al concorso  HYPERLINK “mailto:Suonare@Folkest” Suonare@Folkest è dedicato il secondo appuntamento della giornata, per le finali nazionali al Teatro Miotto di Spilimbergo, condotte da Gian Maurizio Foderaro, storica voce di Radio Uno Rai. Giuseppe Spedino Moffa dal Molise, l’Ensemble Sangineto dalla Lombardia, Ambra Pintore dalla Sardegna: una sfida ai massimi livelli della world music per decretare il vincitore assoluto dell’edizione 2014. Per il Premio Alberto Cesa per la migliore nuova composizione in stile “trad” sfida al femminile tra la friulana Giulia Daici e la piemontese Simona Colonna.
E, last but not least, l’inaugurazione del museo VIN MONDO, voluto da Gian Franco Furlan e allestito dall’architetto Bruno Bortolin al piano terra del scenografico Castelcosa. Un luogo della memoria che sposa magistralmente ecellnze del vino e della musica.
Tre, numero perfetto, di buon auspicio per un’edizione che  si preannuncia con i fiocchi.

 

marzo 28, 2014

“Alla maniera degli antichi bardi, le storie narrate attraverso l’arpa, sono storie nelle quali ognuno può riconoscere se stesso e le proprie emozioni”.

408035_261207920610382_1630414039_nRicky Mantoan, un amico per la vita. Così l’ho ricordato anni fa scrivendo una nota su facebook. Per lui ho scritto fiumi di parole per trasmettere a tutti Voi, la bellezza artistica ed interiore di questo straordinario artista conosciuto nel 1998 in una piccola località del Friuli Venezia Giulia, nel locale che diventò teatro di altri concerti altrettanto emozionanti e preso in cura da me l’anno precedente. Era un giorno di marzo, un pomeriggio tranquillo ed io avevo già appeso in bacheca una locandina per annunciare il concerto di Luigi Grechi e Ricky Mantoan , quando vidi arrivare un’auto carica di strumenti con i pionieri della musica folk e country; di loro, io già conoscevo molte cose, di quanta strada avessero fatto entrambi, specialmente negli Stati Uniti. Luigi era uno storico cantautore del celebre Folkstudio di Roma, quando a gestirlo c’era Cesaroni, per un periodo relativamente breve ed insieme a suo fratello più piccolo Francesco, ma subito s’innamorò dell’America perché era lì che doveva maturare le sue creazioni artistiche con il contatto e l’esperienza dei grandi musicisti americani come Pete Seeger ma in particolar modo Tom Russel.
Ricky Mantoan ha collaborato fin dal 1981 con Roger McGuinn , Skip Battin,  Sneaky Pete Kleinow,John York, Greg Harris. Si è esibito con i gruppi entrati nella storia della musica a livello mondiale: i Byrds e i Flying Burrito Bros ma ci sono numerose sue collaborazioni con altri celebri musicisti. In quel periodo Ricky conobbe un successo personale strabiliante perché era non solo un capace e grande chitarrista ma era diventato mitico per il suo carattere dolcissimo e la sua sensibilità, oltre ad essere un bell’uomo. Da circa trentacinque anni è alla guida del Branco Selvaggio, la band tutta italiana con la quale ha diffuso in Italia il linguaggio ed il pensiero del country-rock , che ancora vedremo in altri concerti, perché per questi eterni ragazzi il tempo non passa mai!

Ricky Mantoan

Ricky Mantoan

Con Ricky c’è stato un feeling immediato e abbiamo subito iniziato a parlare come se fossimo già vecchi amici mentre per Luigi la conversazione alle prime ore del pomeriggio era un po’ ostica, ma più tardi e verso notte inoltrata, anche De Gregori senior diede prova di essere una persona straordinaria e molto loquace, infatti con altri pochi intimi amici continuò a parlare fino al mattino dopo l’alba.
Dopo essersi sistemati in albergo e disposto tutti gli strumenti (un numero indefinito di chitarre), Ricky entrò in cucina, si sedette sul tavolo e continuammo a chiacchierare. Io avevo di fronte un mitico ex Byrds, perché così l’avevo conosciuto una decina d’anni prima in un concerto tributo, e la mia gioia era grandissima; anche Ricky percepiva di avere davanti una persona umana e dotata di grande sensibilità e così mi raccontò di un evento terribile che lo colpì 18 anni prima e che determinò in seguito un radicale cambiamento dentro di lui. Ma era diventato una persona migliore ed aveva incominciato ad avere rispetto per ogni cosa, riconosceva che la vita gli aveva regalato speranza e attimi di gioia. In lui regnava una voglia di creare e scrivere canzoni; le avversità lo avevano messo alla prova ed in quel periodo ha scritto brani e molte ballate come “Deep water” e “Sister Moon” di una pura bellezza, dalle quali traspare il romanticismo, la poesia ma anche la sua tragedia personale. Questi brani furono incisi sul lato B del disco in vinile di Ricky con altri brani come Blackbird,costruita con chitarre acustiche ed elettriche, Sad Country Lady scritta in onore a Gram Parsons ed Emylou Harris, Down in Memphis e Tennessee sono due ballate americane di chi sogna, Old Friend racconta di un vecchio amico partito dal suo paese per ricercare un mondo migliore dove vivere meglio, si scopre infatti di essere invecchiato serenamente e di non avere il desiderio di tornare indietro , Goin’ round è un brano gioioso ed infine Crazy man Michel, scritta da Richard Thompson e Dave Swarbrick, canzone magica e mistica, rivela l’avvicinarsi a strumenti più antichi dal suono medioevale-orientale.
Ricky infatti ha dato una svolta musicale con lo studio dell’arpa celtica, creando atmosfere di sapore rinascimentale e da meditazione assoluta; nel 2003 ha composto dei brani che offrono all’ascoltatore l’incanto di una musica dolcissima con sapori orientali a tratti per ritornare alle tematiche rinascimentali. L’uso di questo strumento, un’arpa a 36 corde, rivela la profondità interiore di Ricky Mantoan e trasmette emozioni e una grande e rara tenerezza, stessi sentimenti che Ricky ha trasferito al nostro primo incontro.
“Alla maniera degli antichi bardi, le storie narrate attraverso l’arpa, sono storie nelle quali ognuno può riconoscere se stesso e le proprie emozioni”.

Ricky Mantoan

Ricky Mantoan

Questa musica produce i massimi livelli di armonia con la narrazione e la lettura di poesie d’amore.
Ma la sua storia musicale è molto di più. Mi piace ricordare sempre che la casa dei genitori di Ricky riusciva ad esercitare su tutti i musicisti che vi passavano e si fermavano per le prove, un’influenza positiva. Nella stessa casa, che oggi è sicuramente un luogo di culto, si fermarono i Flying Burrito Bros prima di partire per il tour italiano. Ricky in tutti i concerti si è rivelato una presenza essenziale e molto importante ed il disco inciso su vinile è la testimonianza del grande valore di questo artista incredibile. Assolutamente strabiliante, unica ed irrepetibile la performance proposta da Ricky del celebre brano di Bob DylanKnockin on heaven’s door”, ritenuta dagli stessi F.B.B., superiore alla loro versione. D’allora, in tutti i concerti, il pezzo viene suonato alla maniera di Ricky Mantoan. Esiste sul mercato discografico il disco in vinile con il brano celebre ed altri pezzi fantastici come Sneaky Attack, Walk On The Water, Santa Ana Wind e So You Want To Be a Rock’n Roll Star, registrati in un concerto live a Viterbo e L’Aquila ed eseguiti da Sneaky Pete Kleinow: pedal steel, Skip Battin: voce e basso, Vincenzo Rei Rosa: batteria e Ricky: voce e Telecaster & Rickembacker guitars.
Con il suo gruppo Branco Selvaggio di oggi -( Ricky Mantoan: voce, String Bender Guitar, Pedal Steel Guitar, Rickenbarcker Guitar, Guild electic/acoustic guitar; Luciano Costa: voce, String Bender Guitar, chitarra acustica; Giuseppe D’Angelo: voce, batteria; Dario Zara: voce, bass), il divino mancino ha fatto conoscere in tutta la nostra penisola la sua musica fatta da esperienze in tanti concerti fin dagli sessanta, di grandi canzoni costruite con passione ma soprattutto con molta umanità.
In questi ultimi anni Ricky Mantoan ha realizzato un numero infinito di brani e musiche ed arrangiato pezzi come Ballad of Easy Rider e Wasn’t Born To Follow (Byrds).
La capacità artistica, l’umanità, la tenerezza e la sensibilità di questo generoso artista piemontese si trasmette in queste canzoni, già rese famose attraverso il cinema, ma arricchite da una purezza che in pochi chitarristi al mondo possiamo trovare.
Scritto da Gloria Berloso il 15 gennaio 2011 per Bravonline.it

Gloria Berloso

Gloria Berloso

(diritti riservati).

dicembre 1, 2013

CANTAUTORI CONTRO LA GUERRA “Folk & Peace” – PROGETTO e DIREZIONE ARTISTICA di ALBERTO CESA

BALLATE E CANZONI PER VOCE SOLA E UNO STRUMENTO

Alberto Cesa

Alberto Cesa

Come fecero con “la chitarra in spalla” Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, Ewan MacColl,

Atahualpa Yupanqui, Victor Jara…e decine di folk singer di tutto il mondo,compresi i nostri

cantastorie, abbiamo deciso di contrapporre alla Prepotenza Armata il suono naturale,

indistruttibile e disarmante della voce sola o accompagnata da non più di uno strumento per

riaffermare con la forza dell’espressione semplice libera e indipendente della musica popolare,

il diritto di ogni abitante della Terra a vivere nella libertà, nella giustizia, nella pace e…

locandina Alberto Cesa

GLI INTERPRETI

CANTASTORIE STORICI

Otello Profazio, Nonò Salamone

CANTORI-RICERCATORI STORICI

Sandra Boninelli (N.C.I.),

Giovanni Coffarelli (collaboratore di Roberto De Simone),

Gastone Pietrucci (leader de“La Macina”: una delle più ricche esperienze italiane di ricerca-documentazione della cultura popolare),

Carlo Faiello (già “Nuova Compagnia di Canto Popolare”)

Franco Madau cantautore, produttore, collaboratore storico di Michele Straniero)

SEQUENZA CD

1 – Laura Ferraris –mondina di Trino Vercellese -E se qualcuno vuol far la guerra

2 – Giovanna Marini Our President Johnson

3 – Franco Madau Su giocatulu Mannu

4 – Nonò Salamone Madre tedesca

5 – Sandra Boninelli Addio padre e madre addio

6 – Fausto Amodei Lettera di Robert Bowmann

7 – Carlo Faiello Vengo dall’Uriente

8 – Gualtiero Bertelli C’era un dì un soldato

9 – Lino Straulino Bandieres

10 – Paolo Pietrangeli Ninna nanna

11 – Marcello Colasurdo Culure ‘e pace

12 – Otello Profazio La crozza

13 – Flaviana Rossi Ueì

14 – Antonio Infantino Cantico di pace

15 – Ivan Della Mea Enduring peace

16 – Enrico Capuano Usa la testa

17 – Giovanni Coffarelli Canto alla potatora

18 – Toni Asquino La guerra in diretta

19 – Gastone Pietrucci La Macina Salve Regina

20 – Donata Pinti Libertà

21 – Alessio Lega Vigliacca!

22 – Carlo Muraori Nassiriya

23 – Elena Ledda Nostra Sennora ‘E sagherra

24 – Alberto Cesa La poesia popolare

25 – Marino Severini  Gang La guerra è finita

♥ Alberto Cesa è stato fino al 6 gennaio 2010 un autore, un musicista, un compagno impegnato ma soprattutto un ricercatore di musica antica e folcloristica.♥

Le sue canzoni folk rispecchiano le ballate piemontesi e provenzali, i racconti dei cantastorie, le filastrocche, la musica di balli popolari come le polche, le monferrine e le gighe e le ninne nanne; le sue musiche sono arrangiate con strumenti acustici ma con grande devozione alle origini medievali  (ghironda, organetto, flauti, violino, chitarra, basso, mandola, fisarmonica, dulcimer, percussioni). Il canto è molto importante sia quando Alberto canta da solista sia quando lo fa in coro; la continua ricerca di tradizioni popolari, di altre culture anche d’oltreconfine e la straordinaria esperienza di Alberto Cesa  ha fatto incontrare generi diversi che con un amalgama condito con la pAlberto Cesa ha fatto migliaia di concerti nelle piccole e grandi piazze ma ha anche partecipato a Festival Folk internazionali facendosi conoscere per la sua generosità, il suo impegno nel sociale, la sua umiltà ma anche per la sua voce, bella e calda. Lo stesso Ivan Della Mea diceva che la voce di Alberto era più bella della sua! Alberto ha cantato con Miriam Makeba e con Alan Stivel, ha incantato il pubblico della Svizzera, del Belgio, dell’Austria, della Germania, del Portogallo, della Spagna, della Scozia e dell’Olanda.  Dopo ogni concerto Alberto lasciava sempre una traccia indelebile perché chi lo incontrava capiva che era un uomo vero e gentile ed un autentico artista.assione ha fatto nascere e lievitare per trent’anni delle canzoni di grande rilevanza artistica.

Nel 1999 nasce la prima edizione dei Fogli Volanti ovvero il diario di un musicante, per raccontare, tra cronaca e storia, la lunga avventura musicale, politica ed umana, di Alberto Cesa e Cantovivo. Il primo foglio è dedicato all’amico scomparso Giancarlo Cesaroni. Nel 2000 seguì la seconda edizione ed il CD-LIBRO si poteva acquistare con il Manifesto.  Il CD contiene 11 canzoni e sono tutte scritte da Alberto come anche sono sue  le musiche e gli arrangiamenti, per quest’ultimi c’è il contributo artistico di Gerardo Cardinale:   Torinorossa – Beniamino – Robadamatti – Michael –Uomini Lontani – Partigiano – Oriente – Ninna Nanna – Ballantonio – Punkitanz – Victor Jara .

I FOGLI VOLANTI ERANO FOGLI SU CUI I CANTASTORIE STAMPAVANO LE LORO CANZONI PER VENDERLE IN CAMBIO DELLA SOPRAVVIVENZA E PER RACCONTARE, COME IN UN GIORNALE CANTATO, LE PICCOLE E LE GRANDI STORIE DEL MONDO.

Dopo la sua morte, tutta l’opera di Alberto Cesa è stata raccolta in due volumi con  CD  allegati.

Sabato 14 dicembre 2013 al Conservatorio torinese Giuseppe Verdi, proseguirà il cammino musicale di Alberto.

(Gloria Berloso)

luglio 26, 2013

Premio “ALBERTO CESA” a Piergiorgio Manuele – FOLKEST 2013

Sabato 27 luglio avverrà la consegna del Premio “Alberto Cesa” a Piergiorgio Manuele, segnalatosi alla selezione di Arezzo con la canzone “Giufà”. Nato a Leonforte (En) in una delle province più lontane e silenziose d’Italia ma ricca di miti e storie favolose d’altri tempi, oggi risiede in Toscana. Fondatore di formazioni seminali del folk progressivo siciliano (Jamdura e Clangor), vive anche una lunga e qualificante esperienza di artista di strada in Francia e Gran Bretagna: da qui la riscoperta di quella dimensione teatrale della musica alla quale tutt’ora rimane imprescindibilmente legato.

Alberto Cesa

Alberto Cesa

alberto cesa     TRIBUTO_cesa      H47 alberto cesa

luglio 25, 2013

SIMONE AVINCOLA, il giullare controcorrente arriva al FOLKEST, musica e cultura.

L’Italia, ricca di un entroterra culturale sembra essersi fermata a crogiolarsi nel decadentismo . In questi anni pochi sono stati i tentativi di elevarsi ad interessi universali. Invece di unificare le varie forme d’arte sotto un denominatore comune – musica, arte figurativa e letteratura -, si evitano accuratamente ciascuna lasciandole pian piano morire per distoglierle dalla mente di tutti noi.. Il benessere ed il consumismo, creato ad hoc e per interessi di pochi, rendono sempre più difficile distinguere la vera arte dalla moda, i poeti dagli intelettualoidi, i musicisti dai musicanti.
La politica non culturale ha provocato un bel lavaggio del cervello ma il popolo non può restare indifferente ed il sistema deve essere messo in discussione. La cultura che avanza a grandi passi verso l’evoluzione, anche se mancano i mezzi, non può trascurare la sua voce più maestosa: l’arte. Moltissimi giovani si documentano, seguono ed incominciano ad amare i movimenti musicali anche quelli geograficamente lontani, riscoprono la poetica dei cantautori degli anni sessanta e settanta, cercano di scoprire un percorso per realizzare i propri sogni. Si, perché i sogni sono ancora liberi, dove la pressione economica non può ancora arrivare per catturarli.
Personalmente io sto dalla parte della barricata per scoprire qualcosa di nuovo nel mondo della musica e dell’arte, per dialogare con i suoi amici, per far risorgere insieme, anche dalle ceneri della superficialità dilagante e del commerciale, la vera eterna arte, affinché si possa tornare a parlare della musica italiana come del canto più sublime dell’anima popolare.

Simone Avincola

Simone Avincola

Una di queste anime è Simone Avincola, giullare controcorrente, musicalmente corretto, uno dei tanti ragazzi che cerca con ogni mezzo di unificare le arti esprimendosi con il linguaggio più nobile: la musica.
Simone lo conosco da alcuni anni, ho seguito passo dopo passo il suo percorso.
Simone Avincola è uno dei tanti giovani che attraverso le canzoni lancia il suo messaggio affinché in Italia la politica divenga più pulita e trasparente e la speranza che questo sogno si realizzi quanto prima. I temi delle sue canzoni ricordano molto quelle storie raccontate da Francesco Guccini, cantautore ribelle degli anni settanta, che lottava per tutti noi, ma ricordano anche gli avvenimenti e le tematiche dei nostri tempi. Ma come si è avvicinato a questa espressione di musica popolare? Simone Avincola, come tanti ragazzi della sua generazione ha avuto la fortuna di studiare chitarra alla Scuola Popolare di musica del Testaccio a Roma e di aver avuto ottimi insegnamenti dalla grande e straordinaria Giovanna Marini per dieci anni. Attraverso questo percorso, dopo aver ascoltato le canzoni popolare e vivendo in un periodo storico e politico molto difficile per il suo paese trova la sua strada cantando storie di vita di persone collocate in luoghi diversi che alla fine s’incontrano in una unica via. Il Giullare canta le sue storie ma invoca la speranza che cambi la scena e che tutto ritorni a favore degli oppressi.
Dopo il primo Album autoprodotto due anni fa: Il giullare e altre storie dove racconta storie nuove di conflitti tra potente ed oppresso puntando il dito al ruolo dell’informazione, della legge perché al servizio dei padroni e il film documentario “Stefano Rosso, L’ultimo romano”, dedicato al cantautore romano scomparso nel 2008 e per il quale si è aperta oggi una nuova via per la riscoperta, Simone sbarca al Folkest, culla della cultura mitteleuropea per presentare il nuovo disco che uscirà prossimamente.
Sono passati quindi quasi due anni dall’esperienza e la pubblicazione del primo disco ed in anteprima Simone mi ha confidato la storia che ha dato origine a questo secondo lavoro e che sarà presentato a Spilimbergo il 28 luglio nella prestigiosa piazza Garibaldi.
I protagonisti di quest’opera, il titolo ancora non l’ho scoperto, sono gli stessi amici del Giullare e Altre storie (2009): Simone Avincola, Matteo Alparone e Edoardo Petretti. In questo nuovo lavoro c’è molta sperimentazione musicale e racchiude ben 13 brani. All’interno c’è tutto il riassunto di quello che siamo e del mondo che vediamo, viviamo e che Simone ha voluto raccontare con un amore spropositato ma a volte anche con parole dure, impregnate di indignazione verso tutta la situazione politica italiana che ci ritroviamo a subire giorno dopo giorno.

Le canzoni del nuovo disco, sono arricchite musicalmente da molti ospiti amici.
Tra gli altri, vorrei sottolineare:

Paolo Giovenchi (chitarrista di Francesco De Gregori) che con il suono della sua elettrica ha saputo abbellire e trasformare completamente “Abbiamo noi il potere” e “Invisibili”

 Freak Antoni (degli Skiantos) che fa la parte del figlio in “Così canterò tra vent’anni”,

brano che chiude il disco e in cui racconto un ipotetico futuro che mi descrive in modo molto ironico come un cantautore che non è riuscito a diventare qualcuno e che nonostante tutto continua imperterrito a suonare nella sua camera mentre il figlio(Freak) lo elogia (mentendo spudoratamente)

BAND E ARRANGIAMENTI

Gli arrangiamenti sono curati interamente da Edoardo Petretti (pianista e fisarmonicista)
ad eccezione del “Marinaro” (brano dedicato a un personaggio un po pazzoide del mio quartiere che è scomparso recentemente) e che è stato arrangiato da Stefano Ciuffi (chitarrista davvero unico che ha cominciato da poco la sua collaborazione con la band e “La Voglia” che ha visto la direzione artistica di Edoardo De Angelis ( manager e produttore)

Gli altri musici della band sono:
Matteo Alparone al basso (che si è occupato anche della grafica)
Luca D’Epiro alla batteria (la maggior parte delle riprese audio sono state realizzate nel suo studio “BuonaLaPrima”).

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SIMONE AVINCOLA (Italia)

28 luglio 2013

Seconda serata

Spilimbergo

Piazza Garibaldi

febbraio 7, 2013

Marcello Vento ci ha lasciato, grave lutto per la musica

Marcello Vento è mancato!vento Batterista, percussionista viene considerato storicamente tra i massimi esempi di folk progressivo in Italia soprattutto per le elaborazioni della seconda metà degli anni Settanta.
Marcello Vento ha una lunga carriera come musicista jazz e insegnante di batteria, fino al lavoro con Jenny Sorrenti, sua compagna anche di vita, che esalta anche le sue qualità compositive e di arrangiamento.

ottobre 23, 2012

Canzone popolare, ma quanti l’ascoltano?

Il termine “canzone popolare,” copre una vasta gamma di stili musicali, ma è più comunemente usato per riferirsi ad un brano narrativo che utilizza melodie tradizionali per parlare su un argomento particolare. Spesso, le canzoni popolari affrontano  le questioni politiche attuali e sociali come il lavoro, la guerra, e l’opinione pubblica.

                                 

Canzoni popolari note da molto  tempo sono tramandate all’interno di una comunità, e si evolvono nel tempo per affrontare le questioni del momento.  “We Shall Overcome” è una di queste. Altre canzoni popolari senza tempo hanno origini precise, come  “Questa terra è la tua terra” di Woody Guthrie, o   “If  I Had A Hammer” di Pete Seeger. Queste canzoni sono spesso così struggenti, oneste, e senza tempo, che si radicano nella cultura, e sono conosciute da quasi tutte le ultime generazioni.  I Canti popolari appartengono in genere ad una comunità di persone per i problemi  che loro ritengono importanti. Le Canzoni popolari moderne narrano argomenti di amore

e di relazioni con il razzismo, il terrorismo, la guerra, il voto, l’educazione, e la religione, tra le altre cose. Come i tempi sono cambiati, di riflesso la musica popolare è cambiata per riflettere i tempi. Molte  canzoni di protesta sono ancora cantate oggi, anche se con nuovi versi che sono stati aggiunti in modo da rivivere il contesto in cui sono risorte le canzoni.

Nel 1960, la musica folk mescolata con la musica tradizionale, come i baby boomer sono maturate tutte in una volta. La musica del folk revival è musica pop narrativa con una coscienza sociale. Da allora, le forme musicali guidati dalla comunità ( punk, hip-hop)  si sono evolute. Ora, nel 21 ° secolo, la musica popolare è fortemente influenzata da tutti questi movimenti musicali.

La “musica popolare” è più spesso usata per descrivere uno stile di musica che si è evoluta rapidamente nel corso del secolo scorso. Se sentite descrivere dalla  critica e dai fans,  un artista,   come “folk“,  in generale, non vuol dire che stanno prendendo in prestito una melodia da una fonte tradizionale. Al contrario, tale termine viene dato alle canzoni che si suonano con strumenti non tipicamente visti in una band  rock o pop.

Dal momento che la musica folk è più adeguatamente definita dalle persone che la compongono, è importante non ignorare che le qualificazioni come “folksinger” o “folk” sono venute a significare qualcosa di diverso da quello che hanno fatto 50 anni fa. Artisti popolari oggi sono sperimentali e si dilettano in diversi generi, integrando varie influenze musicali nelle loro canzoni narrative.

Anche le fiabe popolari sono narrazioni tramandate nel tempo e toccano le stesse  tematiche delle ballate, naturalmente in maniera meno violenta, come può essere una canzone che si riferisce alle guerre, all’olocausto, alla schiavitù, al sesso, alla morte.

Le danze popolari hanno un ruolo fantastico, soprattutto per le persone che vivono in province e località molto lontane, nel senso che, la danza servirà come specchio che racconta la natura delle persone che vivono in quel luogo particolare. Attraverso la danza si rappresentano  l’occupazione, la religione, la cultura,le  tradizioni, i costumi,  la fede e lo stile di vita. Per il modo di danzare, i popoli sono riconosciuti ovunque.

Ogni gruppo di persone, non importa quanto piccolo o grande, ha gestito la sua cultura popolare a suo modo. A seconda come avviene la trasmissione da persona a persona e di essere soggetta alla capacità, o la mancanza di abilità di coloro che la danno e le molte influenze, fisiche e sociali, che consciamente o inconsciamente influenzano una tradizione, ciò che può essere osservato è una storia di cambiamento continuo. Un elemento di cultura popolare in alcuni casi mostra una relativa stabilità e subisce a volte drastiche trasformazioni. Ma si deve tenere conto che la gente che ascolta o partecipa alla sua cultura  orale, dispone di norme completamente diverse da quelle dei loro interpreti.

Di tanto in tanto un talentuoso cantante o narratore, o forse un gruppo di loro, possono sviluppare le tecniche che si traducono in un miglioramento nel corso del tempo da ogni punto di vista e per lo sviluppo effettivo di una nuova espressione culturale. D’altra parte, molti articoli di letteratura popolare, a causa di movimenti storici o opprimenti influenze straniere o la mancanza solo dei cultori della tradizione, diventano sempre meno importanti, e, occasionalmente, si estinguono dal repertorio orale.

Ma le canzoni e le narrazioni popolari, oggi, da quante persone vengono ascoltate? Spesso vengono recepite come noiose cantilene, a volte perché dilaga una totale indifferenza e a volte per il rifiuto di conoscere i problemi di chi un lavoro non ce l’ha per esempio, o alla difficoltà  di inserimento in un contesto sociale formato sempre più da etnie diverse, europee, asiatiche, africane e americane.

Di particolare importanza è il rapporto di ogni espressione culturale popolare con la mitologia. Le storie di Maui e suoi confratelli nel Pacifico, degli dei e degli eroi di africani o gruppi americani  indiani hanno alle spalle una storia lunga e complicata, forse.  Tutti appartengono ad un passato indefinitamente lungo, con influenze di culti e pratiche religiose, come la glorificazione degli eroi. Ma quali che siano le motivazioni storiche, psicologiche, o religiose, le mitologie sono una parte di letteratura popolare e, anche se tradizionale, sono state oggetto di continue modifiche per mano del racconto di storie, di cantanti o conduttori sacerdotali dei culti. Alla fine cantanti o cantastorie di tendenze filosofiche hanno sistemato le loro mitologie e hanno creato con l’immaginazione, molto bene,  le figure di Zeus e della sua famiglia olimpica e la  discendenza di eroici semi-divini . Anche se i dettagli di questi cambiamenti vanno oltre lo scopo di questo articolo, le storie degli dei e degli eroi e delle origini soprannaturali e cambiamenti sulla terra hanno svolto un ruolo importante in tutta la letteratura popolare.

La canzone folk è quasi universale, ed è probabile che dove non ci sono memorie o cantanti interpreti, le informazioni sono semplicemente mancanti. Canzone popolare implica l’uso della musica, e la tradizione musicale varia notevolmente da una zona all’altra. In alcuni luoghi le parole delle canzoni sono di poca importanza e sembrano essere utilizzate principalmente come supporto per la musica. Spesso ci sono monosillabi senza senso e  ripetizioni delle parole per accompagnare la voce o lo strumento musicale . In gran parte del mondo, i tamburelli, il battere il tempo con le mani o i piedi, o un’arpa danno  un forte effetto ritmico “folksinging”. In altre parti del mondo, strumenti a fiato o o ad arco di un tipo o di un altro influiscono sulla natura del testi di canzoni popolari. In molti luoghi canzoni folk sono di grande importanza, che serve ad aumentare l’entusiasmo per la guerra o l’amore o parte del rituale religioso. Attraverso di loro il gruppo esprime le sue emozioni comuni o alleggerisce il carico di lavoro comune. In alcuni gruppi, le canzoni popolari sono utilizzate per effetti magici, per sconfiggere i nemici, per attirare gli appassionati, per invocare il favore dei poteri soprannaturali. A volte l’effetto magico di queste canzoni è così molto apprezzato che la proprietà effettiva delle canzoni viene mantenuta e il loro uso accuratamente custodito.  Anche quando le canzoni popolari non sono utilizzate per tali scopi pratici, ma solo per il piacere di cantare od ascoltare, la maggior parte del mondo le utilizza per l’espressione di idee o le emozioni detenute in comune dal gruppo.  Canti popolari, essenzialmente espressioni di idee condivise o sentimenti, sono spesso banali, ma a volte possono essere profondamente commoventi.

D’altra parte, nelle grandi civiltà occidentali e asiatiche, il canto narrativo è importante da molto tempo ed è stato coltivato dai cantanti più abili. Nel corso del tempo queste canzoni di guerra, di avventura, di vita domestica o hanno formato cicli locali, come la Byline della Russia o le canzoni eroiche di molti Stati balcanici e la Finlandia o la tradizionale ballata dell’ Europa occidentale e altrove. Ognuno di questi cicli ha le proprie caratteristiche, con le sue forme distintive, metriche e le sue formule sia di eventi e d’espressione.

I PRINCIPALI INTERPRETI DI CANZONI FOLK

 1. Woody Guthrie 2. The Weavers 3. Bob Dylan 4. Odetta 5. Peter, Paul and Mary 6. Pete Seeger

7. Joni Mitchell 8. Kingston Trio 9. Joan Baez  10. Leadbelly 11. Phil Ochs  12. Judy Collins 

13. Crosby, Stills & Nash 14. The Byrds  15. Fairport Convention 16. Doc Watson  17. Neil Young

18. Leonard Cohen 19. Simon & Garfunkel 20. Frankie Armstrong 21. Donovan 22. Gordon Lightfoot

23. Steve Goodman 24. Ramblin’ Jack Elliott 25. John Fahey 26. Arlo Guthrie 27. Tom Rush 

28. Sweet Honey In The Rock 29. The Limeliters 30. Buffy-Saint Marie 31. Loudon Wainwright III

32. Elizabeth Cotten 33. The New Lost City Ramblers  34. Tom Paxton  35. Steeleye Span

36. Utah Phillips  37. Josh White  38. The Chad Mitchell Trio  39. John “Spider John” Koerner

40. Kate & Ann McGarrigle  41. Hazel Dickens  42. Ralph McTell  43. The Highwaymen 44. A.L. Lloyd

45. Townes Van Zandt 46. James Taylor 47. Harry Chapin 48. Oscar Brand  49. Ian & Sylvie 

50. John Prine 51. The New Christy Minstrels 52. Harry Belafonte 53. Cisco Houston 54. Bob Gibson

55. Mike Seeger 56. Almanac Singers 57. Loreena McKennit 58. June Tabor 59. Jesse Fuller 

60. Joan Armatrading 61. Dock Boggs 62. Dave Van Ronk 63. Suzanne Vega 64. Buell Kazee 65. Fred Neil

66. Eva Cassidy 67. The Clancy Brothers 68. Sandy Denny 69. The Dubliners 70. Iris Dement 

71. The Rooftop Singers 72. Gillian Welch 73. Maddie Prior 74. The Roches 75. Alice Gerrar 76. Folksmen

77. Anita Carter  78. Jerry Jeff Walker 79. Christine Lavin 80. Richard Thompson 81. AnneHills

82. Eric Andersen 83. The Chieftains 84. Ani Difranco 85. Pentangle 86. Tracy Chapman 

87. Shel Silverstei 88. John Renbourg 89. Judy Henske 90. David Bromberg 91. The Mama’s & The Papa’s

92. Tim Buckley 93. The Brothers Four 94. Emmylou Harris 95. Si Kahn 96. Burl Ives 97. Cat Stevens

98. Nanci Griffith  99. Christy Moore  100. John Kirkpatrick

The Serendipity Singers
The Seekers
Melanie
Spanky and Our Gang
Michelle Shocked
Nick Drake
Bill Morrisey
Sandpipers
Village Stompers
Smothers Brothers
The Incredible String Band
Victoria Williams
Roger McGuinn
Shawn Colvin
Janis Ian
Leo Kottke
Rod McKuen
Hamilton Camp
Taj Mahal
Gram Parsons
Peggy Seeger
Trini Lopez
Glenn Yarbourough
Bradley Kinkaid
Phoebe Snow
Buffalo Springfield
Flaco Jiminez
Devendra Banhart
Roy Harper
The Beau Brummels
The Holy Modal Rounders
Atwater-Donnelly
The Chenille Sisters
The Tarriers
The Brandywine Singers
Ricki Lee Jones
Robin & Linda Williams
Katty Moffatt
Terry Callier
Mike Cross
Carolyn Hester
Richard & Mimi Farina
The Everly Brothers
The Band
The Lovin’ Spoonful
Ellis Paul
Artie Traum
Luka Bloom
Bert Jansch
Happy Traum
The Jolly Rogers
Bad Haggis
ottobre 12, 2012

Al Tenco per Woody Guthrie i De Gregori,Marini, Sarah Lee Guthrie e …

L’evento importante che si celebrerà sul palco dell’Ariston è la presenza di Francesco De Gregori e il fratello Luigi Grechi, si esibiranno con l’Orchestra Popolare italiana di Ambrogio Sparagna. Con loro ci saranno la nipote di Woody Sarah Lee Guthrie, la band newyorkese The Klezmatics con il suo repertorio klezmer, Giovanna Marini e Davide Van De Sfroos.

Due le serate all’Ariston, venerdì 16 e sabato 17 novembre, mentre la giornata di giovedì 15 sarà dedicata ai talenti emergenti, che saranno invitati a esibirsi nei locali della città all’ora dell’aperitivo.
In attesa di conoscere i vincitori delle targhe TENCO  nella serata del 16 novembre che avrà per titolo Da qualche parte lungo la strada, da un verso della canzone che Bob Dylan dedicò a Guthrie Song to Woody, ci sarà il tributo al grande Maestro. La canzone del Bardo aprirà lo spettacolo nell’esecuzione della band, King Of The Opera.

Nell’occasione verranno consegnati due Premi Tenco: a Frank London & The Klezmatics, che ha musicato una serie di testi inediti di Woody Guthrie; e, come operatore culturale, ad Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana e uno dei nostri grandi etnomusicologi, che più di ogni altro ha indagato e divulgato in Italia la canzone storica americana, popolare e d’autore, a cominciare proprio da Guthrie.

Nel pomeriggio del 16 si terrà inoltre un incontro sulla figura di Woody Guthrie, con molti fra gli artisti in programma la sera e con i massimi studiosi della materia, mentre il 17 pomeriggio all’Ariston verrà proiettato il famoso film Questa terra è la mia terra, ispirato all’autobiografia di Guthrie Bound for Glory e vincitore nel 1977 di due Oscar.

La serata di sabato 17, nel Teatro del Casinò, sarà la volta di Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore, in cui il Club proporrà alcuni nomi non ancora notissimi al grande pubblico. I nomi dei cantautori e dei gruppi che si esibiranno verranno comunicati prossimamente.